Con gli occhi ad un metro da terra

disabilitaForse ha ragione mia madre a dire che il posto è una schifezza, che sembra un ospedale. Mia madre lo dice solo perché non l’ha proposto lei, questo è chiaro.
È sempre così nell’associazione: due fazioni, anche tre, e tutto quello che dice l’altra parte è sbagliato. Per definizione, a priori.
Che poi a noi che stiamo in carrozzina nemmeno ci coinvolgono.
Infatti secondo me non è male, a parte l’aspetto: è vicino al mare, si mangia bene, c’è anche la piscina.
Mia madre è una rompiscatolei. Alle volte la odio. È arrabbiata con il mondo perché ha avuto tre figli disabili. Mica glielo chiesto io di nascere, guafanghulo. Ah, dici che parlo male? Che non si capisce quello che dico? Te lo scandisco ad alta voce: “GUAH! FFAH! GHU! LOHH!”
E ridono! Fa ridere che fatico ad articolare i suoni?
Certo, ha pure i suoi vantaggi essere disabili e sembrare più ritardati di quello che si è: ci si può concedere il lusso di fare quello che si vuole.
Poi io sono anche brutto, oggettivamente, la gente mi concede tutto quello che voglio pur di liberarsi presto di me. Non è che questa cosa mi piaccia, a dire il vero, ma cosa posso farci? Per cui io mi sono ritagliato il mio ruolo: brutto e irrascibile. E lo difendo a spada tratta.
Poi arrivano questi volontari qui, a portarci in vacanza due volte all’anno.
Alcuni di loro lo fanno da anni. Sono pure simpatici.
Peho è il leader. Si atteggia un po’ troppo ma è innegabile che abbia inventiva e carisma.
Smuene è compassato, sempre tranquillo, ha la battuta al momento giusto. Viene da anni con la morosa Nenena.
A me piace la Koby, che ha i capelli ricci neri. A me fanno sangue quelle con i capelli ricci neri.
In camera con me c’è questo tipo qui, nuovo. Insegna nuoto a mio fratello. A quello stonso g-ropiba-he di mio fratello, direi. Pure al mare dovevano mandarmelo dietro, il piccoletto, con la scusa che la nonna sta morendo. Per carità, handicappato lo è pure lui, ma Pocka PPuh-tanah
Va beh, questo nuovo non è male: non fa il figo per niente, si fa rispettare, non si lascia rispondere male, dice un sacco di parolacce che mi fanno ridere e poi capisce quello che dico. Capisce quello che dico… Capite? Nessuno capisce quello che dico perché sbavo, mangio le parole, parlo troppo in fretta.
E non ha paura di darmi la mano che io poi le stringo sempre troppo. E lui stringe anche fino a farmi male. E diventa una specie di gioco e ridiamo tutti e due al primo che grida.
Io ripeto sempre le stesse cose, faccio sempre le stesse domande. Non è mica perché sono scemo, sapete? È perché sono le uniche frasi che gli altri capiscono. Provateci voi a non parlare con nessuno. Le stesse frasi sono un po’ una palla ma è meglio di niente.
Per cui chiedo sempre di cantare “Din don dan” che poi è “Jingle Bells” in italiano. Mi piace anche in inglese ma figurati se quelli capiscono quando gli dico Sc-ingoul f-befs.
Anche a Ferragosto, si. Tanto cosa cambia. Il ragazzo qui mi ha detto che in Australia a Natale fa caldo. Qui fa caldo, anche se non siamo a Natale.
L’altra sera si è accorto che so leggere perché aveva il libretto dei canti aperto ed io passando ho detto: “Queto pico’o… glande… amoe”
E lui mi ha chiesto se vedo ancora qualche mio compagno? Se me li ricordo? Se c’era qualcuno con cui stavo di più?
“Macco, non afefa… pau…ah. Di me”
Io li ho visti i suoi occhi chiari che si sono inumiditi. Mi ha messo a letto e quella sera non abbiamo parlato più ma lui mi ha stretto la mano, con calore.
Il sogno dei nostri genitori è mandarci in ferie con i nostri coetanei. Sta funzionando bene, per ora. Ma io ho visto che il mio nuovo amico va molto d’accordo con l’altra volontaria, quella con i capelli rossi. Forse verrano ancora qualche anno, e poi?
Poi si sposeranno e avranno bambini e lasceranno il posto a ragazzi più giovani.
Solo noi rimaniamo sempre ragazzi, qui, a guardare il mondo con gli occhi ad un metro da terra. Possiamo scegliere la malinconia.
Io preferisco cantare.
“Gaetan! Canta Din Don Dan!”

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5 thoughts on “Con gli occhi ad un metro da terra”

  1. @ mammamsterdam: nel riguardare le foto ne ho trovate alcune della giovane cameriera che ci serviva al tavolo in quei 15 giorni. Mi sembra che si chiamasse Sara. Ricordo che spesso passava a salutarci in spiaggia, veniva a trovarci in terrazzo durante la pennica pomeridiana. Mi auguro che ci porti nel cuore come tu porti i ragazzi ed i volontari del Don Orione.

    @ anna: mi spiace molto per tuo nipote. Spero che il pianto, a dispetto di ogni pregiudizio, possa lenire il dolore e non acuirlo.

    @ ale: da amante degli ossimori non posso che apprezzare il tuo passaggio da queste parti 😉

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  2. Eh, Gae mio, la mazzata del dopo Ferragosto potevi darmela solo tu, ricordandomi quel paio di Ferragosti passati col Don Orione. Io questi volontari e questi ragazzi li ho conosciuti, e mi chiedo quanto sarebbe più triste e più vuoto il nostro mondo se non ci fossero.

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