Muuu! Beee! Quanto mi sento scema!

Pollicino ha 16 mesi. L’unica cosa che dice da poco più di 1 mese è kakakaka, oppure kaka, oppure ka. Ma a volte anche kakka. Ora vi sembrerà strano, ma con questa monosillaba lui ha costruito tutto un vocabolario.
Ad esempio kaka significa acqua, e questo è chiaro anche per gente capa dura come noi, che notoriamente poco ci intendiamo di lallismi e bablismi di un pochimesenne. Ma se siamo seduti a tavola e lui inizia “kaka” e indica la bottiglia dell’acqua, allora è anche difficile non capirlo. Se noi siamo presi nella conversazione, o nel cercare di tenere il Vikingo incollato alla sedia, allora Pollicino inizia con “kakakaka!” che significa più o meno “ma vi volete dare una mossa? Vabbè che sono buono e caro, ma vorrei proprio dell’acqua!”.
A volte però dice proprio kakka. Io le prime volte che lo diceva, lo piazzavo entusiasta subito sul vasino, e lui strillava, perché ovviamente non avevo capito un’acca (o una kakka?). In realtà è bastato lasciarlo libero di agire per svelare l’arcano. Lui è andato all’ingresso e ha preso le sue scarpe, si è seduto in terra davanti a me e mi ha porto la scarpa indicandomi il suo piede. E così abbiamo capito che kakka in pollicinese è scarpa.
Altre volte si limita al monosillabo ka. Questo è facilissimo perché avviene sempre quando uno gli chiede ad esempio “Pollicino, dove è il Vikingo?” e lui risponde “ka” indicandolo.

Per quanto con un solo monosillabo si riescano a dire così tante cose vorrei che ne imparasse altri a mio parere altrettanto utili. Ma come aiutarlo? Visto l’estremo ritardo del Vikingo nell’iniziare a parlare ho pensato di sentirmi in colpa per non averlo aiutato nel modo giusto a sviluppare il linguaggio. Con il Vikingo infatti ho sempre cercato di parlare “bene” nel senso come si fa con un adulto, cercando di evitare la classica vocina e i versetti, eccetera eccetera eccetera.
Con Pollicino ho deciso di lavorare diversamente e vincere la mia resistenza personale. Ho quindi pensato di iniziare ad insegnargli i versi degli animali. Il problema è che io mi sento veramente scema a fare quelle conversazioni tipo: come fa la mucca Pollicino? MUUUUU, la mucca fa muuuu. Non ce la faccio proprio. Ho una specie di blocco psicologico, come il saltare giù da un ponte, o mettermi a ballare in mezzo ad una piazza affollata di gente. Mi viene in mente l’episodio delle isole del film “Caro diario “ di Nanni Moretti. Quello dell’isola di Salina in cui i bambini avevano il comando della situazione, e del telefono, rendendo praticamente impossibile parlare al telefono con i loro genitori. Avete presente Moretti: “La giraffa non lo so. Grunf grunf, grunf grunf, il maialino. Grunf grunf, grunf grunf. La giraffa non la so, la rondine non la so.” ?
Ecco, a me questa scena mi è rimasta impressa, e non posso fare a meno di pensarci ogni volta che si parte con il muuu! e il bebeee!

Però indubbiamente mi rendo conto che imparare i versi degli animali non è altro che un esercizio vocale, molto utile per aiutarli a provare vari suoni. Quindi per amore di mio figlio, eccomi qui, con Pollicino in braccio a sfogliare un bel libro di animali.
Ecco la mucca, come fa la mucca? MUUUUU. Lo sai dire muuu?
– …
– E il Cavallo? Il cavallo fa cloppete cloppete clopette
– …
– La pecorella fa BEEEE. Pollicino, lo sai dire BEEEE? BEEEE!
– ….
– E questa come fa?
– ka ka ka
– Giusto! E’ una papera!
😉

Prova a leggere anche:

Previous

Aiutare il bambino a parlare

Cos’è la disgrafia

Next

31 thoughts on “Muuu! Beee! Quanto mi sento scema!”

  1. Ribadisco: “Magari non è il tuo caso specifico, perché la tua esperienza può essere veramente stata atipica, ma quello che spesso osservo in giro è…
    qui non mi sento di parlare direttamente alle custodi del sito ma spesso al mondo che mi gira intorno…che ascolto e mi mette un po’ di ansia.
    Il tema della comunicazione è complesso.

    Reply
  2. Mamma Cattiva ti sei spiegata benissimo… anche se non credo Serena abbia mai cercato di inseguire alcuna precocita’, come dici tu. Conosco il problema: ho visto amici bombardare il figlio di conversazioni addirittura registrate su audiocassetta per farlo cominciare a parlare presto.
    Piuttosto, Serena, benvenuta nel regno del senno di poi!! A parte scherzi, chi di noi non ha scoperto Il Modo Giusto (o anche solo Il Modo Migliore) a problema risolto? Quello che voglio dire e’ che non si puo’ sapere tutto sempre. Se e’ per questo, non si puo’ neanche sapere tutto…
    Comunque grazie dei consigli, soprattutto della tua definizione di “ritardo” che mi piace molto.

    Reply
  3. Eccomi Sere e scusami per il mio tono sbrigativo. Ero a lavoro e non potevo dilungarmi. Seguo il corso dei tuoi pensieri e le motivazioni che ti (ci) spingono a trovare dei metodi. E’ che a volte ho la sensazione che rincorriamo metodi, tecniche e trucchi che sicuramente dimostrano i nostri buoni intenti ma mi chiedo “ne vale la pena”? I nostri bambini, in quanto normali, non arriveranno a un punto in cui si allineeranno da soli e nei loro personali tempi? Magari non è il tuo caso specifico, perché la tua esperienza può essere veramente stata atipica, ma quello che spesso osservo in giro è un eccesso di attenzione verso cosa fanno i figli nelle diverse fasi e spesso ci si rimprovera di non aver fatto abbastanza per questo o per quello. Come posso dire? Provo una certa insofferenza per la ricerca della precocità, laddove non è necessario, laddove sarebbe meglio far andare le cose senza troppo controllo. Spesso poi chi predica la capacità di scelta di dormire e mangiare come il bambino vuole, poi non predica la stessa libertà nell’apprendimento. Oddio mi sto impelagando e non so se sono riuscita a spiegarmi.

    Reply
    • MammaCattiva credo che tu sia andata a toccare un punto veramente delicato e che forse potrebbe ispirarci un intero mese di dibattito. E’ vero che c’è una certa spinta alla precocità, e questa è diffusissima. Sembra quasi che se nostro figlio non arriv primo in qualche campo, allora non sia degno di nulla. A volte c’è anche l’effetto opposto, quando il bambino se la prende comoda a camminare, o a parlare, pur di poter sfoderare un “primato” si arriva a vantarsi anche del ritardo. Io penso che sia un aspetto abbastanza naturale dell’essere genitori, che nasconde la voglia di comunicare al mondo che nostro figlio è proprio speciale. Così come è naturale scoprire che forse si sarebbe potuto fare diversamente per aiutare i nostri figli a raggiungere prima certe fasi dello sviluppo, soprattutto se loro stessi sembrano soffrire di questo “ritardo”. Gli svedesi sono particolarmente allergici a qualsiasi tipo di competizione dichiarata. Appena accenno loro una minima “lamentela” o considerazione su una qualsiasi caratteristica dei miei figli, cose che io considero assolutamente naturali, ma allo stesso tempo che mi (ci) rendono la vita un po’ difficile, mi sento rispondere “i bambini sono tutti diversi. Avrà bisogno di un po’ più di tempo!”. A me questa idea del tempo piace molto in teoria, ma in pratica, il tempo sembra sempre mancare, e prendersi (dare) del tempo sembra non essere più di questo mondo sempre di corsa. Però è sicuramente una buona cosa da tenere sempre in mente. Grazie per lo spunto!

      Reply
  4. Una delle prime parole di senso compiuto (per lui) del Sorcetto è stata “ganga”, che stava per “acqua”. In effetti anche oggi è un tipo che beve molto, quindi per lui uno dei primi termini inequivocabili da trovare era appunto uno che identificasse l’acqua.
    Mi ricordo che la usava con tanta consapevolezza che, una volta, eravamo diretti a trovare dei parenti ad Acquasparta, paese umbro e quando gli ho comunicato, dopo un viaggetto in macchina: “siamo finalmente arrivati ad Acquasparta!”… lui mi ha risposto: “Ah”… Gangaspatta!”.
    Quando ha sostituito il termine con un vero e proprio “acqua”, eravamo noi i nostaglici di “ganga” e quando chiamavamo ancora così l’acqua, lui ci guardava con una punta di commiserazione, come a dire: “beh, se proprio non sapete chiamarla acqua…!”.

    Reply
  5. Penso che l’indole conti più di tutto!!…io ho fatto vocine miagolicci e storpiato la voce (ebbene si non mi importa proprio di sembrare idiota neanche davanti ad uno stuolo di estrranei!!), ma penso Giorgia avrebbe comunque parlato presto e bene come fa!!..Ha camminato a 14 mesi senza aver mai gattonato…credo nel nostro ruolo di “esortatori a fare”, ma sicuramente il grosso lo fanno loro aiutandosi con le nostre attenzioni e il nostro amore!!….io miagoliccio ancora…lei no!!…ahahahahaa!!

    Reply
  6. Con la prima di tre anni (la puledrina) non ho avuto di questi problemi, ha parlato molto presto adesso ha un vocabolario molto forbito, tanto che una mia amica insegnante alle scuole Medie, sostiene che alcuni suoi alunni sanno meno parole di lei! (Ma da chi avrà imparato dico io???). Il problema semmai è l’intonazione della voce che è ancora prettamente infantile, come dire cantilenante.
    La seconda è un po’ presto per dirlo (ha solo 5 mesi), per adesso sta mettendo i primi dentini e già mi sembra troppo grande!!!!
    Comunque penso che la seconda imparerà più termini nella cosiddetta lingua “mammese” perchè è la stessa sorella che le parla così. Come dire che abbiamo tutte lo stesso destino

    Reply
  7. Anche noi cantiamo tanto e man mano che cresce interrompo la canzone in più punti così continua lui. Ora ha 20 mesi e parla…bo..abbastanza…come si fa a dire quanto parla, dice molte parole utili per farsi capire ed a volte dice cose incomprensibili, tipo “chieppa” che non so perchè ma per lui è la penna. oltre a mamma e papà una delle prime parole che ha detto è “billa” (acqua) e “billo” (libro)e variazioni sul tema 🙂
    Io non ho adottato una tecnica particolare, almeno non volontariamente, gli ho sempre parlato in modo semplice ma senza alterare le parole, ho usato anche i diminutivi tipo piedino, ma usando frasi tipo “questo è il piede di matteo, è un piedino piccolino” (non proprio così, giusto per far capire il senso). ho cantato tanto…ma tanto…ma proprio tanto… ho letto libri e raccontanto storie partendo dalle figure ed inventandomene di nuove, ho sciorinato filastrocche ed ora più o meno parliamo anche se non si capisce tutto, comunque migliora sempre di più.
    Ho un solo bimbo e non so se dipende da quello che abbiamo fatto il papà ed io o no ma non mi posso lamentare, credo sia nella media, ai controlli non ci sono stati problemi.
    Mi piace molto il tema dl mese, anche perchè, pur non avendo avuto mai grandi aspettative sul linguaggio (anche perchè non notavo ritardi preoccupanti), c’è sempre stato il confronto con la cugina che invece parla benissimo e fa anche frasi piuttosto complesse (ha 22 mesi).
    Ho notato una cosa in particolare, Matteo ha cominciato a migliorare il linguaggio dopo aver conquistato l’autonomia motoria, nel senso che era tanto concentrato ad imparare a camminare che, pur ascoltando, non si sforzava di parlare.

    Reply
  8. Quando sento una mamma che dice “Visto l’estremo ritardo del Vikingo nell’iniziare a parlare ho pensato di sentirmi in colpa per non averlo aiutato nel modo giusto a sviluppare il linguaggio.” mi viene male…ma chi lo dice che è in estremo ritardo?
    [In questa forma scritta posso suonare acida e vorrei sottolineare che invece lo sto dicendo con molta dolcezza 🙂 ]

    Reply
    • @MammaCattiva ti ringrazio per averlo detto con dolcezza 🙂 diciamo che il Vikingo a 2 anni e mezzo aveva un vocabolario di 20 parole al massimo, e non tutte era parole vere, alcune erano versi, o suoni (brum brum per macchina ad esempio) Il “ritardo” è tale quando diventa frustrante per il bambino stesso, che non riesce a comunicare i suoi bisogni agli adulti che si prendono cura di lui, e non riesce a comunicare con gli altri bambini, al punto che deve ricorrere spesso alle “maniere forti” laddove per lui diventa una questione fondamentale (sai,se mi prendi il mio dinosauro, e io non riesco a dirti che è mio, alla fine potrei anche decidere di darti uno spintone, visto che la mia stazza da Vikingo me lo permette, e riprendermi quello che voglio). Insomma, il suo “ritardo” linguistico è totalmente giustificato se si pensa al bilinguisimo, al suo carattere schivo, alla sua timidezza, alla sua paura di mettersi in gioco, però pur essendo “normale” ci ha dato moltissimi problemi. E continua a darcene perché le sue capacità linguistiche non sono equivalenti a quelle di un suo coetaneo ne in italiano ne in svedese. Ora lo so che non c’è da sentirsi molto in colpa, però in effetti, forse avrei potuto aiutarlo di più. Quando lo abbiamo portato alla visita del logopedista a 3 anni e mezzo circa, ci ha dato una lista di indicazioni (molte delle quali le ho scritte nel post precedente), che in effetti ci hanno aiutato. Io ad esempio mi sono accorta che non facevo attenzione alla mia pronuncia, e tendo spesso a non scandire le parole (fretta di parlare?), e questo lui lo ha appreso come parte integrante dell’italiano. E’ per questo che ho scritto questi post, per cercare di aiutare altri che stanno attraversando questo passaggio.

      Reply
  9. Io con le mie due pesti non ho mai usato parole storpiate e anche la piccolina, anche lei 16 mesi, indicando l’acqua dice baba (ma a volte anche abba…alla sarda! anche se noi non glielo abbiamo mai detto!!!) noi diciamo sempre:”vuoi l’acqua?”. Oppure baaa, per bicicletta e noi sempre “si quella è una bicicletta!”
    Devo dire che questa fase è bellissima, praticamente si impara un’altra lingua, quella dei nostri cuccioli!!
    Mi ricorda tanto il libro di David Grossman La lingua speciale di Uri, alla mia grande piace tantissimo e si vanta spesso di essere l’unica a riuscire ad interpretare i desideri della piccola.

    Reply
  10. @Serena: Interessante questo esperimento! Comunque io non mi sostituisco con la tele o con i giochi solo che la intrattengo anche così quando c’è da canticchiare i versi degli animali etc. Per il resto mentre la vesto o faccio le cose tendo sempre a raccontarle cosa sto facendo. enso però che ogni bimbo abbia i suoi tempi.
    First ha camminato e parlato prima senza gattonare. Second gattona velocissima e dopo due cadute ha paura di camminare da sola…parla anche molto meno ma è più attiva coi giochi.
    Molto dipende dall’indole del bimbo e dalle inclinazioni naturali penso.

    Reply
  11. Ahahahah….
    Anche la nana dice ACCA per indicare l’acqua oppure se vuole qualcosa.
    Poi dice mamma e papà. E poi NA per dire NO.
    Stop…..acca e agga però sono i must del momento!
    Comunque anche io mi sento una demente a fare il verso degli animali…..ergo non lo faccio.
    Mi scocciano anche un pò gli infantilismi “la manina, il piedino, il cagnolino”…..preferisco “la mano, il piede, il cane”…..a volte però mi scappano involontariamente. Lapsus.
    Per insegnarle a parlare la metto davanti ai teletubbies oppure gli appiccico sul seggiolone la fattoria di Winnie the pooh clementoni.

    Mamma degenere? Si grazie ^_^

    Reply
    • @Bismama mamma degenere perché la metti davanti ai teletubbies non direi proprio, soprattutto se serve a te per riprendere fiato. Però non ci contare che impari a parlare dalla TV o dai giochi clementoni. L’arte della comunicazione verbale si esercita solo facendo conversazione con altri essere umani. Hanno fatto molti esperimenti di questo genere, ad esempio mettendo bambini di varie età davanti ad un video con una signora che parlava cinese (o forse era giapponese?) a bambini che non conoscevano quella lingua. Altrettanti bambini sono stati messi lo stesso numero di ore davanti alla signora in carne e ossa, che diceva le stesse cose che nel video. Il bambini messi davanti al video non hanno imparato nulla, quelli davanti alla persona hanno imparato a parlare cinese. Insomma, ben vengano i teletubbies come intrattenimento, ma non sostituiscono il tuo aiuto per imparare a parlare.

      Anche io odio manina, piedino, cagnolino. Ad esempio non capisco perché si debba dire “guarda il bau bau!” invece di “guarda il cane!”, però il Vikingo ha chiamato ugualmente il suo cagnolino di pezza bau bau per anni. A volte sembra proprio che loro riescano sempre ad andare oltre la nostra volontà 😉

      Reply
  12. Eh eh il mio piccolino fa PA! PA, PAPA. PAPPA, PAAAAAAAA… tutto PA, tranne quando vuole fare qualche birichinata che allora diventa tutto MAAAAAMMMAAAAAAA 😉

    Reply
  13. La “ka-sintattica” è favolosa! E funziona egregiamente, a quanto pare… Neanche io sono mai stata una fautrice delle vocine e dell’eccesso di onomatopee animalesche, quindi ho scelto un’altra strategia che mi si attaglia meglio e che – a detta anche di esperti del settore – può ottenere buoni risultati, ovvero quella musicale. In famiglia cantiamo e suoniamo, quindi le canzoncine in questi anni si sono sprecate, da “Volevo un gatto nero” a “Imse vimse spindel” passando per “Londonbridge is falling down”. Il ritmo e le melodie pare che stimolino la produzione verbale, io mi sento meno scema e tutti e due i figli hanno apprezzato, Miranda in particolare ha sviluppato una capacità di memorizzare testi di canzoni da paura.
    E la cosa buona è che non bisogna essere Cecilia Bartoli per intonare “O che bel castello”… 😉

    Reply
  14. Mah, io non ricordo di aver mai usato paroline storpiate o vocine strane, magari cercavo di scegliere parole semplici, ma gli parlavo come ad un “grande”, eppure ha iniziato a parlare abbastanza presto.
    Secondo me dipende proprio dal bambino e dalla sua naturale predisposizione, voglia e curiosità. C’è poco da fare.

    ka è bellissimo
    per il mio all’inizio era tutto bu
    😀

    Reply
    • @Claudia-cipi si, credo anche io che il Vikingo avrebbe imparato a parlare comunque tardi, ma forse se avessi adottato qualcuno dei consigli sul post per aiutare i bambini a parlare che ho scritto ieri, avrei potuto aiutarlo un pochino e rendere il tutto meno faticoso. Peccato che quei consigli li ho ricevuti dal logopedista quando ormai la situazione era parecchio complicata.
      @MammainScania si, io ci provo a cantare perchè in effetti mi risulta più congeniale. Solo che per ora non vedo progressi, Pollicino fa solo kakakaka e ondeggia con il corpo 😉
      @elyweb PA o Ka, mi sa che il concetto è lo stesso 😉

      Reply

Leave a Comment