Mio figlio parla di politica

Sabato sera a cena la conversazione sulle elezioni imminenti era inevitabile.
Con un certo stupore, ho scoperto che mio figlio, di 14 anni, aveva un’idea, anche se un po’ approssimativa, del programma proposto dai partiti maggiori. Quindi ho scoperto che si era interessato, informato e ne aveva discusso con i suoi coetanei.

Foto utilizzata con licenza CC0
Sabato sera, ho scoperto che mio figlio, di 14 anni, ha fatto qualcosa di più di molti adulti che conosco e sicuramente di più di tantissimi che non conosco: si è informato. Soprattutto ho scoperto che aveva reperito informazioni sul programma e sugli orientamenti e non stava riportando delle conversazioni o delle opinioni sentite da noi. Lo aveva fatto per semplice, autentica, gratuita curiosità, visto che, ovviamente, non ne aveva l’esigenza per andare a votare.
Erano indubbiamente informazioni un po’ “tagliate con l’accetta”, filtrate dalla tipica percezione di un quattordicenne, per il quale esistono davvero poche sfumature di grigio tra il bianco e il nero. Però, caspita, erano informazioni!

Per di più, nelle settimane scorse, con i compagni di classe, a ricreazione (che ora ho scoperto chiamarsi “pausa di socializzazione”!), hanno confrontato le loro opinioni. Dato che non mi risulta che abbiano litigato o peggio, tra compagni di classe, ne deduco che hanno davvero “confrontato” le loro opinioni: cioè ne hanno parlato, avranno trovato argomenti sui quali non concordavano e non si sono azzuffati. Anche questo mi sembra qualcosa di più di molti adulti.

Sabato sera ho anche scoperto che, se mio figlio avesse votato il giorno dopo, avrebbe votato qualcuno che io non avrei MAI votato. Fortunatamente non qualcuno di assolutamente impresentabile secondo i miei criteri, ma senz’altro qualcuno distante dalle mie idee.
E perciò, sabato sera, ho anche avuto modo di verificare qualcosa che razionalmente so, ma che, sperimentata in concreto, ha sempre il suo bell’impatto: per quanto io sia convinta, per quanto io cerchi di comportarmi coerentemente, questo non determina in modo lineare le convinzioni e, ancor di più, le azioni di mio figlio. Insomma, ho preso atto, per l’ennesima volta, che mio figlio è una persona del tutto diversa da me, che sviluppa idee e convinzioni a prescindere da me.

Quindi ci sono là fuori adolescenti che si informano sulle vicende politiche del Paese, che ne discutono e che hanno idee diverse, contrastanti o convergenti, ma non per questo si insultano, si bannano, si mandano messaggi violenti sui social media, o peggio, si menano.
Esiste una generazione in crescita di persone che potrebbero anche aver imparato che la nostra esperienza conflittuale è stata fallimentare, che le nostre modalità di comunicazione non funzionano, e che perciò sta sviluppando un suo modo di dialogare. Che potrebbe anche funzionare.

Sono parecchie sorprese per un sabato sera pre-elettorale che già era tormentato di suo.

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3 thoughts on “Mio figlio parla di politica”

  1. anche mio figlio ha parlato con i coetanei di politica. ha detto che avevano tutti la stessa idea. oggi. quindi a posteriori. ma mio figlio fa la I media. e per un giorno non hanno parlato solo di sport e videogames

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  2. Ciao Silvia,
    non avevo mai pensato a come, questa generazione così diversa da noi (pure da me, che ho molte più cose in comune con i millenial che con la generazione precedente), si affaccerà alla politica.
    Purtroppo non credo che questo overload informativo e le “filter bubble”, possano aiutare a sviluppare un pensiero indipendente (ad esempio, io mi sono fatta le mie idee studiando filosofia politica, e ho abbandonato quando i proclami su FB hanno preso il sopravvento). Però credo anche che loro per tanti versi siano meglio di noi, proprio per via del mondo disastrato in cui sono nati. E dunque spero che sapranno diventare, un giorno, una buona classe politica che saprà dare più dignità alle scelte elettorali di tutti. Peccato che al momento la scena sia ancora dominata da vecchie cariatidi, e che passerà ancora un po’, prima che i nostri figli prendano la parola. Io comunque ci spero.

    ps: per quanto riguarda la pausa di socializzazione…ricordo ancora che quando mia figlia tornò dal suo primo giorno di scuola, mi raccontò che si era fatta, a metà mattina, una festicciola (poi capimmo che si trattava dell’intervallo)

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