La maternità è una maratona… che la forza sia con me!

Tutto comincia così… tra i commenti dell’ultimo contrappunto della SUPERmambanana troverete che la SUPER sostiene che “secondo me tu sei piu’ scenario-1 di quanto vorresti ammettere darling” (Scenario 1, in sintesi: “sa parlare delle questioni importanti, e soprattutto ti prende per mano e ti guida per le asperità dei sentieri della vita [..] Una mamma Jedi”).

Subito mi sono sentita lusingata dal complimento. Ma, appunto, l’ho vissuto come un complimento, una di quelle cose che si dice ma non è vera. E che se anche fosse vera nella mente di chi lo dice il fatto è che non ti conoscono davvero.

E mentre una parte del mio cervello pensava “MrWolf, lui si, che è un vero Scenario-2” (“Un allenatore emozionale”, n.d.r. – però poi leggetevi l’originale), ho cercato di pensare che cosa mi rodesse dentro rispetto allo Scenario 1.

Che cos’è che non mi corrisponde dentro rispetto a questa “aspettativa / desiderio” di essere colei che ti prende per mano? E che ci prova, a riflettere, per darti gli strumenti per affrontare nel miglior modo la strada che tu, piccolo mio, sceglierai? (che io non sia lo Scenario 2 è palese, anche perché MrWolf – da buon camminatore nonché alpinista – è un allenatore emotivo che non demorde se gli sembra che i suoi bimbi abbiano bisogno di elaborare un passaggio difficile).

Mentre il mio emisfero razionale cercava di decodificare la domanda, dal fondo della mia esistenza migliaia di cellule si sono messe a urlare, a strepitare, a ridere e a far casino: “tu? buahahahahh buahahahh! ma dai, ma guardati! sei una casinista assoluta, dalle emozioni vulcaniche, non ti organizzi e vaghi come un colibrì tra le cose da fare, figuriamoci con le emozioni e leGrandiCose della Vita!!”

Al che, la parte razionale si è un po’ abbacchiata: in effetti, tra stanchezza, preoccupazioni di varia natura, notti insonni e la tristezza autunnale, non è che io stia dando il meglio di me stessa negli ultimi giorni. Anzi. Sono sempre in rincorsa, sempre in affanno. E quando sono così sapete che succede? brave. Mi arrabbio. (giuro, non mi sono messa d’accordo con Silvia&Serena per il tema del mese, anzi, mi hanno presa veramente in contropiede).

(“Quando hai mandato a farsi benedire tutte le tue più radicate convinzioni circa l’allenamento emotivo e l’empatia.”: vi ricorda qualcosa? brave – è la pagina degli sbrocchi 😉 )
Quando mi arrabbio, poi, ci provo a ricordarmi che la Rabbia è un’emozione vitale, necessaria, il motore di crescita per uscire dalle situazioni in cui viviamo emozioni “difficili”. La verità è – soprattutto se mi arrabbio davanti / con o semplicemente per i bimbi (non conta la limitatezza o il controllo o la durata – si spera minima – degli sbrocchi, per il mio panorama emotivo una nuvola vale uno tsunami) – che mi sento nientepopòdimeno che Lord Dart Fener.

E con questo, credevo di aver messo il punto alla questione.

Ma poi, passando le ore, le immagini hanno fatto la loro corsa e mi sono resa conto che Dart Fener è un cavaliere Jedi tanto quanto Obi Wan-Kenobi. Certo, si è fatto attrarre dal lato oscuro della forza, dai sentimenti “difficili”: la paura, lo sbandamento, l’impazienza, l’arroganza. Ma sempre un Jedi è.

E – per restare nella metafora delle immagini – viene salvato dal figlio.

Per quanto mi costi fatica dirlo, a meno di poter vivere “dentro il film” (nel qual caso, vorrei essere la Principessa Layla, o almeno Ian Solo 😉 ), non si può essere “solo” un personaggio.
La presenza del lato oscuro è necessaria e imprescindibile se vogliamo apprezzare la forza del lato “luminoso” (senza questa, saremmo Yoda – la cui potenza ha delle caratteristiche che mi ricordano tanto mia figlia in preda ai “terrible two” 😉 – questo per dire, che per avere certi poteri occorre vivere nel presente come i bambini!!). Certo, le due parti vanno messe in accordo o, quanto meno, si può cercare di vivere con più serenità anche i loro duelli. Confidando che nessuna voglia davvero “eliminare” l’altra ma soltanto farle comprendere maggiormente la propria forza. Perché solo conoscendole (la forza “buona” e la forza “oscura”) possono essere trasmesse ai figli.

E se oggi non ci riesco – perché mi sento trainare solo da una parte o dall’altra – cerco di stare serena. Sempre Jedi sono 😉 ma, soprattutto, come disse una volta (sempre la Supermambanana?) “la maternità è una maratona”: ho ancora tanta, tantissima strada da fare con i miei bambini.

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6 thoughts on “La maternità è una maratona… che la forza sia con me!”

  1. Sono anch’io rimasta basita e affascinata dall’immagine di dart salvato dal figlio: il lavorìo che ti obbliga a fare una relazione così intensa come quella con i figli è un’occasione incredibile di svoltare per noi stessi prima ancora che per loro. ho un rapporto complicato con la rabbia per esempio e so che viene da lontano. se non ci fossero loro probabilmente non starei cercando in tutti modi di trafficare su questo punto per dare a me stessa e a loro una via diversa.

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  2. Concordo con il commento di @Valepi, e credo che ormai su certi concetti, Sivlietta, ti districhi abbastanza bene!
    Proprio sull’aspetto “polare” dell’esperienza, coglievo una cosa: mi sembra che tu e MrWolf, senza che abbiate nulla da invidiarvi reciprocamente, siate un perfetto equilibrio di modelli per i vostri figli.
    Anche la coppia genitoriale esprime polarità: ciascuno esprime un aspetto che prevale grazie ad un gioco di equilibrio che si crea con se stesso ma anche con il partner.
    Ma non dimentichiamo che ognuno di noi non è mai “solo razionale” o “solo emotivo”. In pratica, sei una perfetta “allenatrice emotiva” che esprime prevalentemente il lato razionale del suo carattere, che non sarebbe così “in luce” se non avesse uno “sfondo” abbastanza nutriente!
    La rabbia: anch’essa ha una sua polarità. La sfida per ciascuno di noi è comprendere cosa ci vuole comunicare, cosa ci sta “dall’altro lato”, cosa cerchiamo/abbiamo bisogno di esprimere.
    E’ difficile, ma è questo che è importante insegnare ai bambini: ascoltarsi, cercare di capire qual’è il messaggio della rabbia, come la usiamo per raggiungere l’altro

    “E – per restare nella metafora delle immagini – viene salvato dal figlio.”

    Chiudo con questa tua frase, perché mi sembra bellissima: i figli ci salvano ogni volta che ci spingono a crescere, a scavare dentro noi stessi e dentro la Vita per cercare di capirla, o anche solo di assaporarla un pò meglio. A volte, senza di loro, è un percorso molto più lungo e difficile…

    PS: scusa se ho espresso idee un pò sconclusionate, ma il mio cervello si è svegliato solo a metà.

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  3. Qualcuno sostiene che essere consapevoli degli opposti che abitano la nostra vita (emozioni, forze, desideri, ecc) ci aiuta a sfruttare la forza presente in ognuno dei due poli. Illuderci che ci sia solo il bianco ci ruba energie, tutte quelle che impegnamo a ignorare l’altro polo, la parte opposto… mettersi nella condizione di poter guardare entrambi gli opposti ci permette di poter bilanciare il peso sfruttando entrambe le energie: solo così non andiamo in maniera automatica sempre dalla stessa parte, ma possiamo concederci di sentirci liberi (e trovare l’energia) per poter intraprendere un percorso diverso… mi sento contorta… forse lo sono…

    … essere consapevoli della nostra rabbia ci aiuta a scegliere di essere diverse se vogliamo, quando vogliamo…

    … che la forza sia con te!

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