Il letto bagnato non è un problema

Pipì a letto: una volta tolto il pannolino di giorno, non è detto che sia così semplice toglierlo anche la notte. L’enuresi può presentarsi anche per anni dopo lo spannolinamento. La buona notizia è che non è un problema.

pipi_lettoO meglio: è un problema quando lo diventa per il bambino o per i suoi genitori. Ma partiamo da qualche nozione di base.

La pipì a letto, chiamata enuresi, è una involontaria perdita di urina in un’età in cui il controllo della vescica dovrebbe essere già stato raggiunto […] L’enuresi è rarissimamente dovuta ad anomalie fisiche e, soprattutto, si tratta di un disturbo e non di una malattia.
Per enuresi notturna non si intende però la saltuaria e sporadica emissione di urine durante la notte; per essere chiamato tale questo problema deve presentarsi con una certa frequenza, ovvero in due settimane il bambino deve bagnare il letto almeno 2 volte.

Quindi abbiamo già due punti fermi: l’enuresi non è una malattia e va considerata solo se si presenta con una certa frequenza. E’ un ottimo punto di partenza per arginare le nostre ansie di genitori!

L’enuresi difficilmente ha cause psicologiche o traumatiche, soprattutto se “primaria“, ovvero se non è un fenomeno che torna a presentarsi dopo molto tempo dal controllo notturno della vescica.
I bambini, per loro fortuna, hanno spesso un sonno molto profondo e quindi per loro è più difficile avvertire uno stimolo come quello della pipì. Se la vescica non è ancora abbastanza sviluppata, soprattutto nei suoi meccanismi di ritenzione, è possibile che la pipì semplicemente esca, senza che loro, avvolti in un sonno meravigliosamente profondo, si accorgano di nulla.

Il problema dunque non è l’enuresi, ma la pipì a letto. Direte: ma non sono la stessa cosa?
Eh no! Mi spiego: il problema è svegliarsi in un letto bagnato, cioè quello che rappresenta l’enuresi al di fuori di ciò che è fisiologico.
Letti da cambiare in piena notte (a noi capitava che non si accorgesse di dover fare pipì, ma si accorgesse immediatamente dopo di essere bagnato!), materassi che possono rovinarsi se non coperti o se la pipì trova strade tra le varie coperture, imbarazzo a passare anche una notte fuori casa, esasperazione dei genitori dovuta a preoccupazione e stanchezza, vergogna del bambino, confronti con fratelli-amichetti-cuginetti che hanno sempre tolto il pannolino notturno prima.
Ci sono poi casi di enuresi notturna che si protrae davvero per molti anni, addirittura fino alle soglie dell’adolescenza, pur senza che vi siano disfunzioni patologiche. Lì il problema psicologico derivato è immaginabile e un bambino può davvero soffrire per questo.
Insomma, il vero problema è cosa accade quando il letto è ormai bagnato.

Ma allora, perché non evitare di bagnarlo questo letto?
Accorgimenti per migliorare la funzionalità della vescica ce ne sono: per esempio quello di far bere il bambino in tutto il corso della giornata, in modo che la vescica non accumuli troppo la notte. Spesso i bambini sono troppo presi dalle loro attività per bere, anche se hanno sete. Dato che bere fa bene, a prescindere dalla pipì, insegniamo a bere con frequenza, soprattutto quando sono impegnati in attività fisiche.
Anche una routine pre-sonno ordinata, con la pipì come ultima attività, può aiutare.
Una soluzione pratica, che noi abbiamo utilizzato fin quando è stato necessario, sono state le mutandine assorbenti.
Il loro pregio sta nel non frapporsi al raggiungimento di step successivi nel controllo della vescica: una volta indossate sono come uno slip e se il bambino riesce ad avvertire lo stimolo, può tranquillamente andare in bagno e fare pipì.
Il vantaggio enorme è quello di non interrompere il sonno. E quanto è importante dormire tranquilli per placare le ansie?

Un caso un po’ diverso è quello dell’enuresi così detta “secondaria” o di ritorno. Un bambino che sembra aver perfettamente assunto il controllo notturno della sua vescica, ricomincia a far pipì di notte senza rendersene conto e bagnando il letto.
In questo caso è possibile che ci sia una inconscia richiesta di attenzione che emerge attraverso questo comportamento.
Allora perché preoccuparci? L’importante è dare l’attenzione richiesta, senza ansie e patemi, anzi ringraziando questi campanelli di allarme che i nostri figli sanno far suonare quando hanno bisogno di noi. E soprattutto è importante dare attenzione al bambino che la chiede e non alla sua pipì notturna!

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