La responsabilità di essere genitori permissivi

Avete presente quando i figli vi chiedono di rimanere a ballare tutta la notte per poi aspettare l’alba assieme agli amici, voi li guardate come se fossero impazziti e dite cose tipo “Ma siete impazziti!?” e loro tentano di convincervi tirando fuori l’argomentazione inoppugnabile del preadolescente tipico come, ad esempio: “Ma la mamma di Erika la lascia fare!”

Oppure quando vostro figlio chiede di poter andare al bar dove si ritrovano gli altri ragazzi – ancora! per la settima volta nella settimana! – e voi rispondete che no, affatto, il bar non è un posto adatto a un tredicenne, al che lui risponde: “Ma la mamma di Erika glielo permette!”

O ancora quando la quindicenne chiede di partecipare alla festa organizzata dal suo istituto e voi tutti contenti rispondete che sì, certo che può andare, purché torni alle 22 – peccato che la festa inizi a mezzanotte e “La mamma di Erika la fa rientrare a casa tardi!”

Lasciate che mi presenti: sono la mamma di Erika. Quella a cui avete rivolto i peggiori pensieri quando avete dovuto contrattare un permesso, una concessione, un orario di rientro. Quella che dice sempre sì, che lascia la figlia allo stato brado e così facendo trascina a fondo anche gli incolpevoli ragazzi educati coi no che aiutano a crescere.

Volevo dirvi – e sono sincera – che sono davvero dispiaciuta di avervi messo in difficoltà. Ogni volta che allungavo le briglie di mia figlia, pensavo a voi. Io, con il mio atteggiamento lassista, costringevo tutti ad alzare il livello dello scontro e della contrattazione.

Ho degli alibi per questo, ne ho molti. Innanzitutto sono una madre quasi-single: mio marito lavora all’estero e quando in famiglia si rende necessario un genitore che faccia da sponda, lui non c’è. Peccato, perché sarebbe stato il poliziotto cattivo.
Poi, sono cialtrona: ho subito tanti di quei divieti immotivati nella mia infanzia, nella convinzione che avessero un valore pedagogico, che mi riscatto con i permessi che adesso elargisco a piene mani. “È più facile concedere che negare” sostengono le mamme assennate, inclusa la mia. Sarà, ma talvolta anche assumersi la responsabilità di un sì è roba da far tremare i polsi.

Ancora: ci sono figli che nascono così e non c’è niente da fare, laddove con “così” non intendo la fisiologica pedanteria dell’adolescente che sposta i confini sempre un po’ più in là, ma quella del ragazzino che sa dove vuole arrivare e farà di tutto per riuscirci, che si tratti di avere un piercing, un diploma, un posto sul podio – ché non sempre la tigna con cui esauriscono nostre riserve di pazienza ha un valore negativo.

Ma sto divagando, dicevamo: sono per il sì, quando possibile. Per anni ho vietato i tatuaggi ma poi mi sono trovata a reggere la mano di mia figlia mentre si faceva ricamare sul costato un Ad maiora che la farà morire di imbarazzo tra qualche anno e le fornirà materiale per future recriminazioni (“Eri tu la madre, avresti dovuto impedirmelo!”).

Ho bloccato partenze per luoghi improbabili, ma poi ho permesso che lavorasse affinché si pagasse da sola le vacanze che le vietavo.

Ho accolto in casa amiche, amici e fidanzati, l’ho lasciata da sola per giorni interi quando partivo per lavoro, l’ho accompagnata a feste da cui sapevo che sarebbe tornata il mattino dopo, ché voleva attendere l’alba sulle rive del Trasimeno e io trovavo la cosa così struggente da meritare di costruirne il ricordo.

A ripensarci adesso, persino io mi domando come abbia potuto farlo. Il fatto è che non ero affatto convinta – né lo sono adesso – che dare dei divieti avesse un valore educativo, quando questi servivano soprattutto a tranquillizzare me. Non credo molto nel valore della rinuncia e del sacrificio, perché ne ho dovuti subire tanti che avevano il solo scopo di insegnarmi la privazione e si sa, si educa per reazione o emulazione. Io ho scelto la reazione e questo mi ha portato a fare nuovi e meravigliosi errori. Tra questi, però, non ci sarà quel sentimento costante di frustrazione che ha accompagnato gli anni della mia adolescenza e che non mi ha reso una persona migliore, solo più insicura.

Adesso, quando vedo mia figlia così matura e propositiva, vorrei prendermene i meriti ma so di averne pochi. Il merito maggiore va a voi che mi avete fatto da contrappeso prendendovi la responsabilità di negare, contenere, trattenere le richieste dei vostri figli limitando così anche il campo di azione della mia.  Lo so – lo so! – che se solo mi arrivasse uno solo degli accidenti che mi avete mandato sarei una donna morta, e vi capisco. Considerate però che anche io ho avuto il merito di spostare i confini dei vostri divieti un po’ più in là, e magari questo ha permesso di scoprire che i ragazzi meritavano la fiducia che gli veniva accordata. Adesso che i ragazzi sono tutti più o meno grandi, più o meno responsabili, mi rimane addosso la sensazione di essermi presa la parte divertente della faccenda e di aver lasciato a voi quella fastidiosa, portatrice di lagne e recriminazioni. Ed è per questa consapevolezza che vi dico: perdonatemi. “Dio è lento, ma giusto” e io ho altri due figli pronti a entrare nell’adolescenza. Chissà che il karma non faccia il suo corso.

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5 thoughts on “La responsabilità di essere genitori permissivi”

  1. Mi ritrovo nel lasciar fare cose che sembrano così belle che le vorremmo fare noi.
    Io sono cresciuta senza no. Non da mamma permissiva, ma da mamma stanca. Alla fine ci ho fatto poco con la libertà sconfinata. La libertà sconfinata in realtà confina con la responsabilità assoluta di sè stesse, e per come ero fatta io, mi ha spinto alla prudenza. Perchè sapevo che nei guai non avrei avuto la possibilità di chiedere aiuto.
    Ci tengo che mia figlia si senta responsabile di sè stessa, ma quella sensazione di doversela sempre cavare da sola … non so… è utile senz’altro, ma vorrei un po’ risparmiargliela.
    PEr ora è piccola, ma mi trovo a dire qualche no per cose che considera di cattivo gusto o eccessivamente inutili.

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  2. Grazie e Brava Rossella.
    Le tue Riflessioni sono Sincere. Vive. Intelligenti e Reali. Il No, è così semplici da dare. Non richiede molto sforzo e cova la Frustrazione. Si arriva subito a un Punto e finisce la questione. Il sì, richiede Coraggio e una grande responsabilità.
    Il mio augurio è riuscire a trasmettere a mia figlia Bellissimi e Consapevoli Sì, come quello di restare sveglia tutta la notte per riuscire a vedere l’Alba davanti il Mare.

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    • Scusa se dissento….ma dire NO non è poi così semplice e sbrigativo come vuoi far credere…. È prendersi una responsabilità altrettanto importante come un SI soprattutto se è un NO che porta dietro una discussione e un confronto con i propri figli che sono persone che hanno bisogno di capire…. Non sempre da soli non sempre sulle proprie spalle…. Il compito di un genitore è anche questo.

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  3. bellissimo post, non lo dico per puro complimento, ma uno dei migliori che abbia in assoluto mai letto. e che ovviamente quoto in pieno. e mi ritrovo in pieno rivedendo la mia adolescenza /giovinezza costellata di no. con mia mamma che ancora adesso mi rinfaccia di essermi ribellata a 30 anni. ribellata? lasciamo perdere. mio figlio sta per entrare nella preadolescenza e già ora mi accorgo di essere molto permissiva. ma sono fiera di esserla e al momento anche di lui che dimostra di meritarsi le mie concessioni e di viverle in maniera matura

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