La poesia a memoria

Tempo di Natale, tempo di bambini che imparano a memoria la poesiola di turno.
Finché sono piccoli e la poesia la imparano alla scuola materna, tutto bene: che tenerezza, che carini!
Poi crescono e può capitare che la poesia a memoria, magari non quella di Natale (che non è multiculturalmente corretta), sia data come compito per casa. E qui già tutti a storcere il naso.

Ho notato una diffusa avversione per lo studio a memoria di brani letterari. Quello che per la nostra generazione era ancora normale, ma già in rapida scomparsa e per i nostri genitori era diffusissima regola, sta svanendo. Avversato non solo dagli studenti (e vabbè, solidarietà piena!) e dai genitori (che però spesso pensano solo al fastidio di dover inculcare versi nelle menti distratte dei figli), ma anche dagli stessi insegnanti. Lo studio a memoria è superato.

Ma siamo certi che sia un male assoluto?
Fin dalla prima elementare ci si dà da fare per insegnare ai bambini prima di tutto un metodo, non (solo) nozioni. Quando arrivano in terza e iniziano le prime lezioncine da leggere e ripetere, si tenta in tutti i modi di far capire loro che devono riferire quello che studiano con parole loro, dopo averlo compreso. Devono capire, prima di tutto e la costruzione del metodo è proprio lo scopo dei primi anni di apprendimento.

In questo metodo, allora, dove trova spazio lo studio a memoria?
Secondo me imparare a memoria, soprattutto un testo poetico, è completamente un’altra cosa rispetto allo studio di una lezione. Confondere le due attività fa perdere il loro rispettivo valore.
E’ ovvio che imparare a memoria una regola di matematica o un brano di storia è del tutto inutile e improduttivo. E’ un messaggio importante, nell’impostazione di un metodo, far capire che imparare a memoria non può essere una facile scorciatoia per evitare di capire i contenuti del testo.
Però imparare una poesia a memoria è tutta un’altra cosa.

Prima di tutto la memoria ha un “funzionamento muscolare“. Perché sia efficiente va allenata. Ricordare è una delle nostre funzioni mentali basilari, ma ci sono sempre meno occasioni per applicarla.
Tutti i metodi di archiviazione digitale che siamo abituati a usare ci rendono sempre meno necessario avere una buona memoria. Eppure sul ricordo dei particolari, delle frasi dette, della successione degli eventi, si basa la nostra capacità di costruire i ricordi e di mantenerli vivi.
Imparare un testo a memoria è allenamento: ci aiuta anche a scoprire come funziona la nostra memoria personale. Per chi è visiva, per chi è uditiva. Solo quando ci si applica in un esercizio mnemonico, ognuno scopre quali sono i propri meccanismi. Capirlo già a sette, otto anni è positivo, perché aiuta nella costruzione del proprio metodo personale di studio.

Mandare a memoria un testo può rivelarsi piacevole e gratificante. Pensate agli adolescenti che imparano a memoria con estrema facilità centinaia di testi di canzoni, anche in una lingua diversa dalla loro. Lo fanno in modo spontaneo e con piacere. Non è una forzatura.
E pensate ai testi delle canzoni che avete imparato da ragazzi: non sono forse quelli che ancora ricordate?

Ecco, questo è il piacere che va mostrato ai bambini anche nell’imparare un testo che non sia di musica leggera. Perché siamo pur sempre un popolo di santi, poeti e navigatori e di poesie che meritano di essere conosciute, a tutte le età, nella nostra letteratura ce ne sono.
Certo, leggere la poesia e capirla è un conto, ma perché impararla a memoria?
Perché la poesia è musicale e quando si riesce a ripeterla si entra nella sua musicalità fino in fondo. Perché quando vuoi goderti la canzone che ti piace e cantarla, impari il testo e per la poesia è la stessa cosa: se vuoi capirla fino in fondo e godertela, il modo migliore è saperla a memoria, per modulare la metrica, il ritmo, l’interpretazione.
E il piacere per la letteratura passa anche da qui.

Allora, quando la maestra assegna come compito quello di imparare un classico Carducci (che alle elementari va fortissimo!), piuttosto che arringare contro questa stolida retrograda, provate a godervi l’esercizio insieme ai vostri bambini. Prima di tutto perché, per ripetere mentre si impara a memoria, un interlocutore è sempre utile, poi perché di sicuro vi renderete conto che loro imparano almeno in metà tempo rispetto a noi, con grossa soddisfazione dei bambini. Anzi, se non sapete come interessarli a questo esercizio, provate proprio con la gara per chi la impara prima e meglio, tra figlio e mamma/papà: tanto vincerà di sicuro il bambino (non dovrete davvero sforzarvi per perdere!) e si sentirà molto gratificato.

Suggerimenti pratici:
– scrivete il testo (le prime volte aiutate i bambini, poi se lo trovano utile, lo faranno da soli) della poesia da imparare su un foglio A4, dividendolo in strofe ognuna con un colore diverso, magari sottolineando con lo stesso colore le parole che fanno rima tra loro. Questo aiuta chi ha memoria visiva;
– aiutate i bambini a visualizzare il contenuto delle singole strofe in un’immagine e poi a ricordare a mo’ di scaletta la successione delle immagini;
– proponete ai bambini di non studiare una poesia all’ultimo momento utile, in modo da ripeterla nei momenti più disparati (i tragitti in macchina o a piedi di solito sono l’ideale);
– se proprio si annoiano, proponete, come dicevo, la gara. Però così toccherà impararla anche a voi… Su! Che male non fa! 😉

Sul valore e sulla gratificazione dell’imparare a memoria, molto si trova in “Diario di Scuola” di Daniel Pennac, insieme a tanto altro sull’apprendimento e sulla passione.

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15 thoughts on “La poesia a memoria”

  1. Per l’apprendimento delle volte è fondamentale anche il gioco. Io faccio fare ai miei alunni delle gare di rime, sono utilissime per far si che acquisiscano nuovi vocaboli arricchendo così il proprio vocabolario.

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  2. Io, come Cosmic, da piccola non amavo imparare “la poesia” a memoria e ricordo anch’io domeniche passate a sbraitare perché non entrava in testa neanche una strofa (il tutto accompagnata da mamma e/o papá poveracci!). In compenso peró a scuola ero bravissima, lo sono sempre stata fino alla fine dei miei studi universitari. Ottimi voti, sempre al massimo, e dovuti al fatto che oltre a studiare parecchio avevo un Metodo di apprendimento efficace. E comunque, a distanza di tanti tanti anni, ancora me le ricordo a memoria quelle poesie che ho maledetto tante volte. Chissá se anche loro non hanno aiutata a diventare poi la brava studentessa che sono stata!
    Mia figlia, che non ha ancora tre anni, impara tutto e sa un sacco di cose che spesso sembrano passare inosservate ma i bambini colgono tutto… a neanche due anni giá sapeva un paio di piccole poesie a memoria e le ha imparate giocando con me e con la nonna a ripeterle e addirittura era lei a chiederci di farlo di continuo perció credo che sia questione anche di approccio: le costrizioni non piacciono a nessuno di noi, diciamocelo, figuriamoci a dei bambini! Certo che i compiti della scuola vanno fatti e non c’e’ trattativa con l’insegnante ma questa/o puó sensibilizzare i suoi alunni all’amore verso le poesie e l’apprendimento (mnemonico e non) e far risultare tutto piú gradito e piú semplice…con un poco di zucchero la pillola va giú!

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  3. deborah 🙂 vero, ma viene dai greci, che pensavano che l’organo sede dell’intelligenza, memoria eccetera fosse il cuore, non il cervello. E anche il nostro latino “ricordo” e’ in fondo richiamare al “cor” al cuore.

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  4. Mi viene in mente che gli inglesi dicono “by heart” ..ed è vero. Ho spiegato in questi giorni a mia figlia che, dal cervello, una poesia imparata a memoria, poi passa anche al cuore. Provare per credere

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  5. Cioè (vado a braccio) ma i vostri figli non imparano mai a memoria composizioni di squadre, personaggi di racconti o serie o giochi on attributi complicatissimi, superpoteri uguali e distinti fra loro e genealogie complesse? È esercizio di memoria pure quello. Poi come sempre vi lascio alcuni neddoti del mio infinito egodocumento;
    1) da bambina avevo una memoria incredibile, all’ asilo sapevo a memoria tutti i numeri dei fornitori dell’ asilo e la suora chiedeva direttamente a me, e tutti quelli dei clienti dei miei genitori, che essendo rappresentanti non avevano assai. Come li avessi imparati, mistero. Adesso so a memoria solo il cell. di mia madre, mio e del socio. di mio marito e mio figlio è un mistero e lo trovo anche pericoloso per le emergenze, ma nulla, non mi entrano.
    2) vivendo all’ estero per insegnare qualche poesia ai miei figli a volte con l’ uniposca ne scrivo qualcuna a tema stagionale (“si sta come d’ autunno sugli alberi le foglie” o San Martino in autunno, appunto) sugli specchi delle scarpiere nell’ ingresso. Non so se le impareranno, ma intanto le vedono. Se ci sono poesie da imparare, vi consiglio di scriverle o farle scrivere a loro su specchi o altre superfici lisce che praticano, è divertente e ci si può giocare. Oppure su foglietti sparsi in giro, una strofa per foglietto, e numerarli.
    3) a casa di mia nonna sapere la poesia di natale era gratificante, al cenone ti issavano su una sedia, e se la dicevi bene (ma anche male) ti regalavano soldini con cui poi giocare a tombola. Tout se tient, le tradizioni sono sempre inserite in un contesto.
    4) A 35 anni mi sono messa a recitare e vedo come ci siano persone che fanno fatica e altri che entro la seconda prova sanno il testo a memoria. Ognuno ha i suoi trucchi, chi legge e ripete pagina per pagina, chi si porta dietro il copione per leggerlo in qualsiasi momento di attesa alla fermata, dal medico o in coda al supermercato e chi ha meno abitudine alla lettura e anzi è dislessico, e in più insiste a prendersi le parti con 7 monologhi da mezz’ ora ognuno, si registra i vari dialoghi con un accolito e se le ascolta mentre fa le pulizie di casa. Ognuno ha il suo metodo, l’ importante è tentarne diversi e capire. io sono un tipo visivo e mi funziona il leggere, ma un uditivo forse riesce meglio ascoltando e un cinestetico forse le deve direttamente recitare e muoversi mentre si esercita. Googlate e vi sarà risposto su trucchi vari
    5) La mia amica Barbara all’ Unioversità ricirodava cose complessissime con il trucco di immaginarsi una casa da percorrere dall’ ingreso alle varie stanze (casa sua) e in ogni stanza nell’ ordine di percorso si metteva o visualizzava dei dettagli che o per assonanza visiva, o per il suono o diretta le ricordavano un passo del testo di storia che doveva ricordarsi 9io infatti storia, con la scusa del metodo e che devi capire, non so mai una data e mi confondo i nomi e questo sistema, se l’ avessi applicato, secondo me faceva0.

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  6. io credo che imparare a memoria sia una specie di gioco, lo fai se stai imparando una canzone, se vuoi far colpo sui parenti e amici con una poesia, se hai letto un libro o visto un film talmente tante volte che ne sai tutte le battute, e ovviamente se stai preparando una recita. Tutto ciò dunque esclude il farlo come “compito” 🙂 se non c’e motivazione dietro, una motivazione che ti spinge oltre la futilità del gesto, mi pare una cosa fine a se stessa sinceramente, io non ricordo nulla delle cose che ho dovuto imparare, ricordo ancora tutte quelle che ho VOLUTO imparare 🙂

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  7. concordo anche io…è ovvio che l’apprendimento su base puramente mnemonica non va bene, ma la poesia imparata a memoria – soprattutto se si tratta di classici,m di vere e proprie opere d’arte della nostra letteratura – mi sembra un arricchimento da non negare ai nostri figli.
    Io qualcosa conservo ancora – nonostante siano passati tanti anni – ed è un piacere rispolverare la memoria, a volte.

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  8. concordo completamente. la memoria per me è il primo mattone dell’ apprendimento (ma anche dell’identità personale di un individuo e collettiva di una comunità). da bambina a me piaceva molto imparare le poesie a memoria per il motivo che dici bene tu: la musicalità piano piano si faceva spazio mentre pronunciavo le parole e dava anche risonanza al messaggio. poi c’è stato un moto di ribellione e imparare “la pappardella” aveva perso significato. poi è arrivato il greco e un’insegnante che mi ha maltrattato molto perchè non sapevo le declinazioni. qui è stato veramente il salto. ho capito che mandare a memoria significava acquisire gli strumenti per capire e intuire. e quindi non ho potuto che rivalutare la memoria che per me è diventata il “ferro del mestiere” verso la comprensione.

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  9. A me è sempre piaciuto imparare le poesie a memoria e penso che sia molto utile per i bambini ed anche per i più grandi per esercitare la memoria..
    Ovviamente è un’attività a se stante…

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  10. Concordo! Anche i miei figli, entrambi alle elementari, imparano spesso poesia a memoria (da Rodari, a Piumini a Pasolini!) e io lo trovo utile e divertente. Inoltre la poesia non è solo significato ma significante e questo ci appare più chiaro ogni volta che ripetiamo versi e versi e versi a memoria.

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  11. Sapevo che l’argomento sarebbe stato controverso.
    Cosmic, le recite, il teatro e le canzoni sono attività che alla base hanno un esercizio di memoria. Gli attori e i cantanti devono sapere il testo a memoria prima di farlo proprio con l’interpretazione.
    Sicuramente una lunga poesia ogni benedetta domenica da sapere per il lunedì non era un buon metodo di insegnamento e sicuramente è servita solo a renderti avverso questo tipo di esercizio.
    Anche io non ho memoria e dico spesso che se ricordassi davvero tutto quello che so, farei una figura ben più degna in molte conversazioni. Spesso infatti supplisco con l’intuito e con la rielaborazione di vaghe reminiscenze.
    Come ho detto anche nel post, non si può imparare a memoria la lezione: imparare un testo letterario a memoria è un’altra cosa, un’altra forma di esercizio, diversa dallo studio.
    Conosci le canzoni di qualche cantante tutte a memoria? Se si, come le hai imparate e perché?

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  12. non sono d’accordo. il metodo da insegnare è sull’uso del cervello e dello spirito critico. la poesia fine a se stessa non serve a niente. per me era una tortura, ogni domenica ne avevo una nuova, lunghissima, da imparare per il lunedì. e non è vero che la imparavo prima di mio padre, lui la imparava ma per me non c’era verso. non sarebbe stato più bello passare quelle domeniche pomeriggio al cinema, al teatro ,in un museo o semplicemente a fare una passeggiata con i miei genitori invece che costringerci tutti a quel supplizio? e sinceramente non ho mai avuto memoria, non sono mai stata brava a ricordare nulla a memoria (ad essere sinceri avevo difficoltà anche con le tabelline) ma proprio per questo mi veniva in aiuto il ragionamento. non per niente ho studiato Fisica, in una facoltà in cui la memoria è importante non avrei dato neanche un esame. imparare le poesie a memoria non mi è servito a niente, non avevo memoria allora, non ce l’avevo all’università e non ce l’avrei adesso se dovessi studiare ancora. aggiungo anche che quando capita di incontrare le mie ex compagne di liceo, quelle che andavano benissimo a scuola senza faticare perchè ‘avevano memoria’, loro non ricordano più niente o quasi. io a malapena strappavo la sufficienza, ma quello che sapevo allora lo sapevo perchè lo avevo capito, metabolizzato, non imparato a memoria, e lo ricordo ancora molto bene, al massimo ho perso qualche dettaglio. per allenare la memoria ed apprezzare la musicalità di un testo si possono trovare delle alternative più valide e meno avvilenti, come per esempio le recite e il teatro, le canzoni, il leggere tutti insieme guidati da un’insegnante preparato e competente.

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  13. Ti appoggio con tutto il cuore. Recentemente ho avuto la fortuna di assistere a uno spettacolo teatrale tutto costruito sulla lettura di brani poetici, che si chiamava significativamente “A memoria della guerra”. Sapeste che piacere straordinario ritrovare i versi imparati alle elementari e alle medie. Come rivedere un vecchio amico. E le parole, quelle parole precise, aggiungevano al messaggio “letterale” tutto il patrimonio di ricordi e immagini che io vi ho associato in tutti questi anni. Un’esperienza davvero straordinaria.

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