La peggiore e la migliore valigia della mia vita

È proprio vero: la valigia è un ottimo indicatore delle nostre emozioni, un rivelatore del periodo che attraversiamo, un’occasione di consapevolezza e cambiamento.
Voglio raccontarvi due, in particolare, delle valigie della mia vita, e che cosa le rende la peggiore e la migliore.

valigia-sbagliata

La peggior valigia della mia vita

Avevo 17 anni e sarei andata a un campo estivo. Non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo, ma quell’anno era successo di tutto: la situazione famigliare, le amicizie che mi abbandonavano, come accade, talvolta, a quell’età, se sei un po’ insicura e tendi a fidarti delle persone sbagliate, persino una storia d’amore a cui non riuscivo a credere, tanto da abbandonarla ex abrupto a mezza via. Insomma, un anno difficile.
In mezzo a questi pensieri, preparai lo zaino per camminare sui monti e la valigia che doveva attendermi durante gli ultimi giorni, in campo fisso. Lo zaino – grazie all’obbligato rigore – andava ancora bene (praticamente avevo un completo per camminare e uno – più caldo – per la sera in tenda, oltre all’intimo e al parapioggia). Fu la borsa a darmi il colpo di grazia e quando, dopo una settimana di cammino, arrivammo alla casa fissa, mi fece capire quanto fossi distante da me stessa mentre la preparavo e quanto poco mi amassi.
Gli errori? Troppa roba, tutta uguale (tipo 10 t-shirt e 5 jeans), nessun colore, nessun oggetto bello, a cui affidare la mia anima. Pesante e allo stesso tempo per nulla attrezzata per gli imprevisti.
Da quell’ammontare di capi di vestiario gettati direttamente dal cassetto alla sacca scelsi di ripartire, e da allora non ho mai più affrontato una valigia (e un viaggio) senza vederci l’occasione di una ri-partenza per me stessa e la mia anima.

La miglior valigia (finora) della mia vita

A onor del vero credo ce ne siano diverse, ormai, di valigie (e zaini, e sacche) che potrebbero ambire a questo titolo, ma pensavo di fare riferimento a un recente episodio.
Passati i 40, l’occasione di una città straniera, per una settimana intensiva di formazione e alcune ore, ogni pomeriggio, da dedicare a camminare e a visitare luoghi scelti da me, per me stessa e, cosa ancora più rara, completamente da sola.
Come preparare la valigia?

Partendo da una semplice domanda: che donna vedo camminare per quella città?

Una palette di colori, che mi fa sentire me stessa
Una giacca di pelle in grado di sopportare vento e pioggia
Due vestiti ricchi di fiori e un pantalone per il viaggio
Tante magliette quanti i giorni, con maniche lunghe per i giorni freddi, corte per quelli caldi, da abbinare ai vestiti
Una maglia, nel caso le temperature scendessero ancora
Una pashmina, per coccola
Cinque diverse paia di orecchini, con cui giocare
Un diario, dai fogli bianchi
Ovviamente, pigiama e biancheria

Che esito ha avuto, questa valigia?
Fondamentalmente, farmi sentire sempre a mio agio, senza la necessità di trascinarsi la valigia di Mary Poppins al polso (o dover infilare mille cambi nella borsetta per passare da una cosa all’altra).
Eccezionalmente, farmi sentire contemporaneamente a casa e in un posto nuovo, tutto da esplorare, la cui protagonista ero io.

Insomma… che ci crediate o no.. per me un buon viaggio parte.. dalla valigia!

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