La paura di essere madre di figlia femmina

Il sentimento di paura è forse una di quelli più importanti con cui si viene a patti quando si diventa genitore. A volte la paura ci mette di fronte a noi stessi, chi siamo, cosa immaginiamo per il futuro dei nostri figli. Esistono poi paure specifiche per un genere invece che un altro, come la paura di essere madre di figlia femmina.

Foto ©C4Chaos utilizzata con licenza Creative Commons
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Una delle emozioni più disturbanti per me è la paura.
La paura, alla fine, non è così male. Anzi. E’ l’emozione che ci aiuta a evitare di cacciarci a capofitto nei guai. Ci conserva, o ci dice che cosa di noi vogliamo conservare. Ci aiuta a identificare i pericoli e magari ad attrezzarci per riuscire vincenti. Quindi, il vero campione dovrebbe farsi una bella dose di paura, per essere un vero campione (per capirci, se potete, guardate anche questo suggestivo video pubblicato su TED).

La maternità è stata per me un battesimo di tante (piccole? grandi?) paure. In parte decodificate, in parte ancora da esplorare.
Vorrei raccontarvi il mio rapporto con la paura di essere mamma di figlia femmina, tutto partito con l’esito dell’amniocentesi.
Sarò una persona cinica, pratica o semplicemente pigra (o spaventata da gravidanza e puerperio?) io volevo tanto due gemelli, maschi (Valewanda, saltami al collo!).
Esito dell’amniocentesi? Femmina, unica.
Si lavora sulle aspettative, sui pensieri, sulla bimba immaginata, sulla mia stessa gravidanza immaginata. E poi si ascolta.
La paura che si rifletta in una “te” che vedi troppo imperfetta per essere modello di qualcuno.
La paura di tutti i demoni che potranno impossessarsi di lei: di quali modelli è prigioniero il femminile? Perfezionismo, anoressia, bulimia, ansia di prestazione, violenza, stalking, bullismo … Certo, cose che colpiscono anche i maschi. Certo. Però guardarla e pensare: se sarà troppo bella? Se la giudicheranno per questo? Se il giudizio della sua bellezza diventerà l’unico giudizio sulla sua persona?

E poi i ricordi. Senza storie particolarmente truci da rivelarvi in queste righe, in adolescenza ho incontrato il mio bel numero di maniaci: quelli che ti chiamano da dietro un cespuglio con la patta dei pantaloni aperta, quelli che allungano le mani sugli autobus, quelli che commentano mentre passi per strada (avete mai visto quel video sulla ragazza che cammina a Parigi? Illuminante).

figlia-femmina-stivali
E’ un attimo. E la bimba che hai nella pancia si trova protagonista di un film che non è il suo, non è né il suo futuro, né la sua vita.
Respiro.

Un po’ di distanza. Cosa sto dicendo? Che – nel mio mondo di donna visto solo con gli occhi di donna – è facile sentirsi e essere, oggettivamente, fragili. Ma anche che le difficoltà si superano, si riesce a camminare oltre i maniaci che fischiano, si riesce a evitare il peggio, a camminare dritte.

La paura allora forse è la mia stanchezza, il mio timore domani di non farcela, di essere sopraffatta. Che cosa mi insegna? A rispettare le mie fragilità, a non strafare contro un destino che sembra essere spesso poco favorevole al sesso femminile. A chiedere aiuto. A rispettare la mia paura per evitare pericoli peggiori.

E, ovviamente, di riflesso, che capiti a lei. Perché si può fare gli spavaldi contro le proprie paure, anche quelle più delicate, che colgono la nostra sensazione viscerale di essere intimamente vulnerabili. Ma quando dovesse capitare a chi c’è stato affidato?

E’ qui che mi gioco l’equilibrio: troppo apprensiva, tarpo le ali. Troppo lasca nel descrivere i pericoli, rischio per lei, a nome suo. Occorre tenere ferma la rotta: consapevole di dove la paura che parla non è reale ma proviene dalle lenti che la mia esperienza della realtà ha calato sui miei occhi, silenziare consigli non richiesti, ma nello stesso tempo abbastanza attenta a questo fastidioso rumore di fondo, a questa sensazione di inquietudine, abbastanza perché l’esperienza che inevitabilmente mia figlia femmina farà da sé della vita non la lasci bruciata o troppo ferita.

Ecco, nulla di nuovo, tutto nuovo.
Le paure sono le solite. Gli eventi, ben li conosciamo. Ma crescere come genitori significa anche fare lo sforzo e la fatica di non cacciare fastidi e sentimenti ed emozioni difficili sotto il tappeto solo perché non abbiamo la soluzione. Diamo loro dei contorni, forse mi (ci?) aiuteranno ad ascoltare le reali paure e i reali pericoli del mondo futuro.

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18 thoughts on “La paura di essere madre di figlia femmina”

  1. Io sono rimasta basita settimane fa: una mamma di una compagna di mio figlio coglie l’occasione di traslocare (!) perché così la figlia quando andrà alle medie potrà andare alle medie a piedi e non affrontare il perigliosissimo viaggio di 10 minuti in autobus alle 7 del mattino (peraltro insieme a tutti i suoi attuali compagni di classe E a quelli più grandi che abitano in paese). Quando le ho chiesto perché fosse tanto spaventata lei mi ha risposto ” eh ma tu hai un figlio maschio!”. Confesso che mi sono fermata a pensare se sbagliassi qualcosa. No, non sbaglio niente, è proprio lei che sbaglia.

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    • Ciao Cristina, comprendo le tue parole. In questi casi io mi propongo di dirmi se anche per me ci sono paure a cui resto così “appiccicata”da rifugiarmi in false credenze (tipo riuscire a preservarsi evitando invece che educando). Grazie della riflessione!
      francesca aka silvietta

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  2. credo che ogni genitore di maschio o di femmina abbia la sua dose di paura..basta imparare a gestirle come con tutte le emozioni e ansie.
    Solo, se posso permettermi..cerca di non crucciarti tu per il futuro aspetto estetico di tua figlia (e se è troppo bella e se non lo è abbastanza..se entri in questo tunnel non ne esci, tua figlia sarà quel che sarà, diventerà ciò che è e saprà cavarsela anche grazie al tuo aiuto, pensa questo)..e comunque ai tuoi occhi sarà bellissima in ogni caso come è giusto che sia

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  3. @Benedetta: magari, magari. 😉
    io credo che due figli maschi la cui mamma legge gli articoli “dedicati” alle madri di figli femmine non avranno problemi ad ascoltare i bisogni dell’altro sesso. e neppure i loro.

    un passo alla volta 😉

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  4. La tua paura farà sì che tu sia sempre attenta all’educazione di tua figlia. La paura (se nella giusta misura) ci aiuta a evitare brutte sorprese e a scampare i pericoli.
    Il problema è forse di tutte quelle mamme, che quando scoprono che avranno due gemelli maschi, si sentiranno tranquille perché “tanto i maschi non sono quasi mai le vittime”. E si dimenticheranno di educarli al rispetto di genere.
    Io ho due figli maschi, e sento una grandissima responsabilità sulle spalle, che non so se sia meglio o peggio della paura.
    Ma siamo genitori, come dici tu, e una strada la troveremo 🙂

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  5. No, non lo avevo letto e ho rimediato e guarda un po’, allora è proprio una moda e non tutti i genitori sono come Lorenzo. Speriamo comunque, siano sempre di più

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  6. @Vans: concordo su tutta la linea. Anche a me è stata insegnata troppa buona educazione. Grazie quindi del consiglio di lettura, cercherò di provvedere.
    E per le altre paure… speriamo di riuscire a scrivere di tutte senza annoiarvi troppo!! ci sentiamo tra un mese, stay tuned 🙂

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  7. Ciao! Tocchi proprio un nervo scoperto.
    Di paure legate alla genitorialita’ ce ne sono proprio tante. La prima e’ stata proprio decidere di intraprendere questo percorso.
    Sulla paura per propria figlia, condivido. Anche se il fatto che sia femmina da qualche minimo vantaggio di aver vissuto paure simili (sperando non si trasformi in presunzione di conoscere gia’ le sue paure che saranno diverse dalle mie).
    Il terrore che le possa succedere qualcosa di brutto e’ tanto. Cerchiamo di darle gli strumenti per cercare di evitare un po i problemi.
    A questo proposito ho letto in un libro di Jacopo Fo (mi pare fosse in Mamme zen) un consiglio interessante: insegnamo ai bimbi che ogni gioco puo’ essere interrotto se non piace più.
    Se una cosa non ti va, sei libero di smettere. A volte gli orchi si nascondono dietro la ns buona educazione.
    Ovviamente lui lo scrive molto meglio, pero’ l’ho trovato interessante.

    Anche perche’ mi era successo di non riuscire a urlare gli insulti che avrei voluto a certe mani morte subite in autobus metro proprio x “timididezza” (del tipo e se invece fosse stato un contatto causale che figura ci faccio a urlare come una pazza). Ma avevo 20 anni. Adesso probabilemente reagirei urlando e strafregandomene.
    Ciao
    V

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  8. @Lucia: grazie. Si, l’angioletto c’è sicuramente. Il progetto non è di rendere meno luminoso l’angelo, anzi, di renderlo più forte facendogli vedere esattamente di che pasta è fatto il diavoletto contro cui si dovrà scontrare… 😉

    @Giovanna: siamo a parlarne assieme proprio per evitare di farci spaventare dal buio. Come nelle favole antiche, quando ci si riuniva attorno al fuoco

    @Patatofriendly: da mamma anche di maschio capisco molto bene che cosa intendi dire. Non lo so, spero sempre che la consapevolezza mi renda più capace di ascoltare anche i bisogni del maschietto! Comunque io sono sempre fiduciosa 😉

    @Gloria: io spero che ce le facciamo amiche , le nostre paure 😀

    @Deborah: grazie di aver condiviso questo racconto, si, ci sono tanti modelli da affrotnare e modificare. Hai letto l’articolo di Lorenzo, proprio su un bacio non voluto? https://genitoricrescono.com/bacio-rispetto/

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  9. Mia figlia torna a casa e mi racconta della scuola. Mi dice che un suo compagno di classe ha buttato per terra Maria, stessa età , per darle un bacio, che lei non voleva. Ne parla tranquilla e un po’ ride della cosa, come se si trattasse di uno scherzo e forse lo era, perchè i bambini in questione hanno 7 anni e sono ancora dei “cuccioli”; niente di grave poteva succedere. Però il mio cuore ha fatto un tuffo. Il maschio predatore, la femmina preda, possibile che non si riesca ad uscire da questi modelli?

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  10. Io avevo paura che fosse maschio 🙂
    paura di non riuscire ad entrarci in contatto e a capire una creatura tanto diversa da me. Poi ho capito (quasi) che stavo osservando le cose da un punto di vista limitato.

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  11. Cara Silvietta,
    hai tradotto in parole quello che metto sotto il tappeto da tre anni (non ho fatto l’amniocentesi e mi sono regalata la sorpresa).
    Come capita statisticamente alla maggior parte delle donne, le prime molestie le ho incontrate dagli 11 anni in su e per reagire alla paura a 15 anni mi sono iscritta ad un corso di karate. In realtà la paura non mi è mai veramente andata via finché qualche tempo fa non ho visto sul mio viso la prima rughetta sugli occhi. Il segno che mi rende meno “interessante”, paradossalmente mi ha fatto sentire più libera di muovermi, sarà per quello che trovo semplicemente splendide le foto di donne canute piene di rughe (mi viene sempre in mente Anna Magnani che diceva al truccatore, “Non togliermi neppure una ruga. Le ho pagate tutte care”).
    Come mamma, allontano la mia mente dal pensiero che mia figlia possa vivere un’aggressione come da tutti i pensieri brutti che si potrebbero affacciare, perché so che altrimenti diventerebbero un’ossessione. So che molto presto dovrò spiegarle che esistono gli orchi e che se dovesse incontrarne uno, che me lo dica senza paura.

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  12. Da donna ho letto il tuo post e ho condiviso, la paura i pensieri, i vissuti.
    Da madre di un figlio maschio posso solo dirti che molte di quelle paure le condivido ed altre (nuove) ne provo: e se non saro’ capace di capirlo?Di capire cosa prova i suoi sentimenti e i suoi bisogni?Cosa ne so io delle paure di un “maschio”, delle sue criticita’, di cio’ per cui avra’ bisogno di me?
    Io, una “femmina”, una donna, ho vissuto le mie esperienze e (forse) saprei decodificarle e stare accanto ad una figlia femmina. Ma di LUI, cosa so?
    Dovro’ capire, mettermi in gioco ogni giorno, alzare le antenne, contando sull’istinto e non sull’esperienza. Spero di esserne in grado. Spero di farcela.
    Fra

    Forse per questo il mio bambino immaginario era una femmina…;)

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  13. Tutto condiviso, emozionante il tuo post. Ogni giorno tremo ai tuoi stessi pensieri, essendo madre di figlia seienne, vedendo le altre bimbe, vedendo il mondo intorno a me.
    Però dietro al diavoletto c’è l’angelo, che mi fa pensare alla grande forza di una donna in divenire, alla capacità di creare un futuro, di dare la vita, alla forza di genere. Io tremo, ma non vedo l’ora di vederla crescere 🙂

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