Il trattamento Ridarelli

La Staccata: La comicità è un concetto assolutamente soggettivo, questo è pacifico, ma io temo di essere un caso quasi patologico: rido molto, molto difficilmente, anche se adoro piegare le labbra all’insù. Ok, è ufficiale: La Staccata è affetta da bipolarismo… Genitori Crescono, ma cosa aspettate a bannarla dalla rubrica? Questo, immagino, sarà il pensiero comune di quanti ora stiano scorrendo queste righe… No, non sono bipolare, solo lievemente contorta. Io rido, certamente, ma detesto tutti gli elementi che in genere fanno spanciare la maggior parte delle persone che frequento.

Non amo particolarmente Stanlio e Ollio (ooooooooooh, sacrilegio! Infilatemi un paletto di frassino nel cuore, me lo merito), sono convinta che la Terra sarebbe un posto migliore senza Mister Bean, defenestrerei senza alcun rimorso Jim Carrey e anche quei cabarettisti che infarciscono i loro pezzi di volgarità pensando così di strappare un maggior numero di risate. Snocciolo questa dichiarazione a costo di apparire odiosamente snob: è davvero difficile che qualcosa riesca a farmi ridere di gusto, l’unica forma di umorismo che apprezzo è sottile, lievemente folle e surreale.

E’ per questo che ho trovato adorabile “Il trattamento Ridarelli”, opera prima di Roddy Doyle, autore di romanzi per bambini di enorme successo. Il libro è un concentrato di comicità intelligente e spiazzante, un’autentica esplosione di allegria dove si intrecciano dialoghi irrazionali (assolutamente godibile quello fra il Sig. Mack e il gabbiano che odia il pesce), personaggi improbabili e una pazza numerazione dei capitoli, in assoluto la trovata più stramba e divertente del testo.

Chi sono i Ridarelli? Nessuno sa esattamente come siano fatti, perché nessuno, o quasi, li ha mai visti. E chi l’ha fatto non è andato di certo a raccontarlo in giro, nel timore di finire internato alla Neuro. In cosa consiste il loro trattamento? Solleticare le vittime fino a farle morire di risate?  Ehmmm… non esattamente: il trattamento Ridarelli ha pochissimo a che fare con il solletico, ma riguarda le deiezioni canine.

La cacca, sì. Esattamente quella. Pestare un’abbondante cacca di cane è la giusta punizione che i Ridarelli, minuscoli esserini pelosi che sanno cambiare colore come i camaleonti per passare inosservati, infliggono agli adulti che bistrattano i bambini senza ragione.

Loro tutto sanno e tutto vedono, un po’ come Babbo Natale, solo che quelli a rimanere senza giocattoli se non si comportano bene sono i grandi, e non i piccoli. A tale scopo seguono i  bambini per accertarsi che non vengano trattati male. Se qualcuno è disonesto o ingiusto con loro, allora si becca il trattamento Ridarelli. Tutti, indistintamente: genitori, maestri, zie, negozianti. Esistono fin dalla notte dei tempi, quando il primo uomo delle caverne sgridò il primo bambino delle caverne e perciò finì a pestare un’enorme cacca di dinosauro.

Ma allora i Ridarelli ce l’hanno a morte con i genitori? Quale sarebbe, di grazia, il senso di far leggere questo libro ai nostri bambini? Vogliamo darci forse la zappa sui piedi? Basta avere la furbizia di spiegare ai nostri piccoli compagni di lettura che i Ridarelli puniscono soltanto gli adulti ingiusti, e non chi mette in punizione i bambini a prescindere. Devo ammettere che questo particolare viene preso in esame soltanto fra le righe nel testo, perciò consiglio vivamente di chiarirlo molto bene ai vostri figli.

Cosa insegna questo libro? Non è una perla educativa, non inneggia all’amore universale, né alla tolleranza fra i vari popoli, non custodisce morali particolarmente profonde, non è didattico, non svela significati reconditi, non suggerisce ai bambini che mangiare le verdure è cosa buona e giusta, né li aiuta a comprendere che l’abuso dei videogiochi fa male…

Ma allora qual è il suo scopo? Esattamente come per noi adulti, leggere di tanto in tanto un libro di pura evasione decongestiona il cervello, sovvenziona l’anima e rinfranca lo spirito. Il testo non è custode di particolari insegnamenti, questo è vero, però regala tanta allegria da condividere con i nostri bambini. Quindi serve a ridere. Vi sembra poco? A me no, ma ovviamente potrei sbagliarmi.

Roddy Doyle è “Un genio assoluto!”, così ha sentenziamo J.K.Rowling, la celeberrima mamma di Harry Potter. Il suo segreto? Riesce ad eliminare la distanza tra narratore e lettore bambino grazie a un lavoro di squadra. Il perché ce lo spiega proprio lui quando racconta la genesi de “Il trattamento Ridarelli”, il suo libro d’esordio: “Un giorno ho deciso di vedere se riuscivo a scrivere qualcosa per i miei figli. Ho scritto una pagina e poi gliel’ho letta per vedere la loro reazione. Ho inserito ed eliminato, in base alle loro osservazioni, e il giorno successivo l’ho riscritta e corretta ancora. Per giorni e giorni siamo andati avanti così: per tutti era diventato un lavoro quotidiano al ritorno da scuola.  Sono stati loro i miei veri editor.”

Consigliato dai 6 anni in su.

Superboy: se mi chiedessero di definire questo libro con un unico aggettivo, sarebbe sicuramente “particolare”. Ha i capitoli tutti intrugliati tipo: “Capitolo Qualcosa” oppure “Capitolo Mamma Doyle” o anche “Capitolo Frigorifero” o “Capitolo quattro che dovrebbe essere cinque”.

E’ particolare perché ci sono questi mini cricetini che vanno a mettere la cacca di cane sotto le scarpe dei signori che maltrattano i bambini. Non sempre, però, i genitori oppure i maestri o anche le baby sitter meritano il trattamento Ridarelli. Questo il libro lo spiega, perché è importante. Uno potrebbe pensare che questo trattamento faccia sbellicare dalle risate le vittime e invece… è tutta un’altra cosa.

Se devo essere sincero a me piacerebbe se i miei genitori subissero il trattamento, perché mi maltrattano sempre (Nota de La Staccata: io e suo padre lo rinchiudiamo negli sgabuzzini bui assieme a un paio di lupi mannari e a volte lo fustighiamo, non prima di avergli spento le sigarette sulle cosce anche se nessuno di noi fuma. Per Natale stavamo pensando di regalargli il cilicio di Spiderman, così, giusto per responsabilizzarlo un po’. Ormai è grande, può fare anche da solo). Per esempio: quando non scarico lo sciacquone in bagno, quando lascio le cose in giro, quando non ubbidisco, quando li ignoro, oppure quando voglio fare quello che mi pare.

Se i Ridarelli dovessero punire i miei genitori tutte le volte in cui mi sgridano, il cane che fa la cacca per loro sarebbe milionario visto che gli danno monete da 20 centesimi ogni volta. Una delle cose più strane del libro è questo cane parlante che vende cacca, è curiosa anche Kayla, la sorellina più piccola dei protagonisti: anche se dice solo “ A-bah” la capiscono sempre. Anche il gabbiano che odia il pesce mi fa schiattare dalle risate quando dice: “Sono stanco del pesce, vado al mare così sarò ben lontano dal pesce”. E’ una cosa surreale: sia che un gabbiano parla, sia che non gli piace il pesce e anche che va al mare per evitarlo. Lo sanno tutti che il mare è pieno di pesci.

Questo libro non insegna cose molto importanti, ma ti succede una cosa bellissima: ridi dall’inizio alla fine. E’ un libro comico, ti insegna che il mondo può essere strano, che non si devono maltrattare i bambini, ha un insieme di battute tipo Alice nel Paese delle Meraviglie, e soprattutto ti insegna a guardare le cose con un’altra prospettiva. Quale prospettiva? Comica, fantastica e anche istruttiva. La gente non ride mica tanto, perciò questo libro li aiuta a sorridere di più, che fa bene alla salute (credo).

Lo consiglio dai 7 anni in su, ma lo si può leggere anche a un bambino piccolo se capisce le battute. Se non le capisce è meglio lasciar perdere.

– de La Staccata 

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13 thoughts on “Il trattamento Ridarelli”

  1. @PezzoDiCuore: adorabile, vero? E’ davvero “particolare” anche grazie ai capitoli “intrugliati” come dice mio figlio. L’originalità credo sia il maggior punto di forza di questo libro. E’ un sollievo apprendere che non sono una snob, di solito i miei amici mi guardano scandalizzata quando rimando impassibile di fronte a un certo tipo di comicità. Colorado? What’s Colorado? 🙂

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  2. Amo Roddy Doyle ed amo questo suo libro che ho preso per me tanti anni fa e poi passato a PdC quando aveva sei anni.
    Non trovo snob che certi personaggi non ti facciano ridere, succede anche a me.
    Quanto a Colorado, magari abbiamo capito male tutti quanti e non è una trasmissione che deve far ridere, no?

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  3. @ supermambanana: hai fatto bene a dirmelo così mi dai la possibilità di rimediare ad un eventuale fraintendimento. Non mi sogno nemmeno di considerare la letteratura per bambini di serie b. Semplicemente non ho perso occasione per tirarmela e far notare quelle quattro acche che so. 😉

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  4. @el_gae perdonami se sono puntigliosa, ma la nostra Staccata dice che Doyle e’ un “autore di romanzi per bambini di enorme successo”. Il che e’ sacrosantamente vero, in UK le avventure di Rover sono adorate fra i bambini e molto note. Certo Doyle scrive “anche” per adulti, capita quindi che scriva molto bene per adulti e scrive molto bene per bambini. Non so, sono certa di aver interpretato male, ma sentivo nel tuo commento un certo atteggiamento, come dire, “hey attenzione, ma Doyle non e’ solo autore per ragazzi, e’ anche un autore serio!” che riscontro spesso in Italia devo dire. Come se la letteratura per ragazzi fosse una cosa minore. Non solo non lo e’, ma e’ una visione un po’ snob che, ripeto, ho incontrato spesso in Italia. Il che ha conseguenze sinistre, come quella immediata che in Italia non sarebbe probabilmente mai nata una JR Rowling, e non per mancanza di talento, anzi, ma perche’ una talentuosa come lei si sarebbe sentita sminuita a scrivere di un maghetto dodicenne, e si sarebbe buttata sulla letteratura “seria”

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  5. @Subisita: scusa, ho involontariamente saltato il tuo commento. Giààààà, siamo dei genitori dannatamente esigenti, noi. E mio figlio è un adorabile canaglia, è verissimo. Va preso a piccole dosi, ma in effetti è simpaticamente sfacciato.
    Colorado? Non mi espongo più di quanto abbia fatto, se no gli autori del programma mi querelano.

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  6. @paola: potrebbe certamente essere presto per il tuo bambino, così come potrebbe esserlo per molti altri.
    Io inserisco un’età indicativa di lettura, ma lo faccio semplicemente per praticità, per far comprendere in linea di massima se il libro in questione è un testo adatto ai lettori più piccolini oppure a quelli già in età scolare.
    Naturalmente nessuno meglio di noi genitori può sapere cosa sia più adatto ai propri figli. Se ci fai caso Superboy, che in molti frangenti è più saggio e professionale di me, in chiusura della sua recensione dice: “Lo consiglio dai 7 anni in su, ma lo si può leggere anche a un bambino piccolo se capisce le battute. Se non le capisce è meglio lasciar perdere.”
    PS: per favore che nessuno riferisca a Genitori Crescono che ho appena definito il mio partner più “saggio” e “professionale” di me, se no è la volta buona che mi tolgono sul serio la rubrica 🙂

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  7. @el_gae: chissa’ perche’ non abbiamo la tv….

    @la staccata: potrebbe essere presto. Morgan ha 5 anni e mezzo e quando leggiamo e’ sempre molto serioso ancora (quasi vedo le rotelline che gli girano in testa).

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  8. Certo che pure voi, arrabbiarvi ADDIRITTURA perchè vi ignora.
    Poi non lamentatevi della cacchetta sotto le scarpe eh …;).
    (Superboy è simpaticissimamente sfacciato. Come tutti i simpatici, del resto.)
    E comunque ha ragione elgae: Colorado non ho ancora capito chi è che dovrebbe far ridere.

    Susibita

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  9. @Barbara: sotto congruo pagamento immagino di sì. E’diventato uno sporco opportunista ultimamente. Sul serio? Non ci ho mai pensato, a dirla tutta, ma è una cosa che ha fatto con molto piacere in un paio di occasioni. E’ stata una cosa adorabile ( e anche commovente, almeno per me) vederlo seduto su un divano mentre leggeva una fiaba a un paio di bimbi di circa 3 anni. Quei piccoletti lo ascoltavano estasiati, sicuramente con un’attenzione maggiore di quella che avrebbero prestato se a leggere fosse stato un adulto.

    @Paola: mi auguro che ti piaccia. Come ho scritto nell’incipit “La comicità è un concetto assolutamente soggettivo”. Fammi sapere.

    @Elena: ah sì, certamente!Ridere fa benissimo, piegare le labbra all’insù assieme ai nostri figli è ancora più divertente. Grazie per essere passata a salutarci anche stavolta, sei sempre molto carina con noi.

    @el_gae: ma sai che non lo sapevo? Da ciò che scrivi ne deduco che il libro non fosse un granché… Forse è per questo che Doyle è più conosciuto come autore per bambini. Colorado? Oddio, non me ne parlare. Anche se ultimamente anche Zelig, che adoravo, secondo me ha perso parecchi punti.

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  10. Roddy Doyle non è solo uno scrittore per ragazzi: È l’autore di The Commitments (caso raro, però, di film più riuscito del libro).
    Detto questo, sulla comicità di cui dicevi: ci sono cose che ci fanno ridere da bambini (tipo Stanlio ed Ollio) ma da cui, spero sempre si dovrebbe evolvere. Poi guardi 5 minuti di Colorado e ti vengono i dubbi.

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  11. Più ti leggo e più credo che io e nanetto abbiamo molte cose in comune con voi..prima di tutto pure io odio Mister Bean e Jim Carrey e non mi fanno proprio ridere e odio le battute volgari..poi amiamo leggere insieme, e questo ridarelli già mi fa ridere così. Sana evasione, giusto ogni tanto ci vuole.
    Ciao

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  12. Questo va subito al grandicello per Natale 😉 Faccio un giro in italia tra poco, con conseguente massiccio acquisto di libri!

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