Il genitore migliore

Gloria aveva scritto un post su questo argomento sul suo blog “Alchimista in libertà” e ne ero rimasta molto colpita, perchè mi ero trovata ad affrontare gli stessi pensieri pochi giorni prima.
Avevo da poco fatto una di quelle scene bruttissime “qui faccio tutto io, tu che ne sai, non ho mai un sostegno, non ti interessi di niente“… insomma, una di quelle scene che, già per il fatto che si usano parole un po’ insignificanti, come “tutto”, “mai”, “niente”, ti si dovrebbe accendere nel cervello un campanello d’allarme che avverte che te ne stai andando per sentieri impervi e sei prossima a franare…
Mi ero sentita rispondere che la cosa peggiore è rinfacciare quello che si fa e… accidenti! Era proprio vero!
E se l’ingegnere con quattro parole riusciva ad ottenere qualcosa in più e meglio di me, non dovevamo esserne contenti un po’ tutti? Ero arrivata alle stesse riflessioni di Gloria, quando me le sono trovate scritte lì, sul suo blog. E allora ho capito che mi sarebbe proprio piaciuta una rielaborazione di quel post qui da noi.
Perchè “mamme cattive” lo siamo un po’ tutte e invece di “papà cattivi” ce ne sono in giro un po’ meno. Ma se siamo una squadra, quando uno ha successo, l’altro deve capire che quello è un successo comune. Ok, la divisione perfetta dei ruoli sarebbe diversa, ma prendiamo almeno quello che funziona.

In una famiglia a volte capita di tirare le somme. E a volte le somme sono proprio matematiche.
Io mi alzo alle 6.30 per avere il tempo di prepararmi, svegliare il figlio, dare la colazione a tutta la famiglia.
Io accompagno il figlio a scuola.
Io lo vado a riprendere all’uscita.
Io lo accompagno all’attività sportiva.
Io preparo la cena e sparecchio e riordino.
Io convinco il maschietto a mantenere una igiene personale accettabile.
Io lo metto a dormire la sera.
Io lo aiuto a fare i compiti.
Il marito fa capolino sporadicamente in queste mansioni.
Ergo IO sono il genitore migliore.

Questo se le persone fossero delle macchine. Ma i nostri figli sono esseri umani che provano emozioni, a volte molto discordanti dai calcoli matematici.
Così spesso mi ritrovo più nel ruolo di “matrigna cattiva” che di mamma buona, mentre il padre diventa l’eroe in quei momenti che trova da dedicare al figlio.
Quando lui lo accompagna a scuola, il figlio scatta come una molla, io lo devo trascinare di peso (e non è una metafora) . Quando lui lo aiuta nei compiti tutto fila liscio, mentre io fatico a mantenere una calma zen. Quando lui gli dice di andare a lavarsi resta in bagno mezz’ora, mentre io devo controllare che non faccia finta di lavarsi.
Però papà è quello bravo. Ma che cavolo!

Ci ho lottato per anni con questi conti che non tornavano e, diciamoci la verità, davo la colpa a mio marito. Perchè non poteva essere ogni tanto lui quello cattivo? Perchè non poteva passare più tempo col figlio per cercare di pareggiare la bilancia? Quando una vede che dedica, volente o nolente, tutta la sua giornata al figlio, l’ultima cosa che si vuol sentire dire è “Mamma sei cattiva!”

[quote]Poi ho smesso di sentirmi a credito. Perchè tanto non si vince a guardare così la tua vita. Ci si rovina il fegato e, a volte, il rapporto di coppia. Siamo quelle che lavorano di più e sono meno ricompensate in termini di soldi e di riconoscenza. Almeno per ora.
Mio figlio ha 8 anni, devo proprio pensare che sarò cattiva per sempre ai suoi occhi? Non credo.
Ho scelto di smettere di tirare le somme. Ho scelto di chiudere le orecchie quando mio figlio dice che sono cattiva. Non è vero, lo so. Lo è per lui in quel momento, ma non è vero. Non la prendo più sul personale. E’ un suo sfogo di frustrazione e nulla più. Certo, ci sono dei limiti, mica gli permetto di insultarmi e comunque lui non li supera mai.

[quote1]Quando è felice perchè papà è andato a prenderlo a scuola sorrido con lui. Quando finisce i compiti in fretta e senza lamentarsi lo lodo. E soprattuto lodo il papà. Voi avreste voglia di fare qualcosa se poi vi viene sempre rinfacciato che non lo fate abbastanza? Io no.
Ho scelto di cambiare i miei conti. Anzi, sono felice quando il papà si relaziona col pargolo, anche se solo poche ore alla settimana. Perchè vuol dire che io sono libera di leggermi un libro, telefonare alle amiche, guardarmi un telefilm in pace. Forse arriverà un giorno in cui i ruoli saranno invertiti e il papà dovrà occuparsi di più del figlio. E se anche non arrivasse quel giorno non avrebbe importanza. Io so quel che faccio e qual che valgo. So che mio figlio sta crescendo bene perchè in famiglia ci sono più sorrisi che borbottii. A me basta per pareggiare i conti.

A volte è sufficiente leggere tra le righe per capire se davvero è l’altro il genitore migliore agli occhi dei nostri figli.
Mio figlio raccoglie le margherite nel giardino della scuola per darmele quando lo vado a prendere. Per il padre non ha questi slanci. Sono davvero io quella cattiva?

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31 thoughts on “Il genitore migliore”

  1. Questo post mi ha fatto riflettere sulla mia personale situazione:
    per questioni pratiche e di lavoro io sono il genitore che sta più tempo con nostro figlio; quando però papà c’è non gioca soltanto: porta all’asilo, lo lava (anzi devo dire che sono rare le volte che lo lavo io), prepara la colazione (per tutti me compresa) e lo mette a nanna… la storia la vuole letta da me perché io drammatizzo il racconto papà no….ma è solo questione di stile. Di notte chiama lui, perché sa che è il più celere a reagire… E su tutto ciò non ho niente da ridire perché non cambierei la mia vita con quella di mio marito (non credo reggerei il ritmo), lui ha più pazienza di me e fa le cose in modo differente com’è naturale che sia. Tuttavia, io rimango quella più rigida e severa, credo sia questione di natura… A casa nostra nessuno è particolarmente attaccato alla routine o intransigente con gli orari fissi, anzi il Tato è allergico ad entrambi, però esistono dei limiti che io cerco di non oltrepassare, mentre mio marito è più lasco e io a volte sbarello un po’… Però non noto una grande differenza di comportamento nei miei confronti o in quelli del padre. Con me litiga di più perché ci sta di più e perchè ho meno pazienza ma questo a prescindere.
    @Monica: il tuo commento, come dice qualcuno, è in controtendenza. Non voglio entrare nel merito, perché ovviamenteogni situazione è a sé e ognuno deve trovare un equilibrio che lo faccia vivere bene, però provocatoriamente dico: se le parti fossero invertite in Italia qualcuno si scandalizzerebbe? Ti lascio un in bocca al lupo e l’augurio che tu riesca a raggiungere un bilanciamento maggiormente soddisfacente per le tue esigenze.

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  2. @monica:ho letto davvero con molto interesse il tuo commento, perchè si pone in controtendenza , direi , con quanto spesso succede alle madri d’Italia.
    Se è vero infatti che la professione può dare molte soddisfazioni, non può essere nemmeno l’unico campo in cui una persona si esprime. Quando leggo che molte donne sono costrette ad abbandonare la carriera per il lavoro, io credo tante lo facciano a ragion veduta.
    Non si tratta di avere più servizi perchè qualcuno(qualcun’altro) accudisca i nostri figli, ma di avere più tempo da passare con loro.
    Tu che hai vicino un partner che è un ottimo padre ti senti comunque un po’ defraudata.
    Credo che molti padri che lavorano fino a tardi provino le stesse frustrazioni.
    Forse i ritmi di lavoro dovrebbero essere più compatibili con un’esistenza “libera e dignitosa”. 10 ore al giorno sono davvero tante.Mi ha molto colpito un commento di mammaamsterdam in cui diceva che ad Amsterdam (mi correggerà se sbaglio) pochi bambini stanno al nido per l’intera settimana lavorativa, anche se i servizi forniti sono eccellenti. Forse ci sono altri modi, e altri sistemi di vita cui bisognerebbe aspirare.
    E bisognerebbe che nella coppia ci fosse più bilanciamento, anche professionalmente parlando. Ti auguro che tuo marito possa trovare un lavoro che consenta a te di lavorare un po’ meno.

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  3. Porto il mio esempio, contrario alla maggior parte delle mamme.
    A casa nostra mio marito è il “genitore migliore”. Su questo non ho dubbi. E’ molto presente, ha pazienza, non è apprensivo e non si arrabbia mai. Inoltre gioca moltissimo con nostra figlia, la accompagna all’asilo, va a parlare con le maestre, partecipa alle feste e alle riunioni. Lui è un ottimo papà. Mentre lui fa tutte queste cose, io sono in ufficio lontano un’ora da casa, a lavorare per 10 ore al giorno, a spaccarmi la testa con mille responsabilità e problemi, e non perchè sono un’ambiziosa donna in carriera, ma perchè mio marito sarà pure un ottimo papà, ma ha sempre fatto scelte lavorative estremamente egoistiche e non è in grado con il suo “pseudo” lavoro di mantenere nemmeno se stesso. Però in compenso può permettersi di fare cosa vuole tutto il giorno. In passato l’ho sempre sostenuto e stimolato a perseguire i suoi sogni, ora vedo che professionalmente ha fallito ma nonostante ciò la sua vita è qualitativamente migliore della mia, io sono completamente assorbita dal lavoro esterno e dal lavoro in casa (ovviamente non possiamo permetterci aiuti e il papà perfetto in casa muove un dito solo se ci sono io a coordinarlo) e non ho davvero mai tempo da dedicare a mia figlia. Per carità, è importante la qualità del tempo che passo con lei, faccio i salti mortali, ma rimane il fatto che a casa nostra non c’è equilibrio fra le parti, e io sono sfinita per compensare le mancanze di mio marito. Sono contenta che si occupi di mia figlia, ma mi sto chiedendo se sia giusto che lo faccia a mio scapito, è tanto bello avere una vita comoda quando c’è chi tribola al posto tuo, no?
    Io ho iniziato a lavorare per soddisfazione personale, poi a poco a poco ho avuto sempre più responsabilità, e si arriva ad un certo punto in cui non è facile dire di no, soprattutto se su di me pesa tutta la responsabilità economica della mia famiglia. Sto cercando un altro lavoro, ma per ora non posso rischiare in alcun modo. Ho rancore nei confronti di mio marito, non si tratta di un caso di disoccupazione come ormai è frequente, lui per decine di anni ha sempre fatto scelte sbagliate, a volte accampando scuse, a volte prendendosi fregature, ormai è passato il tempo della comprensione, gliene ho parlato, lui ha capito il mio stato d’animo, sta cercando lavoro da parecchio tempo, ma per età, esperienza e capacità, per ora non ha ancora risolto. Chiedo scusa per lo sfogo, forse sono andata fuori tema. Non me ne frega niente dei soldi, vorrei solo poter avere una vita migliore, mi manca mia figlia, mi mancano tantissime cose quotidiane che vorrei fare con lei, odio le pressioni derivanti dal mio lavoro e vorrei avere anche io, prima o poi, la possibilità di scegliere.

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  4. Mia figlia è strana. Non passa molto tempo con suo padre, per via del lavoro. Vero è che, almeno, ogni mattina l’accompagna a scuola. E lui si svegliava di notte quando era più piccola. Ma insomma, è con me che si instaura la routine del quotidiano. L’eccezionalità penalizza mio marito nel rapporto con sua figlia, invece di renderlo speciale. Lui lo sa, che con mia figlia, più ci stai insieme e più la conquisti. Così per il momento tra me e lei c’è una certa complicità che ci lega nella vita quotidiana.
    Mi sono chiesta se il fatto di essere soddifatta del rapporto con mia figlia dipenda dal fatto che, non avendone altri ho meno impegni e sono effettivamente meno stanca. Può darsi. Anche se
    non è sempre stato così e i primi anni ho avuto i miei bei momenti di scoramento.Nel mio caso il contatto quotidiano è vincente e me la godo fin che dura..

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  5. chiara ha aperto una prospettiva che poi è quella che mi salva dallo sclero spesso e volentieri: alla fine il loro papà piace anche a me e dunque io sono contenta che loro siano legati a lui, che lo cerchino e che siano contenti e più tranquilli quando lui c’è e anche che lui riesca a consegnare a loro la parte migliore di sè. quindi in un certo senso agevolo l’idolatria per il papà. tanto c’è sempre tempo per i ridimensionamenti :)!! (durante l’adolescenza ad es.). forse è anche che a me è un pò mancata questa figura di papà magico o disordinato o affettuoso e quindi vedere che loro stabiliscono un legame esclusivo dal quale qualche volta io vengo estromessa perchè appunto faccio la parte della cattiva, mi va bene. i conti con lui poi sono tutto un altro capitolo ..:)

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  6. Io l’ultimo sbrocco l’ho avuto nel cuore della notte, circa 48 ore fa. Lo avevo anche avvertito per telefono: “Ci ho messo una vita a convincerla a dormire nel suo letto, non ne posso più di calci in faccia, ti prego: quando torni non ti fare infinocchiare”. Morale? Al’una di notte ho aperto gli occhi per vederli fare il passo da Pantera Rosa per infilarsi insieme nel lettone. Con il sonno che mi aveva disattivato ogni filtro, gliene ho dette di tutti i colori. E me ne sono andata a dormire sul divano. Dopo dieci minuti la Guerrigliera è venuta a richiamarmi, assicurandomi che sarebbe tornata al suo posto (cosa che ha fatto). Però, ripensandoci, che magia mettersi a giocare alla Pantera Rosa nel cuore della notte. Razionalmente lo so che è inutile recriminare. Va così e lui si vive meravigliosamente l’eccezionalità della sua presenza. Non posso neanche dirgli che in caso di necessità non se la sa gestire. Lo fa con anarchia, ma non lo turba affatto. Oggi li guardavo che giocavano a Biancaneve e il Principe Azzurro (“Papà, sbrigati a fare la doccia che mi devi sposare”) e, a dirla tutta, ho avuto una punta di nostalgia per quando le sue migliori trovate magiche e incongrue erano solo per me.

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  7. Guarda che di quelle corone ne abbiamo una a testa, solo che l’ing. l’ha portata in testa per un giorno intero, con la massima nonchalance… Certo, lui è quello bravo!!! 🙂

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    • Anche da noi io faccio la parte del poliziotto cattivo e il padre di quello buono. Però io non ce la faccio a prenderla con molta filosofia, ad esempio quando io li ho lavati, impigiamati, calmati, pronti per dormire e lui gli deve leggere la storia, nel mio piano questo dovrebbe avvenire in camera, con luce bassa, e atmosfera rilassata. Poi però lui inizia a giocarci al leone che attacca le prede oppure a fare e capriole, e tutti i miei sforzi per creare l’atmosfera giusta vengono vanificati nel giro di 10 minuti. Poi io entro in stanza, faccio lo sguardo severo, e lui dice “ok, ora basta, ha ragione mamma, mettiamoci tranquilli a leggere la storia” e così io passo doppiamente per quella cattiva e lui quello buono. ARGHHH!
      Ah e naturalmente il piccolo a quel punto è troppo agitato per riuscire ad addormentarsi e vuole la sua mamma. Ari- ARGHH!

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  8. Mea culpa mea culpa…anch’io sarei una di quelle che tende a misurare lo sforzo parentale “a peso”, neanche fossimo in macelleria.
    A volte per stanchezza mi scappa il commento acido, purtroppo è facile incolpare l’altro quando si è frustrati, ma non lo penso, anche perché mio marito è splendido, sta con la Piccola, mi aiuta, cucina lui…
    Però è vero che io sono la “cattiva” (ma non sono cattiva, mi disegnano così ;-)).
    E’ questione di carattere, io tendo a essere più ferma, lui è più buono e quando sente “papààààààà!” si squaglia.
    E lei lo sa, quando dico no mette su delle facce da attrice consumata per il paparino…

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  9. Io non sono totalmente in questa situazione. Nel senso che OK, dalla sveglia al ritorno a casa mi toccano le stesse mansioni che dici tu (e anch’io mi sveglio alle 6.30, per inciso). Ma, quando torno a casa, mio marito c’è e si smazza i figli insieme a me. Ciononostante, e nonostante Luca non sia il classico “papà buono”, spesso mi sento quella cattiva. Forse perché sono quella più sotto pressione (lui non ha orari da rispettare, nelle attività che fa con loro). O forse perché son proprio la più cattiva, mica detto.
    Mi fa sorridere la tua chiusura, perché per me è così da figlia: mia madre era la cattiva e mio padre il buono. Col risultato che oggi stimo decisamente più lei e mi ci trovo meglio (siamo appena tornate da una sessione di shopping in pausa pranzo).
    C’è speranza, quindi!

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