Il dolce amaro confronto tra genitori

C’è una cosa che mi colpisce molto, ultimamente, ed è quanto velocemente una domanda di confronto, tra genitori, si riveli in realtà una richiesta di conforto. Non solo, spesso questa richiesta è così urgente, da non ammettere risposte che non diano sollievo al proprio bisogno che vengono bruscamente ignorate o messe da parte con giudizi negativi.
Perché  dal confronto emerge spesso così tanta violenza e che cosa significa, questo, nelle relazioni e nelle prospettive che costruiamo per i nostri figli.

Un altro adulto sgrida nostro figlio

Mettiamo che nostro figlio sia coinvolto – con alcuni coetanei – in un evento, a cui noi non assistiamo, e che durante questo evento un adulto faccia loro presente che il loro comportamento non è adeguato. Li sgridi, più semplicemente.
Questo evento ci viene riportato dal bambino o dal ragazzo.
Conosciamo dunque il suo punto di vista. Ma prima di reagire – in base al nostro punto di vista – ci chiediamo se comprendiamo davvero il suo punto di vista? Che cosa lasciamo per scontato? Magari ci racconta l’accaduto piangendo: ma piange per la gravità della sgridata, perché l’adulto è stato sgarbato o perché si vergogna, indipendentemente dal fatto che si stesse comportando bene o male? La vergogna – in fin dei conti – ha un ruolo molto positivo nel tenere coeso un gruppo, stabilire le norme di comportamento.
Che cosa scatta, allora, quando un genitore si sente in dovere di muoversi – lancia in resta – a difendere e attaccare chi ha rimproverato suo figlio? E perché, nel confronto con altri genitori, viene scartata, col sarcasmo, il bullismo o l’indifferenza, qualunque posizione che metta in dubbio l’equazione “bimbi bravi – adulto prevaricante, bacchettone” (“ma che cosa vuole questo?”)?

Motivazioni nascoste

L’ho visto accadere, probabilmente l’ho fatto, ma da quando ho la pelle un po’ più sensibile alla violenza ho iniziato a interrogarmi su quale sia il meccanismo che muove questa aggressività, spesso lasciata latente, nella forma di una richiesta di collaborazione o di confronto su un avvenimento, già bollato come ingiusto (o giusto, a seconda della fazione in cui ci troviamo).

Un’ipotesi che ho fatto è che ci si senta così inadeguati da percepire ogni critica anche minima al comportamento di nostro figlio come un attacco a ciò che abbiamo faticosamente tenuto assieme e cercato di fare con lui.
L’altro pensiero è che ci si senta così soli e impotenti rispetto alla società e al mondo in cui viviamo da non accettare che un intervento di un altro adulto – anche che esprima valori diversi dai nostri – non sia necessariamente negativo ma anzi, occasione, per i nostri figli, di arricchirsi di comprensione nei confronti dello sguardo, dei valori e del mondo degli altri.
Forse per la mia fragilità personale, non ho difficoltà a immaginare, in chi mi parla, questa sensazione di inadeguatezza e di impotenza, ed è quasi con tenerezza che le ascolto e ne noto i confini, fatti di paura e di coscienza dei propri limiti.

Ed è in questi termini che comprendo anche la necessitá qualche volta di dire “magari la sgridata è giusta, ma io ho bisogno di leccare le mie ferite, le mie stanchezze”.

Una tristezza profonda, invece, mi assale, quando il tentativo di interpretare l’evento anche con gli occhi degli altri – della società che paga un bene, per esempio, o di un adulto con valori diversi, o semplicemente come occasione, per i bambini, di crescere anche attraverso un evento spiacevole o che li ha frustrati – viene bollato, deriso, bullizzato e catalogato con un giudizio. Non posso fare a meno di pensare che sia stata persa un’occasione per crescere, per arricchirsi. Non obbligatoriamente di andare d’accordo, ma di aprirsi gli occhi a vicenda, questo si, per camminare un po’ assieme.

Ci lamentiamo di non avere un villaggio attorno, per crescere i nostri figli, ma nei fatti, vogliamo convocare attorno a noi un coro di tifosi che applaudano ogni nostro giramenti di pancia.

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5 thoughts on “Il dolce amaro confronto tra genitori”

  1. concordo pienamente.
    anche nelle amicizie più strette con altri genitori, non manca la difficoltà a confrontarsi con sincerità (a quante richieste di confronto su criticità dei figli o della coppia sento rispondere con il silenzio o con un censorio “a noi non capita”, salvo poi scoprire che non sia vero), proprio perchè tutti si sentono iper giudicati e non fanno mai cadere la maschera della perfezione. Tutto questo è palesemente una costruzione perchè poi non un minimo di obiettività ci si rende facilmente conto che siamo tutti sulla stessa barca. Eppure…..per i più sembra impossibile ammetterlo.

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    • Grazie Prime armi , aggiungi un aspetto a cui non avevo pensato … “la maschera della perfezione”: forse è proprio questa maschera a farmi sentire così cocente l’assenza di autenticità e a percepirne la mancanza, forse per un bisogno – mio, determinato dalla mia storia – di contatto e fiducia sincera…grazie

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      • per me siì. Oddio, non mi è mai capitato ancora che un adulto sgridasse mia figlia o peggio, ma avrei molto da dire sul confronto sincero tra genitori, che manca. Difenderli a tutti i costi davanti agli altri (o dipingerli come bambini modello), spesso non è che un modo di auto-rappresentare sè stessi, come genitori e adulti perfetti.

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    • @Alessandra non so se sono dettate da saggezza, queste mie riflessioni, devo dirti che ci ho riversato molta amarezza: i miei figli sono ancora bimbi, non così piccoli da dover stare sempre sotto la mia ala, ma neanche così grandi da poter fare tutto da soli.
      In particolare mi spiazzano le dinamiche “poveri bimbi, vengono sempre criticati” . So che ci sono i giorni in cui voglio pensarla così, so che ci sono i giorni in cui sono solo triste e stanca, ma al ventesimo mese in cui un gruppo riceve delle critiche mi viene naturale pensare e spiegare anche a loro che forse – senza che singolarmente nessuno di loro sia un cattivo bambino – la dinamica che creano come gruppo non è delle più “educate” . Ma mi trovo sola, a proporre che forse possono esserci altre spiegazioni, che i rimproveri non possono essere solo “ingiusti” ….e a interrogarmi sul futuro…

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