Il cervello delle mamme

Definire una persona priva di occupazione fissa remunerata come disoccupata è quanto di più errato ci sia. Già la sola ricerca di un lavoro mantiene la suddetta persona occupata a leggere infiniti noiosissimi annunci di lavoro su giornali di ogni genere e pagine internet sparse per la rete, parlare con chiunque si conosca anche lontanamente del fatto che si sta cercando lavoro, telefonare, scrivere email ma soprattutto scrivere curricula vitae specifici per ogni datore di lavoro, che ormai lo sanno tutti che scrivere un unico CV per tutti non va bene.
Se la persona priva di occupazione fissa remunerata è anche una mamma, allora la cosa si complica. Ovviamente perché come al solito si hanno tante cose da fare, ma non solo per questo.
Diciamo che io ora mi trovo a scrivere il mio CV, e c’è un grosso…come definirlo…si, un buco. C’è un buco tra la mia ultima occupazione remunerata e oggi.
Il buco è ovviamente dato dalla mia gravidanza, durante la quale non ho trovato un briciolo di azienda disposta a darmi lavoro (complice anche la crisi finanziaria scoppiata proprio all’inizio della mia disoccupazione), e da questi dieci mesi di maternità, in cui sono stata a casa con il mio piccolo Pollicino.

Ecco io quel buco nel mio CV vorrei tanto riempirlo con la riga:

2009-2010 Dieci intensissimi mesi di maternità

ma non solo. Vorrei aggiungere qualcosa sulle skills imparate e affinate in questo periodo, perché penso che siano importanti per me come persona, e per il mio futuro datore di lavoro. Qualcosa sul genere:

Durante questo periodo ho imparato ad esercitare le mie doti di pazienza fino allo stremo. Ho imparato a gestire conflitti, e ad osservare le cose da punti di vista differenti. Ho affinato le mia capacità di problem solver e sono diventata un campione di multitasking. Efficienza è diventato il mio secondo nome, e lavorare a progetti un modo di vita.

Naturalmente potrei scrivere molto di più ma bisogna selezionare tra le centinaia di skills o abilità imparate durante la maternità per indicare solo quelle che possono essere appetibili al futuro datore di lavoro. Per un lavoro di tipo manageriale potrei parlare delle mie capacità di leadership. Per un lavoro in cui si tratta con clienti potrei sottolineare le capacità di ascolto e di empatia per cercare di capire le esigenze degli altri. E così via.

Tempo fa ho letto un libro molto interessante. Si chiama The Mommy Brain: How Motherhood Makes Us Smarter di Katherine Ellison.

In quel libro si sottolineano le innumerevoli capacità del cervello che vengono sviluppate durante la maternità (ma anche paternità). Conquiste dell’evoluzione che migliorano le abilità di una madre utili ad aumentare le probabilità di sopravvivenza del bambino. Skills alle quali un’azienda è così interessata da pagare spesso migliaia di euro in formazione per i propri dipendenti (ok, solo le aziende più sveglie!) ma che vengono sviluppate naturalmente e spontaneamente dalle mamme per il semplice fatto di prendersi cura dei propri figli. Questo libro mi ha fatto molto riflettere, perché spesso la maternità ci fa sentire fuori dal mondo. Si parla di cambi di priorità, di prospettive diverse, in modo negativo. E invece gli studi accuratamente riportati da Katherine Ellison, mostrano esattamente il contrario. Ossia che la maternità ci rende più intelligenti.

E allora, perché non posso scriverlo nel mio CV? Se ho imparato tutte queste cose in questo periodo di maternità, è grazie ai miei figli.
Se la maternità mi ha insegnato tanto, e ha fatto di me una persona più completa e anche una potenziale lavoratrice più competente, le aziende dovrebbero gioire nel leggere quella riga sul mio CV:

2009-2010 Dieci intensissimi mesi di maternità

Meditate aziende. Meditate.

Comprando il libro The Mommy Brain: How Motherhood Makes Us Smarterdi Katherine Ellison, usando il link in questa pagina, aiuterai questo sito a crescere. Disponibile anche su
LaFeltrinelli 
in Mondadori

Prova a leggere anche:

Previous

Gelosie e regressioni

Quando spuntano i dentini

Next

18 thoughts on “Il cervello delle mamme”

  1. Ho inserito la frase nel mio cv aggiungendo le competenze. E’ vero che un lavoro fisso gia’ ce l’ho. Ma prima o poi quel cv modificato prenderà una strada imprevista. Grazie Silvia!! 😀

    Reply
  2. D’accordissimo con quelle che é scritto e commentato qua sopra.
    Anche se mi domando com’é possibile, per dirla con la Ellison, che si diventi piú intelligenti: io dopo quasi due anni di notti interrotte e mancanza cronica di sonno, mi sento il cervello in pappa!

    Reply
  3. Ciao Serena,
    certo che tutte le volte che leggo un tuo post mi sembra che la Svezia sia ancora più lontana dall’Italia della distanza effettiva…forse sbaglio ma credo che lì la frase che vuoi inserire nel tuo cv starebbe benissimo e verrebbe capita, mentre qui al massimo ti prenderebbero per una che fa battute fuori luogo.
    Come dici tu, qui c’è ancora il concetto che se diventi mamma “rivedi le tue priorità”, come se da un giorno all’altro diventassi un’erogatrice di latte decelebrata.
    Ricordo ancora, quando da neolaureata facevo i colloqui, la fatidica domanda: “ma lei vuole dei figli?”. Ma che domanda è? Se rispondi sì non ti prendono perché ti vedono in congedo perenne a sfornare pargoli a tutto spiano, se dici di no pensano “ecco la mangiauomini carrierista, che sia gay?”…possibile che questi uomini non abbiano mogli o sorelle che lavorano?
    Mah…
    Cmq in bocca al lupo e facci sapere che reazioni suscita l’accenno alla maternità! 🙂

    Reply
  4. Ciao Serena, io veramente farei proprio così: citerei l’esperienza del blog senza specificare la maternità. In fondo nel cv si parla di lavoro! E aggiungerei nelle conoscenze informatiche (se non l’hai già fatto): conoscenza del linguaggio HTML, creazione e manutenzione di portali internet, editing e invio di newsletter, conoscenza dei principali browser di navigazione per Internet, utilizzo dei social network a scopo marketing…, approfondita conoscenza delle problematiche del web 2.0, utilizzo di banche dati di immagini, conoscenza programma fotoshop etc etc

    E poi: in bocca al lupo!

    Reply
    • @melanele in effetti questo è quello che faccio normalmente, epperò, epperò, volevo essere un po’ provocateur nell’inserire la maternità tra le esperienze lavorative, dandole una connotazione positiva, di crescita personale ma anche professionale in quanto si imparano tante cose molto utili anche in vari ambiti lavorativi. E’ evidente come dici tu che fa parte della sfera personale, e non direttamente professionale, però la provocazione ci starebbe proprio bene, perché come dice Wonderland qualche commento fa, per i datori di lavoro la maternità è in se un qualcosa di non conciliabile con la possibilità di lavorare.

      Reply
  5. mi pare una idea bella imporre nei nostri curricula tra le competenze maturate quelle che derivano dalla maternità e declinarle come si farebbe con altre competenze.
    certo sarebbe provocatorio … ma se ogni donna che è anche madre lo facesse sarebbe rivoluzionario a livello culturale: il sapere della maternità come competenza sociale, culturale, “professionale” … spendibile come un altro sapere …
    monica

    Reply
  6. Io quella riga la riempirei proprio con le parole che hai scritto!
    Imparare a fare la madre equivale ad imparare l’arte del vivere e dar vita… Quale occupazione è più formativa?

    Reply
  7. Io quella riga la riempirei proprio con le parole che hai scritto!
    Imparare a fare la madre equivale ad imparare l’arte del vivere e dar vita… Quale occuazione è più formativa?

    Reply
    • @Bilinguepergioco io sono d’accordo che abbiamo fatto moltissimo. Sono le aziende che non la pensano così. A volte tenderei a scrivere l’esperienza del blog senza esplicitare il fatto che stessi in maternità. Ma non dovrebbe essere così, perché forse proprio perché l’ho fatto mentre ero alle prese con un neonato, dovrebbe essere forse ancora più importante, evidenziando moltissime capacità. Eppure ti garantisco che persino in Svezia è un aspetto delicato. Non come in Italia, ma comunque delicato.
      Però accetto l’offerta e ti invio il mio CV in inglese. Per quello in svedese dovrò cavarmela da sola 😉

      Reply
  8. Quoto tutto, e mi ritrovo quasi lo stesso buco nel cv. All’ultimo colloquio mi è stato detto: “beh, sono SCELTE.”
    Scelte!
    Come se essere una donna realizzata ed essere madre fossero inconciliabili alternative…

    Reply
    • @Monica, Wonderland, Laura c’è proprio bisogno di una rivoluzione culturale. Forse veramente se tutte le mamme scrivessero quelle righe nel loro CV qualcosa cambierebbe. Se poi lo facesserò anche i papà la rivoluzione sarebbe ancora più forte.

      Reply
  9. Serena,

    tu vivi in Svezia, se cerchi lavoro li’ non vedo perche’ non dovresti sottolineare gli skills e le esperienze della maternita’. E’ un mondo diverso da quello Italiano, figurati se devo spiegarlo io a te…scusa.

    Comunque oltre che mamma sei anche blogger, e mettere su Genitori Crescono non e’ cosa da poco, ne’ da tacere.

    Comunque io posso dire di avere molta esperienza di CV, tra le altre cose ho fatto le selezioni per un team di altissimo livello che assumeva solo dalle migliori MBA schools del mondo, quindi se hai bisogno di una mano di’ pure. Il CV e’ davvero essenziale, ma fare un CV fatto bene e’ faticosissimo e difficilissimo, ma e’ una difficolta’ che va affrontata assolutamente e a piu’ riprese (ci vogliono diverse penose iterazioni prima di arrivare al CV definitivo).

    L.
    http://www.bilinguepergioco.com

    Reply

Leave a Reply to CloseTheDoor Cancel reply