I due (o più) volti dei bambini

due voltiDomani non dovrebbe esistere…
Così, il 6 gennaio sera, il Piccolo Jedi accoglie l’idea di tornare a scuola l’indomani.
Eh, come darti torto, piccolo mio… domani non dovrebbe esistere, sono d’accordo e so come ti senti: la fine delle vacanze l’ho sempre vissuta come una tremenda ingiustizia. Rimettersi il grembiule e tornare a scuola, è un po’ come rientrare in un ruolo. Ritrovare gli equilibri per affrontare il mondo là fuori.

In queste vacanze natalizie ho frequentato parecchi bambini e tutti, in qualche modo, mi hanno sorpreso.
C’è quello di cui i genitori ti parlano come se fosse posseduto dal demonio e poi ci passi un pomeriggio e ti sembra di essere in compagnia del piccolo Lord.
C’è quello che a scuola passa per il Derossi del libro Cuore (bello, buono, generoso, bravo, intelligente) e poi appena lo vedi ai giardinetti, sicuro di non essere sotto la sorveglianza degli adulti, prende a calci sugli stinchi la metà dei suoi amici.
C’è quello taciturno, sempre un po’ in disparte quando è nel gruppo, ma poi, se ti ci trovi a parlare, ti sembra quasi di non sentire i 30 anni di differenza d’età e ci ridi e ci scherzi e ci parli e ti diverti.
C’è quello che con mamma e papà è impostato e formale, che ti pare un collega d’ufficio un po’ scostante, e poi lo vedi a una festa che si scatena e smonta pezzo a pezzo la stanza.

E poi c’è tuo figlio, del quale almeno un milione di volte hai detto: no, non è lui, lo hanno rapito gli alieni e me ne hanno dato uno diverso… nel bene o nel male.

Ma perché i bambini sono così diversi, a seconda dell’ambiente in cui sono e delle persone che li circondano?
L’esempio più evidente è la scuola: l’immagine di vostro figlio che ricavate da quello che vi dicono maestri o professori, è del tutto diversa e addirittura contrastante con quello che è in casa.
Eppure l’infanzia non dovrebbe essere il regno della spontaneità? Perché allora sembrano degli strateghi dei rapporti sociali?

La mia amica baby sitter sostiene che la differenza fondamentale sta nella presenza o meno dei genitori: la discriminante siamo noi. Di solito però lei lo intende in senso negativo…
Forse dovremmo riflettere sul fatto che nessuno, neanche il parente più stretto, possiamo conoscerlo davvero a fondo: ci sarà sempre un aspetto che non conosciamo, delle ore della sua vita che non condivide con noi e quindi degli spazi per noi inesplorati. Questo è vero anche per i figli e lo è soprattutto in quell’ambiente per noi inaccessibile che è la scuola o il gruppo di amici.

Ma allora sono “veri” quando stanno a casa o quando sono con gli amici o a scuola? Quale è la loro vera personalità?
I bambini hanno una vita pubblica fin dalla più tenera età: vanno all’asilo, frequentano coetanei già dai primi mesi di vita, si espongono al mondo esterno, anche molto prima che in epoche passate.
La caratteristica tipica dell’animale umano è la capacità di adattamento agli ambienti diversi. Casa e scuola sono ambienti molto diversi. Di solito a casa la competizione non c’è o è già risolta in schemi definiti (tra fratelli, per esempio). Di solito a scuola l’attenzione esclusiva di qualcuno è difficile averla. Di solito in uno dei due ambienti (ma non è detto che sia sempre lo stesso) si sente di dover dimostrare qualcosa, che non è richiesto nell’altro. E i bambini sono più adattabili e fluttuanti degli adulti, perché meno rigidi nei comportamenti, quindi tendono a passare da uno “stato” all’altro in modo rapido e naturale.

Tutto sta nell’accettare che i nostri figli, anche piccoli, hanno una vita al di fuori di noi genitori e della famiglia. E la gestiscono in un modo che a noi non è conosciuto e conoscibile in modo diretto, ma ci viene solo riportato (e non sempre).
Quando ci dipingono l’immagine di nostro figlio come un alieno, per noi irriconoscibile, non mettiamoci sulla difensiva, non opponiamo subito un deciso “Mio figlio? Impossibile!!“. Impariamo a prendere ogni informazione su queste “altre persone” che sono i nostri figli come un arricchimento della nostra conoscenza di loro.
Ne possiamo scoprire nuovi difetti e nuovi pregi, a noi sconosciuti, nuove capacità e nuovi limiti, che neanche immaginavamo. Conoscerli per come sono realmente, dovrebbe interessarci, no?

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11 thoughts on “I due (o più) volti dei bambini”

  1. @Anna: bellissimo l’esempio! Ci pensero’ alla prossima cena delirante con il commento dei nonni che ti ronza nella testa: da noi sta seduta tranquilla per mezz’ora!
    Invece con me 5 min se va bene!
    Diamante mio ma ogni tanto qualche sfaccettatura brillante anche x noi, no?
    Cmq che bello scoprire che gia a un anno e mezzo sono gia delle personcine cosi ricche! E che bello poterli scoprire e seguire in queste evoluzioni.

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  2. @Lorenza pensa che io invece a scuola ero considerata una secchiona e a casa una scansafatiche. Non ne sono ancora uscita 🙂

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  3. @Marzia, il paragone di tuo figlio con un diamante dalle molte sfaccettature è veramente bellissimo!
    Credo che sia nella nostra natura tentare di classificare le persone (io per prima, lo ammetto), d’altra parte è più facile ragionare per categorie e schemi impostati.
    Questo vale sia per i bambini che per gli adulti, nel bene e nel male a qualunque età se ti attaccano un’etichetta è difficile far cambiare idea alla gente…
    Ricordo che da adolescente questa cosa mi rattristava molto, a scuola dagli amici ero classificata come la secchiona simpatica. Io mi sentivo stretta in quel ruolo e aspettavo l’estate per andare all’estero e conoscere persone nuove, e scoprivo che in quel contesto di me pensavano tutt’altro.
    Spero di riuscire anch’io con i miei figli a non “inscatolarli”.

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  4. Anna sai che l’immagine del rutto libero in salotto rende veramente l’idea?! Sono molto d’accordo con l’idea che la personalità abbia multiple sfaccettature, d’altronde ci sono state diverse occasioni in cui personalmente ho sperimentato degli aspetti di me che non sospettavo e sono state esclusivamente le circostanze a farle venire fuori. Insomma non mi aspetto di conoscere mia figlia più di quanto io possa conoscere me stessa.

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  5. bel post, grazie (soprattutto l’accettare che i nostri figli abbiano una loro vita, e che non possiamo sapere tutto di loro come quando avevano pochi mesi, che potevi dire anche quante volte avevno sbattuto le palpebre)! la classica frase di mia suocera quando vado a prenderli è: ma sono stati degli angeli fino ad adesso!!! anche secondo me con i genitori “danno il peggio” (passatemela), come quando ti chiudi dietro la porta di casa, ti tolgi le scarpe, ti metti sbragato e magari molli un bel rutto! (:

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  6. No, decisamente due volti non mi bastano per l’alieno 😉
    Nel nostro caso sappiamo bene che ogni contesto regala un aspetto mooolto diverso di nostro figlio, spesso in totale e apparente contraddizione. Nessuno lo ha ancora visto nella sua completezza, tanto da depistare genitori, insegnanti, medici … lui sì è un campione del trasformismo!
    A me piace da matti raccogliere ogni pezzetto, ogni racconto, ogni impressione perché il mio diamante è più bello se lo guardo in ogni sua sfaccettatura.

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  7. Mia figlia, non vedeva l’ora di tornare a scuola!
    Da scuola,in compenso, me la rappresentano, con un forte attaccamento alla madre!
    Comunuque tutti siamo puzzle, per fortuna, ma io sono sicura, che per quanto complessi, ognuno di noi, ha una “natura” predominante che si esercita di continuo in infinite sfaccettature.

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  8. Hahahahaha! Rido perchè quando mi hanno dipinto TopaGigia come un’aliena (sia da come è a casa sia da come veniva dipinta alla vecchia scuola) la mia reazione non è stata “impossibile!” ma “perchè cavolo non me l’avete detto prima?” che ormai si era a ridosso di natale.
    Comunque secondo me il nostro “vero” figlio è proprio la somma di questi tanti pezzi, non un pezzo dominante. E’ un puzzle, e più pezzi ha più cose ha potuto provare e in più cose si è potuto inserire e mettere socialmente alla prova. A volte questi pezzi hanno bisogno di bilanciarsi a vicenda (tranquillissimo a scuola e tornado in casa o viceversa), altre sono più coerenti, ma anche questo fa parte della singola personalità.

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  9. Post illuminante. Mi hai fatto ricordare che in principio anch’io ero una delle tante mamme che ricevuto un invito a casa di amici e parenti, rispondevo ” si grazie, ma nascondete penne, pennarelli e pennelli”. Per poi scoprire che erano attirati solo dalle pareti di casa nostra, mentre fuori facevano concorrenza al piccolo lord. E quindi ora non dico proprio più niente. In generale non mi metto sulla difensiva, ma dipende molto dall’interlocutore. Se si tratta di insegnanti mi va benissimo!

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  10. Lassamo perde, va. Riconosco tutto e, a volte, mi sconforto. Ma sono anche supermegaorgogliosa dei miei due alieni, specie ieri al parco giochi con Orsetto mio che era in fase di supercoccola e mammitudine e ha persino deciso di farsi un paio di montagne russe, a occhi chiusi e abbracciato, ma insomma, le ha fatte e gli sono persino piaciute.

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  11. Invece boy one sta contando i giorni da Natale (domani è scuola mamma? Si,domani. Yesssssss bring it on!!!!!!). Della serie come far venire i complessi di colpa ad una madre.

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