I bambini giocano nei cortili condominiali

A Milano la giunta comunale ha approvato una delibera per “affermare il valore del gioco“, con la quale si modifica il regolamento di polizia urbana, rendendo impossibile stabilire per regolamento condominiale il divieto di giocare nei cortili.
A Milano, dunque, dopo l’approvazione definitiva del consiglio comunale, nei cortili condominiali i bambini potranno giocare e le eventuali norme di regolamento condominiale contrarie dovranno essere adeguate. Se le assemblee condominiali non adegueranno il regolamento contrario, ogni singolo condomino potrà fare ricorso al TAR.
Il provvedimento è stato voluto dall’assessore al tempo libero Chiara Bisconti che, traggo da un articolo di Repubblica, lo ha pensato in una prospettiva più ampia del semplice gioco nel cortile condominiale: “La giunta ha così voluto riconoscere i bambini come portatori di diritti, affermando il valore del gioco. I bambini sono stati fino a oggi solo ‘oggetto di tutela’, ci si è preoccupati solo della loro incolumità, mentre noi vogliamo che sia riconosciuto il loro diritto a essere protagonisti“.
Non solo, l’assessore (che, guarda un po’, è una donna di 44 anni con 3 figli che, nella sua attività lavorativa in una multinazionale si è sempre occupata di conciliazione lavoro-famiglia) invita a cogliere gli aspetti positivi del provvedimento sulla “conciliazione dei tempi vita-lavoro“, pensando ai genitori che lavorano da casa e che possono ritagliarsi qualche ora di tranquillità domestica per lavorare anche quando i bambini non sono a scuola.

Roma, in questo senso, è una realtà molto variegata e la situazione cambia da quartiere a quartiere.
Dal balcone di casa mia vedo il complesso del civico accanto: è il più bel condominio della zona, sei palazzine in cortina con un meraviglioso giardino condominiale, con vialetti, aiuole e praticello. Ho sempre pensato che sarebbe stato bello avere una casa lì, perchè i bambini del condominio chissà come giocano insieme, fanno amicizia e magari i genitori si danno una mano a buttarci un occhio. Però dal mio balcone non ho mai visto bambini giocare… Pensavo a genitori iperprotettivi, poi mi hanno detto che è vietato giocare nel giardino condominiale. Me ne sono stupita molto: ma cosa ci fai con un giardino condominiale se praticamente non puoi starci? Serve solo a rendere l’immobile “di rappresentanza”?
Al contrario, nella zona dove ho lo studio, le regole sono del tutto diverse: ci sono diverse famiglie con bambini piccoli e in molti condomini ci si è addirittura organizzati con un piccolo parco giochi. A me capita di lavorare con i bambini sotto la finestra che usano l’ingresso dei garage come porta da calcio per tirare i rigori. Sarei più contenta se non gridassero troppo, ma in fondo, con tutte le attività extrascolastiche che hanno, non succede spessissimo e va bene così.

Roma è piena di palazzi con i cortili condominiali, più o meno belli ed ameni, ma comunque presenti, e credo che il loro utilizzo potrebbe essere una forma molto positiva di condivisione e di socializzazione. Non solo per i bambini, ma per tutta la famiglia. Con una buona organizzazione del cortile condominiale, si potrebbero evitare anche tanti costosi centri estivi, magari dividendo la spesa di qualche attrezzatura e, perchè no, quando la scuola è chiusa, anche di una persona che dia loro un’occhiata (una baby sitter condominiale, insomma).

Sicuramente uno dei grandi ostacoli è la litigiosità condominiale fin troppo diffusa nel nostro Paese. Immagino che questo provvedimento milanese sarà fonte di accese discussioni nelle assemblee condominiali: i condomini senza figli storceranno il naso, ci si lamenterà dei rumori e dei piccoli danneggiamenti (veri o presunti), si vorranno far valere i regolamenti condominiali impeditivi (tanto chi vuoi che ricorra al TAR, con un contributo unificato minimo di € 500, per una cosa del genere!)
Il rispetto degli orari di riposo (che ancora prevedono la fascia postprandiale, ma mi piacerebbe sapere chi riposa più alle due del pomeriggio) deve essere comunque salvaguardato. E ci vuole anche molta attenzione per i beni comuni: tutti dovrebbero tener presenti che gli spazi condominiali devono essere rispettati e curati da ciascuno come propri e non trattati come qualcosa di altrui a cui altri devono pensare.
Insomma, il provvedimento mi piace e nelle mani giuste potrebbe diventare un ottimo incentivo a lasciare le case, le consolle di videogiochi e le attività organizzate e costose per riscoprire gli amichetti del palazzo e la famiglia del piano di sotto. Per stringere legami e per vivere la città, anche nei quartieri più difficili, in maggior sicurezza.
Però, perchè funzioni, ci vuole tanto senso civico e voglia di condividere.
E io temo che la loro mancanza sia un male nazionale…
Bambini, riprendetevi i cortili e dateci il buon esempio!

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14 thoughts on “I bambini giocano nei cortili condominiali”

  1. Bella riflessione! Pensa che avevo proprio appena scritto un post per raccontare i miei ultimi 3 anni in uno splendido condominio con giardino sotto casa http://www.whymum.it/c-35353-Vita-Da-Condominio
    Da poco vivo fuori Milano e qui e’ molto piu’ facile vivere gli spazi. Il giardino condominiale sotto casa e’ una risorsa enorme per i bambini e per le mamme. Alcuni condomini si lamentano comunque che l’erba si rovini, ma dove possono giocare i nostri bimbi? Io a Milano vivevo in oratorio da piccola…l’unico spazio decente nella zona e comunque fatto tutto di cemento. Se ci sono spazi comuni perche’ non sfruttarli per stare insieme? Perche’ oggi alla gente non interessa nulla socializzare e fare amicizia con i propri vicini di casa? Si pensa solo a litigare su ogni minima cosa. Noi abbiamo una guerra in atto con i vicini sotto, gli unici del palazzo senza figli. Vorrebbero vivere senza il minimo rumore, ma allora la soluzione e’ solo la casa indipendente. I condomini secondo me non devono essere perfetti, ma vissuti, condivisi. Adesso che sto per lasciarlo per andare in America sono molto dispiaciuta anche per i miei bimbi proprio perche’ perdiamo questo facilissimo e prezioso luogo di socializzazione sotto casa.

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  2. anche io da piccola vivevo in un complesso di 4 condomini con un bel giardino con una parte di vialetto e prato e piante poco calpestabile (e qualche anziano condomino si lamentava se ci correvamo sopra) e una parte adibita proprio a noi bambini/ragazzi con uno scivolo, un prato (che diventava all’occorrenza campo da calcio, pallavolo ecc) e una sabbionaia. Eravamo una dicreta combricola di bambini a cui poi si univano altri bambini di case vicine… d’estate la sera certe giocate a nascondino!!!!
    Ora però mi sono accorta, quando cercavo casa x sposarmi, che le nuove costruzioni non han più questi spazi comuni, ma si tende ad attribuire il giardino agli appartamenti a piano terra (così lo fai pagare). Così chi compra la casa a piano terra ha il suo bel giardinetto transennato, e chi è sopra ha il suo terrazzino e deve pure stare attendo a non sbricciolare sotto nel giardino altrui!
    Sta cosa sinceramente non mi fa impazzire.
    Dove sono io èuna vecchia “corte” ristrutturata, dove c’è uno spazio comune, e dei piccolo spazi verdi non recintati di proprietà di chi abita a piano terra. I miei figli la sera mentro preparo cena vanno spesso a giocare in cortile, per ora non si è ancora lamentato nessuno… speriamo bene! Ah sono gli unici bambini del complesso.

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  3. da piccola vivevo in un enorme condomoìinio popolare alle porte di cologno monzese. erano gli anni 70, le mamme erano a casa e noi giù in cortile tutto il pomeriggio senza che nessuno ci controllasse ma solo le mamme che ogni tanto ci guardavano dall’altro. ok c’erano anche le portinaie delle varie scale, i negozianti, e un occhio sicuramente qualcuno ce lo dava.
    nell’adolescenza ho vissuto in un altro enorme quartiere in periferia a roma. erano gli anni 80 e stavamo comunque giù in cortile o al muretto o nel cortile del palazzo vicino o degli amici. tornavamo quando faceva buio dopo aver giocato tutto il pomeriggio. quando invece sono tornata a milano, quasi centro, il cortile c’era ma era vietato. noi scendevamo lo stesso ma tuttti protestavano. non si potevano nemmeno tenere le biciclette. ora che abito sempre in centro a milano ma da un’altra parte non ho più nemmeno il cortile. in quello di mia suocera è vietato tutto e anche se per caso inciampi e tocchi il prato ti fanno a pezzi.
    per come la vedo io è più facile nei quartieri popolari che i bambini abbiano spazio e in quelli non proprio in centro dove magari c’è più spazio. oppure in palazzi di nuova concezione magari pensati apposta.
    ma li lasceremmo i nostri bambini giù tutto il pomeriggio come stavamo noi? ci vorrebbe impegno da parte di tutti e un nuovo modo (o antico?) di vedere le cose. diventerebbe una cosa “social” ma ad esempio nel mio condominio non penso sarebbero molto dell’idea, ognuno si fa i fatti suoi e via. e aggiungo che i miei sono gli unici bambini del palazzo. e comunque a loro un cortile non dispiacerebbe affatto!!! dovrebbero inserirlo come clausola ai diritti dei bambini: ogni bambino ha diritto di avere un cortile dove giocare liberamente con gli altri bambini!

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  4. a me sembra un provvedimento bellissimo. Viviamo in un palazzo in cui vive tutta una grande famiglia, quella di mio marito, con un discreto cortile e dove finora non ci sono stati grandi problemi per le mie bimbe a farsi qualche giro in cirtile con la bicicletta. Per me è rilassante d’estate tornare a casa e potermene stare giù con loro prima di cena senza sobbarcarmi giri al parco pieno di zanzare e senza attivare le antenne anti pericoli. Eppoi lo vedo anche come un modo per vivere e apprezzare la “cosa comune”. Vivendo il cortile, e non semplicemente transitandoci dopo aver parcheggiato, viene ad esempio voglia di mettere un po’ più in ordine gli spazi, sistemare bene tutte le bici e magari piantare qualche fiorellino abbellendo lo spazio e la vita di tutti; sul rumore, è anche questa un’occasione per educare, ci sono giochi che si possono fare solo dopo una certa ora e comportamenti che comunque in aree comuni non sono adeguati.

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  5. ma certo, silvia, sono d’accordo con te. per completezza devo ricordare che la vicenda expo, verde verticale ecc. è una storia lunga e non è nemmeno partita con questa giunta. volevo solo dire che c’è molta strada davanti, ecco dentro e fuori di noi.

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  6. Mammame, ma quella, alla fine è edilizia per i pochi. Nei palazzi “normali” ci saranno cortili “normali” (non dappertutto ovviamente, sono in quelli più fortunati, perchè di condomini senza un centimetro di cortine ce n’è ovunque nelle città). Che si riparta un po’ da provvedimenti semplici, buoni per chi vuole e può avvalersene, non è un bene? Se c’è, godiamocelo e sfruttiamolo al meglio.
    La conciliazione può partire da piccole cose: fosse anche la nascita di relazioni interpersonali utili ad aiutarsi in modo reciproco e solidale.

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  7. Sfondi una porta aperta!!!
    Proprio in questi giorni ci è arrivata una lettera dall’amministratore del condominio (in cui mio marito ha un appartamento, affittato a una famiglia con bambini): c’erano proteste su proteste perchè i bambini hanno giocato nel (grandissimo) cortile condominiale.
    Io vorrei sapere dove dovrebbero stare i bambini d’estate.
    Tutto il giorno davanti alla tv? Chiusi in casa a impallidire quando fuori c’è un bel sole (pure troppo)?
    Dentro casa, a cercare di sfogarsi in 35 metri quadrati, mentre il babbo che lavora di notte cerca di dormire?
    Inoltre, proprio come dici tu, per chi lavora da casa (come me) i cortili possono essere una “salvezza”: i bambini giocano in uno spazio comunque protetto, chiuso al traffico, in cui posso buttare un occhio continuando a lavorare (o, al massimo, passando l’aspirapolvere o preparando il pranzo). Si parla tanto di conciliazione lavoro-famiglia. A volte sarebbe così semplice…

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  8. scusate, ancora una considerazione: il discorso è vasto e complesso e coinvolge un nuovo modo di concepire la città, l’urbanistica, la mobilità, un modo di concepire le pratiche di conciliazione vita-lavoro. Il fatto di approvare una delibera così è comunque un segnale della direzione in cui si vuole andare e penso sia comunque positivo. Qualche tempo fa ricordo di aver visto su report un’inchiesta interessante sui modelli alla tedesca che citava mammasterdam. I cittadini si organizzano, mettono pannelli fotovoltaici sul tetto raggiungendo la semi-indipendenza energetica a fronte di un investimento privato iniziale, in case vivibili in cui ci si organizza e si vive una certa qualità di vita. E’normale che le milanesi affermino che il cortile non sia una dimensione adeguata all’organizzazione di vita attuale: in Garibaldi hanno un enorme cantiere a cielo aperto da anni in cui si sperimenterà il “verde verticale”, per esempio, che usato come arredo urbano non sarebbe nemmeno male. In pratica a fronte della colata di cemento e della congestione di traffico sicuramente presente e probabilmente futura della viabilità in uno snodo centrale della città che si prepara all’expo, si vincono premi internazionali per aree verdi sui grattacieli (!). Che parlando di conciliazione di tempi vita –lavoro saranno senz’altro utili alla neomamma con al seguito il neonato ritirato dal nido dopo tre quarti d’ora di macchina o di metro che li frequenterà assiduamente al 18 esimo piano del grattacielo. Però si, in effetti se poi invece acquistano un loft milionario in zona, si godono uno sky line mozzafiato di Milano. Boh, naturalmente questa è solo la mia personale opinione, però mi faccio parecchie domande.

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  9. (Argh! Mammamsterdam, hai ragione! si vede che uno quando ne è fuori, rimuove! Comunque ieri ho vietato il torneo di ping pong fino alle 16, sono stata brava?)

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  10. Qui ad Amsterdam una mia amica ha un cortile condominiale solo da vedere, è un giardino bellissimo con un disegno di piante e lastroni in pietra e siccome tuttli gli appartamenti sono accessibili da balconate interne come le case di ringhiera, bello è bello e guardare lo guardi. Ma non è proprio calpestabile. solo che il palazzo sorge al centro di una piazzetta a tutto intorno sorge su pilastri, ci sono quindi queste enormi tettoie con sotto il marciapiede su cui andare in bici e giocare.

    Per il resto anche qui ci sono i quartieri di case popolari inizi 900 (piove, governo ladro, osservazione estemporanea, ma si può?) costruiti secondo il modello delle città giardino tedesche e hanno voluto riprodurre certe cose del paesino, tra cui quindi le strade piccole con un ezzetto di giardino davanti casa, dove ti metti al fresco, guardi i bambini, chiacchieri con i vicini, o altre che dal lato posteriore condividono un fazzoletto di prato. Un’ amichetta di Orso abita lì e un vicino sull’ unico albero ha costruito una casetta, in estate ci sta fissa una piscinona di quelle semigonfiabili ma grande, uno scivolino di plastica per i piccolissimi eccetera. C’ è un tale giro di bambini l`i tutti i pomeriggi, con qualche genitoire che dal suo fazzoletto di giardino tiene d’ occhio, poi ci si affacciano le cucine con il lavandino sotto la finestra, ecco, queste case popolari di una volte erano costruite per il senso di comunità.

    (Silvia, alle 2 di pomeriggio dormono i bambini piccoli, se stanno a casa, e come tu sai quell’ oretta di sonno è vitale per le povere mamme).

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  11. Non sono affatto d’accordo sul fatto che si tratti di uno stile di socializzazione inadatto ai tempi o meglio è inadatto nelle attuali condizioni. Se ci fossero le condizioni adeguate, di sicurezza, di organizzazione e di cura degli spazi, come dici tu nell’articolo, questi verrebbero utilizzati eccome, a vantaggio di tutti adulti e bambini. Come sempre si tratta però prima di tutto di un cambio di mentalità, avere uno spazio e utilizzarlo collettivamente vuol dire saper costruire una rete sociale, saper condividere, ti porto a casa il bambino io e te lo tengo un’ora , mentre tu vai a fare la spesa e domani lo fai tu per me e se lo facciamo su una scala più grande possiamo anche parlare di piccoli progetti di conciliazione vita-lavoro, eccome. Occorre una prospettiva leggermente meno individualista. Per quanto riguarda l’ opposizione per il chiasso, anche questo è vero fino ad un certo punto. Noi viviamo in un condominio in cui ci sono molti anziani. I miei figli fanno dei casini terribili certe volte, nessuno ha avuto mai niente da dire: dicono che il chiasso dei bambini tiene compagnia, abbiamo scarsa fiducia nella possibile tolleranza altrui e ci comportiamo di conseguenza. I miei figli vanno all’asilo in uno dei quartieri tradizionalmente operai. Negli anni in cui molte grandi aziende avevano lì il loro quartier generale l’ente case popolari e le aziende stesse costruivano per i loro dipendenti grandi edifici con enormi cortili condominiali, spesso recintati e attualmente muniti di altalene e scivoli in cui i bambini giocano tranquillamente. Il concetto da questo punto di vista, non era sbagliato, un concetto completamente diverso dall’isolamento in cui costringiamo a vivere i nostri figli, in cattività come i gatti domestici. Ora va molto di moda la riqualificazione di aree industriali e in cui sorgono questi villaggi nei quali in sostanza i condomini hanno la possibilità di organizzare e autogestire alcuni servizi comuni (car-sharing per esempio) con un vantaggio economico oltre che con un’attenzione all’aspetto ecologico e , non vorrei dire una scempiaggine, ma mi sembra che si prendano anche cura di alcune aree verdi aperte anche al pubblico in prossimità delle abitazioni. Teoricamente tutto bellissimo, anche se io ne ho visto solo dal di fuori e bisognerebbe capire se il modello funziona davvero vivendoci. Peccato che ancora una volta si tratti di esperimenti alla portata di pochi eletti, visto il costo delle abitazioni in questione. Scusate la lungaggine.

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  12. No, non sei tu. Noi prima vivevamo in un grosso condominio di palazzine popolari con un bel cortile, 10 palazzine con una quindicina di appartamenti ciascuna. Tutti i pomeriggi si formavano i gruppi di gioco, ovviamente divisi per età. Per i più piccoli si vedevano “sorveglianti” sedute sui muretti, qualcuna spesso faceva una scappata a casa per controllare i fornelli o stendere il bucato lasciando tranquillamente i dueenni con le altre. Non mancavano adulti affacciati alle finestre che controllavano i più grandicelli e chiaccheravano fra loro anche da una palazzina all’altra. Più che un cortile sembrava una piazza di paese. Quando tornavo a casa dal lavoro dovevo stare attenta a non prendere pallonate e a non inciampare in tricicli sparsi o a non investire pargoli sui pattini. E se avevo le borse della spesa i piccoli venivano a curiosare. Era splendido. In parte c’era il fatto che molte erano famiglie allargate residenti in appartamenti diversi, quindi c’erano stati dei micronuclei socialmente aggregativi che piano piano si erano mischiati e avevano inglobato i “solitari”. Questo al centro di Roma, tra Trastevere e Testaccio.

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  13. Su fb era in corso una conversazione sull’argomento, nella quale due amiche milanesi si dicono molto scettiche. Una perchè ritiene insicuro lasciare i bambini in cortile e perchè lo ritiene comunque inadatto al modo di vita attuale.L’altra perchè, pur avendo un bel cortile condominiale, sa che l’opposizione dei condomini sarebbe tanto agguerrita nei fatti, che non c’è delibera comunale che tenga.
    Forse mi sembra che Roma sia molto più “provinciale” in questo senso: ci sono ancora tanti cortili in cui si gioca e, anzi, nelle zone più popolari ci si riorganizza anche spontaneamente in questo senso. O sono io che ho una visione troppo rosea?

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  14. Uuuuh quanto sono d’accordo!
    Noi viviamo in un piccolo condominio con un cortiletto che in realtà è l’accesso ai box, ma TopaGigia ha fatto qualche lezione di bicicletta e monopattino qui, sfruttando l’ottima pavimentazione. E’ l’unica bambina del condominio, però. Si arrangia affacciandosi alla finestra della cucina e chiamando le bambine del palazzo accanto (7 e 1.5 anni, non proprio coetanee) per raccontarsi la giornata (immaginaria, di solito).

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