Homeschooler crescono

In Italia sta aumentando il numero di homeschooler, cioè di bambini e ragazzi in età scolare, che non frequentano le scuole tradizionali, nè pubbliche, nè private. Si tratta ancora di numeri molto limitati e non credo che l’aumento delle famiglie che decidono di occuparsi dell’istruzione dei loro figli, sia legato esclusivamente alla crisi che sicuramente la scuola italiana sta attraversando.
Più che una scelta di emergenza, mi sembra una scelta molto meditata e consapevole di partecipazione. E’ comunque vista come una scelta estrema, che solleva molti dubbi e che spesso incontra molte difficoltà.
Oggi, 15 settembre 2011, è una giornata internazionale dedicata all’educazione libera. Per questo, ci siamo fatti raccontare i motivi dell’Educazione Parentale dall’autrice di Controscuola, un sito molto attivo su questo argomento e Educazione Parentale, altro sito che sta nascendo proprio per accompagnare, anche nella soluzione delle questioni pratiche, le famiglie che vogliono avvicinarsi a questo percorso. Erika ha tre figli homeschooler e questa è la loro idea di educazione.

E’ giovedì e Thomas si alza verso le otto, sbircia fuori dalla finestra per vedere com’è il tempo e poi si dirige verso la cucina. Dopo aver salutato suo fratello e sua sorella, aiuta la mamma ad apparecchiare il tavolo per la colazione. Con grande calma mangia la sua macedonia di frutta e, una volta salutato il papà che si reca al lavoro, decide di programmare la sua giornata. Potrebbe fare esercizi di lettura e scrittura in inglese o italiano (lui è bilingue), esercitarsi in aritmetica al computer, oppure fare giardinaggio con la mamma. Le possibilità sono molte e i fratellini spesso scelgono attività artistiche coinvolgendo anche lui nell’uso di acquarelli, creta, disegno dal vero e altro ancora. Il pomeriggio è scandito da visite agli amici, uscite al parco e attività sportive di gruppo. Thomas non va a scuola, i suoi genitori hanno scelto di prendersi la piena responsabilità della sua istruzione.
In Italia infatti è legale fare Educazione Parentale o Homeschooling, questo diritto è sancito nella nostra Costituzione (art.30 e 33) ed è stato ulteriormente regolato da alcuni recenti decreti legislativi.

Ci possono essere svariate ragioni che portano le famiglie a fare questa scelta: difficoltà a trovare delle buone scuole nella propria zona, motivazioni religiose, mancanza di fiducia nel sistema scolastico, infelicità del bambino obbligato a frequentare la scuola, ma quella che trovo più valida e che più mi sta a cuore è il desiderio di crescere personalmente i propri figli, di crescere insieme a loro giorno per giorno.
Diventa più complicato spiegare come si fa Educazione Parentale, dato che ogni famiglia decide come organizzare i propri tempi e studi: vi sono alcuni che seguono il programma scolastico imitando gli orari della scuola, altri che scelgono un approccio più creativo e approfondiscono i temi affrontati con viaggi, gite e documentari, altri ancora fanno unschooling, cioè lasciano che sia il bambino a decidere cosa studiare e come. Le possibilità come vedete sono molteplici.

Personalmente ho scelto di tenere i miei figli a casa perché do grande importanza al tempo passato insieme in famiglia e le tre-quattro ore del post scuola (magari da passare a fare i compiti stanchi e sfiniti) e i weekend mi andavano stretti. Inoltre trovo che in questo modo essi possano seguire i propri ritmi, senza doversi adeguare ad altri 25 coetanei che ovviamente non avranno le medesime necessità e tempi. Mio figlio a sei anni era appassionato dei Romani e per oltre un anno li abbiamo visti, letti e impersonati, se fosse andato a scuola li avrebbe dovuti studiare in terza elementare per un mesetto o meno! Grazie all’Educazione Parentale posso affrontare argomenti che i programmi ministeriali non contemplano, posso permettere ai miei figli di immergersi totalmente in ciò che stanno studiando senza interruzioni (tipo la fine dell’ora) o distrazioni (caos delle classi). Incoraggio i miei figli ad essere padroni di loro stessi, lascio che siano loro a decidere cosa, quando e come in modo da renderli liberi e capaci di organizzarsi da soli. Permetto che stiano all’aria aperta il più possibile e che incontrino persone diverse ogni giorno, questo li rende estremamente socievoli e intraprendenti, tanto per sfatare il mito del bambino asociale sotto la campana di vetro… [quote]Vivere è per noi imparare e quindi il nostro “anno scolastico” dura 365 giorni! Io e mio marito godiamo della loro presenza ed energia, consolidiamo le fondamenta della nostra famiglia e, vivendo insieme in questo modo, li responsabilizziamo anche su un piano concreto: essi si uniscono a noi nei piccoli e grandi sforzi che servono per andare avanti in armonia. Tutti e tre mi aiutano nei mestieri di casa, mi osservano lavorare (insegno), si cimentano in cucina, si prendono cura giornalmente dei loro numerosi animali domestici, imparano i primi rudimenti di economia familiare e partecipano attivamente alla vita della nostra comunità.

Spesso osservo nei bambini una totale perdita di interesse nel conoscere, nell’esplorare, nello scoprire cose nuove. Sonnolenti trangugiano la loro colazione prima di correre sull’autobus o all’auto che dopo un percorso più o meno lungo li porterà a scuola. Nelle primarie sono spesso otto ore quelle che devono affrontare, sempre nella stessa classe e sempre con gli stessi compagni, i ritmi scanditi dal suono della campanella, manco fosse una fabbrica! Alla fine dell’anno i genitori si ritrovano in casa con dei piccoli (e poi grandi…) estranei, i fratelli di diversa età non sanno più come interagire armoniosamente tra loro dato il poco tempo condiviso e l’influenza del gruppo di amici (sovente negativa), tende a prevalere su quella della famiglia.

Oggi, 15 Settembre 2011, festeggiamo la giornata dell’Educazione Libera: questo significa poter crescere senza barriere di spazio, tempo e posizione sociale. Educazione libera significa inoltre difendere i diritti dei genitori che decidono di occuparsi della crescita dei propri figli al 100% e ampliare il concetto di educazione che non dovrebbe limitarsi a contemplare la fascia d’età 6-18 o poco più. Alla fine di Agosto si è tenuto in Spagna il primo Incontro Europeo sull’Educazione Parentale, noi abbiamo rappresentato l’Italia e abbiamo potuto discutere del futuro dell’homeschooling con i membri di numerosi Paesi EU. E’ stato un momento di grande arricchimento e incoraggiamento ad andare avanti nonostante gli ostacoli che potremmo trovare sulla nostra strada.

Per coloro che desiderano ulteriori informazioni vi consigliamo di consultare i siti Controscuola e Educazione Parentale (presto on line), sui quali è possibile trovare anche informazioni pratiche, consigli, confronti e riferimenti normativi sull’educazione parentale in Italia.

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97 thoughts on “Homeschooler crescono”

  1. Buonasera @Luciana.
    Per caso sarebbe interessata a vendere “I modi di fare scienze”?
    Lo cerco disperatamente da tempo.

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  2. Vorrei fare una domanda tecnica a chi conosce bene l’HS: dalla ‘biografia’ di una scuola bilingue sembra evincersi che sia nata come cooperativa di un gruppo di genitori che è riuscito a fare una scuola bilingue fai-da-te, mandando i bambini da una maestra bilingue. E’ così? è possibile questo e rientra sempre nell’HS?
    Grazie!

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  3. salve a tutti, sostengo erika, e sostengo al cento per cento l’HS ma pure le scuole alternative, io faccio parte di un piccolo gruppo dalle parti di lignano. mi dispiace proprio che si sprechi tempo per polemiche elettroniche, piuttosto leggete tutte voi mamme e tutti voi papà i libri della maria montessori,tanto per iniziare e poter poi trarre giudizi.se inizio a spiegarvi i ritmi naturali di un bambino e tutte le sue funzioni inconscie e psichiche non la finiamo più… saranno pesanti quei libri ma scritti negli anni 40-50 sono una rivoluzione scolastica… eppure guardate dove siamo arrivati qui in italia??? in olanda, in belgio e in austria sono avanti di 30anni rispetto a noi e ci sono piu scuole alternative che statali ancora un pò. se un genitore opta per la statale può essere comprensibile per il lato economico, le scuole montessori costano…a cortina 280euro al mese, in america 35dollari al giorno…ma mia figlia ha 5anni e mezzo, e l’altro giorno ho consegnato alla scuola il modulo per istruzione familiare, ho 25anni e un diploma piu il corso su pedagogie alternative e tutt’ora cerco di studiare ma non è facile.ma per lei lo voglio fare nonostante tutti qua mi dicono che sono fuori di testa…l’ignoranza a volte è una brutta cosa…ma altre volte va bene perchè c’è sempre qualcosa da imparare (dai nostri figli) per il lato economico, beh, non devo pagare l’affitto ne le spese perchè son con i miei ma vivo con 300euro al mese…e mangio pure molte cose bio. voler è potere. che secondo me dovrebbe essere normale che i genitori educhino i propri figli, una volta si faceva cosi. si pretende rispetto da una creatura debole e manipolabile come il bambino, mentre spesso gli adulti non danno il minimo rispetto per loro ne per gli altri. la s.statale per come la vedo io e per l’esperienza che ne ho avuto non è un aiuto, anzi è un problema in più…! compiti, giustificazioni, registri elettronici,poi competitività, voti, il bambino è un numero di un elenco. e cosi poi sul lavoro nella società. mi sembra come in matrix, avete presente gli agenti smith?tutti uguali…come soldatini… non è una visione relativa, è così che la società. non il singolo. il singolo non conta nulla se non lavora come una macchina…matrix. pillola rossa, o pillola blu? comunque ammiro pure tutte le mamme, specialmente sole che riescono a lavorare, fare tutto in casa e pure magari fare da maestre o portare in giro i figli a calcio o a danza. pensateci su tutti. la scuola manipola non educa. e sono drastica sì ma sono anni che si cerca di cambiare , tanti si lamentano ma stanno sempre lì, passivi!

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  4. P.P.S. E poi scusa Serena, ma dopo 3 settimane non devi mettere un taglio comunque? Voglio dire, bisogna fare un pò di questo e un pò di quello in ogni caso, e con uno come il Vikingo 3 settimane a volte non basterebbero per esaurire la sua… imprevedibile curiosità (o concentrazione monotematica), suppongo. E a volte soffrirebbe per 3 settimane (suppongo che sia per questo che poi non l’hai scelta, quella scuola?)… Poi ripeto, con bambini più… passivi (elastici?) sicuramente il principio steineriano si applica meglio…

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  5. @Serena, ma io ho alle medie ragazzi che continuano a farmi domande mentre si scendono le scalle alle 14.15 (da una parte meno male, dall’altra MA NON AVETE FAME???). Però di certo il Vikingo ha una personalità particolarmente… come dire… perseverante? Non pensi che la scuola dovrebbe anche cercare (nel modo più umano e gentile possibile, certo) cercare di educarlo, ovvero di portarlo ad accettare più facilmente gli input esterni? Non è maturazione anche questa? Intendo: a fare HS a un tipo come lui non pensi si finirebbe ad essergli schiavi? Per un giorno o per un mese a parlare di dinosauri? Per non parlare di Star Wars…

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    • @Barbara io infatti non ho nessuna intenzione di fare HS con lui 🙂
      A parte gli scherzi, la scuola a seconda di come è fatta, potrebbe educarlo oppure stressarlo. Potrebbe stimolarlo o soffocarlo. Potrebbe farlo sentire speciale o completamente sbagliato. Per questo ogni scelta va valutata sulla base di chi è il bambino, di chi è la famiglia che ha alla spalle, e di come funzionano le scuole che ci sono a disposizione. Ed è per questo che io non oserei mai dire ad un genitore che sceglie di fare Home Schooling che sta sbagliando, perché non posso in alcun modo essere in grado di giudicare le sue scelte, basandole necessariamente su valori o su una percezione delle cose diversi dai miei. Viceversa apprezzo la libertà intrinseca propria di un metodo come l’HS che potenzialmente potrebbe funzionare semplicemente meglio per alcuni senza nulla togliere al valore della scuola tradizionale. E per questo sono d’accordo con chi ha detto che non andrebbero viste come soluzioni in antitesi, ma come soluzioni più o meno adatte a ciascuna famiglia.
      ( si “personalità particolarmente perseverante” me lo annoto 😉 )

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  6. Scusa Serena, ma non capisco. Mi è chiaro il concetto che ci siano diversi modi di fare HS e che può anche essere più rigido della scuola tradizionale (specialmente dove questa non funziona bene) e io stessa riportavo l’esperienza dell’HS condiviso o consorziato come esempio. Non mi è chiaro però cosa intendi per interesse del bambino: se intendi un interesse momentaneo trovo il tuo discorso condivisibile, ma ripeto che ci sono realtà scolastiche dove questo approccio è già in parte attuato (il tempo libero, o l’approfondimento che si può fare a casa – io, con tutto il tempo che passavo a scuola, trovavo anche quello di chiedere di matematica ai miei genitori). Ma se al bambino interessano SOLO i numeri e non l’alfabeto per un tempo più prolungato che fai? Gli insegni a leggere a 9 anni? E questo poi non ti sposta tutto il “programma” (o forse un programma non c’è?). Ci sono tanti modi di stimolare gli interessi individuali in una classe, interessi anche passeggeri: ricordo che alle elementari noi i temi li sceglievamo e non fra una rosa proposta. La maestra diceva proprio “ora si fa un tema” e noi sceglievamo anche la traccia. Lei magari dava una controllatina dopo qualche minuto che la traccia fosse ben espressa e accettabile, ma era a scelta individuale… mi spiego?
    Sul ruolo di genitore insegnante anche nozionistico siamo perfettamente d’accordo, ci mancherebbe. Ma non trovo che questo sia in contrasto con la scuola, anzi.

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    • @Barbara io ho semplicemente presente mio figlio di anni 5 e mezzo. Lui può interrogarti per ore o giorni interi su un argomento, e non si stanca finché non lo ha sviscerato completamente. Se provi a “stimolarlo” con altro, ti ascolta (se è una giornata si) oppure non ti si fila proprio (se è una giornata no), ma non è ugualmente recettivo come per la cosa alla quale si interessa in quello specifico momento. Se è interessato ai numeri oggi, e ora, lui vuole parlare di numeri, provare a contare, fare le addizioni e le sottrazioni, e non ha nessuna voglia di smettere solo perché suona la campanella e l’ora di matematica è finita. Ecco, questo intendo per sfruttare il suo interesse. Lo stesso metodo Montessori è più flessibile sull’organizzazione del tempo (vedi il guestpost di oggi: https://genitoricrescono.com/metodo-montessori-scuola-moderna/). Per il Vikingo i periodi di interesse variano da alcuni giorni al mese intero. Non mi aspetto che ci siano bambini che si fissino per anni (ossia non vedo il rischio di non riuscire ad insegnargli a leggere fino a 9 anni per dire). Quando sono andata a parlare con la scuola Steineriana a Stoccolma, mi hanno detto che loro ad esempio lavorano su cicli di 3 settimane, quindi 3 settimane matematica, 3 svedese, eccetera eccetera, proprio perché partono dall’osservazione che i bambini si “fissano” su certi argomenti e preferiscono approfondire una cosa fino in fondo invece di cambiare argomento ogni ora. Evidentemente fare 3 settimane di matematica nella scuola primaria significa giocare con i numeri, esplorare l’aritmetica in mille modi diversi, non scrivere paginette di cifre per 3 settimane! (ok, magari era ovvio, ma per sicurezza, specifico).

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  7. Io penso semplicemente che arrivare all’HS “perche’ la scuola normale non ci piace” sia una limitazione nella scelta, e diminuisca il valore dell’HS, se e’ visto come un “ripiego” ha perso in partenza, perche’ per ogni esempio negativo ne esistono 10 positivi nella scuola (e viceversa per ogni esempio negativo di HS ne esistono 10 positivi).

    Preferisco chi dice di essere arrivati all’HS perche’ in sintonia con il loro modo di essere, che non vuol dire necessariamente la stessa cosa di “la scuola normale non ci piace”. Scegliere di vivere al mare non implica odiare la montagna e viceversa, vuol dire soltanto che c’e’ chi al mare si sente piu’ in sintonia con l’ambiente, cosa che per altri succede in montagna.

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  8. @Luciana, penso di aver capito le tue domande e ti rispondo per quello che ho capito.
    Sul rispettare le scelte altrui intendo che io sono contraria all’HS, ma non firmerei un referendum per abolirlo. Nello stesso modo, se degli amici mi chiedessero un parere, cercherei di distoglierli dall’idea. Ovvero, rispetto la scelta di chi ne è completamente convinto e mi va benissimo che ci sia questa possibilità, ma penso che non sia una scelta positiva e lo farei notare a chi mi chiedesse la mia opinione. Forse mi spiego male, ma è un pò un dare un’opinione (ove richiesta – intendo questo spazio proprio come una possibilità di dare un’opinione non giudicante) senza dare un giudizio.
    Sul ruolo dell’insegnante, ho fatto degli esempi estremi, naturalmente c’è una grossa zona grigia (tipo tutta l’educazione civica, che a mio parere va fatta a scuola E a casa) che dipende moltissimo anche dall’età dei bambini/ragazzi. Io attualmente mi rapporto con una figlia di neanche due anni e mezzo e alunni delle scuole medie, quindi le mie due fasce sono piuttosto separate :). Il mio timore di non adeguatezza nei confronti di mia figlia è ovviamente soprattutto su competenze specifiche (avrei problemi già con l’analisi logica, e forse anche prima), anche perchè sulle domande da fare alla mamma mi devo preparare comunque, visto che sono la mamma comunque. Ecco, non ho proprio voglia di ristudiarmi storia e filosofia al punto di potergliele insegnare, per esempio. Forse un genitore che ha scelto l’HS può controbattermi che non punterà tanto sulla filosofia e sceglierà altro, ma allora io penso che mia figlia possa ottenere una cultura più completa da una scuola che le offre anche un preparato insegnante di filosofia. O altro esempio forse migliore, io non ho studiato per niente diritto, e forse a lei interesserà, e come faccio? Io quello che le posso dare personalmente glielo darò comunque, sicuramente le insegnerò a usare martello e trapano (se avrà voglia di impararlo) e altre cose in cui sono brava, ma non sono brava in tutto ciò che secondo me le sarà fondamentale imparare.
    Sulla mia fortuna di aver avuto una carriera scolastica felice (entro i dovuti limiti, ovviamente, ho avuto anch’io i miei momenti bui), che posso dire? Sono d’accordo che la scuola si possa migliorare, chiaramente cercherò di scegliere – quando possibile – le scuole che ritengo migliori per la crescita e la felicità di mia figlia. Ma questo penso che lo facciamo tutti, e se lo facessimo veramente tutti, di pretendere ciò a cui i nostri figli hanno diritto, forse otterremmo qualcosa in più. Nella scuola elementare di fronte a casa mia, dopo anni di lotte alla fine i genitori hanno organizzato dei sit-in e manifestazioni sotto al ministero e hanno finalmente ottenuto la rampa di accesso per non deambulanti. Non è facile, ovvio, e ci dovrebbe essere, ovvio, ma alcune scuole sono vecchie e all’epoca non c’era il problema di far accedere una sedia a rotelle. E’ scandaloso che certe cose non arrivino di diritto, ma a volte i diritti bisogna anche pretenderli. Siamo soprattutto noi genitori che dobbiamo batterci per il mantenimento e il miglioramento della scuola, nel piccolo della nostra scuola e nel grande della nostra esperienza civica generale. Ok, qui mi tirerò addosso un sacco di commentacci, quindi mi preparo. Spero di averti risposto, Luciana.

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    • @Barbara @LGO c’è una differenza tra rispettare i tempi e gli interessi del bambino e stimolare la creatività del bambino lasciando che lui decida autonomamente a cosa dedicarsi. Qui parliamo di Home schooling e non di unschooling. Quest’ultimo sarebbe totalmente guidato dal bambino, il primo può essere condotto in vari modi a seconda di quello che sceglie il genitore. Come giustamente sottolineava @supermambanana può anche accadere che l’HS venga scelto proprio per garantire una maggiore rigidità rispetto alla scuola tradizionale, almeno in paesi in cui questo avviene (vedi UK). Il caso di Erika ovviamente è nella direzione opposta, però sottolineo veramente la differenza tra seguire l’interesse del bambino e permettergli di fare quello che vuole.
      Esempio pratico: un bambino mostra interesse per i numeri, e invece di sfruttare questo interesse, gli si risponde che ora non si studiano i numeri ma si studia l’alfabeto. Ecco magari sarebbe più efficiente permettergli di studiare proprio i numeri per sfruttare il suo interesse. Alcuni bambini passeranno pacificamente all’alfabeto, altri decideranno di non ascoltare l’alfabeto e si porranno in una posizione di rifiuto perché avevano in testa di fare altro, e allora è un’occasione sprecata. Insisto che io l’HS non lo farei, e non perché non mi sento di poter insegnare ai miei figli, anche perché ricordiamoci che la figura dell’insegnante è una figura relativamente recente e quindi questo problema del dualismo genitore-insegnante mi sembra un problema legato solo al concetto di insegnante di scuola e certamente non intrinseco nel ruolo del genitore, che invece si pone come insegnante in un sacco di ambiti e non solo educativi e comportamentali ma anche nozionistici. (mi sa che sono troppo contorta, si capisce?)

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  9. @barbara: ciao! grazie per i tuoi contributi 🙂 ma su alcune cose sono confusa perché non ho ben capito il tuo punto di vista. Permettimi di farti qualche domanda.
    Non ho capito come rispetti la scelta dell’hs se poi cercheresti di convincere degli ipotetici amici a rinunciare. La mia idea di rispetto è “parliamo pure, chiariamoci le idee, condividiamo, ma non penserei mai minimamente di convincerti di qualcosa, farti cambiare idea”, sei *tu* che cambi idea, non io che te la faccio cambiare (non so se mi sono spiegata) …
    Un’altra cosa che non ho capito è se la questione del ruolo genitore/insegnante si fonda su temi di relazione tra persone o di competenza dei contenuti. Cioè non ho capito se sei intimorita dal fatto di non sapresti rispondere alle domande di contenuto o alle domande es. di etica/morale sociale (come se genitori e insegnanti non facessero le stesse cose tutti i giorni … ;-)) o quant’altro.
    L’altra osservazione, consentimi una generalizzazione, ma la scuola che hai frequentato tu, non è la norma. Ci credo che dici “ma che scuole avete frequentato voi?” Io non ho fatto la Montessoriana. Magari!, dico, magari!, visto che la Montessori 100 anni fa era già avanti 200 anni (non mi pento di dire che la scuola italiana è indietro di un secolo e non sto parlando degli insegnanti, ma del sistema scuola … ma questo è un altro discorso). Il tuo vissuto non è quello di molti altri, e infatti tu non terresti tua figlia a casa: e torniamo al punto di partenza della propria esperienza come fondamentale nelle scelte educative.
    Non so se sono stata chiara nelle mie perplessità, fammi sapere,
    un caro saluto

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  10. Oddio forse sono stata troppo arzigogolata, ma sono d’accordo con te, LGO. Specialmente quando dici: “sono molto perplessa sulla posizione di stimolare la creatività del bambino lasciando che lui decida autonomamente a cosa dedicarsi. La Montessori non improvvisava, dopotutto”. Io ho fatto scuole montessoriane fino alla terza media, con tempo pieno e tutto, e a scuola ci sono stata benissimo. Creavamo eccome, su certe attività più artistiche addirittura univamo le classi perchè una maestra era brava in pittura e una in modellazione della ceramica. Avevamo materiale che si poteva usare e toccare per la matematica e la geometria, avevamo il mitico “tempo libero” dove potevamo fare quello che volevamo (sempre scolastico ovviamente). Avevamo il giardino e lo usavamo giornalmente. Ogni tanto preparavamo delle torte e le portavamo a cuocere nella mensa scolastica. Ecco, forse io non amo l’idea dello HS perchè non ne sento la necessità, venendo da una scuola così.

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  11. La mia era una replica a chi distigueva il ruolo del genitore da quello dell’insegnante: si può essere entrambi, io credo. E con i miei figli mi rendo conto che quando insegno ho più o meno l’atteggiamento che ho a scuola ed uso modalità simili.
    Neanche io farei homeschooling ai miei figli. In parte proprio perché mi mancano le competenze per insegnare nella fascia della scuola primaria, che è quella dove mi sembra che la scuola italiana funzioni meglio. In parte perché sono molto perplessa sulla posizione di stimolare la creatività del bambino lasciando che lui decida autonomamente a cosa dedicarsi. La Montessori non improvvisava, dopotutto 😉

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