Generation X, Millennials, BabyBoomers: generazioni a confronto

Secondo uno studio di due sociologi statunitensi, le caratteristiche generazionali si alternano ciclicamente riproponendo gli stessi quattro archetipi. Noi siamo Nomadi o Eroi a secondo del nostro anno di nascita. Ecco quali sono le nostre caratteristiche e quelle dei nostri figli.  

Foto credits Travis Swan utilizzata con licenza Flickr Creative Commons
Foto credits Travis Swan utilizzata con licenza Flickr Creative Commons

La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho visto il tema del mese, devo ammettere, è tutto l’insieme di immagini evocative che la cultura anglosassone ha attribuito alle varie “generazioni”, appunto. I “Baby Boomers”, la “Generation X”, i “Millennials”, e le loro manifestazioni, gli hippies, gli yuppies, gli hipsters, e così via.

Il tutto parte da un lavoro di due sociologi statunitensi, William Strauss e Neil Howe, che in un libro celebre, Generations congetturano che esista una ciclicità ventennale nel presentarsi di caratteristiche generazionali nella società americana, che si può far risalire fino al Cinquecento, congettura basata sull’analisi dei cambiamenti delle attitudini e comportamenti sociali nel tempo.

Questa teoria ha in effetti riscontrato molti favori, perché riesce a caratterizzare davvero bene certi aspetti sociali, e ha persino consentito previsioni su tendenze, che si sono poi effettivamente concretizzate, su quando una certa generazione avesse raggiunto la maturità, e poi la terza età: tipo, tutti profetizzavano, nei primi anni 90, momento in cui, fra i giovani dell’epoca, crimini, gravidanze e uso di stupefacenti erano ad un picco, che all’alba del secondo millennio si sarebbe arrivati a situazioni insostenibili (da cui molti film dell’epoca che immaginavano un futuro plumbeo e disperato) mentre la teoria generazionale di Strauss e Howe predisse un’inversione di tendenza non appena i Millennials (quelli nati negli anni 80 e 90) avrebbero passato l’adolescenza. E in questo momento infatti si registra un minimo storico di crimini, gravidanze e uso di droga fra i giovani.

La teoria, che trova riscontro anche oltre la società statunitense, in altre società occidentali, conta nell’ultimo secolo l’alternarsi di queste generazioni:

  • I Baby Boomers, quelli nati dopo la guerra, nel boom economico degli anni anni 40 e 50.
  • I Generation X, quelli nati negli anni 60 e 70.
  • I Millennials, quelli nati negli anni 80 e 90 (in realtà la teoria allunga questa generazione a quelli nati fino al 2003).
  • E infine i nostri bimbi, quelli nati dal 2004 in poi, la Generation Z, ovvero, come la teoria li chiama, gli “homelanders”.

Ogni generazione porta con sé un “archetipo”, un modello simbolico, fra quattro: l’Eroe, il Profeta, il Nomade e l’Artista. Archetipi che si ripetono a ciclo costante, quindi ad esempio per quest’ultimo secolo, i Boomers erano i Profeti, i GenX i Nomadi, i Millennial gli Eroi, e i nostri bimbi sono gli Artisti.

Gli archetipi si ripetono ciclicamente, secondo gli autori, proprio perché ogni generazione vive e si interseca con le altre, e quindi respira aria diversa, e apprende valori diversi, nei vari momenti della sua evoluzione. Per esempio, nell’infanzia, quando si è dipendenti dai genitori e si imparano i valori fondamentali, è importante capire quale tipo di generazione è adulta in quel momento, che ci dice se quindi l’infanzia è vissuta in modo protetto, soffocato, viziato, o criticato. Le attitudini verso l’infanzia quindi ciclicamente formano le età successive, tipo l’età lavorativa, quando si mettono alla prova tali valori (saranno alienati, eroici, conformisti o narcisistici?), alla mezza età, quando si agisce come leader, quindi si mettono in pratica i valori scelti come tali (saranno moralisti, pragmatici, decisi, indecisi?), fino alla vecchiaia, quando si ha più un ruolo pastorale, e si tramandano i propri valori (saranno sensibili, visionari, reclusi, o attivi?).

Per esempio, “noi” GenX (dico noi perché io sono tra quelli, e credo anche una buona parte dei lettori di genitoricrescono, giusto?) siamo stati adolescenti in un momento in cui questioni come femminismo e divorzio avevano la precedenza, nel dibattito pubblico, rispetto a questioni relative ai bambini o la genitorialità stessa. Abbiamo addirittura assistito a film in cui i bambini erano protagonisti perfidi di storie di orrore!

Non abbiamo troppo vissuto la ribellione contro i genitori, come i Baby Boomers, i quali invece hanno vissuto un’infanzia abbastanza conformista, una vita matura di realizzazione di sé stessi e di carriere perfette o perfezionistiche, e si preparano a restare nel mondo del lavoro più a lungo possibile.

I Millennials viceversa sono nati quando i bambini sono tornati ad essere “speciali”, fra le automobili che segnalavano con orgoglio di avere un “Baby a bordo”, e lo stile genitoriale rilassato veniva sostituito da attachment-parenting. L’argomento caldo ha smesso di essere il femminismo ed è diventato la violenza sui bambini. Sarà anche per questo che i giovani Millennials ora contano numeri record di adesioni al volontariato, e numeri bassissimi di alcolismo.

E infine i piccolini, i GenZ, nati quando si era già in recessione, nati dopo l’11 Settembre, cresciuti dai GenX con cura infinita, che spendono un quantitativo di tempo in casa (da cui homelanders) superiore a ogni generazione precedente, e cresciuti in un’epoca in cui si è attenti fin dalla scuola primaria a questioni psicologiche profondissime di apprendimento, comportamento, attitudine, come mai prima d’ora, lasciano prevedere una generazione di giovani sensibili, attenti e generosi. Sono gli artisti, in fondo, secondo l’archetipo che gli appartiene.

Insomma, mi pare, questa dei GenZ, un’altra generazione che verrà guardata molto da vicino. Del resto non è la prima: i Millennials prima di loro sono stati probabilmente la più studiata e analizzata, e i Baby Boomers la più prorompente dell’ultimo secolo, sia perché tantissimi proprio demograficamente, sia perché si sono fatti notare dappertutto, nella musica, nella scienza, nell’arte.

Il che lascia un po’ noi GenX a volte con una sensazione di inadeguatezza, siamo sempre stati schiacciati da giovani dalla personalità dei Boomers, i fratelli o i cugini più grandi, o i genitori: ah, la musica, ah, i Beatles, ah, le conquiste sociali. E guardiamo con ammirazione l’intraprendenza dei Millennials, ma a volte pensiamo di essere stata una generazione che ha fatto un po’ perdere le sue tracce.

Se vi viene in mente questo, colleghi GenX, quando pensate alla nostra generazione, ecco un altro libro molto carino X Saves The World, dove si parla proprio di noi, noi che abbiamo fatto tanto ma senza gridarlo ai quattro venti, che abbiamo avuto questa attitudine scettica e pragmatica, senza clamore, senza salire alla ribalta noi stessi.

Volete un esempio pratico? Facciamo un esperimento, leggero leggero, parliamo di tecnologia. Pensate a figure che hanno cambiato in modo radicale come la tecnologia viene vissuta quotidianamente, pensate a innovatori.

Vi viene forse in mente Steve Jobs? O Bill Gates? O Tim Berners-Lee, “l’inventore di Internet”? Avete ragione da vendere, icone potentissime, tanta letteratura su di loro, documentari e film che ce li raccontano. Cosa sono?  Baby Boomers ovviamente.

Oppure vi viene in mente il caro Mark Zuckerberg? Anche lui, personaggio iconico, così giovane eppure con tanta leggenda intorno. Cosa è? Un perfetto Millennial, certo.

E poi… beh, non vi viene in mente forse più nessuno con la stessa potenza evocativa.

Ma pensiamo meglio, pensiamo alle innovazioni, non alle persone, alle cose che ci hanno cambiato la vita tantissimo, che usiamo ogni giorno costantemente. Pensiamo, che ne so, a Google. Ad Amazon. A Ebay. A Wikipedia. Alla tecnologia e-ink, l’inchiostro elettronico, che ci ha fatto finalmente usare dei tablet come libri, potendo leggere per ore senza che gli occhi lacrimassero, rendendo quindi finalmente concreta l’utopia del libro elettronico.

Scommetto che non vi viene in mente nessun nome associato a queste innovazioni. E allora ve lo lascio come compitino a casa, usate Google (haha!) e vedete cosa viene fuori, e se trovate un nome, buttate un occhio all’anno di nascita 🙂

Go GenXers!

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4 thoughts on “Generation X, Millennials, BabyBoomers: generazioni a confronto”

  1. La generazione nata dal 1925 al 1942 secondo la teoria qui è proprio la “Silente”, quella che non ha fatto la guerra per motivi anagrafici ma la ha subita, e che ha perso molti per strada, mentre quella della guerra è la G.I. generation

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  2. Chi è nato nel 78-79 dove si colloca? Dovrebbe essere alla fine della X, ma sinceramente mi sento più Millennial (perché l’infanzia si è tutta giocata negli anni ’80, perché alle elementari giocavo con un commodore ecc.). Consideriamo che i GenZ potrebbero essere figli degli X, ma anche dei Millennial (a meno che non vogliamo dare ai nati dopo il 2010 un’altra definizione ancora, potrebbero essere la generazione di quelli che non sanno usare una tastiera, la SmarphoneGeneration, ma si vedrà…).

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    • immagino che chi sia nato al confine fra due generazioni abbia un po’ le caratteristiche di entrambe: nota che non si parla tanto di quale sia la generazione dei genitori biologici, ma di quale generazione era adulta in un certo momento storico, ovviamente ci sono GenZ figli di Millennials genitori giovani 🙂
      La teoria usa un ciclo ventennale proprio perché fa riferimento a grandi cambiamenti di paradigma sociali, al momento non prevedono che in futuro questi avverranno più velocemente che ogni vent’anni 🙂 ma il ventennio io lo vedo proprio in relazione all’età anagrafica, cioé quando una generazione è pronta ad entrare nel mondo del lavoro e a procreare.

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  3. Interessante ! 🙂 Ricordo un passaggio di Luciano De Crescenzo sugli archetipi delle generazioni, in realtà lui citava qualcun altro. Partiva da più indietro, dalla generazione bellicosa che ha voluto la guerra, a quella silenziosa della ricostruzione, a quella di nuovo bollente del 68, a quella di nuovo silenziosa e fraintesa degli anni 1980. Chissà se riesco a ritrovare qual pezzo.

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