Gemelli: indipendenti da chi?

Secondo il manuale “Diventare puericultori per corrispondenza” la quantità delle normali paturnie genitoriali è inversamente proporzionale al numero di figli che la natura ci ha regalato.

Noi madri multiple riconosciamo a vista d’occhio se per un certo malessere ci vuole una Zigulì oppure un anti-infiammatorio; non diamo segni di isteria se vediamo uno dei figli (di cui peraltro non azzecchiamo il nome al primo tentativo) camminare scalzo sui carboni ardenti; abituiamo la prole a utilizzare autonomamente vasino, forchetta, coltello, non necessariamente tutti assieme, sin dalla più tenera età. No, vabbè, qualcuno mi sta informando che Genitori Crescono è un sito serio, quindi riformulo: IO sono una madre piuttosto permissiva e pressapochista, come credo, altre mamme che hanno superato la boa del secondo figlio.

Quando si hanno gemelli, o figli molto vicini, l’autonomia dei propri figli non è una fase su cui filosofeggiare ma una necessità quotidiana, fin dal primo anno. Ci vuole un impegno notevole per gettare le basi (penso ai pianti sincroni notturni quando tolsi il ciuccio) e una presenza forte, amorevole e che non appaia alla singola bambina come monca, distratta, condivisa, ma esclusiva; ma poi, è tutta discesa.

Le mie gemelle,  in tenera età, facevano proprio tutto nello stesso istante, tranne dormire. Non ho potuto fare a meno di farle mangiare da sole, con le mani, appena si sono appropriate del concetto: Questa è la mia mano- questo è il mio pranzo- questa è la mia bocca.

E se renderle indipendenti è stata una necessità pratica, bisogna ammettere che fin’ora la necessaria fiducia è stata quasi sempre ben risposta. Provate per credere!

Quando mi chiedo se è il caso di spronarle a compiere autonomamente una data azione, guardo mia madre, delegata a trascorrere con le bambine un paio d’ore quotidiane, e poi guardo le bimbe (altrimenti dette le tre gemelle) e non ho dubbi su quale tra le due parti è più sensata, sa valutare meglio le conseguenze: senza dubbio le mie figlie!

L’unica marcia indietro che ho dovuto fare è stata la prova-doccia. Dopo mesi di tentativi continuavano a demolirmi il bagno; in compenso i loro piedi continuavano a sapere di pecorino anche dopo il lavaggio e siamo dovute ritornare allo stato di polizia.

La vera questione dell’indipendenza, con i gemelli, riguarda l’indipendenza reciproca. Mi accorgo che le mie figlie non sono in grado di andare al piano di sopra da sole, se non sono accompagnate da una sorella (in questi casi le sprono dicendo: “vai da sola, se c’è un mostro grida che corriamo su ad aiutarti, ma vedrai che il mostro non c’è”). Non vanno in bagno da sole; al parco giocano sempre tutte e tre assieme; hanno espresso il desiderio di unire i lettini e dormono in un letto gigante formato da tre.

Vivendo in un paese piccolo con una piccola scuola, non c’è neanche la possibilità di inserire Camilla e Lucia in classi diverse.

E allora mi chiedevo se dovrei spronarle a coltivare ognuna la sua personalità; oppure se devo essere io a sforzarmi di non voler applicare le mie categorie di “nata singola” a chi ha condiviso anche il caldo prenatale, a chi non è stato solo all’atto del concepimento.

E forse, il concetto di indipendenza, non ha lo stesso significato per tutti.

Qui lascio a voi la continuazione dell’articolo, con le vostre esperienze.

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24 thoughts on “Gemelli: indipendenti da chi?”

  1. Ciao!

    Sono mamma di due gemelli (maschietto e femminuccia) appena usciti dall’inserimento all’asilo.

    Leggendo il tuo articolo, non ho potuto evitare di sorridere tutto il tempo e ridere sulla parte “dei piedi al pecorino”.

    Sto imparando a conoscerli (avranno un anno il mese prossimo) e di momenti difficili, mio marito ed io, ne abbiamo avuti a palate ma adesso spero che, come dici tu, stia cominciando la discesa.

    Grazie per questo articolo che mi “rincuora”… 😉

    E forza e coraggio, perché io con due mi sento già wonderwoman ma tu con 3 meriti una statua alla resistenza!!!!

    Un abbraccio

    Martine

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  2. Sono nata singola, poi un fratello; ho un figlio singolo e un fratellino in arrivo. Credo che essere concepiti in simultanea con un altro individuo, condividere lo stesso grembo materno,avere vicino un fratello da sempre sia una delle ricchezze più grandi che ci possano essere e che noi individui “normali” nn potremo mai comprendere a pieno.
    Che meraviglia, nn separare mai le tue ragazze – poi ci penserà un pò la vita, inevitabilmente- lasciale godere di questa magica infanzia di questo essere sempre in 3, d questo condividere legami emozioni e sentimenti che solo i gemelli sanno davvero cosa vuol dire.

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  3. @vale: che poi…l’indipendenza ha senso, però a me non sembra così scontato che bisogna investire più sull’individualità, rispetto alla coesione, alla famiglia, alla comunità. Quando me le hanno divise senza chiedermelo, alla materna, perché “si fa così di default”, mi sono incavolata.

    @mc: che bello sentirti! Non so se saranno davvero libere e fiere, però di sicuro so che per me sono individui che sanno prendere alcune decisioni, e non una mia appendice. Fare la mamma però è uno di quei lavori dove se hai fatto bene o no, lo scopri solo molto dopo. Un po’ tipo le polizze vita 🙂

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  4. @mammaamsterdam: ma sai che anche carolina, la mia piccola, ha un rapporto abbastanza stretto con il duo, epperò quando loro non ci sono è completamente un’altra bambina, meno insicura, meno frignona, più socievole. Mi chiedo se potrei fare qualcosa per farla sentire considerata anche quando è fuori casa, in loro compagnia.

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  5. Pur avendone solo (solo?) due a poca distanza mi ritrovo molto nel tuo approccio. L’autonomia è un valore in cui ho creduto e investito fin dal parto. Un figlio diventa libero dal taglio del cordone e noi abbiamo il compito di accompagnarli alla porta sperando che oltre quella soglia non si guardino troppo indietro e tornino con la voglia di farlo e non per opportunismo. Non mi ritrovo invece nella considerazione iniziale che
    “la quantità delle normali paturnie genitoriali è inversamente proporzionale al numero di figli che la natura ci ha regalato”. Ho davanti il caso di un’amica che come te ha due gemelle e un terzo nato molto vicino. E’ super apprensiva e per niente votata alla concessione dell’autonomia. Che non sia dunque questione di approccio, che non sia la scelta di persone che non temono l’abbandono, che capiscono l’importanza di regalare libertà per avere in cambio il vero rispetto? Ti stimo Polly, credo tu sia una mamma di riferimento che nonostante le avversità ha saputo e sa crescere spiriti liberi e fieri.

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  6. E’ un problema attualissimo per me. A Milano città due classi diverse sono la normalità, e potendo lo condivido, anche se le difficoltà che sto vivendo con uno dei gemelli sono enormi. Lo vedo come un investimento sull’indipendenza (giusta) come costruzione di autonomia e personalità, ma e’ un lavoro difficile, impegnativo e disarmante. Le maestre mi stanno dando una mano enorme, e io credo in questo lavoro che stiamo facendo, ma una fatica boia……….

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