I figli sono delle madri?

Questo è un vecchio adagio, usato, a seconda delle occasioni, nel bene e nel male: “I figli son delle mamme”, quando si fa fatica a star dietro alla loro crescita da sole, perché il padre è defilato. “I figli son delle mamme” quando si vuole sottolineare il legame d’affetto speciale ed esclusivo, che si suppone nasca in quei 9 mesi di simbiosi e che sembrerebbe relegare ad amore di secondo piano quello del padre.
Comunque è un modo di dire che nasconde rassegnazione: i figli, vuoi o non vuoi, nella buona o nella cattiva sorte, sono solo della madre.
E’ un detto che forse aveva un senso in altri tempi, quando le mamme stavano a casa e coltivavano figli, ne curavano l’educazione morale e affettiva, oltre che la salute e la quotidiana sazietà. Insomma, i bisogni dei figli, tutti i bisogni, erano affidati alle madri. Mentre i padri erano fuori, a procacciare, lavorare, faticare, produrre, mantenere e proteggere (quindi comunque a provvedere ai figli, salvo poi passare per il filtro materno).
Ma che senso ha oggi questo modo di dire?
Eppure io me lo sono sentito ripetere non molto tempo fa. Mi è tornato in mente quando, in un commento al lancio del tema di questo mese, è stato linkato questo post.
Una mia cara amica voleva avere un secondo figlio. Il marito faceva resistenze: c’erano problemi al lavoro perché sono entrambi liberi professionisti in un periodo di crisi; non riuscivano a comprare una casa e quella dove erano in affitto era molto piccola, senza prospettiva di potersene permettere una più grande; il primo figlio era ancora piccolo; il lavoro di lei era appena in ripresa dopo la prima maternità e… insomma, tanti motivi che possono essere per alcuni irrilevanti, per altri molto seri nella decisione di mettere al mondo o meno un altro figlio. Il marito non escludeva affatto la possibilità di avere un secondo bambino, ma non in quel momento. Lei invece sentiva l’orologio biologico ticchettare forte e la prospettiva dell’età che avanza piuttosto imminente. Il suo motto è stato: “i figli sono delle madri”. E così hanno avuto un secondo figlio.
Solo che, da quel momento, i figli sono stati della madre! Il papà, pur contento della nascita, si è buttato a capofitto nel suo lavoro, perché sentiva pesantemente la responsabilità economica della famiglia che tornava, per un periodo, solo sulle sue spalle. Visto che lavorava sempre di più, moltiplicando gli impegni, si sentiva autorizzato ad ampliare anche gli spazi personali di svago.
E così i figli, giorno dopo giorno, erano sempre più solo della madre. Nell’organizzazione, nella gestione pratica e affettiva, rischiando di allargare sempre di più la spaccatura tra madre e figli da una parte e padre dall’altra.
Tutto questo ha dato origine a tensioni, rivendicazioni, incomprensioni. Risolte, comunque, per fortuna. Ma poi qualche segno resta, perchè ogni volta che i progetti familiari sono forzati o sbilanciati, si sente subito stridìo negli ingranaggi.
I genitori si assumono la responsabilità del progetto familiare e degli equilibri che creano: per questo l’ideale è che il progetto sia frutto di perfetto accordo, quasi in senso musicale, e coincidenza di esigenze, ma… Ma quanto è difficile!
Quanto spesso accade, nella coppia, che ci si accorga di tempi e fasi della vita non coincidenti? Quante volte si fa difficoltà ad accettarlo? Quante volte si parte pieni di buone intenzioni, ma poi ci si rifugia dietro l’altro o lontano dall’altro per scansare una parte della responsabilità o del peso?
La verità è che l’equilibrio tra i progetti di due persone è raro e instabile: è legato a eventi contingenti e a come si evolve quel progetto stesso, dato che ognuno può reagire diversamente al procedere della vita.
E così, troppo spesso, capita ancora che i figli siano delle madri, quando invece tutta l’organizzazione sociale non lo consente più.
Su genitorisbroccano troviamo continuamente contributi di mamme che si sentono, magari anche solo in quel momento, sole: che i figli siano delle mamme, non è più un dato accettabile. I figli si vogliono e si immaginano in coppia, si fanno progetti familiari, ci si organizza, almeno nella maggior parte dei casi. E poi, all’improvviso, ci sono lunghi momenti in cui le mamme, più dei papà, si ritrovano a sentirsi l’unico genitore.
Ma quanti papà si defilano perchè si sentono esclusi, perchè non sono stati educati ad accudire, perchè non trovano un loro ruolo, perchè vengono troppo spesso criticati o ripresi? E quanti, che vorrebbero essere presenti, sono costretti a vedere i figli poche ore perchè il congedo per il papà è una chimera?
Un progetto familiare è fatto, prima di tutto, di tempi: il tempo in cui si decide di vivere insieme, il tempo in cui si immagina di avere dei figli, il tempo in cui li si aspetta. Poi con l’arrivo dei figli, l’elemento della vita che cambia maggiormente è lo scorrere del tempo e la sua scansione. E quando i tempi cambiano radicalmente, da un giorno all’altro, tutto può sembrare difficile. Anche una coppia che sembrava perfettamente all’unisono sui tempi della vita, può vivere momenti di crisi.
E così, troppo spesso, capita ancora che i figli siano delle madri… che si sentono quelle che non se ne possono andare, neanche per un attimo, per ritrovare il loro tempo.

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25 thoughts on “I figli sono delle madri?”

  1. Premetto che mio marito era un uomo “maschilista” …la donna si occupa della casa e del mangiare e io lavoro e mi svago. A casa sua funziona così e lui ha imparato questo.
    Ciò non significa che non si sia redento…. :-D…. nel momento in cui abbiamo saputo di aspettare tre gemelli e che la gravidanza era a forte rischio si è trasformato nell’uomo tutto fare. Era così preoccupato per la sorte di noi 4 che si è rimboccato le maniche e da nulla facente ha messo in piedi una super organizzazione. Ora che i bimbi sono nati e sono “grandi” ci accorgiamo di essere una squadra nonostante le difficoltà e la stanchezza. Io cerco molto il suo appoggio anche se lui sostiene di no) e la mia indipendenza si sta trasformando lentamente in una stupita dipendenza dal suo appoggio. Sicuramente il suo carattere da orso c’è ed anche se latente tenta di uscire nei momenti di maggiore stress e io rimango l’indipendente incallita che non vuole chiedere aiuto, poi mi piego davanti alle esigenze della famiglia e davanti all’evidente sforzo del marito.
    Sono d’accordo con mammafelice nel dire che una coppia perfetta non esiste, gli equilibri tra moglie e marito sono sempre difficili da comprendere ed ognuno dovrebbe trovare il proprio modo di “combattere” la propria battaglia.
    Inoltre concordo pienamente con l’affermazione che i figli sono di se stessi e di nessun altro. Noi possiamo solo accompagnarli e guidarli verso una direzione, ma non è detto che poi loro nemmeno la seguano quella direzione. Comunque avranno avuto l’esempio e l’appoggio dei loro genitori che credo fondamentale.

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  2. Anche a me questa frase fa venire i brividi ma purtroppo diventa estremamente vera quando la famiglia (e la coppia) “scoppia”, ecco in quel caso ogni donna, anche la più progressista (e io lo sono!) viene proiettata d’improvviso negli anni ’50 e capisce che anche se siamo nel 2011 i figli sono della madre, punto e basta!
    Non certo perché la madre (quella progressista) li voglia tutti per sé, tutt’altro, non perché i bambini siano dei “mammoni”, anzi, ma proprio perché anche con il padre più collaborativo ed aperto al suo ruolo (il mio per certi versi lo è, per altri molto meno ma insomma…) i meccanismi sono così sballati che non si può fare diversamente.
    Io non ho ancora trovato un rimedio a questa cosa.

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  3. Ragazze, io sono l’autrice del post che ha “ispirato” Silvia (a proposito: mi ha fatto un sacco di piacere, Silvia,vuol dire che un semino l’ho lanciato!). E quando ho scritto l’articolo per il giornale con il quale collaboro, non intendevo certo fare di tutta l’erba un fascio. Volevo solo mettere in evidenza le disparità che ancora separano i due generi e che per lo più gravano sulle nostre spalle. E soprattutto nel nostro paese (per una questione culturale ma anche di politica delle pari opportunità “andata a binario morto”). Credo che Lanterna e Mammafelice siano le più vicine a quello che io intendevo con quel titolo (l’adagio) provocatorio!

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  4. Cara silvia, condivido a pieno quello che hai scritto, riguardo la mia compagna ho piu volte pensato che abbia dei problemi con se stessa e con la propria identità di mamma e moglie, e per questo ho provato ad aiutarla o perlomeno convincerla di farsi aiutare da uno specialista, ma non c’è verso!! La cosa che adesso inizia a preoccuparmi è l’influenza negativa che questa condizione possa avere sui bambini. Quando ho scritto irriconoscente, intendevo non irriconoscente nei miei confronti, ma il non riconoscere la realtà per quello che è, riconoscere che siamo in due a dividerci “equamente” gli oneri e gli onori della nostra famiglia….

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  5. io non sono totalmente sicura che non si riescano a decifrare i “segni premonitori”, almeno su questa cosa della gestione famiglia/figli, se le dinamiche familiari sono sempre state gestite in un certo modo, la nascita di un bimbo, per quanto evento forte, e’ difficile che cambi le impostazioni di base. Ho visto molte mamme (inclusa la mia!) che non hanno mai fatto toccare nulla in casa al marito e poi una volta col baby in braccio si lamentano di non essere aiutate, cosi’ come ho visto molti padri (incluso il mio!) che frustrati dal non esser mai lasciati fare finiscono per avere lo stesso blocco psicologico di fronte ad un lavabo di piatti sporchi di mia nonna davanti ad un computer. Il design del progetto non puo’ partire da quando si hanno i bimbi, noi ad esempio, e ammetto che magari non siamo una coppia nella media, siamo partiti quasi insieme e per i primi tempi abbiamo vissuto da soli in citta’ separate, dove tutto era a nostro carico, dal cucinio allo stirio alla pulizia dei bagni, quindi una volta andati a vivere insieme la situazione era piu’ di partnership che altro, cosi’ come quando condividi l’appartamento da studente e non ti salta in mente di far fare tutto al coinquilino martire. Da li poi tutto viene di conseguenza, la gestione pratica dei bimbi diventa un altro task da condividere.

    (PS: oh, lo sai che questo detto io non lo avevo mai sentito?)

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  6. Avevo il timore di essermi persa nello scrivere questo post: come se non trovassi il bandolo della matassa, come se non sapessi in che direzione andare mentre scrivevo. Tutti voi ci avete messo quel tanto in più per rendere il mio discorso più coerente. Vi ringrazio.
    Mi trovo molto d’accordo con Paola e Mammame: in realtà molte volte si parte benissimo, ma poi tenere la rotta può essere difficile, perchè ci si perde, perchè si prende una direzione parzialmente diversa, perchè si imboccano improvvisamente due binari paralleli e non ci si incontra più. Certo, dice bene Mammafelice: a volte ci sono indizi talmente macroscopici, che ben li si potrebbe valutare in anticipo, ma solo a volte.
    Fabio, che dirti, a volte ci sono anche stati depressivi molto nascosti, la fatica di svolgere i compiti quotidiani di madre può nascondere una richiesta d’aiuto per ritrovarsi nel ruolo. La solitudine può non essere materiale, ma interiore e può non deirvare affatto da tuoi comportamenti di marito e padre, ma da una sua sofferenza. Anche molti padri che si defilano, a volte lo fanno perchè si sentono molto soli ed esclusi dal rapporto madre-figlio. Quanto è complessa la realtà a volte! Però perche “irriconoscenza”, di cosa dovrebbe essere riconoscente?

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  7. Non so, noi spessissimo ci siamo trovati sull’orlo del precipizio. Ci siamo scontrati tanto su molte cose. Ovviamente accanto a ciò ci sono stati anche momenti di grande soddisfazione, la sensazione comunque di essere su un percorso molto bello da costruire insieme ecc. Il senso di appartenenza ad un progetto e le decisioni sui genitori che vogliamo essere si sono maturate piano piano insieme a nuove comprensioni e alle nuove esigenze che man mano sono emerse. Tutto ciò non è stato istantaneo. E questo processo non è stato privo di assestamenti anche abbastanza complicati e dolorosi. Io sono dell’idea che ogni coppia abbia le sue dinamiche specifiche e quindi non escluderei a priori (anche se non è il nostro caso) che possa funzionare anche un’organizzazione in cui a prendersi in carico i figli sia la madre quasi interamente per esempio dal punto di vista delle esigenze quotidiane, può darsi che per quel tipo di famiglia questo funzioni, anche se magari apparentemente il peso maggiore è sulla madre. Magari ci sono delle compensazioni all’interno delle dinamiche della coppia che fanno funzionare tutto bene. Sta di fatto che qualsiasi unione secondo me affronta un percorso complesso in cui è facile perdersi e la rivoluzione che la coppia deve compiere è un cambio di prospettiva radicale nel senso appunto della conciliazione di mille diverse esigenze e bisogni. Come poi ognuno risolve questo puzzle è un mistero piuttosto affascinante e ogni coppia lo fa a suo modo altrimenti la famiglia non regge all’alluvione emotiva, organizzativa, pratica a cui viene sottoposta con l’arrivo dei figli. Probabilmente Silvia, dici una cosa molto vera quando sottolinei che ognuno ha un proprio modo di reagire rispetto al procedere della vita e queste modalità non sono nemmeno prevedibili all’inizio, nel momento in cui immaginavi un progetto di vita insieme al compagno, dunque su questo non mi trovo in accordo con mamma felice: non sai tutto dall’inizio, per fortuna:le cose possono cambiare anche se il legame di fondo magari è molto forte e mantenere la rotta è qualcosa che si costruisce anche con testardaggine e pazienza.

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  8. Paola, se conosci una coppia perfetta o un paio di genitori perfetti, ti prego, presentameli immediatamente, che devo chiedergli un milione di cose!

    Io parlo in base a ciò che leggo su GenitoriSbroccano: troppe donne si ‘sacrificano’ nel vero senso del termine, per i figli e la famiglia. Perdonatemi, ma non lo trovo giusto. A me gli uomini maschilisti, quelli che arrivano a casa e buttano i calzini in terra, mi stanno antipatici, non li sopporto. Un uomo che lavora non sta salvando il mondo: fa, né più, né meno, quello che fa sua moglie durante il giorno.
    Io quindi parlo di quegli uomini lì, quelli che la mamma gli taglia la bistecca a 30 anni: non sposiamoli!

    Poi gli equilibri sono equilibri, e lo so pure io. Mica esiste il matrimonio perfetto, né magari l’amore per sempre (io su questo non ci giurerei mai…). Ma la maggior parte delle volte, se guardiamo bene bene, un uomo maschilista si vede già dal maschilismo di sua madre.

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  9. A parte il periodo particolare della gravidanza, per il quale madre natura non dà grandi alternative, io credo che il detto che i figli sono delle madri non va più bene per tante coppie moderne, dal momento in cui danno equamente e con il massimo della dedizione, il loro apporto alla crescita sana dei loro figli. Per quello che mi riguarda, mi ritengo fortunato ad avere un lavoro che mi consente parecchio tempo libero da dedicare ai miei figli, non mi tiro indietro in NESSUNA attività casalinga, penso di avere un bellissimo rapporto con i miei figli che spero di conservare in futuro. Purtroppo nel mio caso, questo non sembra essere sufficiente a mantenere un rapporto sereno con la mia compagna, che a differenza mia soffre costantemente il suo ruolo di mamma e moglie, con i vari compiti da assolvere, tanti sacrifici e poche distrazioni. Litighiamo spesso per questo motivo, perchè entrambi abbiamo le pressioni e le responsabilità, perchè credo nel nostro caso siano equamente distribuite, eppure sembra che solo lei subisca tutto come fosse di quelle donne sole a dover fronteggiare tutto e senza nessuno spazio per se. Perchè tanta irriconoscenza??

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  10. Io dico sempre che, in caso di separazione, i miei figli farebbero meglio a restare con mio marito, almeno finché sono bambini: lui è un genitore migliore di quanto sono io, è più predisposto a stare con loro (almeno in questa fase, poi ne riparliamo tra 10 anni).
    Però è vero che i figli sono delle madri, nel senso che spesso sono cazzi delle madri: dalle incombenze quotidiane, che per cultura le donne sono portate a sobbarcarsi, fino all’estremo dell’abbandono della donna incinta. Noi donne non possiamo scappare da una gravidanza senza che qualcuno ci rimetta le penne, loro invece possono illudersi di non avere il sangue di nessuno sulle mani. È una realtà biologica che dovrebbe essere sempre più strenuamente combattuta dai condizionamenti culturali. E invece spesso ci si ritrova ad assecondarla.

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  11. però, mammafelice, se fossimo tutte così fortunate o se avessimo la sfera di cristallo, non esisterebbero nemmeno le separazioni…
    spesso – molto spesso – una coppia perfetta comincia ad avere problemi con la nascita dei figli.
    l’ arrivo di un figlio cambia talmente gli equilibri che spesso si scopre nel partner una persona molto diversa…
    c’ è chi davvero subisce in maniera molto forte la paternità e la maternità, nonostante la preparazione e anche la felicità dell’ arrivo di un bambino…
    quindi secondo me non si tratta di uomini immaginari.
    quando ci si sposa e, soprattutto, quando si fa un figlio con una persona, non lo si fa a caso. non è un gioco…se si decide di avere un figlio da un uomo, non lo si fa tanto per, ma perchè di base si pensa che lui sia l’ uomo della nostra vita.

    paola

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  12. Oggi faccio la filosofa, con la voce fuori da coro: per me i figli non sono né del padre, né della madre. Per me i figli sono di se stessi e basta. Magari può sembrare una frase fatta, ma io ci credo veramente, e tutto il nostro progetto educativo si è basato su questo presupposto.
    Noi ‘accompagniamo’ Dafne nella crescita: non c’è dipendenza reciproca, e quindi in effetti io sono fortunata, perché non ho mai sentito ‘il peso’ di questa vita sulle mie spalle. Tutto è stato suddiviso equamente perché io e Nestore siamo diversi, abbiamo qualità e difetti differenti, e quindi anche insegnamenti differenti da dare. E’ venuto naturale essere intercambiabili, perché questo metteva in luce le nostre peculiarità. Entrambi, poi, non siamo disponibili al sacrificio fine a se stesso: dunque ci evitiamo reciprocamente quei compiti che ci creano disagio, dividendoli a seconda di quello che ci piace fare, e non di quello che si deve fare. Certo, è una fortuna: ho sposato un padre, oltre che un marito.
    Ma io lo dico sempre: bisogna sposare tutto, di un uomo. E se già da fidanzati lo vediamo troppo mammone o troppo intento a sfuggire le responsabilità, è colpa nostra se lo sposiamo illudendoci di cambiarlo.
    meglio sposare l’uomo giusto, che sposarne uno immaginario.

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  13. Non mi e’ mai piaciuta questa espressione, forse perche’ non mi ci rispecchio, ne’ come figlia ne’ come madre. E non mi piace perche’ mi pare che sottintenda la volonta’ di possessione, la voglia di essere uniche e insostituibile 9che tanto lo si e’ comuqnue), di essere indispensabili (e questo no, non lo si e’).
    Io trovo molto spesso che ci sia “mammocentrismo”: la mamma e’ tutto, la mamma decide tutto, la mamma fa tutto. E senza la mamma le cose vanno a rotoli, i meccanismi si inceppano e si fanno le cose sbagliate. Ma non e’ cosi’.
    I figli, semmai, sono di chi se ne prende cura, fisicamente ed emotivamente.

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  14. L’espressione che “i figli sono delle mamme” a mio avviso mette i brividi e non perchè sia errata (esistono ancora molte realtà in cui i figli sono solo a carico delle mamme) ma perchè più di ogni altra cosa i figli hanno bisogno dei padri. Una mamma per quanto brava non può sostituirsi al padre. Esistono delle differenze biologiche che non possono essere ignorate. Nella mia realtà per quanto mio marito sia fuori di casa per 12 ore al giorno e io abbia sulle mie spalle molte incombenze, il padre è una presenza forte che può sostituire la mamma se occorre. Lui legge la fiaba, lui addormenta, lui se necessario cucina, dà l’aspirapolvere, fa la lavatrice, ecc. Noi non ci stanchiamo di dire alle nostre figlie che mamma e babbo sono uguali sia quando si scherza che quando si rimprovera. Ovviamente ci sono incomprensioni, ci sono momenti in cui sento che la bilancia pende troppo dalla mia parte, momenti in cui vorrei io stare al lavoro per 12 ore, ma l’importante è che le nostre figlie sappiano che ci siamo entrambi. Certo i lavori al giorno d’oggi condizionano e non poco il nostro essere genitori!!

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  15. Io su questo… ecco, dico sempre che sono stata fortunata, invece non credo, ci ho lavorato molto ed è diverso.
    Noi siamo una famiglia di transizione. Abbiamo salutato la vecchia generazione e siamo partiti per quella che sarà, spero, quella nuova. Veniamo da due famiglia più che tradizionali (io padre che lavorava sempre, non veniva nemmeno in ferie con noi, lui una madre vedova da giovane che si è sempre e solo occupata di 3 figli dimenticando una vita sua). E così lui non è ancora spigliato come un uomo abituato a essere pari alla donna, ancora ha timore a mettere su un risotto, ancora non si fida a fare una lavatrice, insomma, lui che qualunque cosa si rompe lo smonta tanto “in qualche modo lo rimonto” ha paura di far saltare la casa toccando un qualunque attrezzo una volta di uso esclusivo femminile.

    Ma io chiedo e lui ci prova. Ecco, se non avessi mai chiesto avrei due figlie mie. Ma vuoi che rifiuto certe cose, vuoi che lavoro, io ho chiesto e lui non ha mai detto di no. E si sta perfezionando. Lui che aveva paura a fare il bagnetto (e mai fatto nei primi giorni) poi non saltava occasione di giocare con le sue bimbe nell’acqua. Lui che aveva paura a prenderle in braccio poi è diventato quello che le mette sempre a letto. Lui che ancora non fa una lavatrice, stende e piega. E piano piano sta imparando a cucinare qualcosa. E se serve stira.

    Ecco, non siamo la famiglia alla pari, perché la mente in casa sono comunque io, e lui esegue. Ma collaboriamo e non esistono cose “da donna”. Ed è un padre felice di esserlo che non vede l’ora di stare con le sue figlie. E’ un padre che le ha volute con me, io ho aspettato lui per la prima e lui me per la seconda, le abbiamo volute insieme, aspettate insieme, viste nascere insieme, e le stiamo crescendo insieme. Qui in casa le figlie sono di mamma e papà, anzi, come dice la mia “io non sono di nessuno” 😉 E lui si offende se qualcuno mette in discussione la sua capacità di pensare alle sue bambine!

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