Famiglia allargata: una genitorialità diffusiva e condivisa

Pensare alla separazione e alla ricomposizione di una famiglia allargata come un’occasione e non un fallimento. Questo il tema del post La cura di prossimità di Famiglia a strati (un progetto di Pontitibetani), che mi ha fatto riflettere sulla redistribuzione dei compiti genitoriali nelle famiglie che nascono dalla ricomposizione di altre.

Che senso può avere uno sgretolamento familiare (separazione e divorzio) e il successivo ricostruirsi con forme,protagonisti, interlocutori e connessioni differenti se non quello dell’imparare meglio a fare ed essere famiglia, a migliorare il modo di avere cura delle relazioni e delle connessioni con i vari protagonisti.

Dopo l’inevitabile momento di crisi, ripensare ai nuovi rapporti che si creano e al recupero dei rapporti precedenti come un tutt’uno, può essere veramente la mossa vincente per non trasformare la rottura familiare in dramma.
E’ la coppia a separarsi, non la famiglia: spesso restano legami solidi non solo con i figli (pensiamo ai casi più evidenti dei nonni e degli zii), ma anche tra uno dei genitori e i familiari dell’altro (quanto spesso si diventa amici dei cognati o dei cugini del partner). Questi legami possono essere il ponte per fidarsi dell’altro anche nella crisi. Sapere che un figlio, quando sarà con l’altro genitore, sarà sostenuto anche da persone di cui ci si è fidati, è una sicurezza e un modo per accettare il distacco.
La rete costituita dai nuovi rapporti e quelli già presenti, diventa un terreno fertile per la fiducia.

Però ci vuole una qualità: la capacità di delegare. Già è difficile delegare all’altro genitore, soprattutto se c’è conflitto, figuriamoci quanto può essere difficile delegare a quelle persone che “stanno dall’altra parte” nel conflitto di coppia (genitori e parenti dell’altro) o addirittura ai nuovi compagni.
Eppure, ho osservato nella mia professione, che solo chi riesce davvero a superare la barriera della delega, riesce a vivere la famiglia allargata come una dimensione nuova e positiva.
Solo allora nasce quella “genitorialità diffusiva e condivisa” che, addirittura, più che essere una novità, richiama il sapore della grande famiglia di un tempo.
In un tessuto familiare che già conosciamo, composto da nonni, zii, amici, il/la nuovo/a compagno/a di mamma o papà, seppure non abbiano il dovere di diventare genitori (e neanche possano arrogarselo come diritto), possono assumersi compiti genitoriali in modo più sereno. Chi beneficerà di questa rete di condivisione dei compiti di cura, sono i figli, che non vivranno la schizofrenica sensazione di passare da un luogo all’altro, da un modo a un altro, da una vita all’altra. La loro famiglia sarà più ampia, composta da questa rete allargata di relazioni e potranno viverla come una famiglia unica.

Ci vuole tolleranza per le idee diverse (ma quando non ce ne vorrebbe?) e un reale superamento dei motivi del conflitto che ha generato la separazione originaria.
Per questo i percorsi di mediazione familiare successivi alla separazione, ancora troppo poco utilizzati nel nostro Paese, possono essere uno strumento utile: non per ricostruire rapporti in crisi, ma per trovare il modo di separarsi in modo consapevole, superando il conflitto e il dolore personale e ritrovando fiducia nell’altro.

Questi percorsi sono l’esatto opposto della totale alienazione o della denigrazione costante e sistematica dell’altro genitore. Sono comunque percorsi, non arrivano tutti insieme e subito. Iniziano, però, sempre dal riconoscimento dell’altro come genitore al proprio pari.

(nella foto mi permetto di citare le cipolle simbolo di Famiglia a strati con la loro capacità di germogliare)

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9 thoughts on “Famiglia allargata: una genitorialità diffusiva e condivisa”

  1. buona sera vorrei un informazione da voi se possibile.
    sono separato ed ho un figlio di sette anni .la mia ex ora frequenta da piu di un anno un uomo che ho scoperto che fa molto uso di cocaina, sono seriamente preoccupato per mio figlio perchè cmq si vedono tutti i giorni escono sempre insieme,c è da dire che ho pessimi rapporti con la mia ex.
    cosa posso fare??????
    grazie
    saluti roberto

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  2. Marilena hai perfettamente ragione!!! Non posso essere piu’ d’accordo!!!!!!
    Ma credo anche che la mediazione familiare dovrebbe essere obbligatoria…..della serie…..avrai la sentenza di separazione solo se fai un tot di sedute di mediazione familiare. Perche’ se la coppia non ha ricorso ad un aiuto esterno nel momento della crisi…..figurati se lo fa dopo…. Il mio ex ad esempio difficilmente accetterebbe una cosa del genere….nonostante a mio avviso ne avrebbe molto bisogno. Sulla delega….beh….si apre un mondo….. Io personalmente preferisco occuparmi di mio figlio in prima persona e semmai lasciare agli altri solo il ruolo di compagno di giochi….eccezion fatta ovviamente x il padre.
    Sulla matrigna ho scritto un post …..se volete visitate il mio blog

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  3. Credo che il supporto di una mediazione familiare debba essere obbligatoria nel nostro paese, considerando che troppo spesso ritrovo nel mio studio famiglie disgregate e in continuo conflitto che provocano dolore e sconforto nei bambini.
    Purtroppo le famiglie separate arrivano a chiedere aiuto solo quando i bambini presentano dei disagi e delle difficoltà comportamentali, irrigidendosi fortemente quando si tenta di far comprendere che i figli “sentono” le conflittualità e le vivono come fonte di dolore e frustrazione.
    Silvia hai scritto delle cose vere e sacrosante…soprattutto quando parli della capacità di delegare,quasi un obiettivo utopico nel mio lavoro.Le famiglie ricomposte possono rivelarsi fonte di grandi risorse per i coniugi separati e anche per i bambini, laddove i grandi si comportino da grandi; questo l’ho riscontrato nel mio lavoro ma anche in persone molto vicine a me che però sono state in grado di chiedere aiuto.Un caro saluto a tutti!!

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  4. Tutto dipende dal motivo della separazione. Non ho nessun motivo di rimanere amica del mio ex che mi ha lasciato per un’ altra donna. E tanto meno della sua famiglia che ha preso le sue difese. Il divorzio e’ un diritto il tradimento e’ una carognata.
    Scusate adesso riesco a parlarne apertamente ma vi assicuro che potessi li avrei strozzati tutti. Purtroppo i bambini pagano il prezzo di tutto questo pero’ nella vita bisogna avere le palle di divorziare quando non si e’ piu’ felici o di cercare di risolvere i problemi. Abbandinare la nave che sta affondando quando sei il capitano e’ da vigliacchi

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  5. ” Già è difficile delegare all’altro genitore, soprattutto se c’è conflitto, figuriamoci quanto può essere difficile delegare a quelle persone che “stanno dall’altra parte” nel conflitto di coppia (genitori e parenti dell’altro) o addirittura ai nuovi compagni.”

    brrrr… uno dei motivi principali per cui considerare la separazione come extrema ratio. Non tanto per i bambini che credo alla lunga abbiano a giovare di una moderna famiglia allargata (figli di genitori divorziati hanno spesso più capacità di adattamento, pare), quanto per il dolore della perdita di uno dei genitori (il papà, ma in parte anche la mamma) della quotidianità con i propri figli.

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  6. I percorsi di mediazione familiare, poi, vengono proposti con due righe in calce al prestampato che fissa l’udienza di separazione… Non mi sembra uno strumento molto efficace.
    Ci sono alcune città in cui l’autorità giudiziaria promuove con maggiore convinzione le mediazioni familiari. Poi, è evidente, laddove manca la partecipazione di uno dei due genitori, tutto cade nel vuoto.
    Però in tutte quelle situazioni non patologiche, non di rilevanza penalistica, che sono poi la maggior parte (perchè insomma, ricordiamoci che la maggior parte della gente che si separa, lo fa in modo più o meno civile, solo che l’altra parte, fa più clamore), proporre in modo serio una strada di dialogo, può avere una sua efficacia.

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  7. E’ ma il maresciallo che ha detto così è in evidente malafede. E’ diverso: finchè non ci scappa il morto loro non vogliono fare qualcosa, preferiscono non mettersi in mezzo. E una certa mentalità di provincia non aiuta.
    Gli strumenti ci sono, ma è fatica azionarli perchè l’autorità di pubblica sicurezza, quella più vicina ai cittadini, la pensa così.
    Cominciassero a slegarsele ‘ste mani!

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  8. Nei Paesi Bassi, per motivi culturali e sociali, pare che sia di moda ritrovarsi l’ ex come migliore amico (con buona pace del nuovo compagno). Dipende dal fatto che nessuno è davvero economicamente dipendente dall’ altro ma ci pensa lo stato sociale?
    La mia amica Anna, sposata e con un figlio, si risposa e fa una figlia con il nuovo compagno, che era anche amico dell’ ex-marito. A una festa di compleanno da me vennero tutti e 5 con i bambini. Siccome il divorzio era avvenuto quando il primo figlio era piccolissimo, il patrigno l’ ha praticamente cresciuto lui, tenendo però sempre conto della specificità del rapporto con il padre naturale. Gli hanno persino dedicato un articolo sul giornale.
    Detto ciò c’ è anche la mamma di un compagno di scuola che è praticamente scappata di casa (“L’ ultimo anno avevo talmente paura che dormivo nella casetta in giardino”), che ha fatto una gran fatica a dare un ambiente sano e regolare al figlio, che ha dovuto mettere di mezzo ogni sorta di istituzioni pur non negando mai l’ accesso al padre a suo figlio, anche nei periodi in cui preferiva che gli accordi passassero tramite avvocato. Dei dettagli non so nulla, perché una volta mi ha chiesto di essere presente al primo incontro di padre e figlio dopo il divorzio e dovevo stare attenta, mi disse l’ assistente sociale, che non restassero mai a parlare da soli e che lui non manipolasse emotivamente il bambino. mi aspettavo un mostro, era un povero sfigato come tutti noi. Proprio per mantenermi come figura che all’ occorrenza potesse fare questo ruolo, era meglio che non sapessi nulla, ma non è più servito (lui è quello che in tribunale l’ ha accusata di stregoneria per toglierle la potestà del figlio, per dire). Ecco, loro per me sono un caso che in 2-3 anni da una separazione durissima sono arrivati a una forma di mediazione anche con uno dei genitori a cui oggettivamente tutta questa fiducia e capacità di delega magari non gliela riesci a dare. Ma ha lavorato enormemente sul bambino e su se stessa per arrivarci. Quindi si può, ma ci vogliono le strutture e i mediatori. Cosa che non sempre abbiamo, se alla mia amica il maresciallo dei carabinieri, pur avendo esattamente capito la situazione, ha detto desolato: purtroppo signora finchè non ci scappa il morto noi abbiamo le mani legate.

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