Elogio della casalinga pigra e il trucco dei contenitori

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E’ nata la rubrica di economia domestica!!

Ve l’aspettavate da genitoricrescono? Certo che si: del resto non siamo noi che abbiamo lanciato, tempo fa, la campagna #scusaildisordine?
Ecco, questa nuova rubrica è l’ideale seguito di quell’iniziativa. Noi non viviamo in case da rivista, noi non abbiamo una gran passione per i lavori domestici e, se anche ci farebbe piacere occuparci un po’ della casa, purtroppo ci manca il tempo.
Siamo gente che, la domenica mattina, tra lavare le tende e pulire a fondo la cucina, sceglie irrimediabilmente di portare al parco i bambini! E la sera, quando scende la pace (quando?)… scriviamo un post o ci leggiamo tre pagine di quel libro lasciato a metà.
Siete anche voi casalingh* pigr*? E allora noi abbiamo trovato la consulente ideale: Mammamsterdam nel ruolo della superesperta di espedienti casalinghi per risparmiare energie e tempo dedicato alla casa.
In questa prima puntata la presentazione della rubrica e il primo trucco risparmia-tempo.

Non so se si era capito, ma io sono una casalinga pigra. Non che non mi piaccia vedere la casa in ordine, il pavimento pulito, il divano libero da ciarpame, o al massimo con un paio di cuscini in colori abbinati (sono sempre abbinati). È che non mi piace farlo io. Non mi sento il dovere, la vocazione, l’attitudine, ma diciamo pure direttamente, la voglia di metterci mano. Non ho quel rovello interiore che mi proibisce di godermi fino in fondo un bel libro, sdraiata sul divano con una tazza di buon tè tiepido accanto, fino a che il lavandino straborda di piatti. Diciamo che ho una soglia di sopportazione al disordine molto alta.

Se metto in ordine è perché in quel momento ne ho voglia, perché fuori il sole splende, perché ho voglia di invitare amici a cena, perché il paesaggio interno ha anche una sua valenza estetica che sono l’ultima persona al mondo a contestare. Perché una delle mie forme di dipendenza preferite sono certe riviste di arredamento, quelle belle, allegre, con i tutorial fai da te, quelle che presentano case vissute, belle, originali, non quelle lapidi tombali formali di certe case e certe riviste strafighe, ma case in cui davvero vorrei vivere. Fateci caso, sono tutte ordinate quelle case lì.

E allora una si immedesima e decide di cambiare vita, anno nuovo, vita nuova, casa nuova, buttiamo via la zavorra di vite precedenti, dai che la botta di minimalismo ci vuole, un pavimento in legno, un materasso con un piumino e splendide lenzuola colorate, una lampada Tolomeo (la lampada preferita degli architetti, non ne conosco uno che non ne abbia un paio in giro, ma forse conosco gli architetti sbagliati), un vaso di vetro bianco soffiato, un bel colore alle pareti e altro non occorre. Sappiate che io la casa minimalista me la sogno la notte.

Solo che ecco, ho la sindrome di Cip e Ciop. Io se incrocio una nocciola per strada, non c’è verso, me la devo portare nell’ albero (a casa). Se non serve a me servirà a qualcuno, no? E poi certe cose anche se non ti servono, sono bellissime. Certe sedie con il telaio in legno stile design danese degli anni cinquanta, per esempio, tutte tristi lì accanto al cassonetto. Va bene, pencola, ma quel telaio in legno è meraviglioso. (Ce l’ho da tre anni ai piedi del letto, tra il comò e la finestra, con accumulata la qualunque, sopra alla scatola bianca in cui imboscare con stile le minutaglie sparse, ma vuoi mettere il telaio in legno forse danese anni cinquanta e la scatola in cartone bianco con le vitine in metallo agli angoli, che fa tanto natura morta degli interni contemporanea? Su quel pavimento in legno minimalista, vicino alla lampada Tolomeo, come comodino ci starebbe da dio).

È che io ho la vista selettiva e le chincaglierie sparse riesco ad ignorarle. Però se proprio me le voglio togliere dalla vista senza rinunciarci, gli trovo un contenitore. Una scatola. In cui mettere il contenuto del tavolo quando stanno per arrivare gli ospiti a cena e non ho tempo di sgombrare. L’arma di difesa dei disordinati pigri sono le scatole, le scatoline e le scatolette, meglio se decorative. Occhio non vede, cuore non duole. Fateci caso, è il trucco marketing numero 1 dell’Ikea e se funziona per l’Ikea vuoi che non funzioni per noi comuni mortali? Aspettate a buttar via quella cassettina delle bottiglie di vino del cesto di Natale. (Ogni tanto faccio la cernita delle scatole da sgombero e ritrovo tante cose).

Io sono un tipo visivo, se le cose non le vedo non esistono. E che me ne faccio allora di tutte le mie scorte di noccioline per l’ inverno se manco so dove stanno? Da qualche mese ho adottato grosse scatole trasparenti col coperchio per suddividere lenzuola. asciugamani e federe, così vedo cosa ci sta dentro, non ci va la polvere e sullo scaffale me ne entrano di più. E per la dispensa anni fa maschio alfa ha avuto un’ idea geniale: degli scaffali poco profondi in cui mettere, visibili, le scorte viveri, in modo che a colpo d’ occhio vedo cosa c’ è e tutti i resti vanno in bottiglie o barattoli della salsa di pomodoro riciclati. Funziona. Bisogna conoscere i propri difetti per affrontarli in modo pratico.

Però chissà perché quando i figli mi vedono rallentare vicino a un cassonetto accanto al quale stanno delle robe che l’occhio incolto prenderebbe per pattume sparso, ma bisogna guardarci attraverso, ecco, quei filistei dei miei figli da un paio d’anni attaccano con la lagna:
Noooo, eddai, non di nuovo, andiamo a casa, non guardare.

Proprio si capisce che sono tutti figli del padre e che come sempre i caratteri ereditari buoni sono quelli recessivi. Che poi il padre sa quando ci vuole un’eccezione alla regola, che vi racconto.

Premessa, da qualche anno maschio alfa che è un uomo di grande senso civico e servizio alla comunità, ha adottato il cassonetto vicino casa. Nel senso che la NU sa che ogni volta che ci passa accanto controlla se funziona (i nostri cassonetti sono interrati e per evitare drammi ci vuole un pass per aprirli e sono dotati di lucina verde che ti dice che non sono ancora pieni). Se però sono pieni un mucchio di gente pianta lì la roba, e il successivo vede casino e ce ne lascia dell’ altro, insomma, il tutore del cassonetto a quel punto controlla e chiama la NU prima che la situazione diventi irreparabile. O li avverte se è pieno, se il pass non funziona, se c’ è dello sporco sparso in giro. Il nostro custode del cassonetto, se qualcuno ha fatto cadere roba in giro per terra, si mette un guanto di gomma, la raccoglie e la butta. Come lo è diventato? C’ era un annuncio attaccato al cassonetto il giorno che abbiamo traslocato e lui si è presentato.

Il mio custode del cassonetto privato un giorno però è rientrato con una scatola da scarpe rivestita di carta a fiori ingiallita con un post-it incollato sopra: presepe di nonna, che conteneva delle vecchie statuine del presepe e alcune tazzine spaiate di porcellana, che qualcuno aveva posato accanto al cassonetto, non avendo cuore di buttarle, per chi le volesse prendere. Stanno nella nostra vetrina e a Natale tiro fuori queste statuine limitate e sbeccate, ma bellissime. Per dire che lui anche se non condivide tutte le mie passioni, le capisce e sa quando assecondarle. Lo amo per questo.

Che poi il figlio inventore, di tanto padre, da accanto al cassonetto mi riporta a casa aspirapolveri rotti, pezzi meccanici e robe varie che ultimamente ha detto che lui li colleziona così da grande, quando si metterà a fare davvero l’inventore sul serio, ha già una scorta di pezzi di ricambio. Per dire che i caratteri dominanti certe volte prendono la deriva recessiva, e che ci vuoi appurare con le leggi di Mendel? Dio li fa, poi li accoppia e poi li fa riprodurre.

Siamo una famiglia di criceti che si accumulano le cose nelle guance, inutile. La casa minimalista ce la scordiamo.

Epperò. Epperò. Mica ci viviamo nel cassonetto. Ogni giorno abbiamo mutande fresche di bucato, i piatti lavati e un tavolo pulito a cui sederci. Che il tavolo venga sgombrato spingendo in fondo quello che ora non ci serve perché dobbiamo mangiarci, ma dopo ci servirà e prima o poi lo metteremo a posto, è uno dei vantaggi di avere il tavolo da 10 quando si è in 4. (Abbiamo in giardino anche un tavolo piccolo che ci attacco quando arrivano gli ospiti  extra, l’ ho trovato in strada e l’ ho infilato a forza in una peugeot 107 che già era piena di figli che protestavano, ma non ce lo potevo lasciare, era dipinto in arancione e aveva delle gambe bellissime, anche se il piano era un pezzo di multiplex inchiodatoci sopra, Perché bisogna saper vedere il potenziale, delle cose).

E sposare un archivista con una soglia di sopportazione del disordine molto, ma molto più bassa della mia, mi ha portata, anni fa, a esternare una protesta per la rivendicazione del mio diritto al disordine. Perché ci crescono con l’ idea che l’ ordine sia una virtù a prescindere e il disordine una dannazione per cui andrai all’inferno. Io mi ribello, a me le case ordinate fanno pensare immediatamente ai serial killer. Gli ho detto proprio così: ho diritto al mio disordine, ci vivo anch’io qui dentro.

Perché io, in fondo in fondo, non è che sono una zozzona. Sono solo pigra per quanto riguarda la casalinghitudine. Preferisco il cucinare allo sparecchiare. Il verniciare allo smacchiare. Insomma, per rimettere a posto casa mi devo motivare con qualcosa che mi piaccia: gli amici che vengono a trovarmi, gli ospiti a casaccio, una giornata di sole, uno spostamento di mobili. Mi piace riarredare le stanze perché così posso finalmente pulire bene sotto i divani e dietro i mobili. È l’ unica scusa per far accettare i frequenti spostamenti ai maschi abitudinari che ho in casa.

Perché la casalinghitudine pigra è uno stato mentale, è una scelta di vita, una variante estetica, una pratica zen. Un dare spazio a quello che ti piace veramente nella vita. Solo che bisogna scenderci a patti o non si sopravvive. Quindi da anni io sperimento scorciatoie per sopperire alla mancanza di vocazione e vivere al meglio che posso nella mia pigrizia di casalinga criceta. E da oggi queste mie scorciatoie le voglio condividere con voi, soprattutto se voi mi condividete le vostre. Tutti insieme ci possiamo liberare dalla schiavitù spic&span.

Comunque la prossima volta tenetevi pronti per la mia arma di distruzione di massa numero 2: la pezzetta.

Questa rubrica ha generato un personaggio che vivrà su Mammamsterdam e ne costituirà l’alter ego satirico: non perdetevi Scialba della Zozza, la nuova lifestyle & food guru.

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27 thoughts on “Elogio della casalinga pigra e il trucco dei contenitori”

  1. Sono sul divano e guardo le mie bimbe giocare… sul pavimento ci sono miliardi di scarpe, fogli di carta, matite giochi e biscotti… c’è chi ha il pavimento in legno e chi in “oggetti vari”!!! Odio riordinare però le case zen le invidio un po’ perchè danno l’idea di pulito e di zero polvere (io sono super allergica). Le scatole non ho ancora capito che se mi piacciano o meno… sono super per stoffe, gomitoli e co. e per mettere via i vestiti però se ci buttassi tutto dentro alla rinfusa poi sarebbe solo l’ennesimo contenitore dimenticato che potrei portare direttamente in discarica. Diciamo che cerco di seguire un po’ quello che fa anche Francesca: quando entra qualcosa in casa qualcos’altro deve uscire. Forse sono fortunata a non avere la tendenza ad accumulare e a cercare sempre spazi ariosi e liberi… e forse e proprio “merito” dell’allergia agli acari!

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  2. Ecco perché quando andiamo all’Ikea una o due scatole le compriamo sempre!! Noi mangiamo in otto su un tavolo da otto, perciò quello è sempre sgombro e in ordine, ma per il resto… Dico solo che durante queste vacanze abbiamo fatto le pulizie di Pasqua. Sì, ma dell’anno scorso…

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  3. o!ben detto!!!ti faccio compagnia all’inferno!perche mi ribello all’ordine…ed ogni tanto lo invoco chiedendo che si impossessi di me…ma niente…x cui faccio finta di niente e passo oltre…!!!:)

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  4. Nel tuo racconto mi ci sono ritrovata tantissimo!!! Io penso che non dobbiamo essere schiavi della casa ma è la casa che deve essere in funzione nostra…Bisogna viverla nella maniera a noi più idonea…
    Senza scatole non so come potrei vivere…adoro il riciclo e ho tanti hobby creativi…sono sommersa dai materiali e, quando non ne posso più, metto ordine…

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  5. Brava Gio, concordo, la mia non è solo pigrizia è soprattutto avere sempre delle cose più importanti da fare. Ne discutevo ieri con mio marito (la cui madre è una casalinga coi fiocchi) che io ritengo ci siano cose più importanti di un pavimento pulito (cose che lui non ha mai ricevuto, per dire)…

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  6. Santa subito per questo post e questa rubrica!!! Ho riso molto e mi son ritrovata in quello che scrivi, perchè ho la profonda convinzione che quando torno a casa dalle mie 40 ore settimanali di lavoro, le mie figlie preferiscano una partita a domino con me piuttosto che vedere attraverso i vetri puliti (che peraltro tra nane, cani e gatti restano puliti quei 10-15 minuti!)
    E non è pigrizia, la mia, mi rifiuto di vederla così: è una lista di priorità diversa forse da quella più diffusa, ma che funziona per me e la mia famiglia molto bene.
    E la domenica, quando il disordine ha raggiunto il livello di guardia, tutti insieme a riordinare in allegria, come un gioco!

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  7. spettacolo! criceti e scatole connubbio perfetto. e rassegnati: la tua sovrabbondanza è la tua cifra stilistica…
    volevo chiedere: ma come te la sei giocata con i disegni nanici età pre-scolare e primi anni di scuola. hai un archivio? li butti tutti dentro una scatola? dentro un cassetto? ci metti data e nome? io non riesco a buttarli. stamattina il mio nano mi presenta uno scarabocchio con due cartoncini incollati marroni (!) con su scritto mamma e papà. l’aveva fatto la sorella. mi dice ” arte storica, mamma”. volevi dire astratta nanobello!
    e vogliamo parlare dell’accumulo compulsivo o il recupero in discarica? ho un’amica che è maestra nel cambiare destinazione d’uso agli oggetti facendone dei pezzi unici, recupera in discarica qualsiasi cosa (però c’è da dire che abita in un posto piccolo e bucolico)e ne fa degli oggetti d’arredo bellissmi. il fatto è che ci vuole talento, altrimenti diventa sbrindellamento. e io come te la casa minimilasta me la sogno di notte.

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  8. Ti adoro!
    Anche io sono una casalinga pigra (che lavora pure fuori casa 8-10 ore al giorno), però mi mancano le astuzie. E infatti casa mia è il caos.
    Poi il marito non aiuta, nel senso che non alza un dito ma crea disordine e se mi azzardo a buttare qualcosa inizia la terza guerra mondiale… e ovviamente i figli imparano da lui, che è più comodo.
    Studierò tutte le lezioni, chissà che riesca finalmente a liberare il divano. O il tavolo.

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  9. Vivo in una casa di 240 mq, una cascina in campagna. Prima di me lì hanno abitato 7 persone, l’unica costante il mio compagno. Quindi quando abbiamo deciso che era finita l’era dell’ostello ed ero incinta abbiamo fatto lo sgombero. Ora è vuota, minimalista appunto. Vuota. ZEN. Preferisco avere tappeti di bambù, quadri e lampade che mobili e i libri adesso sono tutti insieme in una libreria nella zona che per me è la biblioteca.

    Ovviamente entrano cose, ma altrettante escono. Andiamo per mercatini perché ci piace, (adesso sto cercando un tavolino) ma per ogni cosa che entra una esce. Agli oggetti diamo un anno di tempo, se non trovano una collocazione seria e si adattano all’ambiente circostante, escono di casa.

    Il baby ha il suo spazio in giardino e al piano terra, che è territorio di tutti, in cucina possiamo mangiare comodamente in 18, ma anche qua abbiamo tolto tutti i pensili della cucina e comprato solo una credenza. Entra quello che è necessario e il resto è in un armadio a muro.

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  10. Hmmm, mi sa che sono peggio di te, io. Non ho proprio il piacere della casa, dello spostare i mobili, del pensare “sopra quella mensola ci starebbe tanto bene…”. No. E il disordine è un’arte, perchè io sono di quelle che nel proprio disordine trova tutto, perchè in realtà è un’ordine tutto mio. Perchè se poi le mie cose le ritrovo non può essere disordine, no? E quando sono in vena ritrovo pure le cose degli altri nel loro ordine, quando loro non ci riescono, guarda un pò. Ma mio marito ogni tanto “fa ordine” cioè sposta tutto quello che è in giro in posti strani, e quando gli chiedo dov’è qualcosa risponde “al suo posto” e io mentalmente aggiungo “di oggi” e ogni volta si rischia il divorzio.
    Anch’io sono approdata alle scatole, solo che non mi piacciono, quindi non riesco a godermi la soluzione. Quindi scatole chiuse negli armadi per ora è il mio compromesso.

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  11. sono tornata dall’Italia venerdi’ sera. Sul pavimento sparsi per casa ci sono da allora un foglietto con un numero di telefono, l’etichetta di plastica di un pacco di calze dei bambini nuove, e il cartone amazon di un libro che avevo comprato. Da venerdi li guardo e passo oltre. Per dire la sorellanza.

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  12. Dovresti fare la volontaria all’isola ecologica.
    Sai le cose che non porta a casa mio papà?
    Era di turno il fine settimana dopo Natale: ha portato a casa un tirassegno nuovo di zecca! E le bici….

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  13. si ne avrò bisogno!
    Qui per fortuna essendoci la raccolta porta a porta nn si rischia piu’ di adottare cose che si trovano per strada…e io alla sera sparecchio solo perchè il tavolo della cucina è la mia postazione pc…quindi ho bisogno di assistenza tecnologica in merito! 😛

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