Le donne non sanno suonare la batteria

Quando ci confrontiamo con i bambini e con le loro convinzioni sulle differenze di genere, spesso ci troviamo a corto di esempi e modelli di riferimento. Ma c’è davvero così poco che possiamo fare? Ecco un’idea utile sia ai genitori di figlie femmine, sia a genitori alle prese con il “maschilismo” indotto dei propri figli maschi.

Questo post è scritto per noi da Close The Door.  

“Le donne non sanno suonare la batteria” . Mio cugino e io guardavamo alla televisione un concerto di Prince, in cui una donna suonava, appunto, la batteria. A me sembrava che lei ci mettesse moltissima energia e bravura, ma la sicurezza con cui mio cugino aveva detto quella frase mi aveva fatto dubitare di quello che vedevo. Avevamo forse 12 anni. Non era la prima volta che se ne usciva con frasi del genere: non sanno giocare a calcio e ai videogiochi, non sono brave in matematica, non sanno fare lavori manuali. Nel senso che i livelli che raggiungevano erano talmente bassi che non valeva nemmeno la pena provarci. Importante: mio cugino non era – e non è – quello che definiresti un maschilista.

Foto ©chris brookes utilizzata con licenza Creative Commons
Foto ©chris brookes utilizzata con licenza Creative Commons

Quando si menzionano gli stereotipi di genere di solito si parla dell’immagine distorta veicolata dai media, tv, Internet. Si parla invece troppo poco – secondo me – dei messaggi che arrivano prima in famiglia e poi a scuola. Si parla troppo poco di quello che i genitori e gli educatori dicono ai figli e non si parla quasi per nulla di quello che i bambini e ragazzini si dicono fra di loro.

Quando guardo mia figlia di 5 anni penso che sarà difficile che discorsi di questo tipo non le arrivino mai all’orecchio, e che non abbia la tentazione di “non provarci neppure”. Forse quando sarà più grande potrà leggere uno dei tanti libri sui talenti femminili del passato: Trotula de Ruggiero, Elena Cornaro, oppure “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf in cui racconta di cosa sarebbe successo a William Shakespeare se fosse nato donna. Ma ora non ha molto senso e anzi per dirla tutta, per quanto siano importanti questi studi pensare di rivolgermi al passato mi fa venire una botta di malinconia.

Quindi la mia personale risposta di mamma che vuole anticipare la battuta del cugino di turno, è guardare al presente. Quando mi chiede “Mamma da grande io posso fare…?” mi tengo in serbo la risposta pronta, e cioè: un nome. Un nome è più di un’immagine fugace in tv. Un nome ha una storia da raccontare, sforzi e scelte e risultati. Facebook in questo è un grande alleato : le protagoniste di oggi spesso hanno una pagina Facebook, mettendo un “like” per seguire le loro attività ci si tiene aggiornati e si impara qualcosa. Facendo qualche piccola ricerca si scoprono cose interessanti anche per me. Questo è un piccolo elenco di donne che ho scovato per rispondere alle domande della mia 5enne:

Mamma cos’è un astronauta? Mamma, da grande posso fare l’astronauta? – Certo amore, Samantha Cristoforetti in questo momento è nello spazio vicino alla Luna e manda tante foto

Mamma, cosa fanno quelli in tv? Giocano a calcio. Mamma, da grande posso giocare a calcio? Certo amore, Marta Vieira da Silva è una bravissima calciatrice

Mamma, cos’è un inventore? Mamma da grande posso fare l’inventrice – Certo amore, Elizabeth Holmes ha inventato da poco un modo facile e veloce di fare le analisi del sangue

Mamma, cos’è un matematico? Mamma, da grande posso fare la matematica? – Certo amore, sai che Maryam Mirzakhani ha vinto la medaglia d’oro

Mamma, cos’è un pilota? Mamma, da grande posso fare la pilota? – Certo amore, Danica Patrick sta vincendo tantissime gare con la sua macchina

Mamma, cos’è un batterista? Mamma da grande posso fare la batterista? Certo amore, conosco una bravissima batterista che ha suonato con un musicista di nome Prince. Si chiama Sheila Escovedo.

“Questo post è dedicato alla mia amica Claire” 

– Close The Door

Avete anche voi esempi da condividere? Fatelo nei commenti!

Prova a leggere anche:

Previous

In genere si parla di disabilità

Dalla parte dei bambini (maschi)

Next

34 thoughts on “Le donne non sanno suonare la batteria”

  1. Questo lo stampo e lo tengo come promemoria per le domande di mia figlia 4enne.
    Per ora la mia risposta su domande “da maschio o da femmina” è che una femmina può fare tutto quello che vuole, mentre i maschietti non possono mettersi le mollette dei minipony ????

    Tra amici dell’dell’asilo è un continuo ribadire il maschile o femmine. Ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è stato questo dialogo.
    “Mamma possiamo fare i pompieri”
    Io: certo amore
    Mamma amichetto: “certo tu prendi le telefonate, loro guidano il camion dei pompieri” (loro erano due maschietti).
    Io a bocca aperta a guardare una che sembrava anche intelligente. ….
    Fortunatamente nel casino della vestizione all’uscita dell’asilo erano già passati a altri progetti e idee e non hanno ascoltato le ns risposte.

    Reply
  2. Comunque ho davvero l’impressione che ti sia sfuggito il senso del post Andrea. Nessuno afferma che le donne siano fisicamente più forti degli uomini e riguardo ai giochi mentali, si può essere solo curiosi di capirne le cause. Solo che, perdonami, se non hai solo figli maschi e una delle tue figlie ti dice “Papà papà, voglio giocare a scacchi”, tu gli rispondi che non sai bene perché, ma la donna più brava del mondo è solo 63ma? E se ti dice “Papà papà, voglio giocare a calcio”, tu gli rispondi che ti viene sonno solo all’idea? Che poi seriamente, io non sono un’appassionata di calcio ma il rugby e le arti marziali mi piacciono eccome e se vedo una partita con atlete donne, della loro “inferiorità” fisica me ne importa assai, semplicemente mi incanto a guardarle. E come me molte altre persone, se come leggo il calcio e altri sport di contatto con atlete donne hanno grande successo in tutta Europa. Dato che noi siamo il paese del “Lei viene? E quante volte viene?” ci penserei un pochino prima di giudicare con sufficienza delle discipline giocate con passione da tante persone.

    Reply
  3. Leggendo della diatriba Polgar-Short mi sono imbattuto in questi articoli davvero interessanti:
    https://chess24.com/en/read/news/men-women-and-chess-skill-the-whole-truth-1 (alla fine c’è il link alla parte 2)
    e questo:
    http://www.davidsmerdon.com/?p=1668
    Non sono facili (e non ho controllato i dati), ma alcune delle statistiche che offrono sono affascinanti, e offrono spiragli sull’enorme complessità di questa questione.

    Prima che vi mettete nella lettura di quei link (che vi consiglio caldamente) voglio sottolineare un punto… mentre a scacchi comincia a giocare da piccoli e devi essere molto bravo da molto giovane, a bridge sei considerato un junior fino a 25 anni e riesci a continuare a giocare al top fino alla pensione (al contrario degli scacchi) e a scrabble ti ci avvicini da adulto, ciononostante le donne al top in entrambe le discipline sono un po’ come le particelle di sodio. In questi casi non ci può mica colpevolizzare il povero genitore che non ti ha spinto da piccolo, no? 😀

    Reply
  4. E comunque chi ne capisce di calcio mi dice che Marta Vieira da Silva sul campo è MICIDIALE e che non saprebbe dire cosa avrebbe fatto, se fosse nata uomo 🙂

    Reply
  5. Molto interessante e utile! Ho una domanda: secondo voi i bambini distinguono così tanto tra maschi e femmine? Io da piccola volevo fare l’astronauta e il fatto che gli astronauti di cui avevo sentito parlare fossero tutti maschi non mi ha fatto lontanamente pensare che la cosa fosse un problema. Per cui a me, se avessero risposto alla mia domanda “Posso fare l’astronauta?” con “Certo, come Yuri Gagarin”, sarebbe assolutamente bastato! E quando, verso i 20 anni o poco più, un vicino di casa mi disse “Ma una ragazza non dovrebbe studiare fisica” e quando, verso i 25 anni, una conoscente mi disse “La bellezza è importante per una donna” o, sempre verso i 20 anni mi dissero “Alle donne piace fare shopping” mi è sembrato davvero strano… Ma forse è perché ho sempre vissuto un po’ nel mio mondo, non so. A volte mi sembra che calcare troppo la distinzione donne-uomini, anche se solo per incoraggiare, possa ritorcersi contro di noi. Che ne pensate?

    Reply
    • Elisabetta io ero come te da piccola, un po’ perché ero fatta così, un po’ perché il mondo in cui sono cresciuta io era meno stereotipato almeno nei primi anni di vita. Quando il resto della società non fa che spingere alla segregazione tra i generi, i bambini sviluppano molto presto delle aeree di “pertinenza” che ben presto si trasformano in aree di competenza. Ti faccio un esempio: la maggior parte dei bambini maschi italiani non gioca mai al gioco mamma-figlia, i bambini maschi (e femmine) svedesi giocano a mamma-papà-bebè, perché il ruolo di accudimento paterno è più evidente in Svezia che in Italia, e la cultura è più egualitaria. I modelli di riferimento sono importanti. Se i bambini crescono senza mai incontrare un maestro maschio, pensano automaticamente che la scuola non sia una cosa per loro. Ti consiglio di leggere anche questo post: https://genitoricrescono.com/dalla-parte-bambini-maschi/

      Reply
  6. L’articolo di Fighting the Sharks è davvero molto interessante e come si suol dire, sta in piedi. In realtà quando leggo di spiegazioni evoluzionistiche la mia prima reazione è sempre di domandarmi quanto incida la componente culturale : anche se molte cose si spiegano con gli ormoni, sono sicura che molte donne come me dall’adolescenza in poi, hanno ricevuto il consiglio di non affaticarsi troppo per essere competitive perché se sei troppo brava, spaventi gli uomini. Se poi quelle disposte a rischiare sono frenate da regolamenti discriminatori, la spiegazione sul ritardo delle donne diventa abbastanza banale. Mi piacerebbe approfondire la questione dei giochi “mentali”, perché la notizia del divieto del CONI alle donne di entrare nella categoria dei professionisti sportivi mi ha aperto un mondo e mi ha spiegato moltissime cose. Perché non si perda, riporto qui il link della petizione della squadra di rugbiste italiane
    https://www.change.org/p/coninews-donne-nello-sport-dilettanti-per-regolamento-nowomannopro

    Reply
    • A mio avviso si mescolano due cose che hanno poco a che fare tra loro.
      Il fatto che non ci possano essere giocatrici di rugby professioniste credo sia semplicemente per ragioni storiche e nessuno ha mai cambiato la regola semplicemente perché non c’è interesse e magari la procedura è complessa. Dubito che ci sia dietro un disegno sinistro 🙂 (e poi diciamoci la verità… il mio interesse per il rugby è nullo, figuriamoci se mi metto a vedere il rugby femminile 😀 ).
      Per gli sport mentali invece la situazione è diversa… non ci sono chiaramente ostacoli fisici o giuridici che impediscano alle donne di eccellere e, come nel caso del bridge, a livello di base ci sono molte giocatrici. Al top invece sono TUTTI uomini. Se ci fossero poche/pochissime donne allora potremmo parlare forse di ostacoli di tipo sociale e/o di pregiudizi, ma il fatto che non ce ne siano affatto a mio avviso indica fortemente che ci deve necessariamente essere qualche altro fattore in gioco che impedisce alle donne di emergere.

      In ogni caso, differenze di genere si applicano in entrambe le direzioni… prendei ad esempio la ginnastica artistica dove le gare si svolgono in modo completamente diverso a seconda se sei maschio o femmina. Le ragazze troverebbero difficile fare quello che fanno i maschi, ma i maschi troverebbero impossibile fare quello che fanno le ragazze semplicemente perché il loro corpo non glielo consentirebbe 😀 Lo stesso vale per il balletto o per tutte quelle discipline dove è richiesto un corpo flessibile e possibilmente molto affusolato.

      Poi non dimentichiamo, che il fatto che le donne siano fisicamente meno forte degli uomini a volte, per me , è un vantaggio. Prendi il tennis… a livello maschile può essere di una noia mortale, mentre gli incontri femminili, proprio perché le giocatrici sono meno potenti, vengono giocati sfruttando armi diverse e più spettacolari. Questo credo sia il motivo perché il tennis femminile abbia così tanto successo e, quanto meno al top, la disparità dei premi in palio sia praticamente scomparsa. Invece se pensi al calcio femminile… mi viene sonno solo all’idea 😀

      Reply
      • Andrea, ho l’impressione che non ci capiamo: non ho mai parlato di nessun disegno sinistro dentro il CONI. Quello che penso ci sia dietro è – scusami – un ragionamento tipo il tuo, “mi viene sonno all’idea”. Cioè si dà per scontata la mancanza di interesse del pubblico, degli sponsor, eventualmente delle stesse ragazze. Ma se il regolamento impedisce anche solo la possibilità teorica di diventare professionisti, siamo sempre lì, puoi avere un Kasparov donna che però ha a disposizione 1 ora al giorno anziché 8 come il suo omonimo, e anche il rugby o il calcio femminile darebbero esiti diversi se potessi avere atlete che investono tutto il loro tempo in questa disciplina invece di farlo part-time.

        Reply
        • Secondo me si confondono causa ed effetto.
          Siamo sicuramente tutti d’accordo che la regola vada cambiata, ma più per motivi di principio che altro, in quanto all’atto pratico non credo proprio che così facendo sport come il calcio o il rugby femminili diventino improvvisamente miliardari o che centinaia di ragazze vi si potranno dedicare a tempo pieno. Il calcio femminile è da un po’ che va avanti, ma diciamoci la verità, chi lo segue, eccetto i giocatori e i loro parenti e amici? Tempo fa c’era il campionato del mondo femminile e sui giornali se c’era un trafiletto era grasso che colava. Del rugby femminile non sapevo neanche l’esistenza (non seguo neanche il maschile, ma almeno quello so che esiste).
          Invece a mio avviso è più interessante il mondo degli scacchi e del bridge e cercare di capire perché le donne lì non emergono (e il CONI non c’entra niente) nonostante non abbiano ostacoli che glielo impediscano.

          Reply
          • Comprendo il ragionamento ma credo che la prospettiva di “professionismo” rischi di portare fuori tema. Voglio dire: mio figlio potrebbe voler giocare a calcio ma difficilmente potrà diventare un professionista perché, se assomiglia al padre, non ne avrà le qualità. Non per questo non potrà farlo. Per cui perché porci limiti? Se mia figlia vorrà giocare a calcio ben venga (fino ad una certa età ci sono le classi miste), in fondo c’era Carolina Morace, se non ricordo male 😉

          • avrai seguito sicuramente Andrea la polemica recente in UK, parlando di scacchi, con Nigel Short che ha rilasciato una dichiarazione molto simile alla tua sulle donne che giocano a scacchi. Avrai anche notato la risposta di Judit Polgar, la più grande scacchista della storia sicuramente, titolo di grandmaster a 15 anni, più giovane al mondo (fra maschi e femmine), e che ha raggiunto la ottava posizione mondiale (nella classifica generale, non fra maschi e femmine) e che le ha gentilmente fatto notare che lei, al bravo Nigel, lo ha battuto. Direi che non c’è bisogno di aggiungere altro. Anzi no, un’ultima curiosità: sono andata sul sito della Polgar perché volevo allegarlo a questo post, ecco se vai a dare un’occhiata, in questo momento almeno, lo troverai hackerato. E anche questo non ha bisogno di commenti.

        • Grazie ancora Close, in effetti il problema è esattamente quello delle possibilità di partenza, come dimostrano sempre più studi. Le donne non emergono negli sport allo stesso modo degli uomini semplicemente perché – pregiudizialmente – ci si investe di meno. Il calcio USA femminile ha una base di partecipanti donne enorme, perché è legato alle scuole, e i risultati anche in termini di spettacolo si vedono. Il caso delle sorelle Polgar negli scacchi te l’ho segnalato apposta (e consiglio di studiarlo bene anche ad Andrea, che infatti non trova risposte): il padre decise per loro di investire sulla loro formazione in maniera particolare, e i risultati si sono visti.
          Per ora la sostanza è questa: meno investimenti (perché storicamente l’agonismo è maschio), meno risultati per le donne. Tutte le eccezioni confermano questo dato. In una società nella quale ancora si chiede alle donne, in un colloquio di lavoro, se vogliono avere figli o no, ci si stupisce degli scarsi risultati negli sport professionistici? Bisogna proprio essere miopi per non capire dove sta il problema. Nessun complotto, è una società patriarcale, tutto qui.

          Reply
      • non so Andrea, il calcio femminile svedese è molto seguito 😀
        Mi vengono in mente anche molti ballerini di danza classica la cui agilità corporea non ha nulla da invidiare alle donne. Però non ci sono molti ruoli maschili nella danza classica, il che magari non porta i maschi a vedere ballerini maschi su un palco e ad invogliarli ad intraprendere quel genere di carriera. Mi sembrano discorsi molto simili a quelli che si fanno quando si parla della presenza femminile in ambito accademico in STEM: i fattori in gioco che complicano una carriera in scienza o tecnologia alle donne sono talmente tanti che mi sembra riduttivo limitarsi a notare che le donne in STEM sono solo a livello di laurea e dottorati e scompaiono nei ruoli più alti. E’ facile cadere nella tentazione di affermare che non ce la facciano intellettivamente, o che magari semplicemente non sono interessante. Ho la sensazione che stia sfuggendo qualcosa in questa discussione, anche a proposito degli scacchi o del bridge, però non conosco quegli ambienti.

        Reply
        • Diciamo che nel balletto classico ci sono più ruoli per donne che per uomini sia semplicemente perché è più adatto alle donne che agli uomini data la loro struttura corporea. Gli uomini sono più potenti e le donne più flessibili. Non credo che nel XIX secolo quando è stato creato il repertorio si pensasse a discriminare, ma si aveva un certo ideale di bellezza che era più adatto alle donne che agli uomini e questo poi è andato avanti negli anni.
          Ti faccio un esempio interessante… highland dancing (che è a tutti gli effetti un’attività sportiva mooooolto competitiva) oggigiorno viene percepito come un’attività da ragazze (in passato era vero il contrario), nonostante richieda molta potenza e rrelativamente poca grazia (motivo per il quale non capisco perché ci sia questo pregiudizio, ma le cose stanno così). Se vai a una classe di bambini, molto raramente incontrerai un maschio, tuttavia se vai avanti di livello e diventi più bravo la percentuale di maschi aumenta e al top molti dei migliori dancer sono effettivamente maschi. Quindi, nonostante sia socialmente poco accettabile che un maschio faccia highland dancing, quei pochi che si cimentano hanno una probabilità maggiore di arrivare al top.
          In questo caso quindi è chiaro che è solo ed esclusivamente il pregiudizio che preclude a un numero maggiore di bambini di intraprendere questa attività. Tuttavia se facessero così mi chiedo se le ragazze finirebbero per scomparire perché non potrebbero più competere (oppure se anche qui ci sarebbe bisogno di competizioni femminili).

          Reply
        • Mi ero scordato altri due esempi di pregiudizi… Hockey su prato: molto popolare in America del nord, dove però lo fanno solo le ragazze, ma non ho assolutamente idea del perché.
          Poi c’è il softball che era disciplina olimpica, ma solo per le ragazze.
          Non dimentichiamo il roller derby, che credo sia la versione su rotelle dello short track su ghiaccio, che è di appannaggio quasi totalmente femminile, nonostante di femminile non abbia assolutamente nulla. Questo credo che venga dal Canada e poi è stato esportato in America e nel Regno Unito e presumo anche altrove.

          Reply
  7. Ora… non vorrei fare una differenza di genere al contrario ma… Il figlio sono due anni che prende lezioni di batteria e il suo insegnante ha una “forbice” di età degli allievi che va dall’asilo alle scuole superiori. L’ultima volta si chiaccherava a fine lezione delle capacità di apprendimento di maschietti e femminucce. Indovinate chi erano i più bravi e veloci ad imparare? 🙂

    Reply
  8. Quanta ragione hai! E quanta strada si dovrà ancora fare, se penso che alcune mamme ancora si sentono in colpa se lavorano full time. Bel post. Grazie

    Reply
  9. Grazie a te Lorenzo! Sono corsa a cercare il nome, trovando Zsuzsa Polgár prima donna a essere diventata “Grande Maestro” di scacchi e… ho scoperto che gli scacchi dividono le competizioni in tornei maschili e femminili. Ecco posso capire la divisione delle discipline sportive, già quella di moto e auto la capisco meno, ma gli scacchi?! Sarà la prossima domanda

    Reply
      • No, non credo proprio che sia pregiudizio, ma semplicemente perché le donne sono più deboli. Lo stesso vale nel Bridge… Le donne forti a livello nazionale sono molto poche e a livello mondiale praticamente nessuna. Basta che guardi le gare “open”, anche a livello locale… di donne ne vedi una ogni morte di papa e molto raramente sul podio.

        Prendi anche lo snooker… proprio in questi giorni c’è stata una gara importante dove per la prima volta hanno chiesto alla pluricampionessa mondiale di partecipare alle qualificazioni, ma purtroppo è caduta al primo ostacolo.

        Possiamo discutere se le donne hanno qualcosa che impedisce loro di eccellere in queste discipline, oppure non eccellono perché c’è un pregiudizio contro di loro, per cui ce ne sono troppo poche che praticano questa disciplina, ma rimane il fatto che le gare femminili al momento servono, altrimenti le donne non parteciperebbero proprio.

        Reply
        • Ammetto la mia ignoranza in questo argomento riguardo ai regolamenti sportivi, ma mi verrebbe subito da rispondere qualcosa sulle “profezie autoavveranti” precisamente del tipo che ho descritto nel post. Se mi dici per esempio che le donne sono più deboli, perché rimangono per lo più dilettanti ma non possono diventare professioniste sportive, io ci crederei subito. Ma ho scoperto da poco che un regolamento del CONI *vieta* espressamente alle donne di accedere allo status di sportivo professionista per alcune discipline, come rugby, calcio, pallacanestro e altre. Vale la stessa cosa negli scacchi? Perché se una donna non può diventare giocatrice di scacchi per professione, quando ne trovi una che si può allenare 8 ore al giorno come fanno i colleghi maschi? Mi si può rispondere che le donne non arrivano mai ad attirare alcuni investimenti, ma sapendo che per regolamento “non ci puoi nemmeno provare” nessuno proverà a farlo! Almeno in Italia. Sarei veramente curiosa di conoscere i dettagli di questo argomento.

          Reply
          • Non so niente del perché il CONI abbia quella regola. Probabilmente è un retaggio del fascismo? (esisteva già il CONI allora?).
            Degli scacchi so quasi nulla, ma so che le donne non emergono.
            Invece conosco il mondo del Bridge, e nonostante ci siano molte donne che giocano a livello di circolo (la maggioranza direi), i giocatori forti sono praticamente tutti maschi e più vai in alto, meno donne trovi.
            Queste sono le classifiche mondiali di bridge:
            http://www.worldbridge.org/open-classification.aspx
            La prima donna che ho trovato nella classifica open è al No. 160. Molte delle donne che compaiono nella lista “women” non compaiono affatto nella open, per cui presumo che frequentino solo competizioni femminili e non open.
            Non credo sai una questione di pregiudizio, anche perché le competizioni open sono aperte a tutti, ma semplicemente che le donne, per motivi a me oscuri, sono semplicemente meno forti, per cui necessitano di essere “protette” con gare a parte (un po’ come i junior)

          • Ad esempio leggi qui:
            http://fightingthesharks.com/women-weaker-mind-sports/
            Anche io ho spesso pensato che le donne sono semplicemente non sufficientemente competitive.
            Non so quanto sono d’accordo sull’essere focalizzati su una determinata cosa… Posso pensare ad esempio al balletto dove di certo non c’è spazio per altro nella tua vita se vuoi eccellere.
            Sicuramente ci sono degli studi che analizzano questo fatto… sarebbe interessante leggerli.

        • Andrea, scusa se te lo faccio notare, ma “semplicemente le donne sono più deboli” è un pregiodizio. Nessuno studio scientifico è riuscito a dimostrare che, a parità di condizioni di partenza, i risultati sportivi dipendono dal sesso di appartenenza. Quella che viviamo è una situazione storica distorta da un professionismo sportivo cominciato, per gli uomini, molto prima. Dove, per vari motivi, si è investito molto, lo spettacolo e livelli tecnici anche nelle donne sono eccellenti: il tennis lo hai nominato tu, c’è anche il calcio negli USA come esempio. Dimmi come fanno le americane a essere al livello delle brasiliane (che avrebbero il talento naturale dalla loro, no?) – anzi a suonargliele spesso e volentieri – nel calcio, se non perché il movimento è ampiamente finanziato e foraggiato molto più del calcio maschile.

          Reply
          • Grazie Supermambanana, non conoscevo Judit Polgàr e adesso scopro che ha battuto Kasparov :-O

          • Lorenzo, qui mescoli due piani che non hanno nulla a che fare tra loro.
            Le donne possono giocare a pallone quanto gli pare. Niente glielo impedisce (eccetto il CONI a quanto pare), così come accade per molti altri sport femminili.
            Che le donne siano fisicamente più deboli mi pare un dato di fatto… dopo tutto neanche Serenona potrebbe giocare nel circuito maschile. 🙂

            Diverso il discorso dei “mind sport” dove, nonostante le condizioni siano, almeno in teoria, paritarie, le donne non riescono ad eccellere e di esempi ce ne sono diversi. Leggi i link che ho postato in alto e che riportano delle statistiche molto interessanti.

            Si continua a riportare l’esempio della Polgar che al momento è 63ma al mondo (mi pare, vado a memoria) come se dovesse dimostrare che le cose non dovrebbero essere come sono (nonostante lo sport sia meritocratico per eccellenza). Allora rispondo che Pluschenko quando era più giovane poteva fare una Billman, ma ciò non vuol dire che tutti gli uomini, per quanto si allenino, ci possano riuscire (tant’è che neanche lui ci è più riuscito con l’andare degli anni). Invece le donne, anche quelle non particolarmente forti, le fanno a occhi chiusi e neanche fa più effetto quando ne vedi una.

  10. Mamma, cos’è questo gioco? Si chiama scacchi, si fa in tutto il mondo e se lo fai di professione puoi vincere molti premi. Mamma, da grande posso giocare a scacchi? Certo amore, Susan Polgar e le sue sorelle sono famose campionesse.

    Mamma, cos’è un artista? E’ una persona che con le mani o con tutto suo corpo crea mondi meravigliosi e molto istruttivi. Mamma, da grande posso fare l’artista? Certo amore, come Frida Kahlo, Isadora Duncan, Louise Nevelson…

    (Grazie Close The Door)

    Reply

Leave a Reply to Andrea Cancel reply