Difficoltà dell’allattamento: ragadi, ingorghi e mastiti

Questo post è scritto a più mani da mamme che si sono unite formando l’associazione AllattiAMOlo. La loro idea è offrire un luogo comune, un punto d’incontro e di confronto per mamme che affrontano l’allattamento al seno. AllattiAMOlo è un gruppo di autoaiuto aperto alle mamme e ai loro bambini, basato sul ascolto reciproco, dove non si giudica e non si danno consigli, ma ci si confronta e ci si sostiene nel principio che aiutare aiuta.
Gli incontri avvengo due volte al mese al centro per le famiglie “L’elefante blu” in via del guercino 16 – Ferrara.
Oltre agli incontri del gruppo di auto aiuto, Sara, Elena, Marina, Chiara e Stefania vorrebbero espandere la loro voce con collaborazioni e attività per diffondere informazione e sostenere l’allattamento. Ed è anche per questo che gli abbiamo chiesto di scrivere questo guestpost per noi.

L’allattamento è un percorso che dura finché mamma e bambino lo desiderano.
Lungo questo percorso si possono incontrare degli ostacoli che occorre saper riconoscere per poterli risolvere.
Le difficoltà più frequenti sono le ragadi e i dotti ostruiti, i quali, possono evolvere in ingorghi mammari o addirittura, nei casi più gravi, in mastite.

RAGADI:
Le ragadi sono piccoli tagli a livello del capezzolo e possono essere molto dolorose.

Come prevenire:
Per prevenire la formazione di ragadi la cosa più importante da fare è verificare che il bambino si attacchi correttamente, con la bocca ben aperta su tutta l’areola e il labbro inferiore rovesciato in fuori. Non a caso uno dei segnali del corretto attacco del poppante è il fatto che la mamma non avverta dolore.
Se l’attacco è corretto non serve limitare la quantità o la durata delle poppate, come invece ancora di frequente viene consigliato. Poppate troppo distanziate o troppo brevi potrebbero invece portare a dotti ostruiti o ingorghi, inoltre non permetterebbero al bambino di assumere la quantità di latte di cui ha bisogno, e interferirebbero con la produzione del latte.
Per far chiarezza: i capezzoli doloranti sono uno dei problemi più comuni nei primi giorni di allattamento, è normale che la pelle sia un pochino irritata, ma se il dolore diventa più intenso o dura parecchi giorni, forse c’è da cambiare qualcosa.
E’ preferibile non utilizzare creme o altri prodotti per il seno, che, essendo scivolosi, potrebbero far perdere la presa al bambino. Lasciar asciugare il capezzolo all’aria per qualche minuto dopo la poppata, se possibile, e non utilizzare coppette assorbilatte di materiale sintetico che non lasciano traspirare la pelle. Non eccedere con i detergenti per non seccare la pelle: non serve lavare il seno prima o dopo le poppate, le normali operazioni d’ igiene quotidiana sono sufficienti. Capezzolo e areola sono infatti mantenuti puliti e idratati dalle secrezioni delle ghiandole di Montgomery, che producono una sostanza grassa che ha la funzione di ammorbidire e rendere elastica la pelle e che possiede proprietà antibatteriche.
Come intervenire:
Per alleviare il fastidio durante la suzione è utile cambiare la posizione del bambino in modo che l’attacco non stimoli sempre la stessa zona del capezzolo. I paracapezzoli in caucciù e silicone possono interferire con la stimolazione del seno, ma prima di interrompere l’allattamento a causa del dolore provocato dalla suzione è meglio usarli, sapendo che sono solo un palliativo e dovrebbero essere utilizzati solo fino alla guarigione delle lesioni.
Il vero rimedio è infatti correggere l’attacco del bambino.
Per favorire la guarigione delle ferite è utile spremere leggermente l’areola affinchè esca qualche goccia di latte e spalmarla su tutta la zona dolente; bisogna inoltre lasciare che il seno si asciughi più naturalmente possibile tra una poppata e l’altra, se quindi non è possibile lasciarlo nudo, sono molto utili le coppette (o conchiglie) in silicone, areate grazie a fori che permettono la traspirazione.

INGORGHI, DOTTI OSTRUITI E MASTITE:
Sono complicazioni che insorgono quando il latte prodotto dal seno è superiore rispetto a quanto drenato dal bambino.
L’ingorgo mammario si presenta con seno teso, duro, dolorante, a volte arrossato.
Nel caso dei dotti ostruiti i sintomi sono simili a quelli dell’ingorgo, se non che il dolore interessa un solo seno, è localizzato e il seno è duro a livello del dotto bloccato e molle per la restante parte in quanto si drenano facilmente gli altri dotti.
La mastite è una complicazione delle patologie di cui sopra, caratterizzata da dolore localizzato molto forte, febbre superiore a 38°, calore e rossore di una parte del seno e malessere generale.

Come prevenire:
Per prevenire dotti ostruiti e ingorghi, che potrebbero evolvere in mastiti, oltre che per stimolare la produzione di latte, è importante permettere al bambino di poppare di frequente (allattamento a richiesta) e, non appena ci si accorge che il bambino sta cambiando ritmi, ovvero allunga gli intervalli tra una poppata e l’altra, porre molta attenzione al benessere del proprio seno, verificare la situazione e, nel caso di latte non drenato, intervenire subito, senza temporeggiare eccessivamente.

Come intervenire:
Ciò che ci preme ribadire è che, se anche dovessero insorgere tali difficoltà, non bisogna interrompere l’allattamento!
Anzi, in caso di dotti ostruiti, ingorghi e mastiti, sintomi di latte in eccesso non drenato, allattare è l’unico rimedio davvero efficace: la suzione del bambino è infatti il sistema migliore per estrarre il latte in eccesso, dare sollievo e favorire la guarigione poiché il bimbo drena il seno con più forza e in modo più mirato rispetto a qualsiasi tiralatte. È preferibile variare le posizioni di allattamento per drenare meglio tutte le parti del seno, e usare abbigliamento comodo e reggiseni che non stringano.
Impacchi freddi negli intervalli fra le poppate sono utili per alleviare il fastidio; impacchi caldi, docce o bagni caldi appena prima della poppata favoriscono invece il fluire del latte lungo i dotti.
Qualora non fosse possibile o sufficiente la suzione del piccolo, possono essere di grande aiuto: il tiralatte o la SPREMITURA MANUALE DEL SENO: occorre fare impacchi caldi sul seno, mettere il dito indice sotto il seno, in direzione del bordo dell’areola, ed il pollice sopra al seno in posizione opposta all’indice, premere delicatamente indietro tenendo le dita ed il pollice nella stessa posizione sulla pelle e, mantenendo questa delicata pressione all’indietro, premere pollice ed indice insieme in avanti, così da facilitare l’uscita del latte verso il capezzolo.
In ogni caso bisogna estrarre solamente una piccola quantità di latte, sufficiente a dare sollievo, non si pensi di tirarsi tanto latte da riempire un biberon, altrimenti il seno continuerà a essere troppo stimolato e il problema si ripresenterà!

Durante i primi due mesi di allattamento mi è capitato qualche volta di ritrovarmi con un nodulo duro e dolente, e un leggero arrossamento del seno. La prima volta era, naturalmente, un venerdì sera, e contattare chiunque per un consiglio mi sembrava improponibile, ma non volevo neanche aspettare il lunedì, temendo che la situazione potesse peggiorare. Così ho tentato una diagnosi in autonomia, ricordando quello che era stato detto agli incontri sull’allattamento e rileggendo il manuale de La Leche League, e ho seguito i consigli per trattare i dotti ostruiti: impacchi con asciugamani imbevuti di acqua calda prima delle poppate, e lavoro duro del mio bambino (che comunque ha sempre ciucciato a lungo e di frequente di sua spontanea volontà)! In poche ore il nodulino era sparito, e non ho avuto nessun problema o disturbo residuo. Le volte successive ho scoperto che tuffare il seno in una bacinella d’acqua calda mi dava un sollievo molto maggiore rispetto agli impacchi. In un caso un po’ più duro a risolversi ho adottato la posizione “della lupa” per allattare, con Elia steso a pancia in su in mezzo al letto e io carponi sopra di lui: un po’ buffo da vedere, e meno male che non sono arrivati ospiti in quel momento, ma efficace! (Marina)

Quando Zeno aveva 2 settimane ho avuto la pessima idea di sottovalutare il mio seno dolente durante un finesettimana in cui lui dormiva molto e poppava poco, mi sono così ritrovata a gestire un inizio di mastite dolorosissimo.
Non riuscivo a tenere la maglietta sul seno da male, avevo febbre a 39,5° ma fortunatamente, dopo tanti impacchi caldi, intervallando tiralatte e bimbo al seno, nel giro di 4 giorni mi è passata senza antibiotici.
Purtroppo trovo che ci sia ancora moltissima ignoranza in tema di allattamento, soprattutto tra i pediatri: in quell’occasione il mio mi ha detto preoccupatissimo che allattando Zeno gli stavo passando il pus nel latte…roba da matti!!! (Elena)

Ogni tanto, ancora adesso qualche dotto si ostruisce. Quando succede ci diamo da fare! Impacchi caldi, massaggio al seno, spremitura manuale, riposo, santo riposo! E quando proprio proprio me la vedo brutta, chiedo aiuto a Papà, che con dolcezza e attenzione riesce a ciucciare nel modo giusto per sbloccare…bravo! (Sara)

Se fossero necessari farmaci, nella grande maggioranza dei casi non sono incompatibili. Nel caso in cui il medico consigliasse l’interruzione dell’allattamento consigliamo, prima di prendere decisioni affrettate, di contattare il numero verde dell’Istituto Mario Negri, 800 883 300, per le informazioni sull’uso dei farmaci in gravidanza e allattamento, attivo presso l’U.O. Tossicologia Clinica-Centro Anti Veleni Ospedali Riuniti di Bergamo .

Il sito web (in via di realizzazione) è: www.ferrarasociale.org/allattiamolo/
Potete chiamarci per consulenze telefoniche, dubbi o informazione ai numeri: 339 750 28 80 (Elena) 340 394 02 44 (Marina) 347 316 66 94 (Sara)

Prova a leggere anche:

Previous

Pensare non fare. Fare non pensare.

Siamo su MammeInRadio

Next

16 thoughts on “Difficoltà dell’allattamento: ragadi, ingorghi e mastiti”

  1. grandi verità!!! rooming in meno stancante del nido, perchè il bimbo è più rilassato, mantiene quel legame “di pancia” con la mamma, non ha bisogno neanche di piangere per far sì che la pappa arrivi nel pancino…..proprio come in pancia!!!
    e la delega al papà…gran cosa!

    Reply
  2. Piccolo input per riposare senza rischiare l’aggiunta: affidare il bambino al papà (o ai nonni, ecc.). Così si inizia subito a prendere confidenza 😉

    Reply
  3. Provo anch’io a dire qualcosa a Monia: mi sono resa conto con la seconda bambina che per avviare bene l’allattamento i primi giorni ha avuto un certo ruolo in rooming in. Se hai sempre il neonato con te, puoi rispondere subito ai suoi richiami e, a prescindere dalle quantità (che sono la vera preoccupazione di tutte le neomamme) puoi attaccarlo subito al seno appena ti chiama e questo naturalmente stimola la produzione di latte, avviando quella reazione a catena “più lo attacchi, più si produce latte”. Non ha nessuna importanza se ad un certo punto si addormenta, se il contatto è una coccola ecc (ci mancherebbe, il bimbo ha solo poche ore di vita!). Con il primo ero caduta nella trappola “sono stanca, lo metto un pò al nido così riposo un pò” che va benissimo perchè in certi momenti è anche necessario recuparare un pò di forze. Poi però gli davano la famosa “aggiunta” e comunque il bimbo era più agitato anche tutto il resto del tempo in cui stava con me. Dunque la mia conclusione è stata che in realtà ti riposi di più con il bambino sempre presente: ovviamente ti richiama di più ma riuscendo a rispondergli meglio lui è più tranquillo, non piange e si avvia bene quel contatto senza interruzioni utile (oltre che bello) per poi avviare l’allattamento.

    Reply
  4. cara Monia,
    trovo che CloseTheDoor ti abbia dato buone informazioni, mi sento però di non essere d’accordo su ciò che hanno consigliato alle sue dimissioni: distanziare un po’ le poppate.
    I bimbi, ciucciando, trovano SEMPRE latte.
    Certo, se il seno è stato svuotato da poco il riflesso di emissione impiegherà qualche minuto ad arrivare magari, ma il latte ARRIVA!!!
    L’ideale, soprattutto all’inizio, è allattare assolutamente a richiesta, anche se il bimbo/a chiede dopo “solo” mezz’ora; in tal modo si è certe di avviare bene la produzione del seno.
    Inoltre alcune mamme potrebbero essere molto demoralizzate nel dover far aspettare un pupo strillante…cosa che spessissimo fa entrare nel circolo vizioso del pensiero “oddio, non ho abbastanza latte!?”.
    Idem per le crisi di pianto del tardo pomeriggio/sera: se si allatta a richiesta si può star certe che la crisi non è x fame, ma x stanchezza e stimoli accumulati in giornata.
    FIDIAMOCI DEI NOSTRI BIMBI: LORO SANNO QUANDO E QUANTO POPPARE!!!!!!!!!

    Reply
  5. Ciao Monia,

    proverei a chiedere se ci sono ospedali nella tua zona che fanno il rooming-in, in questo modo in genere ai neonati non vengono date aggiunte senza informare la mamma. Cioè non è l’aggiunta in sè ad essere male ma il fatto che venga data senza informare perché si fa prima.
    La mia esperienza di cesarizzata è stata che, anche se avevo colostro, per i primi 2-3 giorni non si saziava e le hanno dato due aggiunte di 30 g, sempre avvisandomi. Il terzo giorno ho avuto la motata lattea, appena hanno visto che riprendeva peso mi hanno dimessa. (E’ importante stare calme sapendo che con il cesareo la “tabella di marcia” è più lenta, ma arriva tutto 🙂 )

    Sull’attacco: anche mia figlia i primi due giorni si attaccava male, non ho avuto ragadi ma come delle vescichette doloranti dovute al fatto che aveva preso in bocca solo il capezzolo: mi hanno quindi spiegato che era importante ***prendere l’areola del seno con la punta delle dita e fare in modo che la bambina la prendesse in bocca insieme al capezzolo***. Una puericultrice lo ha fatto per me un paio di volte.

    Guarda anche questo link qui, io ho trovato questo sito molto ben fatto http://www.allattare.info/attacco_al_seno.html

    Ci sono effettivamente bambini che hanno la boccuccia molto piccola e non ce la fanno. Su questo ho l’esperienza di un’amica che ha tenuto duro un mese: ad ogni poppata prima offriva il seno, poi il biberon di latte tirato, finché la sua bimba è cresciuta quel tanto che bastava a prendere in bocca capezzolo + areola e saziarsi.

    Due ultime cose per me importanti:

    1) durante la degenza in ospedale, attaccavo la bimba ogni volta che si mordeva i pugnetti; a partire dalle dimissioni, mi hanno spiegato che era importante distanziare le poppate di almeno 1h 30; questo dà al seno il tempo di “ricaricarsi” e di riempire lo stomachino del bambino. In caso contrario il rischio è che il bimbo non sia mai sazio e ti chieda continuamente da mangiare, così tu gliene offri ogni mezz’ora e il latte prodotto è sempre meno.

    2) bere tanta acqua!!! Non è automatico che se bevi ti viene più latte, ma diciamo che non ti disidrati 🙂 Per tutto il periodo di allattamento mi sarò fatta fuori almeno 2 litri di acqua minerale al giorno. Come dieta depurativa non c’è male.

    Comunque credo la cosa più importante sia cercare un consultorio nella tua zona dove qualche ostetrica o puericultrice sia disponibile a seguire specificamente queste cose.

    In bocca al lupo 🙂

    Reply
  6. Ciao ragazze , sto seguendo con molto interesse questo tema perche’ l ho vissuto sulla mia pelle con la mia prima figlia e non voglio ripetere lo stesso errore con la seconda che nascerà a luglio! Con la prima figlia ho iniziato subito con le ragadi e con gli ingorghi dai primi giorni perche’ lei era un po’ pigra e ovviamente io non la attaccavo bene! Dopo 4 gg che la bambina ciucciava io ero convinta che mangiasse ma la sera piangeva sempre, al controllo con il pediatra mi disse che piangeva perche’ aveva fame e di darle la aggiunta di LA…. Non l avessi mai fatto! La bambina preferiva il biberon e non ha voluto saperne di attaccarsi e cosi ho cominciato a tirarrmelo ma lei non lo gradiva e cosi ho avuto la mastite con dolori e febbre…. Ho chiamato una ostetrica che conoscevo e con tiralatte e bagni caldi mi ha aiutato! Ricordo che con il latte mi veniva fuori il sangue! Dopo pero gg in cui mia figlia non ciucciava più’ il latte e’ andato via! ora con la seconda non vorrei fare lo stesso errore… A chi posso rivolgermi? Se non arriva subito il latte perche’ faro il cesareo , che cosa faccio? Al nido dell’ ospedale ho saputo che le davano latte artificiale quando piangeva….. Non so cosa fare……

    Reply
  7. Sarebbe moooooolto bello se già i ginecologi potessero iniziare con le future mamme un discorso sull’allattamento, o quanto meno informarle dell’esistenza dei centri di sostegno all’allattamento al seno.
    Grazie Mammamila della precisazione sulla posizione del bimbo, hai ragione, ci era sfuggito… io ricordo che nel mio episodio di mastite ho sdraiato il mio cucciolo ciucciatore sul lettone e io gli stavo sopra a carponi direzionandomi a seconda della posizione del dotto ostruito!
    Vorrei aggiungere che proprio ultimamente ho avuto occasione di parlare con diverse neomamme…sarà stato un caso ma su 6 mamme 5 non allattavano, questo non per scelta, ma per i classici “errori” dettati dalla scarsità di informazioni che ti portano quindi a fidarti ciecamente del pediatra che dopo solo una settimana di allattamento ti dice “il tuo latte non basta, diamo l’aggiunta”.
    Forse i nostri gruppi di sostegno sono ancora solo una goccia nel mare, ma questa cosa mi dà ancora più carica nel portare avanti il progetto!

    Reply
  8. Un’altra cosa poco nota è che in caso di dotti ostruiti è importante che il bambino sia posizionato in modo da avere il suo naso in direzione dela zona infiammata: quindi per esempio in caso di dotto ostruito nella parte superiore anteriore del seno va bene la posizione da Rugby (bambino parallelo alla mamma di lato, corpo sotto il braccio della mamma con la testa davanti) oppure in caso di dotto ostruito sul lato interno del seno sinistro il bambino deve stare nella stessa posizione come se poppasse dal seno destro quindi con le gambe verso l’esterno sinistro….non so se sono riuscita a spiegarmi….Questo perchè a seconda della posizione in cui succhia il bambino stimola una parte diversa del seno. Io ho sofferto di ingorghi e dotti ostruiti con 3 su 4 figli e ogni volta ho dovuto usare un metodo diverso….Può essere molto faticoso e in mancanza delle giuste informazioni la tentazione di abbandonare l’allattamento è forte specialmente se il bimbo è già grandicello per questo è molto importante avere il giusto sostegno soprattutto da parte di chi ha avuto esperienza diretta in merito!

    Reply
  9. credo che la crema di cui parlate sia alla lanolina, anche io l’ho usata i primi giorni, ma il latte sul capezzolo è stato molto molto utile.
    Poi per gli ingorghi, ne ho avuti tanti, sempre impacchi e acqua calda e poppate. Anche quando mi è venuta la febbre ho comunque aspettato a prendere antibiotici e difatti dopo un paio di giorni la situazione si è risolta. credo che vi voglia anche tanta pazienza e costanza, conoscono ragazze che dopo un mese hanno smesso solo per un piccolo ingorgo…

    Reply
  10. Io il secondo giorno di vita del Piccol Jedi, mentre ero già in uscita dall’ospedale, sono incappata nella puericultrice anziana e d’esperienza, alla quale ho fatto notare che già mi iniziavano le ragadi. Mi ha dato un’occhiata, mi ha corretto un po’ la posizione (consigliando anche a me qualla sdraiata all’inizio) e mi ha dato qualche campioncino di una crema che aveva: saranno state tre o quattro bustine e lei sosteneva che non avrei dovuto comprarla, perchè, seguendo i suoi consigli, mi sarebbe bastata quella e non avrei avuto ragadi.
    Così ho fatto: una settimana di impacchi dopo la poppata. Allattando sempre con un solo seno alla volta (in modo che ogni seno si riposasse di più) e in neanche 10 giorni non avevo più nulla.
    Mi è addirittura avanzata una delle sue bustine di crema!
    Però qui bisogna sempre aver fortuna! E non è mica giusto…

    Reply
  11. Che bello sentire testimonianze in cui i papà si danno da fare per sbloccare. A me è successo il contrario, il Vikingo è riuscito la dove il papà aveva fallito! LOL!

    Però mi ricordo che avevamo messo il Vikingo sdraiato in posizione strategica in modo che tirasse proprio sul dotto intasato. che era praticamente sdraiato parellelamente a me ma a testa in giù.

    Le ragadi con il Vikingo dipendevano effettivamente dall’attacco sbagliato, la cosa strana è stata che il primo mese non ho avuto nessun problema, lui ciucciava, cresceva e io non avevo dolori. Improvvisamente ha iniziato a farmi male e sono venite le ragadi, siamo andati al centro di sostegno per l’allattamento a Stoccolma e mi hanno corretto l’attacco. E’ come se lui dopo 5 settimane si fosse dimenticato. Cose ‘e pazzi!

    Pollicino invece mi ha deliziato con le ragadi solo le prime due settimane più o meno, poi sono passate sempre grazie alla crema che non mi ricordo più di che era fatta, anche perché se pure me lo ricordassi sarebbe in svedese. Il latte sparso sul capezzolo invece non mi faceva nulla.

    Reply
  12. Io non ho avuto grossi problemi, a parte il dolore della montata lattea di un giorno, però.. le ragadi si!!! Tutti a dirmi, prima, prepara il seno, e vai di olio di mandorle, di guanto di crine. Se lo fossero fatti loro… E poi “se ci sono è perché si attacca male”. Ho avuto male da subito, con tutte e due, la prima di più. Allora perché, santo cielo, l’ostetrica di turno, e le ho sentite tutte, ogni volta che le chiamavo mi giuravano che si attaccava benissimo, che era giusto, che era a posto? Allora perché faceva male e dopo due giorni avevo i taglietti? Qualcosa non torna…

    Con la prima ho pianto un mese. Ho pensato di mollare, ma quasi sempre di sera, ero più stanca, lei ciucciava di più, mi contorcevo. Ma era sera e quindi si rimandava al giorno dopo. Forse questo ha “salvato” l’allattamento, perché un po’ l’olio vea, un po’ il tempo che guarisce, sono passate e ho continuato fino all’anno. Ma tutto il resto non è servito. Ok, prima di passare al latte provo i paracapezzoli. Niente. Provo le coppette in silicone. Niente. Provo questo. Niente.

    Con la seconda un po’ meno, non il male ma il tempo che ci è andato a farle guarire. E anche con lei ho continuato. Però… non so, tornassi indietro vorrei saperne di più, vorrei capire meglio, vorrei avere qualcuno che mi spiega…

    Reply
  13. io alla seconda settimana di Bibo, ovviamente di venerdì notte, ho avuto un febbrone da cavallo (40° e passa di febbre) e un dolore fortissimo al seno, credo sia stata mastite, un’incubo! Bibo ciucciava poverino, ma non riusciva a svuotarmi del tutto e si è dovuto attaccare anche il Papà (a mali estremi, estremi rimedi).
    al mattino siamo corsi in clinica dove ho partorito e le ostetriche mi hanno aiutato tantissimo, le ringrazio tutt’ora!
    ho dovuto prendere anche antibiotici, ma ho proseguito l’allattamento anche su consiglio del pediatra.
    e chi se la scorda più quella notte! pieno agosto e io con 4 coperte addosso…

    Reply
  14. Incredibile quanto poco sappiano consigliare sull’ allattamento anche le figure preposte. Con il primo figlio e ragadi fisse per mesi, all’ inizio facevamo fatica a capire come attaccarlo ecc. Riceveco consigli dalla puericultrice, l’ ostetrica, mia suocera medico, ma anche se ognuna diceva cose corrette a me si confondevano le idee, andavo in panico all’ idea di perdere il altte o non nutrire bene Ennio, che oltretutto era un mangione e pesava quasi 5 kg. quindi da subito dli davano anche il LA, cosa che a me non piaceva ma non sapevo come eliminarlo.

    Per fortuna ho scoperto uno studio di consulenti per la lattazione, ci sono andata e in un’ ora, in cui cerchi di arrivare con il bambino nè stravolto dalla fame ma neanche sazio che non si attacca, mi hanno guardata allattarlo, mi hanno dato ottimi consigli su come correggere anche la posizione, considerato che io avevo la schiena a pezzi e lui era già pesante abbiamo adottato quella sdraiati.

    Ho scoperto che per poppate da un’ ora e mezzo intervallate da sonnellini erano una follia, che per la forza di suzione che aveva lui in 10 minuti aveva finito il fiero pasto e il resto era una coccola e il ciuccio, meglio disabituarlo. Il tiralatte mi permetteva anche di vedere chiaramente quanto latte riuscivo a tirar fuori in 10 minuti ed era tanto, sapendo inooltre che il bambino ne succhia di più.

    Per le ragadi ho usato tutto, le coppette con i buchi, il copricapezzolo in silicone che però era di uno scomodo, alla fine allattavo stringendo i denti. Il tiralatte è stato una grande consolazione. Quando per la stanchezza mi calava la produzione affittavo quello elettrico per un paio di giorni e stimolavo la produzione.

    Il mio unico rimpianto, perchè nessuno me l’ ha spiegato chiaramente, era che con questo sistema avrei anche potuto eliminare il latte artificiale.

    Insomma, anche con un bambino facilissimo dal punto di vista del cibo, che succhia bene anche se si attacca male, che non soffre eccessivamente di coliche, è stata una fatica e uno stress enorme la prima volta, anche eprchè qualcuno mi ha detto che dopo tre mesi andava messo in camera sua per distanziare almeno un po’ le poppate notturne e io cretina ci ho creduto per disperazione.

    Con il secondo figlio è stato tutto più facile, meno ansie, più informazioni e soprattutto co-sleeping fino a un anno, visto che l’ ho allattato fino a 13 mesi, alla fine solo come colazione e poppata della buonanotte, ma sempre. Anche così siamo riusciti a smettere in modo graduale e naturale, un po’ l’ ho deciso io e infatti fino a 2-3 anni quandof acevamo il bagno figlio due dava grandi sguardi e carezze nostalgiche al seno, fino a dire una volta: il latte è finito, eh? con tono di grande nostalgia.

    Due cose dico da stacanovista masochista dell’ allattamento: a saperlo avrei cercato di eliminare il LA, ma avendolo comunque, avrei dovuto essere più furba e riservarlo a una poppata notturna somministrata da qualcun altro, in modo da poter riposare di più e stressarmi di meno.

    Qualunque decisione una prenda, meglio pensare che una madre meno martire e più rilassata è la cosa migliore per un bambino.

    Reply

Leave a Comment