Cronache da una British Summer

te inglese
@copyright Richard Webb

E così voi vi state gestendo Caronte, Minosse o altro personaggio affine a piacere, dal nome arcaico ad evocare lentezza e pesantezza e fatica e sudore. Che dire, in bocca al lupo.

Noi invece, che siamo cool c’abbiamo il Jet Stream.

Non entrerò nei particolari anche perché non potrei spiegarli al meglio però basti dire che questo nastro di corrente che si snoda attorno al pianeta come un bel fiocco di un pacco regalo è quello che ci regala ogni anno la nostra amatissima (!) British Summer. Quest’anno in particolare, così come il vostro Caronte del resto, il nastro si è accanito parecchio, è scivolato più al sud del solito, ha sprimacciato il fiocco del pacchetto, e ci ha regalato il Giugno (e il Luglio, almeno finora) più piovoso degli ultimi non-so-quanti-anni (il fatto che non lo sappia è tristemente segno che non sono ancora un’inglese D.O.C., non so parlare del tempo fino a questo livello di profonda conoscenza, ma c’è sempre tempo per migliorare).

La buona notizia (ve lo dico nel caso aveste programmato una vacanza da queste parti) è che il nastro si sta snodando, si è alzato, e finalmente avremo la nostra estate. Quei buoni dieci quindici giorni insomma.

Vi scrivo quindi oggi in un giorno bellissimo da questa green and pleasant land, perché qui è così bello quando è bello. Un giorno di sole e di vento, di tepore e di frescura, di profumo di rose e di lavanda. Pensavo dunque oggi, vi siete mai chiesti come si passa l’estate da queste parti? Non parlo delle visite da turisti, dei giri estenuanti fra Madame Toussaud, cambio della guardia, castelli della Scozia, Stonehenge, o i bagni romani di Bath, ma come locali, quando non si parte per una vacanza, che si fa noi d’estate? In sei settimane sei di vacanza, senza mare, senza trekking sulle Alpi, senza città afose svuotate dal caldo? E anche se non ve lo siete mai chiesti, ‘mo ve lo dico. Ecco dunque, per sommi capi, gli ingredienti salienti di una British Summer da genitori in sede.

Open air theatre

Non ci sono vacanze natalizie senza pantomime (intendo quella vere, non metaforiche, gli spettacoli teatrali musical-comici rivolti alle famiglie, come parodie di storie e favole famose ma con canzoni moderne, un po’ come faceva il fantastico Quartetto Cetra – e si vede che c’ho un’età). E allo stesso modo, non ci sono vacanze estive senza teatro all’aperto. E non parlo degli artisti di strada, che ci sono, come in tutte le grandi città del resto, parlo proprio di compagnie teatrali che con la bella stagione escono a prendere aria, e vanno in scena, spesso con teatro per famiglie ma non solo, nei parchi, nei chiostri, nei cortili di castelli e via dicendo. L’altr’anno abbiam visto Alice in Wonderland, per esempio, quest’anno ripeteremo con Gli Sporcelli di Roald Dahl e Peter Pan, nonché Macbeth nel centro di Liverpool, e spero di beccare Sogno di Una Notte di Mezza Estate, che boy-one conosce bene avendo interpretato Puck ad una recita a scuola. Si perché Shakespeare resta sempre il favorito in open air, del resto seguendo la tradizione del Globe Theatre. In quelli nei parchi, favoriti dalla luce fino a tarda sera, che il sole tramonta tardi, funziona a mo’ picnic di mezzasera: si arriva forniti di coperta da erba, panini e altri generi di conforto, ci si piazza sul prato, si sgranocchia qualcosa nella mezzora prima che cominci, poi ci si lascia prendere dalla magia.

Proms

Nello stesso concetto del teatro di cui sopra, i proms, o “promenade concerts” sono concerti estivi tenuti alla Royal Albert Hall a Londra, ma in origine erano concerti all’aperto, della filarmonica, che la gente poteva ascoltare, e passeggiare allo stesso tempo. La tradizione vuole che, oltre a quelli “ufficiali” alla Royal Albert Hall, un po’ in tutta la nazione le orchestre filarmoniche delle varie città offrano un programma di musica all’aperto o comunque più accessibile del rigido teatro (che poi qui non è mai troppo rigido, ma questo è un altro discorso). Tipicamente associati ad eventi per bambini. Tipo, la Liverpool Royal Philarmonic, offre una serie di workshop, in cui i bambini possono andare a “giocare” con i musicisti, i piccolissimi anche solo a toccare gli strumenti, quelli che magari già suonicchiano un po’, possono preparare un paio di pezzi e poi provare l’ebbrezza di suonare con tutta l’orchestra.

Wimbledon

Che estate sarebbe senza Wimbledon? Senza il patema se ci sarà o meno la pioggia alla finale al Centre Court? E Silverstone, ovviamente? E anche, in senso traslato, senza qualche evento sportivo che inchiodi la nazione? Quest’anno gli Europei di calcio per dire. Ed è in queste circostanze che mi devo sempre confrontare con questo conflitto italo-inglese. Una delle cose più complicate da spiegare per me è sempre stato questo concetto della “scaramanzia”. Non esiste neanche una traduzione letterale (“superstition?” Ma non è lo stesso…). E insomma, vedi gli italiani che, alla vigilia di una partita, cupi in volto, non si sbottonano, non lasciano commenti, non menzionano neanche per scherzo la possibilità, seppur remota, che si possa vincere. Non fanno neanche il tifo pre-partita, volendo, ci si concentra tutti durante il match. Gli inglesi invece cominciano con la caciara una settimana prima, e via di bandiere, e di “magari se vinciamo questo turno poi potremmo incontrare X”, e bravi di qui e bravi di lì, e quest’anno le statistiche sono simili al 1965, quando vincemmo X partite di fila, e via dicendo. Salvo poi restare delusi, perché insomma sono tipicamente sempre un pochetto più delusi di noi. Il dilemma però ora me lo pongo: festeggiare prima rende più cocente la delusione dopo, vero, d’altro canto almeno loro festeggiano in una occasione, noi non lo facciamo né prima né, se perdiamo, dopo, quindi al netto loro hanno al loro attivo un party in più…. Boh, ancora non vengo a capo di questa questione.

Summer Fayre

Un’altra favorita della British Summer, non c’è scuola, associazione, parco o comune che non organizzi la sua “fiera” estiva, una giornata di attrazioni, giochi, divertimenti per bambini. Una buona occasione per munire i pargoli di qualche penny, lasciarli girovagare fra un’attrazione e l’altra, e imboscarsi con sicurezza nell’immancabile angolo della brace per una salsiccia e birra con chiacchiera fra genitori.

Rambling

Che sarebbe a dire, “walking” ma per diletto. Che uno dice, scusa una passeggiata per i boschi? No, non in quel senso. Rambling è il professionismo nella passeggiata. Ma anche senza essere ramblers registrati (sono tantissimi, e sono spesso di una certa età, li vedi in gruppi tutti equipaggiati, pronti ad andare da Scozia a Cornovaglia a piedi), il vantaggio della diffusione di quest’attività è che la nazione ha una rete capillare di “footpaths”, di camminamenti a piedi, ben tenuti e che garantiscono per legge “diritto di passaggio” anche nelle campagne di privati, che ti permettono, attraversando campi e valicando collinette, di passare di villaggio in villaggio senza attraversare le strade principali. Una delle attività cardine dell’estate della supermambanana-family è la passeggiata per la Wirral Way, che passa proprio vicino casa, verso fine Agosto, armati (perché camminare con uno scopo è anche meglio) di cestini da frutta per raccogliere qualche bella chilata di more. Il tutto finisce in marmellata, a coronamento della giornata.

Strawberry tea

Ecco un’altra cosa che mi fa venire in mente subito l’estate. Fra una passeggiata nel parco, una sessione di rambling nelle vicinanze, o anche nel mezzo di una giornata cittadina, arriva il momento in cui serve una ricarica di energia. E cosa può esserci di più appropriato di un tea? Lo strawberry tea, è la variante estiva del cream tea, per la presenza delle fragole, in stagione tutta l’estate qui, ed è lo spuntino pomeridiano (verso le 2 o 3, non verso le 5, please!) che consta di tea (con latte, non con limone, please!) e uno scone, un piccolo panino dolce (da pronunciare “scon” con la “o” aperta e corta tipo “don” non chiusa e lunga come direste “bone”) aperto a metà e farcito di clotted cream, una panna densa, preferibilmente fatta in Devon, o in Cornovaglia, e marmellata di fragole, oppure meglio ancora fragole fresche a pezzetti. Con uno strawberry tea intorno alle due, per dire, la tipica signora di mezza età è capace di saltare a piè pari il pranzo e tirare fino a cena, on the road, senza cedimenti di sorta.

Reading Challenge

La National Summer Reading Challenge è una iniziativa della Reading Agency, che è una associazione su base nazionale che si propone di incrementare e incoraggiare la lettura e l’amore per i libri. Se ci sono iniziative tutto l’anno, la “challenge”, la sfida estiva, da 12 anni a questa parte, è dedicata ai bambini ed è ormai una componente fissa delle sei settimane di vacanza estiva per i bambini in età da scuola primaria (da 4 a 11 anni). Svolta in associazione con le biblioteche locali, è probabilmente la più grande campagna promozionale a favore della lettura in UK, l’anno scorso per esempio parteciparono 760mila bambini. L’idea di base è che bisogna visitare la biblioteca locale almeno 6 volte, prendendo in prestito almeno un libro a visita, mantenere una lista dei libri letti, e partecipare ad attività varie, a seconda dell’età. Chi supera la sfida, in sostanza chi legge almeno un libro a settimana nelle sei settimane estive, riceve un certificato, ma anche altri piccoli incentivi come adesivi o medaglie durante il percorso. Ogni anno c’è un tema che guida le varie attività. Quest’anno la summer reading challenge si chiama “Story Lab” e l’enfasi è sul creare storie, non solo leggerle. Così per i bimbi più grandi che vogliono cimentarsi, c’è un sito web dove iscriversi, e ci sono tre incipit di storie. Non sono incipit qualunque, sono stati scritti da tre dei più amati scrittori per ragazzi, Julia Donaldson, quella del Gruffalo, Andy Stanton, quello di Mr Gum, e  Jacqueline Wilson, forse meno conosciuta in Italia ma amatissima, specie dalle ragazze. Insomma, qui non vediamo l’ora, la scuola finisce Venerdì e già abbiamo avuto l’avviso dalla biblioteca locale, Sabato mattina ci fiondiamo.

The weather

Ho lasciato per ultimo lui, il soggetto principe dell’estate. The weather. Il fatto che noi Italiani non abbiamo una parola specifica per il tempo meteorologico, e che quindi usiamo lo stesso termine che usiamo per il tempo cronologico, la dice lunga su quanto consideriamo stabile l’associazione meteo-stagione. Qui, lo comprenderete, non è esattamente lo stesso, e il lessico ci viene in aiuto per fissare bene in mente questa distinzione. Possiamo anche essere in estate cronologicamente, ma questo non toglie che si abbiano 4 stagioni al giorno: ti può servire la felpa al mattino, la canotta a mezzogiorno, l’ombrello alle 3, poi di nuovo la maglietta, e il cappotto la sera. Svantaggi: non puoi uscire mani in tasca se sai che non tornerai a casa prima di sera. Vantaggi: non dobbiamo fare il cambio di stagione, tutto è sempre a portata di mano in qualunque momento. Vantaggio collaterale: nessuno fa assolutamente caso al fatto che tu porti gli stivaloni di gomma sotto i bermuda, o le infradito e sopra il cappotto, o la canotta sopra un pantalone di fustagno, e abbinamenti di colore improbabili, quindi se venite qui non state a preoccuparvi di parere fuori luogo, se vi va di mettere il piumino invernale ad Agosto, anche se circondati da gente in maglietta, credetemi, nessuno lo noterà. Viceversa, noteranno sicuramente i vostri occhiali da sole indoor (oh, the Italians!). Ma insomma, the weather da un lato dà forma ad ogni estate, e dall’altro diventa una sfida: l’inverno è lungo, la vitamina D langue, solo il diluvio ci può fermare, qui si deve uscire, come rain or shine!

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Quello che la famiglia può “contro” la lunga pausa estiva (della scuola)

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9 thoughts on “Cronache da una British Summer”

  1. son contenta che ti piaccia deborah, in quanto a me… domani ritorno in sede, e sto contando i giorni da una settimana, la magia proprio non fa per me evidentemente 😛

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  2. Oh God! Io adoro Londra, ma l’estate italiana è magica. Non c’è altro modo per definirla. Dai pomeriggi trascorsi pigramente, assordati dal frinire delle cicale, alle rondini che salutano il cielo ogni sera; dai bagni in mare al chiaro di luna, che ti fan pensare:”oh sì, vita!”, ai bambini che giocano a rincorrersi sulla spiaggia..E le biciclettate infinite e l’odore di bruciato dei temporali sul selciato delle città. Ehhh, ora è arrivata Beatrice, qui da noi, a spazzar via Lucifero, a portare quel frescolino che preannuncia settembre. Perciò, arrivederci, gloriosa estate italiana, già mi manchi.

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  3. Scusate posso dire che sono rimasta ipnotizzata dalla foto??? …scones, butter and tea… che ricordi 🙂

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  4. @mammamsterdam e’ vero pero’, il sale sulle lumache, e specie sulle limacce, e’ un esperimento da fare 🙂

    @claudia, in realta’ a parte la pioggia il tempo aiuterebbe, noi avevamo un orto una volta, before-children, ma ora e’ il tempo che manca sinceramente. Ma una mia amica ha cresciuto i pomodorini con molto successo

    @andrea, pure noi, e se per qualche motivo non ci siamo resi conto in anticipo che si poteva metter su la lavatrice si resta con il disappunto tutto il giorno! Comunque e’ vero abbiamo avuto un’inizio estate strepitosa, noi abbiamo i pannelli solari sul tetto e hanno prodotto energia a iosa.

    @LaStaccata, di Londra so pochissimo, cioe’ la conosco da turista pure io, ma abbastanza da capire che non e’ per me, nonche’ abbastanza da capire che non c’entra niente col resto del paese, c’e’ Londra e i suoi londinesi, e c’e’ l’inghilterra “vera” 😀

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  5. A me affascina irresistibilmente Londra. L’ho visitata (molto brevemente, purtroppo, e molto faticosamente visto che Superboy non muove un passo, a meno che non abbia un pallone inchiodato ai piedi) l’anno scorso e avrei voluto rimanerci molto di più.
    Ma viverci sarebbe impossibile per me: sono mortalmente meteropatica, con quattro cambiamenti climatici al giorno impazzirei dopo cinque minuti. Forse quattro…

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  6. Guarda, quando noi riusciamo a mandare la lavatrice e stendere di fuori senza incorrere in uno scroscio di pioggia mentre i panni si asciugano, festeggiamo di brutto :):)

    Comunque a memoria questo dovrebbe essere stato l’aprile e il giugno più piovosi, nonché il periodo da aprile a giugno più piovoso “since record began”.
    Il problema è che anche se il tempo migliora (e non ci credo fino a che non lo vedo) la parte “calda” dell’estate ce la siamo giocata. Per lo meno l’anno scorso aprile, maggio e giugno sono stati “caldi”, ma poi è venuta la pioggia.

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  7. Eccoci qua, le sfigate del jet stream 😀 La vostra estate non comporta anno dopo anno il tentativo (anno dopo anno rigorosamente fallito) di crescere pomodori e zucchine in balcone/terrazza/giardino?

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  8. How recognizable. Non so se sia ll’ estate più piovosa degli ultimi 150 anni, solo perchè l’ anno scorso era uguale. Uhm, forse quest’ anno peggio, in fondo il compleanno al parco ero riuscita a farlo lo scorso anno, adesso nulla. E intorno casa mi girano certi lumaconi nudi e grassi delle dimensioni di un wurstel, uno mi è pure entrato in casa stamattina e a me fanno uno schifo raro.
    “Mettigli il sale addosso” consigliava la bambina dei vicini.
    “no, è crudele” faceva il maschio alfa.
    “Toglietemelo di tornooooo” urlavo io. Ecco.

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