Cose che ho imparato da quando sono diventata nonna

Questo post è un regalo da parte di Marilde Trinchero, l’autrice di uno di quei libri che ogni donna, diventando mamma, dovrebbe leggere: “La solitudine delle madri” (se ne era già parlato qui).
Per noi Marilde aveva già scritto a proprosito dello stacco tra maternità vissuta e quella immaginata, donandoci un altro post sorprendente, che scaldava il cuore.
Leggiamo questo post come il seguito di quello: dopo la maternità e la maternità adulta, è il momento della nonnità.

Qualche tempo fa, avevo scritto in questo post che ero diventata nonna, e Serena e Silvia mi avevano invitata a condividere la mia esperienza. Ero ancora sull’altalena delle emozioni, ma possedevo almeno la lucidità di capire che fino a quando non fossi scesa da quella giostra, le uniche frasi che potevo scrivere erano più o meno: E’ bellissimo!!! Sono felicissima!!!. Mi pareva un po’… riduttivo, e avevo temporeggiato dicendo che stavo imparando e che appena avessi avuto qualcosa da dire, l’avrei scritto.

Eccomi qui.
Quando mi domandavano se ero pronta a diventare nonna, vista l’età dei miei figli, rispondevo sinceramente che lo ero, ma che avrei atteso altri due o tre anni senza troppa impazienza. Avere figli di trent’anni significa che da almeno dieci respiri abbondantemente, e… non ti sembra vero. Almeno, a me non sembrava vero. Occuparmi tranquillamente del lavoro e dei miei interessi dopo che per vent’anni erano stati subordinati alle naturali esigenze di bambini e adolescenti equivaleva ad assaporare quotidianamente il significato della parola lusso. Lusso estremo. Quale motivo avevo di desiderare con urgenza un nipote, a 51 anni? Per quanto mi riguardava, nessuno.

Eppure, non era così vero se la sera stessa in cui seppi del concepimento scrissi:
Ce l’hai fatta dunque! I tuoi genitori sono passati a trovarmi e ripensandoci avevano qualcosa di diverso dal solito, ma io – oltre a considerare normale avere qualcosa di diverso dal solito -, stavo per uscire di casa, la mia attenzione era frammentata e già orientata all’impegno che mi attendeva. Li sentivo confabulare mentre infilavo le scarpe e compivo i gesti abituali: radunavo le chiavi della macchina, il cellulare, insomma le solite cose che si fanno prima di uscire. “Mamma, puoi venire qui un attimo che dobbiamo dirti una cosa?”. E’ stato il tono di voce a inchiodarmi su ciò che stava accadendo. Quell’istante in cui tu, grumo di cellule incastonato nel ventre di tua madre, hai preso vita anche per me attraverso la voce di tuo padre. Mi hanno detto poi che confabulavano titubanti se dirmelo nonostante il tempo ridotto. Il tempo. E’ quello che fa vacillare, e infatti mi sono aggrappata al primo appiglio quando i loro visi mi hanno confermato ciò che pensavo. Una frazione di secondo, un tono di voce, una notizia e quella consapevolezza attraversa il corpo con una violenza che fa tremare la carne. E vacillo. Un nipote. Il primo nipote. Il tempo. I ponti dai padri ai figli, dalle madri ai figli, e via avanti. Benvenuto, prezioso grumo di cellule incastonato. C’era uno spazio vuoto che ti attendeva.
(brano tratto dal libro “Reclusioni di menti e di corpi“, pubblicato con l’autorizzazione dell’editore Magi)

Quel grumo di cellule è ora una bimba di sette mesi che mi sta insegnando quanto essere nonni sia molto più semplice di essere genitori, che occorre un po’ di tempo per superare il timore di accudire un bambino che non è tuo eppure è così prossimo, ma poi si supera e allora ci si ritrova con un cucciolo che rinnova la promessa con il futuro senza invadere le giornate. Mi sta insegnando che non c’è il tempo di stancarsi che già è ora di lasciare quel cucciolo ai suoi genitori che si occuperanno di lavare, cucinare, vestire, svegliarsi di notte. Almeno nel mio caso, dove intorno alla giovane coppia c’è una buona rete. E ho imparato che è bene contenere quell’impulso irrefrenabile di mostrare la sua foto a chiunque incontro, perché diventare nonna non mi ha resa immune dal timore di essere patetica. Del resto, è sufficiente ritrovarsi in un gruppo ristretto di nonni recenti, per osservare a quali livelli inimmaginabili di regressione si possa approdare. Ma la cosa più bella che finora ho imparato è che quando quel cucciolo, Emma, è tra le mie braccia, o sul passeggino, e camminiamo per la strada, e le indico i fiori, le persone, gli animali, gli oggetti che incontriamo, è attraverso il suo sguardo, lo sguardo di stupore che posa sul paesaggio che incontra ogni giorno, che si rinnova potente in me il desiderio di scoprire il mondo.

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11 thoughts on “Cose che ho imparato da quando sono diventata nonna”

  1. I miei invece fanno i sostenuti. Quando è nata TopaGigia c’erano già un nipote di 13 anni e una di 4, quindi facevano i nonni vissuti, e lo fanno ancora. Si divertono, soprattutto mia madre, ma ora che di nipoti ne hanno 4 faticano un pò a correre dietro a tutti. L’aiuto è impagabile, li ringrazio e li ringrazierò sempre per questo, ma la parte di lobotomizzati proprio gli manca. E ammetto che manca un pò anche a me e a mia figlia, secondo me fa bene essere un gioiello sempre luminoso agli occhi di qualcuno.
    Buona nuova avventura, Marilde, anche se mi sembra che sai perfettamente come godertela 🙂

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  2. Beh io sono alla seconda gravidanza e i miei genitori sono letteralmente impazziti da quando é nata la mia prima figlia, ora 2 anni e 7 mesi. A dire la veritá mia madre ha perso completamente il controllo al risultato delle prime beta… completamente fuori. In piú é una nonna giovane, oggi ha 53 anni, e nonostante abbia anche un lavoro, un’altra figlia a casa con lei e la nonna a cui badare, non manca mai di farci avere le sue attenzioni ed il suo preziosissimo ed ineguagliabile aiuto. Con mia figlia fanno di tutto, cucinano, dipingono, vanno al mare o dare la pappa alle anatre al parco. E poi si adorano di un amore splendido. Cosa volere di piú? Mio papá, altrettanto innamorato, é piuttosto il nonno dei vizi, le compra di tutto e le fa fare un sacco di cose “vietate” da mamma e papá (tipo mangiare un gelato mezzora prima di cena etc etc). Ma come farei/faremmo senza di loro? É una gioia avere dei figli, é una gioia vederli crescere con le loro radici. A parte la fase di lobotomizzazione -mia madre vive coll’IPhone attaccato e filma/fotografa ogni cosa che fa o dice mia figlia- non mi posso proprio lamentare!

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  3. grazie, adesso comprendo con occhi nuovi come mai i miei genitori mi sembrano sempre cosí schiavi di mia figlia 😉
    leggere questa testimonianza mi ha commossa!

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  4. Mammamsterdam: “Poi in effetti spero ci spiegherai come può accadere che donne curiose, informate, intelligenti e grandi lettrici quando arriva il nipote neonato si rincoglioniscono così tanto da dire robe che tu ti chiedi: ma l’ hanno lobotomizzata?” E’ un bel suggerimento, ci scriverò su, più avanti. Io per ora sono ferma al “timore di rendermi patetica” e dunque ci sto abbastanza attenta, ma la tua riflessione è su un piano più ampio ed è un buon suggerimento. Ci rifletterò su! Grazie.

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  5. si, un po’ me l’ immagino cosa sia, vedendo i nonni intorno a me, ma spero prima o poi di provarlo pure io in prima persona (preferibilmente non alla tua età, però, ho fatto i figli troppo tardi per questo:-).)

    Divertiti. Poi in effetti spero ci spiegherai come può accadere che donne curiose, informate, intelligenti e grandi lettrici quando arriva il nipote neonato si rincoglioniscono così tanto da dire robe che tu ti chiedi: ma l’ hanno lobotomizzata? Per dire, mia madre con figlio 2 si chiedeva se non fosse il caso di fasciargli le gambine, poro cocco, che le aveva tanto storte e una volta in effetti ai bambini le fasciavano per raddrizzarle. Neanche il tempo di ricordarsi come le aveva storte uguali figlio 1 e che in quel momento le aveva drittissime. proprio l’ osservazione empirica le faceva un baffo, in fase acuta di nonnite.

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  6. Grazie di questi bei commenti!
    Gaia:un abbraccio a te, capisco bene il tuo stato d’animo. Ho perso mio padre che i miei figli erano ancora piccoli, e pur avendoli visti nascere si è perso tutti i passaggi significativi della loro crescita, e ogni volta il pensiero di quella mancanza, è una spina che fa un po’ male.
    M di MS: io ho pianto, ho riso, ho vacillato… non mi sono fatta mancare niente!
    Supermambanana: curiosità e trepidazione che ti porteranno belle emozioni e scoperte. Diventare nonni è scoprire nuovi parti di sé, e io sto cercando di vivere il tutto imparando, essendo di sostegno, divertendomi e giocando. Per ora, pare ci stia riuscendo ed è un regalo grande della vita.
    fab: “prima di diventare nonno non capivo la gente intorno che diventando nonni sembravano impazzire. Ma adesso che sono io nonno ho capito” Ecco… mi associo!

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  7. è una gioia che non ho potuto dare ai miei genitori, volati via troppo presto per poter conoscere la mia Siria. Spasso penso a come sarebbero stati felici di poter guadare il mondo dagli occhi della loro nipotina! Mi manca tanto la gioia che avrebbero potuto provare e anche a Siria manca il fatto di non essere nipote, di non essere amata in quel modo così esclusivo…
    Ti ringrazio tanto per la generosità che hai dimostrato nel rendermi partecipe di un’esperienza bella come questa che hai raccontato!
    Ti abbraccio, nonna…

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  8. che bella questa testimonianza, Marilde, grazie. Con solo sei anni meno di te, ma in una situazione del tutto diversa, io che ho i bimbi che in due non arrivano a 15 anni, mi dico ora, ora che quell’intossicazione ormonale che ti strascichi dietro con le gravidanze e’ passata, quella per cui mentre i tuoi sono ancora sotto i cinque anni ogni volta che vedi un lattante senti l’urgenza di procreare di nuovo, ora aspetto questo nuovo tipo di esperienza con curiosita’ e trepidazione 🙂

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  9. Leggendo questo post mi viene in mente uno dei primi commenti di mio padre quando divento’ nonno. Disse: prima di diventare nonno non capivo la gente intorno che diventando nonni sembravano impazzire. Ma adesso che sono io nonno ho capito! E’ bellissimo,non hai idea di quanto sia felice!!sono felicissimo!

    Un grazie a tutti i nonni e nonne che con il loro entusiasmo ci aiutano in tante piccole e grandi cose.

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