Che gusto c’è a star soli?

Sono uscita prima della chiusura; in enoteca è tutto a posto e poi ho lasciato là il mio nuovo collega, che chiamo puledro per via dell’età e dell’entusiasmo. Insomma sono scappata un po’ prima perché avevo delle cose da sbrigare, e ne ho approfittato per fare una passeggiata in centro. Anche se l’estate tarda, oggi è caldo e tira un vento fortissimo, il vento che rende matte le persone, e mi sento così libera che mi sembra quasi di essere in vacanza. Mi siedo nel dehor di un bar e mi prendo una birra, ma non una birra da signorine: la cameriera mi porta una bella boccia da 0,75; sento gli ultimi colpi di coda dei trent’anni abbandonati da un anno circa, perciò me la gusto a grandi sorsate avide. Probabilmente ho un sorriso ebete in faccia, ma non mi interessa.

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Eppure proprio ieri mi sono scontrata a ferro e fuoco con il mio ex compagno, una telefonata all’ultimo sangue dopo mesi di silenzio. Motivo del contendere: la gestione degli animali, un cane di taglia grossa e una gatta diffidente, che sono rimasti a lui perché vive in campagna e sono meno sacrificati. E tra un sorso e l’altro mi viene facile pensare a cosa resta di una coppia, la contabilità dell’amore: questo è mio, questo è tuo. Tutto si riduce a mero bilancio. Anche la passione che strappava le mutande finisce con la conta delle stoviglie da dividersi. E da un lato questo fa bene, perché il ricordo struggente viene sfrondato da tutta l’emotività per far emergere quello che è l’anima di una storia: oggetti, abitudini, vuoti e pieni.

Via con due altri bei sorsoni lunghi, le rondini friniscono nonostante il cielo incerto. Se ripenso a quante volte, da appena sposata, le persone più disparate, amici, parenti o conoscenti chiedevano con petulanza allora, quand’è che fate un bel bambino? Le stesse persone che, appena saputo della separazione, si sono affrettate a dire la loro con fare contrito; ma meno male che non ci sono figli , mentre io nella testa puntualmente cercavo un suggerimento per poter rispondere in modo elegante e grazialcazzo, signori miei. Facile sentenziare così, a posteriori.

Ci penso e sorrido, e metto a fuoco chi sono diventata in tutti questi anni. Il lavoro che calza a pennello dopo tante difficoltà, riuscire a rimettersi in gioco a quarant’anni quando per le aziende sei spacciata; una vita sentimentale alla costante ricerca della scarpa giusta per il proprio piede (e del male minore che questa scarpa possa fare al piede stesso), il tempo da impiegare esattamente come si vuole, senza compromessi, una vita sociale grassa e trasversale.

Sì, i bambini li ho desiderati, e ne vorrei. E chissà che in futuro, se la mia carcassa regge come sta facendo adesso, non ne arrivi uno. Oppure non sarà cosa destinata a me, chi può prevederlo. Però se faccio il consuntivo di questi ultimi dieci anni, non posso non ammettere che me la stia spassando. Credo che ci voglia un po’ di coraggio alcolico per dichiarare che la libertà è inebriante; libertà che non deriva solo dalla mancanza di prole, ma anche dal pieno controllo della propria vita all’interno di una coppia, e forse proprio per questo più si va avanti con l’età, più si alzano le aspettative nei confronti del nuovo partner – una fra tutti: non interferire con la mia libertà.

L’ultimo sorso di birra dal bicchiere mi immalinconisce un po’. È finita, non mi va di ordinare altro. Le gambe sono allentate e non ho più voglia di pensare, dunque decido di camminare verso casa. Squilla il cellulare, è G. che mi chiama dopo aver passato la giornata con i suoi figli. Vuole sapere se è vero che siamo felici insieme; è premuroso. E a me viene un po’ da ridere, perché per ironia della sorte mi sono legata ad un uomo che di bambini ne ha tre.

Ma credo che questa sia un’altra storia su cui pensare davanti a un bicchiere. Che poi chissà come andrà a finire.

– di Sara Boriosi

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2 thoughts on “Che gusto c’è a star soli?”

  1. Uno squarcio che condivido in pieno: non è andata così la mia vita, ma avrebbe potuto e sento una sintonia di fondo sull’idea di libertà e di maturità. Sul fatto di essere padrone di noi stesse (meno per quel che mi riguarda del mio tempo) e di sapere molto in profondità ciò di cui abbiamo bisogno.
    Tutto il resto viene di conseguenza…
    Comunque un aperitivo da sola ogni tanto me lo faccio pure io e sto divinamente!

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  2. Ecco, parliamo anche della libertà di non desiderare più tanto di avere un animale in casa, che ho già due figli e quelli almeno a 18 anni escono – si spera – di casa

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