Capire il temperamento

Il temperamento è l’insieme dei tratti del carattere che sono innati in ognuno di noi. E’ la base sulla quale si viene a formare la nostra personalità di individui, modellata e sviluppata dalle esperienze che facciamo nella vita. In questo senso il temperamento non è una condanna. Non è un modo di essere imprescindibile ed inevitabile. E’ la materia prima sulla quale lavorare per diventare degli individui integrati nella società e in grado di funzionare con se stessi e con gli altri. Conoscere il proprio temperamento e il temperamento dei nostri figli, può aiutarci a vivere meglio il processo di crescita, e a trovare metodi educativi più efficenti.

Foto Eduardo Metile utilizzata con licenza Flickr Creative Commons
Foto Eduardo Metile utilizzata con licenza Flickr Creative Commons

Gli studiosi hanno individuato vari tratti del temperamento che sono evidenti persino in neonati. Questi descrivono quanto siamo tenaci nel raggiungere i nostri goal, se diventiamo facilmente frustrati, quanto siamo sensibili, attivi, regolari nei nostri bisogni fisiologici quali mangiare o dormire, intensi nelle nostre manifestazioni emotive, e come siamo in grado di gestire momenti di transizione a nuove situazioni. Riconoscere queste caratteristiche in se stessi e nei propri figli è estremamente utile per capire cosa c’è in fondo ad un certo comportamento, ad esempio capricci, rifiuto di mangiare, difficoltà ad addormentarsi, e trovare una soluzione appropriata. Molto spesso il temperamento è quello che dà luogo ad incomprensioni e momenti di tensione (o capricci) tra genitori e figli.

Mary Sheedy Kurcina nel suo libro “Kids, Parents and Power Struggles” descrive ciascun tratto del temperamento in modo molto chiaro e semplice, il tutto corredato di esempi concreti. Il libro, che è disponibile solo in inglese, è di facile lettura e molto utile. Cercherò di riassumere ciascun tratto del temperamento, per capirne le caratteristiche, e vi farò esempi tratti dalla mia vita quotidiana con il Vikingo. Per ciascun tratto, potete divertirvi a segnare quanto quel tratto descriva il comportamento vostro o di vostro figlio in una scala da 1 a 5.

Perseveranza Quanto è tenace tuo figlio? Abbandona facilmente un progetto per dedicarsi ad un altro o è molto difficile distrarlo? Accetta facilmente un no? Smette di costruire un puzzle se un pezzo non riesce a metterlo? Oppure continua a lavorarci finchè non trova la soluzione? Continua a porvi la stessa domanda finchè non riuscite a dargli una risposta soddisfacente?
Un figlio molto tenace è una sfida notevole per un genitore. Con questo tipo di bambino è una buona idea quella di discutere quali sono i suoi piani prima di tentare di imporgli i vostri. Un bambino perseverante non è certo di quelli da prendere di petto, cercando di forzarli a fare qualcosa contro la loro volontà. Se è impegnato in un gioco, non vorrà smettere finchè non lo ha terminato. Una tecnica che ho trovato molto utile con il Vikingo è di chiedergli di trovare un punto in cui fermarsi. Porre la domanda “cosa hai bisogno di fare per considerare questo gioco finito?” o aiutarlo a trovare un punto, quando non è in grado da solo.
Al contrario, i bambini poco perseveranti, e che tendono ad abbandonare un progetto di fronte alla prima difficoltà, possono aver bisogno di aiuto da parte dei genitori per mantenere il focus sull’obiettivo finale e riuscire a portare a termine un progetto. Per questi bambini è importante imparare a trovare stratagemmi per mantenere alta l’attenzione, e mantenere il controllo e la calma nonostante si sentano frustrati.

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Poco tenace Molto tenace

Sensibilità. Un bambino sensibile viene influenzato facilmente dall’umore degli altri, in particolare da stati d’animo negativi, quali la tristezza e la rabbia. E’ molto percettivo e si accorge di cose di cui voi non immaginate nemmeno l’esistena. Non ama i rumori forti, le luci o gli odori. Si lamenta di alcuni tessuti e rifiuta di indossare alcuni abiti giurando che “il tessuto fa male”. Un giro ad un centro commerciale, un supermercato o peggio ad una fiera con un bambino sensibile è un giro all’inferno. Un tale concentrato di rumori, suoni, odori, luci, risulta normalmente fastidioso e stancante per chiunque. Si può solo immaginare quello che può arrivare a provare un bambino sensibile in una situazione simile. Il Vikingo alla tenera età di 2 mesi non era in grado di sopravvivere ad un giro al supermercato (e noi con lui). La quantità di input a cui era sottoposto erano troppi, e parliamo solo di quel poco che era in grado di percepire stando sdraiato nella carrozzina, che comunque non escludeva rumori e odori. Mi ricordo che cercavamo di fare la spesa il più velocemente possibile, correndo tra i banchi e infilando mercanzia nel carrello presa un po’ a casaccio, per evitare il peggio, che comunque arrivava sempre. Ora che ha 3 anni e mezzo, pur essendo migliorato molto, il fare la spesa continua ad essere una sfida contro il tempo.
Un bambino sensibile ha bisogno che gli sia dato credito per quello che vi dice di soffrire. Negare i suoi sentimenti o le sue sensazioni non è mai una buona strategia. Se vi dice che gli fa male la cucitura dei calzini, dovete accettare che sia vero: believe it or not!
Al contrario, bambini poco sensibili agli input esterni possono avere difficoltà a capire i segnali del loro corpo quando sono stanchi o affamati. Hanno bisogno anche di capire che non tutti i bambini trovano divertente partecipare ad una caotica festa in maschera, per insegnargli ad accettare quando un suo compagno di giochi si rifiuta di seguirlo in qualche mirabolante avventura.

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Poco sensibile Molto sensibile

Capacità di adattamento. Quanto è facile per tuo figlio adattarsi a nuove situazioni, cambiamenti di programma, un nuovo ambiente? Gli piacciono le sorprese? Ama le transizioni? Bambini con una bassa capacità di adattamento non amano le transizioni. Un cambio di abbigliamento, quale quello quotidiano dal pigiama al vestiario per uscire è un dramma. Uscire di casa richiede lunghe contrattazioni. Rientrare a casa una volta usciti è come tentare di infilare un toro nella stalla contro la sua volontà. Ogni transizione o cambio di programma richiede un certo periodo di adattamento alla nuova idea. Ama le routine, e vuole sempre sapere cosa lo aspetta. Un bambino che non ama le sorprese, può scoppiare a piangere scartando il regalo di compleanno, perchè non è quello che si aspettava di ricevere. Per questi bambini è impossibile inserire troppe attività nell’arco di una giornata che prevedono molti cambi di ambiente. Noi abbiamo imparato a nostre spese a limitare il numero di attività e ad informare il Vikingo dei nostri piani, anche se si tratta semplicemente di uscire la mattina un po’ prima del solito.
Viceversa, un bambino con buone capacità di adattamento a nuove situazione, e per cui le transizioni non presentano un grosso problema, non creano difficoltà ai genitori, che possono facilmente portarli da un posto all’altro senza doversi preoccupare che sia troppo per i loro figli. L’unico rischio è quello di renderli superimpegnati.

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Si adatta facilmente Si adatta difficilmente

Intensità. Il livello di intensità con il quale si vivono le emozioni può cambiare molto da persona a persona. Un bambino che ha reazioni molto intense è in grado di piangere 40 minuti per un fatto apparentemente insignificante, quali ad esempio non riuscire a colorare un disegno senza uscire fuori dai contorni. E’ successo realmente al Vikingo, Silvia mi è testimone, mentre il suo Sorcetto di 2 anni più grande riusciva a colorare il suo album rimanendo nei contorni, il Vikingo (di 3 anni) è entrato immediatamente in uno stato di frustrazione insostenibile, che lo ha portato a piangere e urlare per 40 minuti abbondanti, che poi essendo anche tenace non riuscivo ovviamente a spostarlo su un’attività diversa. E noi che avevamo pensato di metterli a colorare insieme per farci una sana chiacchierata!
Tentare di ignorare le reazioni di un bambino del genere non è affatto una buona strategia, in quanto non fa altro che peggiorare il livello di stress, che è già abbastanza alto, portando il bambino a continuare a piangere per ore. E’ importante capire che non sta cercando di manipolare nessuno, è veramente in uno stato di agitazione che non gli consente di controllare le sue reazioni.
Bambini che hanno reazioni intense possono spaventarsi del proprio comportamento, arrivando persino ad immaginare di essere malati. E’ molto importante spiegare loro le ragioni delle loro reazioni intense e aiutarli a capire i segnali del loro corpo quando stanno per arrivare alla crisi (senti il tuo cuore che batte forte) trovare un modo per controllarle (prendi un respiro profondo) e riuscire a calmarsi quando arrivano alla crisi (prova a fare una pausa e poi ricominciare da capo). Bisogna avere degli standard di comportamento chiari e ridigi, quali ad esempio “non importa quanto sei arrabbiato, non puoi tirare oggetti/urlare/dare calci e pugni” e suggerire metodi alternativi per diffondere l’intensità. E’ dura, ed è facile scoraggiarsi, però prometto che a forza di insistere e imporre di seguire certe regole di comportamento civile, qualche miglioramento si vede. Se non ci credete, leggete qui.
Al contrario, bambini che reagiscono in modo moderato hanno difficoltà a tirare fuori le loro esigenze. Questi bambini hanno bisogno dell’aiuto dei genitori per imparare a capire le proprie emozioni e ad esprimerle chiaramente agli gli altri.

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Intensità moderata Intensità elevata

Livello di attività. Bambini altamente energetici non camminano, corrono. Non sanno rimanere seduti su una sedia per più di pochi secondi, odiano i viaggi in auto, e si innervosiscono se tenuti in luoghi chiusi troppo a lungo. Per darvi un’idea posso dirvi che quando il Vikingo si “siede” a disegnare, esegue un continuo esercizio ginnico, mettendosi in ginocchio, poi seduto, poi con una gamba sola piegata sotto il sedere, poi in piedi, e così via fino alla fine del disegno. Un bambino altamente energetico non cade addormentato per la stanchezza. Vicecersa continuerà a correre, e più è stanco, più aumenterà il suo livello di energia, iniziando a ripetere all’infinito percorsi sempre uguali (io lo chiamo loop motorio) nel tentativo di isolarsi dal contesto. Il metodo migliore è quello di mantenere gli orari per andare a letto, anche se il bambino non mostra di avere sonno. E’ fondamentale prevedere attività fisiche durante la giornata, che gli consentano di utilizzare la loro energia, specialmente in vista di un periodo di confinamento fisico.
Viceversa, la sfida maggiore per i bambini poco energetici è quella di riuscire ad includere una qualche attività fisica nella loro giornata, e imparare che l’esercizio fisico è utile al corpo e alla mente.

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Attività moderata Attività elevata

Regolarità/irregolarità. Alcuni bambini sono altamente prevedibili nei loro ritmi di vita, altri sono erratici. Bambini irregolari mangiano a qualsiasi ora, saltano facilmente i pasti, possono addormentarsi ad orari diversi e svegliarsi di conseguenza dopo un certo numero di ore. E’ importante insegnargli che si può riposare anche senza dormire se non si ha sonno, e che una buona alimentazione è utile al suo corpo per poter riuscire a giocare. Per vederla in positivo, l’irregolarità li rende più flessibili e adattabilil ai cambiamenti di programma e di fuso orario.
Bambini regolari consentono ai genitori di sapere esattamente quando avranno bisogno di mangiare o a che ora vorranno fare il riposino. Per contro, saranno meno flessibili e si adatteranno peggio ai cambiamenti nei loro ritmi.

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Regolare Irregolare

First reaction. Quale è la prima reazione di fronte ad una situazione o un’ambiente nuovo? Si inserisce immediatamente o preferisce rimanere ad osservare un po’ prima di unirsi ad un nuovo gruppo di bambini che giocano? Come reagisce di fronte a nuovi cibi, vestiti, una nuova scuola o insegnante?
Se compro un nuovo paio di scarpe al Vikingo devo metterle in bella vista per alcuni giorni, prima che accetti l’idea di mettersele ai piedi. Lo stesso vale per qualsiasi capo di abbigliamento.
Ogni novità in qualsiasi campo viene accolta con un secco NO. L’ideale è non spingerlo a fare nulla. Abbiamo avuto un’esperienza molto positiva con l’inserimento al nido, quando ci siamo trasferiti circa un anno fa (il Vikingo aveva allora 2 anni e mezzo). L’insegnante ha immediatamente capito che il Vikingo non amava buttarsi a capofitto nella nuova avventura, e gli ha concesso tutto il tempo di cui aveva bisogno per adattarsi lentamente alla novità. Lo ha invitato ad unirsi al gruppo senza forzalo, e quando ha visto la sua resistenza, gli ha semplicemente detto che poteva rimanere a guardare se voleva, finchè non si sentiva pronto ad unirsi agli altri. Questo gesto rispettoso gli ha dato fiducia e di fatto ha accellerato i tempi, aiutandolo a sentirsi a suo agio nel nuovo ambiente e con la nuova insegnante, in quanto compreso e rispettato. Questo aspetto del temperamento è molto prezioso nel periodo adolescenziale, quando i ragazzi si buttano in ogni tipo di esperienza nuova senza riflettere sulle possibili conseguenze.
Viceversa, i bambini che amano saltare in una nuova situazione e lo fanno con entusiasmo, si trovano spesso nei guai, e sono frequentatori assidui dei pronto soccorsi. Se gli stessi bambini sono anche tenaci e molto attivi, nulla potrà fermarli dal provare l’emozione di arrampicarsi sul lampadario o salire sul frigorifero per gettarsi giù nel vuoto imitando un supereroe dei cartoni.
Quando non puoi fermarli, l’unica possibilità è quella di insegnarli a controllare il pericolo e per assumersi rischi calcolati. Buona fortuna!

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Ama le novità Procede con cautela

Fatto il test? Ecco il risultato:

Punteggio totale
7-14 15-25 26-35
Bambino tranquillo Bambino vivace Bambino “amplificato”

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41 thoughts on “Capire il temperamento”

  1. @Dany, per quanto riguarda il capitolo “cosa pensa la gente”, ti posso solo dire: fregatene.
    Lo so, certe volte è imbarazzante avere un figlio che fa i capricci o urla in pubblico etc, ma tu hai già abbastanza da fare a cercare di calmarlo e di educarlo a gestire le sue emozioni, lascia perdere gli altri.
    Io a volte rasento la maleducazione quando rispondo ai commenti inutili e non richiesti, quindi ho deciso di ignorarli. Anche perché le perle di saggezza che ti elargiscono non valgono un commento, se non un bel vaffa di cuore.
    Che quando hai un figlio ti rendi conto di quanta gente non ha niente da fare tutto il giorno, ma proprio niente…

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  2. Ciao a tutte!
    Dopo aver letto questo articolo e i vostri commenti mi sento un po’ sollevata…..non mi sento sola!
    Sono mamma di uno splendido bambino di 3 anni e di una cucciola di 9 mesi… e purtroppo anche maestra!!!
    Vedo rispecchiate in mio figlio quasi tutte le caratteristiche di un bambino amplificato, ogni volta (quindi mille al giorno) che lo vedo arrabbiato mi sento una fitta al cuore…penso subito….in cosa ho sbagliato? per non parlare degli sguardi delle persone che incontro per strada quando lui non riesce a contenersi durante i suoi sfoghi di rabbia….penso subito….quanto vorrei scomparire all’istante!
    Cerco di comprenderlo, di capirlo…ma alcuni giorni tutto sembra impossibile, spesso mi sento in colpa per questo! Guardando gli altri bambini tutti “perfetti” mi sembra così diverso il mio piccolo…da oggi proverò a seguire i vostri consigli, chiedendo a lui cose possibili per il suo temperamento!
    grazie!

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  3. Grazie Serena, proverò a fare questo test e vedremo cosa ne verrà fuori!!!Se appartengo al vostro gruppo….dovrete sopportarmi!!!!…ma credo mi sopporterete lo stesso, i vs articoli sono utilissimi e anche molto divertenti!

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  4. domanda…ma da quale età è più realistico questo test?
    il mio equilibrista ha 13 mesi…posso già provare??

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    • Marianna, il test lo puoi fare per qualsiasi età, ma ovviamente devi adattare le domande all’età del tuo equilibrista. Il mio Vikingo ha presentato caratteristiche da bambino amplificato già entro i primi 5 minuti di vita!

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  5. Il Patato: 16 (ma diamogli tempo, credo che alcuni aspetti del suo potenziale debbano ancora essere espressi!)
    La Bubi: 26…
    Ho vinto quacchecosa?
    PS. L’hai trovato da qualche parte il test o l’hai sviluppato tu? Lo trovo veramente ben fatto.

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  6. @Claudia: direi che il solo fatto di averlo fatto di fretta e averlo dovuto rifare con calma dimostra gia’ un bel livello di attivita’….
    A parte scherzi, temo che dovro’ leggere il libro. TopaGigia ha quasi 13 mesi e gli esempi di Serena, per quanto utilissimi (avete notato quanto sia difficile rispondere a certe domande? “E’ molto attivo?” Risposta tipica: “in che senso?”) sono piu’ utili a bambini piu’ grandi. Ricordo vagamente il Vikingo intorno all’anno e non posso fare altro che ritenermi fortunata, ma spero che il libro faccia degli esempi cosi’ utili anche per i piu’ piccoli.
    Nella “classificazione” di Tracy Hogg, per esempio, TopaGigia e’ sempre risultata “da manuale” nonostante un alto livello di attivita’ (dormire significa perdersi qualcosa, perche’ camminare se si puo’ correre?, seduta dritta da sola a 4 mesi, gattonava a 8, se salta un passo nel rituale di addormentamento sono guai e cose cosi’), quindi non mi dispiacerebbe “ricontrollare”…
    Per rispondere anche a Meg, vorrei dirti che anche non avendo una bambina amplificata (ne’ tantomeno con patologie accertate) certi racconti mi sono stati molto utili. Non mi sarebbe certo venuto in mente di documentarmi su bambini amplificati, ma essendo un’amica di Serena da tanti anni ho seguito comunque volentieri i suoi racconti, e ho provato a seguire certe sue accortezze in momenti difficili con TopaGigia. La routine del sonno serale per esempio, con passaggi moooolto graduali da un passo all’altro (cena, gioco per sfogare le calorie appena ingerite, piagiama e cambio pannolino, coccole, latte, passaggio nella sua cameretta, bacino della buona notte e buoni 15 minuti di pick up-put down, qualche volta intervento del papa’ che si fa ciucciare il braccio abbracciandola sul lettone) mi ha facilitato moltissimo le cose, e provare a fare passaggi graduali spiegandole ogni volta cosa sarebbe successo di li’ a 2 minuti ha migliorato molto tutto il processo. Insomma, io questo sito lo vedo piu’ come un posto dove condividere le esperienze, che non si sa mai a chi possono essere utili, che come un’enciclopedia (senza nulla togliere alle autrici!!!), e non ho mai avuto la sensazione che nessuna di loro si sia messa in cattedra. Ovunque troverai frasi del tipo “a me e’ successo questo, mi sono documentata qui e qui, ho provato a fare cosi’ e il risultato e’ stato quest’altro”. Le autrici non sono medici e non si puo’ pretendere da loro la completezza su argomenti che non sono tenute a conoscere (tipo inidirizzare verso siti specializzati genitori di bambini con le patologie di cui parli). Credo (correggetemi se sbaglio) che qui invece si cerchi di dare una mano a genitori “normali” di bambini “normali” (le virgolette indicano bembini senza patologie cliniche che quindi non possono o non hanno bisogno di affidarsi all’aiuto di un medico), in un’epoca in cui la gravidanza e la crescita dei figli sono vissute molto come competenze della medicina, a ritrovare una dimensione piu’ naturale di queste esperienze. Senza le ansie e le paure che l’ambiente medico incute, molte cose si possono trattare e risolvere in casa, magari con qualche buon consiglio di chi ci e’ gia’ passato, o per sentirsi meno soli nei momenti piu’ difficili. Spero di non aver travisato…

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    • @Barbara ah ah ah! Tranquilla TopaGigia non è amplificata. Te lo posso garantire al 100%. E’ semplicemente una bambina e non un bambolotto 😉
      Sono contenta però che tu abbia centrato in pieno lo scopo di questo sito. Tutto quello che noi abbiamo dovuto imparare nella gestione dei nostri figli amplificati, e continuiamo ad imparare ogni giorno, lo condividiamo con tutti perché sono tecniche, accorgimenti, riflessioni utili per qualsiasi genitore, non solo quelli di bambini amplificati. E magari ci aiutiamo l’un l’altro a guardare ai nostri figli come individui, ciascuno con la sua personalità e le sue peculiarità, e ad accettarli per quello che sono.
      Grazie!

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  7. Silvia, sembra di sì.
    L’ho rifatto con calma:
    – mamma 5+5+3+5+3+5+5=31
    – papà 5+5+5+5+3+5+5=33
    – bimbo 5+5+5+5+5+5+5=35
    Se non altro posso capire a pieno mio figlio 😀

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  8. Bello questo test. Fatto al volo… 26. SUl limite basso dell’amplificato.
    Sara non ama i cambiamenti. Ha pianto settimane per un cambio di sezione al nido (pur mantenendo 4 compagne uguali e vedendo all’arrivo sempre le stesse maestre), mesi per l’inserimento all’asilo. Ha poi pianto anche di nuovo mesi persino quando ha iniziato il nido la sorella!
    Sensibile? Ecco, mi aiutate, ero disperata, ogni mattina la scena del “mi dà fastidio questo calzino, mi danno fastidio questi pantaloni, la maglia mi strige” era di copione, ormai ero alla frutta e non riuscivo più a fare altro che urlare “basta, sono solo storie, quello c’è o così o vai in pigiama” e io urlavo, lei piangeva, io mi sentivo un mostro… Però non ho nell’armadio un solo pezzo che le stia comodo!
    Però ci rifacciamo sulla regolarità, non è regolare lei ma accetta molto bene la regolarità nostra: dall’orario del dormire, a quello dei pasti… E anche sul livello di attività, se è agitata è ingestibile, salta, corre, sembra una scimmietta, pesta tutto e tutti. Ma ora riesce a fermarsi per colorare (cosa che ama davvero fare) e per guardare i cartoni (e non è da poco, fino all’anno scorso guardare un cartone con lei era una lotta di wrestling, e non resistevo più di 10 minuti… Ho provato una volta a guardare shreck, l’ho mandata a dormire alla prima pubblicità stremata, e l’ho finito da sola 😉 )

    Insomma, mi devo decidere a informarmi meglio su questi amplificati…

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  9. per curiosità ho fatto e ripetuto il test per mio figlio, il mio compagno e me.
    sembrerebbe che siamo una bella famiglia di amplificati.
    sarà meglio che trovi il tempo di rifarlo con calma…

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