Blogger, marketing, e stereotipi di genere

Ieri nella mia posta ho trovato questa email.
Ciao Serena,

sono XXX, lavoro nelle relazioni pubbliche e nello specifico sto seguendo il lancio di un nuovo ammorbidente di P&G che verrà presentato al pubblico nella seconda metà di aprile. Ma abbiamo deciso di offrire a 30 blogger l’opportunità di testare il prodotto in anteprima.

Ho letto alcuni post del tuo blog, non so se ti può interessare il prodotto per il quale sto lavorando, ma immagino, che in qualità di mamma tu sia alle prese con il bucato molto più spesso di una donna single o senza figli 😉

Ti farebbe piacere provare il prodotto? Si tratta di una collaborazione a titolo gratuito, se ti fa piacere provare il prodotto e nel caso ti trovassi bene, recensirlo sul tuo blog, per noi sarebbe davvero un onore…ma non sentirti obbligata!

In caso positivo, ti chiedo se puoi mandarmi i tuoi contatti dove inviare il pacco.

Ti chiedo gentilmente di avere una risposta, anche in caso negativo, di modo che possa procedere a completare la lista delle blogger per la spedizione dei prodotti. Abbiamo deciso di dare questa (a nostro parere speciale ;)) opportunità ad un numero limitato di blogger.

Attendo una tua risposta, GRAZIE MILLE!
Un caro saluto

XXX

PS: per qualsiasi dubbio o info contattami pure al cellulare!
housewifeCi sono moltissimi motivi per cui una email del genere mi irrita oltremodo. Ve li scrivo qui sotto, non necessariamente in ordine di importanza.

  • Lavoro gratis L’email mi propone la vantaggiosissima offerta (per chi?) di lavorare gratis per loro in cambio di una confezione di ammorbidente
  • Pubblicità gratis. Questa azienda cerca di utilizzarmi, e utilizzare tutto il lavoro che faccio con i lettori e le lettrici di questo sito, per ottenere visibilità per il lancio di un suo prodotto “innovativo” totalmente gratis. Non è una win-win situation, perché gli unici a vincere qualcosa sono loro, e visto il nome del brand, mi sembra un prezzo un po’ bassino.
  • Lei non sa chi sono io. L’intestatario dell’email dichiara di aver letto il mio blog, ma evidentemente gli è sfuggita la pagina in cui dichiariamo che non scriviamo recensioni di prodotti in cambio di un prodotto omaggio.
  • Il mio tempo vale più del tuo. Chi ha inviato questa email ovviamente pensa che io abbia tempo da perdere a rispondere a qualsiasi offerta inutile mi venga proposta, così da facilitare il suo lavoro di trovare un numero limitato di blogger disposte a lavorare gratis per loro. Che poi mi dovrebbero spiegare perché vorrebbero limitarlo questo numero di blogger.

Fino a questi punti questa email non si distingue di molto da tutte le decine che riceviamo ogni giorno, che avrei semplicemente ignorato, o alle quali avrei risposto con il prezzario per inserire un banner in queste pagine. Ma c’è un punto che più di ogni altro mi ha fatto saltare sulla sedia, e se leggete regolarmente questo sito sapete già a cosa mi riferisco:

“Ho letto alcuni post del tuo blog, non so se ti può interessare il prodotto per il quale sto lavorando, ma immagino, che in qualità di mamma tu sia alle prese con il bucato molto più spesso di una donna single o senza figli”

condito di stereotipi di genere da far accapponare la pelle persino a mia nonna. La visione della donna e della mamma della P&G mi aveva già dato da pensare ai tempi del famoso video sulle mamme nel periodo delle olimpiadi. Un video bellissimo, in cui madri di tutto il mondo venivano ringraziate per la loro dedizione ai figli. Un video commuovente che però manca di una parte di vita importantissima (anche per i figli): i padri.

Ma con questa email hanno superato tutti i miei limiti, di donna, di madre, di moglie, di cittadina consapevole dell’importanza degli stereotipi di genere sulla società, e stanca, troppo stanca, di essere considerata l’unico membro della famiglia alle prese con il bucato.
Motivo per cui ho risposto all’email così:

Gentile XXX
ti ringrazio per l’offerta. Si dà il caso che a casa nostra il bucato lo faccia sempre mio marito.
Mandatelo a lui.
Buona serata

Serena
E voi come avreste risposto?

(foto credits: SportSuburban)

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49 thoughts on “Blogger, marketing, e stereotipi di genere”

  1. Io, nell’ottica anche educativa, e del cambiamento di rotta, sto insegnando all’ottenne a caricare la lavatrice. Il prossimo passo: divisione dei colori, e poi passo lo “scettro del potere” a lui 🙂

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  2. Buongiorno Serena,

    La parte più bella è sicuramente stata la tua risposta !

    Guarda, io ho il problema opposto. Ho un sito dove vendo on-line prodotti di biocosmesi e ecodetergenti per la casa. Ricevo circa 40-50 email al mese di blogger o presunte tali che, per l’invio di prodotti in omaggio, offrono in cambio delle recensioni “professionali” sui loro “blog”.
    E fin qui non c’è nessun problema, anzi, mi fa molto piacere e ringrazio chi lo ha fatto seriamente !

    Purtroppo però il più delle volte questi neo-blog sono fatti male e poco seguiti, quasi improvvisati. La nota dolente? Succede spesso che, una volta inviato i prodotti o i campioncini di prodotto, le blogger svaniscano magicamente nel nulla, e addio recensione..

    Ma è possibile che la gente, pur di avere qualcosa di GRATIS, si improvvisi blogger/make-up artist/esperta bio ? Siamo arrivati a questo punto ? Bah !

    In bocca al lupo !

    Valerio

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  3. Bravissima Serena! Sei troppo grande!
    Anch’io la pubblicità della P&G alle olimpiadi non la potevo vedere.
    Io ci vedevo questo messaggio: sei una brava mamma soltanto se i tuoi figli hanno successo.
    Una mamma con un figlio “normale” non merita di essere ringraziata?

    Reply
  4. Però io questa cosa delle single che lavano meno delle mamme sposate non la capisco…io sono una personcina pulita e vi assicuro che i miei bucati li facevo spesso anche prima di mettere su famiglia, anzi ora faccio il supercarico da 7 kg mentre magari prima ne facevo 2 per non rovinare le cosette delicate. Ma senza ammorbidente né prima né adesso, sono allergica e i profumi mi danno fastidio.
    @Vittore, spero che la tua collega abbia sciolto il fidanzamento, uno che la pensa così mi aspetto che voglia l’aperitivo al ritorno dal lavoro e le scarpe lucidate ogni mattina altrimenti tira fuori la cinghia. Io personalmente ti stimo moltissimo!!!

    Reply
  5. A meno di non avere turbe psichiche o seri problemi d’igiene, in una famiglia di tre o più componenti si fanno più lavatrici a pieno carico che in una di uno o due persone. Mediamente, nella mia, si fa una lavatrice al giorno: siamo in quattro e siamo spannolinati (sì, usavamo i lavabili) da un po’.
    Il post mi ha fatto in mente un articolo che avevo letto tanto tempo fa in cui una giornalista si era accorta dell’etichetta sessista sui jeans del suo compagno:
    http://www.telegraph.co.uk/technology/twitter/9125574/Sexist-trousers-are-below-the-belt.html
    Come se n’era accorta? Le era caduto l’occhio mentre li raccoglieva dal pavimento.
    La domanda è quindi: ma poi, ‘sta benedetta lavatrice, realmente chi la fa? E il punto è chi la fa, o chi sente su di sè il preciso dovere di farla?
    Mio marito, quando legge di queste dispute ogni tanto si risente e mi chiede: “Sì, ma perché nessuno pensa mai ai papà?” intendendo i papà che lavorano, si occupano dei figli, fanno la spesa, cucinano e fanno lavatrici (sì, anche quelle dei pannolini). Hai voglia a spiegare a lui, che tutte queste cose (e molte in più, in relazione alla disponibilità e all’opportunità, secondo decisioni che abbiamo preso di comune accordo: ad esempio lui che è caloroso stende, io che sono freddolosa stiro) le fa abitualmente che questa pare non sia la normalità.

    P.S.: noi non usiamo l’ammorbidente. Pare sia la causa di molte dermatiti, soprattutto nei bambini.

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  6. Certo che… Povera/o stagista P&G … Che pensava di aver preparato bene la sua mail e ha scatenato sto putiferio!
    Non vorrei essere nei sui panni domani 🙂 Pero stgista leggiti un post a caso e capisci di essere totalmente nel blog sbagliato!

    Cmq spero che riusciremo a educare i ns figli con un po meno stereotipi.
    @vittore: fantastica risposta anche la tua!
    Notte

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  7. Io gli ho chiesto direttamente dei soldi per lavorare per loro, visto che ha citato Scialba della Zozza, non avrei nulla in contrario a svecchiare un po’ il loro stile, che come ho spiegato non mi fa sentire per niente identificata come donna, consumatrice, madre o blogger o X (inserire un insulto a caso). Stai sicura che sparisco dalla loro shortlist di blogger selezionate.

    Selezionate perché? Semplicissimo, perché qualcuno se le fila. Ci sono milioni di blogger affettuosissimi che leggono solo le amiche e i parenti stretti di chi scrive per sapere come va. Ci sono un sacco di persone che hanno un blog che in fin dei conti è talmente di nicchia che interessa a pochi, che sia per lo stile o i contenuti o la personalità di chi scrive. Questi a P&G che è un gigante, non possono interessare.

    Però però, care multinationals, perché ci sono poi blog come Genitoricrescono appunto che sono appetibili per le vostre marchette? Esatto, perché è affidabile e autorevole. Qualità che non si guadagnano con una bottiglia di ammorbidente qui e lì. I post sponsorizzati sono una cosa totalmente diversa e fatta con tutto un altro spirito e i lettori lo capiscono benissimo questo spirito. e capiscono anche la differenza.

    Però ripeto, come corporate-blogger Scialba è disponibile e non vede l’ ora, che sulle macchie sa tutto. E lo stile anni 50 da casalinga frustrata le sta da dio, basta che le facciate scegliere in proprio fotografa e stilista.

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