Bambini con la guerra dentro – 5 film da vedere in famiglia

Per anni ho avuto paura dei conflitti. Discutere, litigare, arrabbiarsi e urlare mi sembravano la fine del mondo, la frattura di un’armonia che avrei voluto preservare intatta.

In realtà nel conflitto ero immersa, anche se a volte la tensione in cui vivevo non era esplicitata, e maturava sotterranea, emergendo in maniera imprevedibile, e sotto nomi e facce difficili da identificare e per questo ancora più inquietanti.

La mia ricerca di armonia è spesso stata il tentativo di creare dei mondi magici dove rintanarmi, trovare pace al conflitto esterno. Perché   i miei turbamenti, la mia rabbia, il mio dissenso, a volte erano così forti che temevo di non riuscire a controllarli, una volta esplosi.

Solo con il tempo ho imparato l’arte di tacere, di riflettere, di mettersi nella testa dell’altro. Ma soprattutto, cosa per me fondamentale, a capire che il conflitto non è la fine di tutto ma la normale dinamica di una relazione; che i migliori amici sono quelli che sopravvivono a grandi litigate e separazioni; e che la rabbia, l’opposizione, e anche i terribili sentimenti di invidia e gelosia (che è un’altra forma di rabbia) possono essere distruttivi, ma anche motore di accadimenti, e aprire strade inusitate ai sentimenti e alla consapevolezza.

Perché è l’insieme di tutte le emozioni provate, buone o cattive che siano, a renderci ciò che veramente siamo.

zathuraZathura un’avventura spaziale di Jon Favreau (2005)

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I primi tre film della filmografia di oggi sono dedicati ai rapporti di fratellanza, questo strano sentimento che viene sempre chiamato in causa per coloro che non hanno rapporti di sangue con noi, e che invece, nel caso delle parentele vere, è origine di conflitti senza tregua. Zathura, in particolare, è un film a cui siamo tutti molto legati. Due fratelli, figli di genitori separati che stentano a trovare un equilibrio dopo la fine della relazione, trovano in soffitta un vecchio gioco da tavolo, che li trasporterà in una dimensione parallela dove si troveranno ad affrontare varie avventure che alla fine li ricongiungeranno. L’abbiamo visto la prima volta in una fase della crescita dei miei due figli in cui tra di loro c’era una forte rivalità sullo schema fratello grande/fratello piccolo del film, e questa storia è servita a far venire fuori le tensioni nascoste .

Consigliatissimo sempre, a partire dai 6 anni. (Nel cast troverete, giovanissimi, la Belle di Twilight e Peeta di Hunger Games)

azur-asmarAzur e Asmar di Michel Ocelot (2006)

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Azur e Asmar è un film di Michel Ocelot, un regista e artista francese, famoso da noi soprattutto per il personaggio di Kirikù. Ottima occasione quindi per rivederlo e magari andarvi a cercare qualcuno dei suoi corto metraggi. Vi consiglio in particolare Principi e principesse, piccole storie animate con la tecnica delle silhouette, dove le figure tradizionali del principe  e della principessa, appunto, vengono analizzate, scomposte, e declinate in mille possibilità ribaltando tutti gli stereotipi. Tornando ad Azur e Asmar, qui, oltre che all’opposizione fra i due fratelli di latte, nutriti dalla stessa donna, si parla dell’opposizione tra due culture, quella occidentale e quella araba, attraverso il prisma della fiaba. Un film bellissimo, profondo, intenso e divertente, che vi incanterà anche per la tecnica di realizzazione. Un fantastico 2D dal tratto fine e riempimenti di colori piatti dei personaggi, che contrastano con il dettaglio maniacale degli sfondi e dei costumi.

Dai 6 anni

cronache-narniaNarnia Il leone la strega e l’armadio di Andrew  Adamson (2005 )

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Nessun film batterà mai, per numero di rappresentazioni casalinghe, la serie di Harry Potter. Almeno a casa nostra. Ma al secondo posto, sebbene indietro di diverse posizioni, c’è Narnia. Il leone, la strega e l’armadio. L’abbiamo rivisto propri pochi giorni fa, e mi ha colpito (ogni volta è una scoperta) la necessità quasi funzionale del tradimento di Edmund, il fratello eterno secondo, rabbioso, invidioso e disperato più degli altri per la difficile situazione della guerra e l’assenza del padre. Sebbene Edmund metta i suoi fratelli in pericolo, vendendoli in cambio di dolcetti alla Strega Bianca, è proprio la sua fuga che fa sì che essi rimangano a combattere e vivano fino in fondo il proprio destino, invece di fuggire. Ed è ancora lui, l’unico che davvero ha visto il male e di cosa è capace la strega, a convincerli ad imbracciare le armi.

Dai 6/ 7 anni

fiori-rossiLa guerra dei fiori rossi di Zhang  Yuan (2006)

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Questo film cinese, che racconta  il difficile percorso di un bambino di circa 5 anni in una scuola maoista, me lo ha fatto conoscere mio figlio l’anno scorso, dopo averlo visto durante un’ora di buco (il fatto che le maestre manchino e non ci siano i soldi per le supplenti fa sì che i bambini vedano un sacco di film. Se mi diventa cinefilo tutto sommato posso anche starci). In un ambiente molto rigido, dove i bambini vengono premiati per la loro obbedienza e i loro risultati con dei fiori di carta rossa, dove tutto è codificato, prestabilito e irregimentato, anche la cacca e la pipì, dove non c’è posto per l’espressione di sé, la differenza, l’autonomia, il piccolo Qiang si ribella a modo suo. Impossibile resistere ai suoi musi, ai suoi pianti, alle sue sfide ostinate e selvagge, impossibile non identificarsi, tifare per lui e sperare che non molli mai. Utile da vedere insieme in tutte quelle situazioni di conflitto scolastico che rendono la vita difficile, per parlarne, tirare fuori giudizi ed emozioni, e tutto sommato sentirsi consolati: l’asilo maoista sarà sicuramente peggio di qualunque pessima situazione.

dagli 8 anni 

quattrocento-colpiI 400 colpi  di François Truffaut (1959)

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Il film precedente è stato definito dai bravi cinefili “alla Truffaut” per la capacità di mettere la telecamera all’altezza degli occhi di un bambino. E allora un film di Truffaut, per finire la serie, ci sta proprio bene. Questo è il film sull’adolescenza. Un film fortemente autobiografico, in cui si ritrovano le varie esperienze di truffaut ma soprattutto quella disperazione, quella solitudine, quel bisogno disarmante di essere ascoltati dagli adulti, che si scontra troppe volte con un muro di incomprensione, di rigetto, di rigida opposizione. La scena finale, una delle più famose della storia del cinema, è il riscatto liberatorio del ragazzo selvaggio che vive – anche se a volte un po’ nascosto – in ognuno di noi.

dagli 11 anni

Anna aka Piattinicinesi

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