Allattamento a richiesta: è sempre positivo fino in fondo?

Le raccomandazioni di molte delle associazioni a sostegno dell’allattamento invitano le neomamme ad allattare a richiesta il proprio bambino. Ma siamo sicuri che l’allattamento a richiesta sia veramente positivo fino in fondo sempre e comunque? Ovviamente dipende da cosa si intende con allattamento a richiesta e sono certa che ognuna che ha adottato questo modello di allattamento lo ha interpretato in base alle sue necessità e sensibilità, però vorrei condividere con voi qualche riflessione in merito.

L’allattamento a richiesta, nel senso stretto del termine, può essere descritto brevemente con la seguente sequenza di eventi: il bambino piange, la mamma lo attacca al seno. Ogni volta che il bambino piange viene attaccato al seno, e questo è vero sia per il neonato che per il bambino più grande. L’allattamento diventa quindi un mezzo per rispondere ai vari bisogni, quale fame, sete, voglia di coccole, sonno o anche semplicemente noia. Mi ricordo ancora la sensazione di irrequietezza che la lettura di un post testimonianza di un allattamento a richiesta vero e proprio di una donna canadese in Mongolia, tradotto e pubblicato da genitorichannel.it che ha partecipato al nostro blogstorming sull’allattamento materno qualche mese fa. In quel post questa donna di nome Ruth racconta la sua esperienza di allattamento in una cultura completamente diversa dalla nostra, e di come la tetta in Mongolia sia la soluzione per tutti i problemi, anche per bambini più grandi, al punto che persino il duenne che litiga con l’amichetto per il possesso di un gioco viene strategicamente distratto dalla madre con il richiamo della tetta. Estremo? Forse, o forse no. Credo semplicemente che certe cose funzionino bene in certe culture, mentre in altre no, ma credo soprattutto che non sempre le cose vengano fatte nella stessa maniera e con gli stessi significati in tutte le culture. Spesso infatti si prendono ad esempio usanze di culture diverse perché sono considerate più vicine a madre natura, o comunque ad un comportamento istintivo o naturale, che dovrebbe quindi aver superato il duro test della selezione naturale, mentre invece non c’entra nulla.

Come spesso accade in questo momento storico/pedagogico queste pratiche naturali nascono come reazione ad una pratica in voga precedentemente. In particolare qualche decennio fa l’unico allattamento consigliato era quello rigido ad orario, in cui le poppate, o meglio il biberon, veniva dato guardando l’orologio e attendendo 3-4 ore tra una poppata e la successiva. Mentre da un lato è evidente che i bambini crescevano lo stesso, tanto quanto quelli allattati ogni 15 minuti, questo ritmo controllato di allattamento non era un bisogno del bambino quanto piuttosto quello del genitore. E già sento qualcuna di voi gridare orrore! ma non sarà forse il caso di smetterla di preoccuparsi sempre e solo del bambino e iniziare a preoccuparsi anche un po’ della mamma? Perché se la mamma sta male, il bambino sta peggio. Se la mamma è serena e tranquilla, e questo può avvenire sia se allatta ogni 30 minuti sia se allatta ogni 4 ore, sia se allatta al seno, sia se allatta con il biberon, allora anche il bambino cresce più tranquillo.
Non solo, io a volte ho la sensazione che l’allattamento a richiesta sia un po’ sopravvalutato. Ovviamente non sto parlando delle prime settimane di vita, quelle in cui l’allattamento deve avere un po’ la precedenza su tutto il resto almeno finché non arriva la montata e il tutto inizia a funzionare. Però in generale vorrei condividere con voi alcune riflessioni:

Un bambino che viene allattato in continuazione mangia poco ogni volta, un bambino che viene allattato ogni 2-3 ore mangia ad ogni pasto quello di cui ha bisogno nelle prossime 2 ore. Mentre entrambi i modelli possono andare bene al bambino, forse nel secondo vedo un bel vantaggio per la madre che in quelle 2 ore può fare altro che stare seduta ad allattare il piccolo. Alcune madri potrebbero non sentire questa esigenza, ma molte altre si, e non mi sembra il caso di demonizzare questo bisogno in nome di un presunto vantaggio per il piccolo.

Inoltre io sono convinta che se il bimbo non piange perché ha fame e si risponde sempre offrendo il seno, non ci si sta mettendo in relazione con il bambino, non si sta attenti ai suoi bisogni, ma gli si mette un “tappo in bocca” simbolico e concreto che dà una risposta sbagliata e unica a tutti i suoi bisogni. Siamo sicuri di comprendere fino in fondo le conseguenze di queste azioni nel caso in cui siano portate avanti in modo estremo? La relazione con il cibo visto come consolatorio, una relazione di legame psicologico con la madre che soddisfa ogni bisogno, sono solo alcuni esempi che mi vengono in mente ripensando ad un post scritto qualche tempo fa da Zauberei in cui stili di accudimento estremi, di basso e alto contatto, vengono analizzati in relazione alle possibili conseguenze sul bambino.

In realtà sono convinta che la maggiorparte delle madri che allatta a richiesta non lo faccia in modo “estremo”, e che passate le prime settimane o i primi mesi molte inizino a porre dei limiti. Limiti che sono necessari per prendere le distanze e creare quel vuoto in cui il bambino può esplorare per crescere.
Del resto in una relazione di attaccamento normale, in cui si risponde al pianto del bambino cercando di capire ciò di cui ha veramente bisogno e si evita di offrire il seno per tutto, capita proprio che l’allattamento si assesti su un ritmo di 2-3 ore più o meno per tutti i bambini. E questo è il mio modo di interpretare l’allattamento a richiesta, non come una sequenza: il bambino piange, la madre gli offre il seno, ma come una relazione tra bambino e madre che risponde al bisogno di cibo del figlio offrendogli il seno, e cercando di distinguere il pianto da sonno da quello da fame ad esempio.
In questo senso l’allattamento a richiesta per me è come un ballo di coppia, in cui si prova insieme, ci si studia a vicenda, si impara dagli errori fino ad arrivare ad un ritmo congeniale per entrambi, fino al punto in cui si procede con passo sicuro senza bisogno di contare, o di stare a pensare alla destra o alla sinistra, lasciandosi guidare dalla musica e dimenticandosi infine anche di controllare l’orologio.

Buon allattamento a tutte!

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47 thoughts on “Allattamento a richiesta: è sempre positivo fino in fondo?”

  1. @zauberei grazie per le spiegazioni, alla correlazione ci credo (il tuo articolo l’avevo già letto quand’è uscito), quello su cui continuo ad avere dubbi è il rapporto causa-effetto – e continua a mancarmi il contributo del temperamento del bambino. Puoi fare una stima anche sommaria di quant’è la percentuale di bambini con una psicopatologia, e quanti di questi sono stati, per così dire, incoraggiati nella loro patologia da un uso “improprio” del seno? Probabilmente sono più di quanto si pensi, ma siccome l’ansia non credo abbia una direzione preferenziale, non vorrei che da stasera ci fossero bambini che vengono costretti a dormire con l’orsacchiotto anche se non vogliono perchè una psicologa su internet ha detto che…

    @Serena scusa, volevo solo dire che fondamentalmente il processo di “pacificazione” del bambino è lo stesso, si va a tentativi (quando il bimbo è molto piccolo). A parte ovviamente casi estremi.

    @Vans puoi tranquillamente metterle dei limiti. Le dici che il latte c’è solo prima di dormire (o quando va bene a te), e via. Dopo un po’ togli anche quello. Sì in media l’interesse diminuisce, ma come sai la media è una media e ci sono bambini che se li lasci fare ciucciano fino a 6 anni e oltre…

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  2. Approfitto di Zauberei per chiederle un chiarimento su questa frase:

    “Non è grave che un bambino non usi il ciuccio, ma se non usa nè il ciuccio nè l’oggetto transizionale se ne tiene conto.”

    Cioè, Figlio 1 era un bevitore avido e tutti i consigli che ho chiesto a suo tempo erano mirati a capire quando mangiava e quando mi usava come ciuccio, perché delle volte faceva delle poppate a rate che duravano due ore, e allo scadere della terza, reclamava la successiva. Poi verso i sette-otto mesi gli sono spuntati i denti, ha scoperto le bistecche e la tetta l’ha mozzicata via.

    Ma il ciuccio ciuccio non l’ ha mai voluto, ha sempre sputato via e grandi oggetti transizionali non mi sembra neanche li abbia avuti. Capisci che adesso mi piacerebbe sapere se significa qualcosa, o se significa qualcosa solo in un quadro ampio. Anche perché verso i 4 anni dopo una caduta ha scoperto il pollice come consolazione e ha smesso solo quest’ estate, che di anni ne ha dieci, perché dopo tentativi falliti nostri ha deciso che basta.

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  3. @zauberei grazie dei tuoi commenti e delle tue spiegazioni. Trovo molto interessante l’aspetto dell’impossibilità della madre di tollerare il pianto del bambino, che mi piacerebbe approfondire. Se trovi il tempo mi manderesti dei riferimenti? Grazie
    @Eri io credo che stiamo dicendo sostanzialmente la stessa cosa. In questo post sono critica nei confronti dell’allattamento a richiesta inteso come risposta univoca a tutti i problemi, ossia il bambino piange, tu lo attacchi. Se leggi il post linkato su genitorichannel capisci di cosa sto parlando. Se la madre, con la scusa dell’allattamento a richiesta, smette di pensare e di osservare i bisogni del proprio figlio, allora non è detto che il bambino rifiuti la tetta nel caso non fosse quello che desiderasse. Qui entra necessariamente in gioco il temperamento del bambino. Un bambino che piange e che come risposta al pianto ha sempre il seno, si abitua ad avere quella come risposta, e automaticamente si abitua a ricercarla come risposta a tutti suoi problemi. Come ho detto nel post, sono certa che la maggior parte delle mamme che allattano a richiesta lo facciano con un minimo di senso critico, ma non tutte, e queste sicuramente non sono le linee guida. Quello che ti viene detto è proprio quello: il bambino piange, tu offri la tetta. Punto. Mentre per me dovrebbe essere più come descritto nella parte finale del mio post.

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  4. Eccomi di ritorno, perdonate il ritardo con cui vi rispondo ma sono stata via per lavoro questa settimana e riesco solo ora a sedermi e tentare di rispondervi. Sono contenta del tono della discussione e degli argomenti sollevati.
    @Mammamsterdam è vero che quando si è nel loop dell’allattamento, e sembra di aver perso la bussola l’ultima cosa che ci si vuole sentir dire è di seguire l’istinto. Perché in quelle situazioni lì l’istinto non ti dice un bel nulla, e allora ben vengano le voci dall’esterno a guidarti, ammesso di riuscire a trovare voci di cui ci si fidi veramente e che non si sentano come imposizioni.
    @Pommereine attenzione a non dare implicazioni troppo forti ai nostri gesti di madri. Non credo che l’equazione biberon-adulti insicuri sia vera. Ci sono troppi altri fattori di cui tenere conto che condizionano un’intera generazione, che non l’uso o meno del biberon.
    @Cosmic assolutamente d’accordo con te. Imporre orari e dosi ad un bambino non è mai stata la mia filosofia, né nel caso dell’allattamento, né in quello dello svezzamento. In questo post non metto in antitesi l’allattamento ad orario con l’allattamento a richiesta. Faccio un’analisi di cosa significa l’allattamento a richiesta e di come io lo intendo. Spero si capisca la mia posizione.
    @Claudia @Gloria sollevate entrambe il problema del ciuccio che è in effetti un pochino OT rispetto al tema specifico di questo post. In ogni caso anche secondo me se il ciuccio si usa come tappo, ha la stessa valenza del seno come tappo. L’unica differenza che vedo è nel fatto che il ciuccio ad un certo punto può essere controllato dal bambino, mentre il seno no, e qui mi collego al discorso di Zauberei sull’oggetto transazionale. Tra l’altro i miei figli hanno scelto uno il pollice, e l’altro il ciuccio e sono ancora lì entrambi a ciucciare. Io sono solo contenta di non essere dall’altro lato della parte ciucciata 🙂

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  5. fab fermo restando che hai tutto il diritto di non essere d’accordo, io credo che tu tenda a tarare il tuo giudizio sulla tua esperienza personale, mentre io, anche se ho un figlio di tre anni, mi riferisco alla mia esperienza in un centro di psicoterapia infantile.
    In questo contesto – quando venivano portati bambini con una psicopatologia di qualche tipo, si facevano all’accettazione una serie di domande considerate salienti – in base a ricerche pregresse e a pregressa esperienza clinica – il ciuccio era una di queste domande, perchè considerato un oggetto precursore dell’oggetto transizionale – orsetto etc. Non è grave che un bambino non usi il ciuccio, ma se non usa nè il ciuccio nè l’oggetto transizionale se ne tiene conto.
    Così come, è importante la questione della regolazione di stato tra bambino e madre. Il fatto che tu trovi delle soluzioni efficaci, e che non percepisci ansia o malessere quando il bambino sta male e vuole dire delle cose, non puòà indurti a escludere che altre madri invece reagiscano diversamente, vivano un problema e entrino in una spirale problematica con i loro piccoli. Non è detto che se cioè un problema non ci sia per te non ci sia per tutti.

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  6. @vans,anche figlia 1 e’ sempre stata molto ciucciona,con tanti risvegli. Ha dormito la prima volta tutta notte a 23 mesi. Poi ho avuto problemi in gravidanza e ho dovuto smettere di allattarla (e dire che ciucciava a vuoto). Si e’ adattata e per 3 mesi non ha ciuccuato ma ha ricominciato a svegliarsi di notte e con incubi. Adesso che e’ nata la sorella ha potuto riprendere anche lei,ma lw ho posto un limite,ovvero solo la sera prim di dormire. Ciuccia per mezz’ora e poi storia e nanna.
    Insomma,penso che debbano essere loro a voler smettere. E’ vero che anch’io ho notato un aumento delle pippate e piu consapevolezza in mua figlia dopo l’anno e mezzo.
    Ti diro’ anche che ora che puo’ ciucciare di nuovo e’ molto piu tranquilla e meno capricciosa. Si vede che per lei non e’ ancora il momento di smettere,ma riesce ad accettare una poppata sola.
    Scusa ma non so rispondere alla domanda come smettete di allattare. Volevo solo dirti che nella tua storia mi ci ritrovo molto.

    @zauberei. Come ho scritto sopra,allatto ancora la mia duenne. Devo dire che a me sto legame ansia matetna-allattamento non mi torna molto.
    Dici che col ciuccio e’ diverso,perche il bimbo se lo gestisce. Boh,figlia 1 aveva il ciuccio fino a 15 mesi e appena dopo l’anno ha imparato a metterselo,quindi tutta sta autogestione non la vedo. Dovevo sempre io metterglielo.
    Quando son piu grandi imparano a gestire la tetta cosi come il ciuccio,solo che… Mentre la tetta c’e’ solo se c’e’ mamma,e quindi in altre situazioni si devono arrangiare,il ciuccio c’e’ sempre sempre sempre,tant’e’ che l’amichetta treenne compagna d’asilo non l’ho mai mai mai vista senza ciuccio. Che dire?
    Certo che prende l’ansia quando un bimvo piange,ma col tempo si attenua,e con figlia 2 e’ proprio sparita.
    Se poi si sceglie di calmare il pianto con tetta o ciuccio,beh siamo sempre npi mamme a ‘tappare cosi’ la loro bocca. Che poi penso sia meglio consolare “male” con la tetta che non riuscirci proprio. Mah.

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  7. Non so come mai, ma mi ero persa questo post che mi interessa molto. Io ho praticato l’allattamento a richiesta cercando di ascoltare i bisogni di mia figlia e, dopo il mese, cercando di darle anche il ciuccio. Risultato: il ciuccio a parte rari momenti di mal di denti l’ha sempre schifato (di notte e’ capitato anche che la facesse svegliare di più per la rabbia). Quindi @debora hai tutta la mia comprensione.
    Nel periodo delle coliche sfogava il suo malessere ciucciando di più. Onestamente la sera me ne stavo sul divano e mi guardavo la tv col volume bassissimo o i sottotitoli e non mi pesava affatto (periodo da un mese a quattro).
    E ora mi mancano i miei pomeriggi con lei attaccata mentre io mi leggevo tutto il giornale dalla prima all’ultimag pagina e un sacco di bei libri!

    La cosa che non capisco, mi confonde e su cui vorrei un consiglio e’ per adesso: ha ormai 18 mesi. Va al nido da quando ne aveva 9 e io lavoro full time a 25km di distanza da quando ha un anno. Mangia di tutto, ma quando mi vede vuole sempre il seno.
    Ci sta il gesto consolatorio che l’aiuta (all’asilo e coi nonni e’ un angelo). Però sono piena di dubbi sulle notti: si sveglia ancora spesso e non so se spararsi un bel biberon di latte l’aiuti..
    Ma da qualche tempo non è solo la ciucciatina quando mi vede (che spesso veniva posticipata fino a quella prenanna) e nel weekend quella x il pisolino se ci sono io, ultimamente nei weekend vuole anche 4/5 poppate in un giorno!
    Non so se sia il periodaccio di 4 canini che stanno sbucando insieme, ma ste ultime 2 settimane sono state un po’ deliranti… Boh forse era più da genitori sbroccano.

    Poi ultima cosa: si parla tantissimo di come avviare un buon allattamento… Ma come si smette? Onestamente speravo che perdesse di interesse in maniera graduale, invece qui mi sembra che stia aumentando!
    Grazie

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  8. Non lo so, Serena. Non sono del tutto d’accordo. Due punti non mi tornano:
    Allattamento a richiesta non significa : bambino piange, mamma da la tetta. Non nel senso stretto del termine. Significa che se richiede la tetta, e vuole proprio quella, gliela si da. Non è del tutto la stessa cosa, non trovi. Inoltre l’allattamento a richiesta non è consigliato SOLO da associazioni pro allattamento. Sempre in più ospedali si viene dimessi e sul foglio della dimissione del bambino, alla voce alimentazione, ove possibile c’è allattamento a richiesta. Se é possibile é di sicuro il modo migliore di nutrire il proprio bambino. Di più: praticando un sano allattamento a richiesta, il bambino allunga le poppate da solo e si arriva ai tre mesi che l’allattamento si è regolarizzato. Ma ci sono dei giorni in cui magari il bambino necessita di più poppare. Perché sta poco bene, perché è stanco, perché fa caldo. Se parliamo di un allattamento esclusivo il discorso torna: perché un bambino dovrebbe bere solo ogni 2-3 ore… È se ha sete prima? Un bambino di due anni se sente lo stomachino vuoto, ti può venire a chiedere un biscotto, perché uno di quattro- cinque mesi allattato esclusivamente al seno non potrebbe avere un languore? Quindi, le poppare si allungano, ma si potrebbe avere qualche extra a volte. Capita. Poi altro discorso é bimbo piange do la tetta. Però, attenzione, non sottovalutiamo i bambini… Non sono stupidi… Quando mio figlio piange e non è la tetta quella che vuole, me la sputa e continua a piangere ( uno dei pochi tremesenni che preferisce addormentarsi cullato a giro che alla tetta, ho scoperta alla fine!!!)
    Altro punto: bisogni di mamma – bisogni di bambino…. Io credo che se ci lasciamo andare e evitiamo cervelloticitá varie i due bisogni, specie nei primi mesi di vita, siano perfettamente calibrati. Il mio bambino non ha ancora quattro mesi e viene allattato al seno a richiesta. Ciononostante 2 ore, anche due ore e mezza senza me ci sta. Ho il tempo una sera a settimana di uscire, ed ogni tanto vado al cinema o a cena con mio marito. Senza lasciare biberon, che non prende. Non è mai successo niente, anche se sono con il cellulare sempre vicino e sono sempre nei paraggi di casa. Ma francamente, anche se non lo allattassi a richiesta, in questo momento di più non vorrei fare. Certamente è la mia esperienza personale. Però é il mio secondo bambino, e – diversamente dal primo – mi vivo questo allattamento libera, con semplicità e senza dare ascolto alle mille voci che si alzano intorno ad una mamma e al suo bambino. Risultato: si sta di molto bene… Non è che forse è questo il segreto? Fare quello che ci fa star bene e che ci dice il cuore, forse non ci fa sbagliare, neanche nell’allattamento! Spero di non essere stata troppo talebana, perché io odio i fanatismi, volevo solo riportare la mia esperienza, che va appunto presa per quello che è: un’esperienza!

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  9. Oddio ho iniziato a leggere i commenti dall’alto in basso come si faceva fino a qualche settimana fa e mi domandavo ma perché si parla di questa Claudia, che ha cancellato il suo cmmento? OK, adesso mi metto a rileggere tutto dal basso in alto… O_______o

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  10. Riallacciandomi al discorso di zeuberei potrei dire: sì all’allattamento a richiesta, ma devi pur capire quando tuo figlio lo richiede o , invece, chiede altro. E sto parlando dei primissimi mesi, dell’inesperienza delle madri e del bimbetto urlante tra le braccia. Quando ti assicuri che il bimbo è pulito, quando magari lo culli un po’ ma non si addormenta, vien naturale tirar fuori l’arma segreta della tetta. Però mia figlia, da neonata, mangiava ogni 15 minuti. Era esasperante. Secondo me c’era un gap che all’epoca non sono riuscita a individuare. Chiaro che col tempo le cose sono migliorate, ma ancora a 5 mesi di vita mi lamentavo col pediatra di una bambina irrequieta che piangeva sempre e che si calmava solo col seno. Non è che io non ricordi momenti bellissimi legati all’allattamento, però ricordo anche le coliche che aveva mia figlia spesso, anche mentre la allattavo, quelle che aveva nei periodi in cui doveva essere sazia, l’urgenza del suo pianto. Ricordo ancora che nei cinque minuti di corsa per trovare un posto tranquillo dove allattare, (perchè in pubblico si distraeva e non mngiava più) dalla disperazione si è ciucciata il braccio fino a farsi un succhiotto. Adesso ci ripenso col sorriso. Però allora mi pesava, altrochè.
    Se nel corso preparto, invece di darmi indicazioni sulle miriadi di esigenze di mia figlia, mi avessero consigliato di prenderla con calma, di badare anche alle mie necessità,mi avrebbero senz’altro facilitato la vita. Poi l’equilibrio è venuto da solo, tra me e mia figlia, quando ho cominciato ad ascoltare lei e me, e qualche volta anche il padre, a fatica devo dire, ma che a posteriori, lo riconosco, è sempre stata la voce forte, esterna , dell’equilibrio. Anche quando questa voce non mi piaceva. Credo che bisognerebbe dare meno diktat, ecco tutto e più consigli alla buona. Mia madre ancora aveva in testa i 10 minuti da un seno e i 10 dall’altro. Sistema ssurdo, secondo me, o , almeno , che non mi si adattava affatto

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  11. Dunque mi spiego meglio.
    Quando Claudia dice che la questione del tappo in bocca e dell’allattamento usato per tappare la bocca, è una questione per lei “più di mentalità che di tetta” non so se sono d’accordo, o almeno non del tutto.
    Il fatto che ci siano prescrizioni culturali che suggeriscano un certo comportamento, non può escludere che quel certo comportamento possa anche suggerito da stati psicologici interni alla madre. Che non vuol dire che non incidano anche altre cose, ma che tra queste cose, la psicologia della madre ha una sua incidenza. Questa incidenza io l’ho spiegata, per come almeno la vedo io, nel post linkato sopra nell’articolo. E’ un discorso molto complicato e risintetizzarlo qui è un po’ difficile.
    Però la questione è questa: un bambino che piange, a prescindere dal motivo, può essere letto da chi lo sente in due direzioni – o come qualcuno che esprime un bisogno, o come qualcuno che solleva sentimenti di diverso tipo, che in molti casi possono essere negativi, molto negativi, perchè a priori la persona che lo sente ha delle questioni sue irrisolte. Una madre può allora, sentire dell’ansia generalizzata, avere un sentimento di forte urgenza perchè le sembra intollerabile che il bambino pianga, può oppure provare un forte fastidio. In misura variabile ci sono madri che non tollerano il malessere del bambino, e reagiscono con il tappo in bocca del seno. Che non è il ciuccio. Il quale è un precursore dell’oggetto transizionale, e aiuta il bambino ad autoconsolarsi e raggiungere una graduale indipendenza. Ma da solo.
    (A scanso equivoci – mo’ non è che uno deve usare il ciuccio per forza. Mio figlio l’ha sputato pure lui e la cosa non costituisce problema. Se c’è è una tappa positiva)

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  12. Infatti a me la tetta come ciuccio nella mia intellettualitudine faceva senso, anche se mia madre me lo suggeriva e io in fondo lo facevo. Poi i figli e l’ allattamento sono anche serviti a ridarmi un senso del corpo, ma odiavo il sentirmi mucca, odiavo la mancanza di movimento e autonomia e mi faceva uno schifo profondo ritrovarmi le magliette bagnate di latte (me lo fa anche la pioggia, c’è da dire). E a posetriori, visto che figlio 1 è nato di quasi 5 chili e fin da subito gli hanno dato l’ allattamento misto, che in qualche modo non mi convinceva. avrei dovuto dar retta a mia madre e saltare la poppata notturna a favore di un biberon somministrato da altri mentre dormivo. Non l’ ho fatto, e a posteriori avrei fatto meglio invece a farlo. Per questo mi piace il messaggio di fondo di questo post, se stai bene tu, sta meglio anche il bambino, a prenscindere da cosa ti fa star bene a te.

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  13. @Deborah, non saprei, direi semplicemente che non gli piace e preferiscono l’originale… Fara’ strano sentirlo, ma ecco qui un fiero ciuccio umano che non ha potuto allattare per fornire cibo ma s’e’ prestato a fare da consolazione quando serviva (per addormentarsi, principalmente, e non sempre) 🙂

    @Zeubedei, mi sa che non ho capito, spiegacelo meglio quando ripassi…

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  14. Ripensando al commento di Claudia mi chiedevo: perchè certi bambini(come la mia) sputano il ciuccio? Senza ciuccio e senza pronta tetta a disposizione, diventano perciò inconsolabili. E’ meglio , peggio? Me lo sono sempre chiesta. Lo so che sono un po’ off topic, però se qualcuna di voi ne sa più di me, mi farebbe piacere intercettarla

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  15. Sono di corsa e torno dopo con calma.
    Sono contenta per voi che troviate che Claudia abbia ragione. Vuol dire che sia voi che Claudia non tendete a usare l’allattamento come risposta univoca a diversi bisogni. Ma è clinicamente assodato – e se riesco vi trovo le ricerche di riferimento che c’è una correlazione la tendenza a dare il seno in continuazione (o altra alternativa studiata: non far piangere il bambino quando non riesce ad addormentarsi) e vissuto di ansia della mamma. Certo il discorso è complicato ma non mi pare separato da quello proposto nel post.

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