Aiutiamoli a crescere, lasciamoli crescere

_DSC0508cropNei giorni neri in cui non riesco a gestire tutto come vorrei, e non so a chi dare retta tra i miei due figli, mi viene in mente mia nonna. Mia nonna non era diversa da tante donne e mamme della sua generazione. Lavorava duro in casa e anche fuori, crescendo allo stesso tempo una tribù di figli. Il mistero di come riuscisse a gestire quell’enorme mole di lavoro è motivo di orgoglio per il genere femminile. Ma è pur vero che la preoccupazione maggiore a quei tempi era quella di avere cibo sufficiente a sfamare tutti i figli, oltre ad un tetto sopra la testa.
Fortunatamente queste preoccupazioni non sono più tra le più pressanti per la maggior parte di noi (ma non tutti!). Ora abbiamo il lusso di poterci occupare anche di altri aspetti della loro crescita.
Ci prendiamo il tempo di coccolarli per dargli affetto e farli crescere sicuri. Ci preoccupiamo di stimolare i loro sensi e di nutrire le loro menti per renderli più intelligenti. Li vogliamo creativi, curiosi, sicuri di se. Crediamo di sapere di cosa hanno bisogno, e ci illudiamo di saperlo meglio degli stessi figli, e ci facciamo in quattro per non fargli mancare niente. Cerchiamo di proteggerli come possiamo per impedirgli di soffrire, e vorremmo vederli sempre allegri e mai tristi.
Il nostro mestiere di genitori è diventato sicuramente più complicato.
Non basta più garantire un piatto in tavola per metterci a posto la coscienza. Sono aumentati i compiti del genitore, e allo stesso tempo le pressioni sul bambino perchè impari tutto al meglio.

Questo mese vogliamo interrogarci sul nostro ruolo di guida come genitori. Sul nostro essere sempre presenti per aiutarli a crescere mantenendo la giusta distanza, senza fare troppo al loro posto, e impedirgli di fare le loro esperienze. Sulla ricerca del delicato equilibrio tra il comunicare il senso di sicurezza e allo stesso tempo la libertà di sperimentare cose nuove. Sul significato di rischio calcolato che permette di fare sempre un passo avanti. Parleremo naturalmente di intelligenza emotiva, ma anche di capricci, di conflitti e di come comportarci per aiutare i nostri figli a crescere come individui responsabili e indipendenti.

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16 thoughts on “Aiutiamoli a crescere, lasciamoli crescere”

  1. Stefano… io francamente condivido le tue perplessità di fronte a questi meccanismi e le tue riflessioni… tutto qui, che non vuol dire che noi siamo più bravi/buoni/intelligenti… solo che non ci comporteremmo così (soprattutto perchè non saremmo in grado fisicamente!), nient’altro.

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  2. Ciao,
    finalmente, penso di aver trovato l’area giusta per raccontare questo aneddoto. L’altro giorno, con mia moglie ed Esteban, siamo andati ad un parco giochi. Oltre a noi c’era un’altra famiglia con tre bambini (cugini tra di loro, non fratelli/sorelle). Uno dei tre aveva non meno di 6 anni. Ha attirato la mia attenzione perché’ in varie occasioni, si e’ arrampicato sui giochi e, poi , non e’ riuscito a scendere. Quando mi sono offerto di aiutarlo, con aria “abituata” mi ha detto che lo poteva fare suo padre che, in quel momento, non lo vedeva perché era sotto un gazebo a preparare una grigliata (non era disattento, semplicemente non lo stava guardando in quel preciso momento). Poi, il papa’ e’ arrivato e lo ha tirato giù. La prima volta mi parse che era solo un po’ timido con me, in fondo non mi conosceva. La questione e’ che la dinamica si e’ ripetuta varie volte e non accettava l’aiuto di nessuno (neanche del cugino più’ grande) se non dei genitori che, prontamente, arrivavano in suo soccorso. Ho pensato, “ok, vuole attirare la loro attenzione”. La parte più’ interessante non era ancora arrivata. Prima pero’ vi faccio una breve descrizione dell’aspetto fisico del bimbo e dei genitori. Il bambino era magrolino ma non gracile pero’ con un aria un po’ deboluccia (piu’ nello spirito). Il papa’ poteva essere appena uscito dalla scuola dei marines (siamo in Maine, USA) e la madre era tonica, quel tonico che ti fa pensare come minimo al nuoto e allo sci 12 mesi all’anno. Ecco, ad un certo punto, i bambini erano tutti su uno di questi castelli con scale scivoli, attrezzi per arrampicarsi e quant’altro, arriva la madre e, con un salto e due o tre abili mosse imparate a furia di vedere l’uomo ragno o i documentari sulle scimmie, arriva fino in alto. Era impressionante, sembrava una ginnasta, io e mia moglie ci siamo guardati e chiesti come cavolo faceva a vincere così facilmente la forza di gravita’ (brutta cosa l’invidia!). Passato lo stupore, mi sono venute in mente le scene del figlio che non riusciva a fare niente. E mi sono chiesto se, quando nostro figlio chiama l’attenzione su qualcosa che IN TEORIA non riesce a fare, la cosa migliore che possiamo fare e’ fargli vedere quanto bravi siamo noi nel farlo. Secondo me questo lo ammazza ogni volta di piu’ a livello di autostima oppure, gli da il motivo per enfatizzare la sua incapacita’ (guarda come sei brava tu, io proprio non ci riesco, aiutami tu che sei piu’ brava di me). Insomma, non mi sento in diritto di giudicare quella mamma. In fondo, lei e’ cosi’ (atletica) ed e’ giusto che continui ad esserlo. Pero’ mi viene da riflettere sulla necessita’ e l’urgenza di quello che, magari stupidamente, mi e’ sembrato piu’ che altro uno show, accompagnato da altri simili ma non cosi’ intensi durante tutto il pomeriggio. Non che ci niente di male nello “show” ma e’ il contesto del rapporto che me lo ha fatto apparire un po’ fuori luogo. Non so, magari sono solo un po’… boh… moralista? mammamia, spero di no! Di sicuro e’ che se ogni volta che il bambino si mette in quella situazione (e ci si mette di continuo) tu corri a salvarlo, non se ne esce piu’. Le cose sono due: o il bambino ha veramente paura e allora la smette di arrampicarsi cosi’ in alto (e’ normale e giusto avere dei limiti e bisogna imparare a rispettarli e conviverci oppure a superarli ma con le nostre forze), o non ha per niente paura e la smetti tu di fare il casco blu.
    ciao

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  3. La poesia che riporto sotto mi è sempre piaciuta, ma da quando sono mamma ha un significato più profondo e personale e la leggo con una consapevolezza diversa, che mi punge il cuore.
    FIGLI

    E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
    Parlaci dei Figli.

    E lui disse:
    I vostri figli non sono figli vostri.
    Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sè stessa.
    Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
    E benché vivano con voi non vi appartengono.

    Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
    Essi hanno i loro pensieri.
    Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
    Esse abitano la casa del domani,
    Che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
    Potete tentare di essere simili a loro,
    Ma non farvi simili a voi:
    La vita procede e non s’attarda sul passato.

    Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
    L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
    E vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
    Affidatevi con gioia alla mano dell’arciere;
    Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.
    K.Gibran
    un abbraccio a tutte

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  4. Ogni giorno è una sfida e una conquista sia per loro che per me. Anch’io due figlie vicine come età e due caratteri complemente diversi. Nella grande (6) io mi rivedo e mi ritrovo, forse anche troppo e per questo vorrei evitarle gli errori e le sofferenze mie, quindi fatico molto a lasciarla, la piccola (4) ha un carattere decisamente più forte e sperimenta molto di più. Ci provo ogni tanto a dare delle piccole reponsabilità, ma vorrei fare di più

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  5. le responsabilità fanno paura a tutti: buona cosa insegnare a gestirle prima possibile, anche andando incontro a qualche scivolone scolastico….

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  6. questo è il mio più rpessante problema, ora. voglio dire, quand’erano piccoli le necessità erano simili a quelle delle nonne, le nostre, no? accudirli sfamarli amarli. certo, in più volevamo stimolarli, allargare i loro orizzzonti. ma ora…ora che hanno 16 e 12 anni… ora viene la parte difficile, almeno x me.
    soprattutto con la femmina, 12 anni, è un continuo soffiarci addosso come i gatti. soprattutto perchè sono molto diverse le concezioni che lei e io abbiamo di:
    quel che sa fare da sola
    quel che può fare da sola
    quel che deve fare da sola
    qual che NON ecc ecc
    vexata quaestio, ad es, i compiti, lo studio.
    su questa e altre cose, le dico a volte di prendersi le proprie responsabilità, della serie: non vuoi studiare, oggi? ok, ma sappi che se ti interroga e prendi un brutto voto, poi sei in punizione. lei mi dice che così la ricatto, ma a me non sembra. deve capire che mamma non puoò sempre tolgiere le castagne dal fuoco e che tutto ciò che fai o NON fai ha una conseguenza, buona o cattiva…

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  7. Difficile, molto difficile staccare il cordone ombelicale, soprattutto perché vorremmo la loro felicità sempre e ad ogni costo.
    Quante paure poi, dal mondo esterno. Eppure, con un dialogo continuo, con mille piccoli esempi e milioni di spiegazioni, con assoluta naturalezza, scopro che quasi sempre sono loro a segnare il passo dei cambiamenti, le tappe della crescita al momento giusto. 2 bimbe quasi coetanee e 2 caratteri, 2 approcci alla vita estremamente diversi, eppure loro sanno quando è il momento giusto per fare un’esperienza nuova, per essere più autonome in determinati momenti del quotidiano.
    Essere genitori non è facile, ma è un’esperienza stupendamente inqguagliabile.

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  8. @extramamma mi garantisci che poi è meglio o è solo diverso?
    @mammadicorsa è in effetti un argomento un po’ difficile, ma a noi piacciono le sfide 🙂
    @Silvia tranquilla, seguimi, ho portato con me una bussola
    @Cinzia si si, scrivi un bel post!
    @Elisa mi sembra un bel paragone. Ed è proprio per questo che non esiste una ricetta magica dell’educazione, perché dipende come sempre da chi sono i protagonisti. E se c’è burrasca bisogna proprio mettercela tutta.

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  9. Ho sempre pensato all’educazione dei figli come un po’ al navigare a vela.
    Quando si governa la barca vela non si va dritti. Si procede un po’ a zig zag. Si affrontano bonacce, tempeste, correnti, ma alla fine si arriva al porto, che è un po’ l’età adulta. Insomma, credo che un figlio vada guidato un po’ così, guardando alla meta, ma correggendo continuamente la rotta, a seconda del loro carattere, delle loro esigenze , dei problemi che in un dato momento devono affrontare.Si sta solo molto attenti che proprio non prendano svarioni grossi, che so, si dirigano verso un “porto di malaffare”, vogliano tornare indietro o, spinti da venti nemici non si buttino al centro di un uragano.
    E speriam ben!

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  10. Argomento molto interessante che mi tocca da vicino… tanti pensieri girano nella mia testa, primo fra tutti il benessere di mia figlia …

    Anch’io cercherò consigli seguendo questo tema molto interessante… e chissà mai che riesca a partecipare con un post pure io…

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  11. Beh… tieni conto che ci sentiamo un po’ sperse nella macchia d’olio anche noi… proveremo a seguire un filo (il progetto in mente, in teoria, c’è) e vedremo dove proterà…

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  12. Io penso che questo sia uno dei temi più difficli da affrontare perchè si estende a “macchia d’olio”. Farli crescere, ma proteggerli; essere prsenti, ma non soffocarli; essere autorevoli, ma non autoritari; giocare con loro, ma far loro sviluppare la fantasia, ecc.
    SEguirò questo mese con passione, attingendo più consigli possibili.

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  13. Le mie figlie oramai sono grandi e quindi parte di questo cammino l’ho già fatto, adesso il mio lavoro è meno fisico e più “intellettuale” e vi do una buona notizia: può essere la parte più divertente! Ed è senz’altro la più sorprendente. Farò un post su questo tema che riguarda un lato un po’ marginale del problema e spero di non andare troppo “fuori tema” 🙂

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